APPALTI ISTRUZIONI PER L'USO
In materia di contratti pubblici vige il principio inderogabile per il quale, salve espresse previsioni dettate dalla legge in conformità della normativa euro-unitaria, l’amministrazione, una volta scaduto il contratto, deve effettuare una nuova gara pubblica, qualora abbia ancora la necessità di avvalersi dello stesso tipo di prestazioni. La proroga contrattuale, pertanto, in quanto idonea a differire il momento dell’indizione della nuova gara e, quindi, ad incidere sui principi di libera concorrenza, parità di trattamento, non discriminazione e trasparenza, è un istituto eccezionale, utilizzabile nei limiti fissati dalla legge.
Vediamo, quindi, quando e come può legittimamente farsi uso della proroga contrattuale.
Quanti tipi di proroga ammette il Codice dei contratti pubblici?
Rispetto al codice previgente (articolo 106, comma 11), il Decreto legislativo n. 36/2023 è più puntuale e dettagliato nel prevedere, all’articolo 120, due tipologie di proroga ammesse dal legislatore, disciplinando infatti: – al comma 10, l’opzione di proroga; – al comma 11, la proroga tecnica.
IL PARERE DELL'AUTORITà
IL LABIRINTO OSCURO DELL'EDILIZIA
Il DDL Salva Milano/Italia, approvato dalla Camera dei Deputati il 21 novembre e in attesa del voto in Senato, rappresenta un intervento normativo di grande rilevanza per il settore edilizio e urbanistico nazionale.
Negli articoli precedenti abbiamo esaminato le motivazioni che hanno portato i gip del tribunale di Milano all’emissione di diverse ordinanze di sospensione lavori e di sequestro di alcuni cantieri evidenziando la necessita dei piani attuativi indispensabili per la verifica dell’adeguamento delle dotazione degli standard e delle relative opere di urbanizzazione primaria, evidenziando tale obbligo con riferimento sia al D.M. 1444/1968, sia alla L. 1150/1942.
La settimana scorsa sono continuate le audizioni all’8° commissione Ambiente e Territorio del Senato sul ddl. Nell’ultima seduta del 18 febbraio, ultima di quattro cicli di audizioni, la Commissione ha ascoltato, sul provvedimento di interpretazione autentica in materia urbanistica ed edilizia, una serie di stakeholders e di esperti in materia urbanistica ed edilizia.
Uno dei temi centrali affrontati durante le audizioni riguarda la definizione di “ristrutturazione edilizia” in relazione agli interventi di demolizione e ricostruzione e in particolare l’utilizzo della procedura amministrativa della Scia alternativa al PDC, anziché utilizzare titoli come il permesso di costruire convenzionato, che avrebbero permesso una analisi completa della verifica di adeguatezza delle dotazioni territoriali di zona.
La Procura di Milano e la Guardia di Finanza di Milano, hanno acquisito le carte di circa 40 progetti edilizi, per i quali il Comune di Milano ha accettato, senza rilievi, la “segnalazione certificata di inizio attività alternativa al permesso di costruire”.
L’articolo di questa settimana, entra nel dettaglio della disamina da parte dei giudici penali sulla imprescindibilità dell’utilizzo del Permesso di costruire convenzionato, e dell’impossibilità di utilizzare la scia alternativa al Permesso di costruire quando gli interventi siano in diretta esecuzione di strumenti urbanistici generali recanti precise disposizioni planivolumetriche.
IL LABIRINTO OSCURO DELL'EDILIZIA / 22
di Salvatore Di Bacco
Il MIT ha pubblicato in data 31 gennaio 2025 un comunicato con ha reso nota la volontà di avviare l’acquisizione di contributi da enti, operatori e soggetti coinvolti a vario titolo, indicando 20 temi prioritari che costituiranno la base di partenza per l’elaborazione della delega per la revisione del Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. A tal fine, è stata predisposta una piattaforma dedicata alla raccolta delle proposte da parte degli operatori del settore. Era stata indicata la data ultima del 21 febbraio poi prorogata al 28 per la presentazione di osservazioni, criticità e possibili soluzioni che gli stakeholders potevano indicare.
I motivi della riforma
La disciplina delle attività edilizie è stata oggetto negli ultimi anni di una serie di interventi da parte del legislatore.
Si è trattato in prevalenza di modifiche puntuali alla disciplina, finalizzate alla liberalizzazione di talune fattispecie di intervento e all’introduzione di semplificazioni procedimentali, che a volte hanno prodotto effetti opposti, incidendo su molti princìpi cardine della disciplina.
Si è trattato in genere di provvedimenti di urgenza, finalizzati per lo più a stimolare l’iniziativa imprenditoriale nel settore dell’edilizia, duramente colpito dalla pesantissima crisi economica degli ultimi anni.
Le recenti riforme emergenziali hanno peraltro destabilizzato l’impianto complessivo della disciplina dell’edilizia, determinando notevoli problematiche interpretative ed applicative, rendendo ormai improcrastinabile l’esigenza di procedere ad un riordino ed aggiornamento complessivo ed organico di tutto il complesso delle disposizioni che regolano l’attività edilizia, non solo in funzione di una più efficace azione amministrativa, ma anche e soprattutto al fine di supportare i processi di pianificazione e gli investimenti prioritariamente orientati alla rigenerazione urbana e al contenimento del consumo di suolo.
L'intervento
L'ARCHITETTURA VISTA DA LPP/1
di Luigi Prestinenza Puglisi
Con questo articolo, Luigi Prestinenza Puglisi avvia la sua rubrica settimanale su Diario DIAC. Un grazie sentito a lui per questa preziosa collaborazione ritrovata che ci aiuta a capire meglio cosa vogliamo essere (g.s.).
Quale è lo stato di salute dell’architettura italiana? Saremmo tentati di rispondere che è buono. Ci sono, infatti, numerosi studi di progettazione che realizzano edifici piacevoli, raffinati e anche sofisticati. Lavorano un po’ in quasi tutte le regioni della Penisola con risultati notevoli. Assistiamo al fiorire di opere in Puglia, in Sicilia, nel Trentino Alto Adige, nel Veneto. E poi c’è Milano, una delle capitali dell’architettura europea.
Si tratta di belle costruzioni, ma difficilmente di capolavori. Spesso gli edifici sono molto simili tra loro. Sono caratterizzati da ampie vetrate, da materiali naturali, dal disegno sicuro e raffinato dei dettagli. Alcuni parlano di taglio sartoriale. Altri di artigianalità. Pochi di poesia.
Ecco il punto. Il gioco delle forme sembra spesso ridursi a una semplice questione di stile, a una ricerca di valore aggiunto per meglio piazzare il bene sul mercato.
Il recente libro scritto a quattro mani da un appassionato architetto, Gianluca Peluffo, e da un non meno appassionato critico, Valerio Paolo Mosco, denuncia tale condizione cercando di individuare una via di uscita a partire da una rigorosa autoanalisi. Ovviamente, come rigorose possono essere le autoanalisi di un architetto e di un critico di architettura.
Lo fa a partire dal titolo: Spazi, corpi, figure.
L'intervento
di Angelo Ciribini
Il decreto legislativo 36/2023 pone implicitamente alle stazioni appaltanti e agli enti concedenti, in materia di Gestione Informativa Digitale (GID) una vera e propria questione esistenziale, di natura identitaria, la cui incomprensione sta iniziando a causare una molteplicità di fraintendimenti e di criticità. La questione consiste, appunto, nella ridefinizione dell’identità del versante della domanda pubblica e, in particolare, del committente pubblico.
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