Le città, e in particolare le aree metropolitane, rappresentano un motore fondamentale per lo sviluppo economico del Paese. Le economie di agglomerazione garantiscono elevati livelli di accessibilità infrastrutturale, attraggono imprese più efficienti, capitale umano e investimenti, aumentano la produttività1, favoriscono l’innovazione con la nascita e lo sviluppo di nuovi prodotti e migliorano l’allocazione delle risorse. Un ampio filone di letteratura economica ha dimostrato che le difficoltà dell’economia italiana2 a mantenere livelli di crescita della produttività nel lungo termine si possono imputare, oltre a molteplici fattori strutturali3, anche alle difficoltà del suo sistema urbano ad adattarsi alle sfide del nuovo millennio. In questo intervento indagheremo il tema della competitività delle città italiane nel confronto con le realtà metropolitane degli altri Paesi.
Si è spento ieri a Fabriano, all’età di 99 anni, Francesco Merloni, ingegnere, capitano d’industria, parlamentare per sette legislature, ministro dei Lavori pubblici nei governi Amato e Ciampi, padre della legge che porta il suo nome e che divide da 30 anni. Segno di una forza, di una tenacia che era la forza dell’uomo. Ci vedevamo spesso a quei tempi, e per tanti anni dopo, era un confronto stimolante, mi chiedeva consiglio, insieme a quell’altro galantuomo di Luigi Giampaolino. Ce l’aveva, in particolare, con l’Albo nazionale dei costruttori che considerava il segno di un arretramento culturale del settore, la rinuncia a una sana e leale concorrenza in campo aperto. Lo eliminò con un colpo di penna.
Il suo pallino era la “centralità del progetto” che non riuscì a imporre lui né tutti quelli che sono venuti dopo. Ma la vera forza della sua legge, ancora oggi biasimata per la sua “rigidità” e usata come capro espiatorio pur di non vedere i limiti che cercava di superare, fu di aver portato per la prima volta nel settore dei lavori pubblici una concorrenza fondata sulla trasparenza, sul diritto delle imprese a essere informate, nel rispetto della ferrea legge “un appalto, un bando”. Prima c’era solo spartizione. Dopo, un lungo travaglio. Magari, ad averla oggi quella legge, non avremmo l’80% di quel mercato sommerso che tanti dicono di non volere.
SICUREZZA DEL LAVORO/2
In Italia il concetto di sicurezza sul lavoro è presente già nella Costituzione all’articolo 35. “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori”. Questo concetto purtroppo è sempre stato duro da digerire da parte di alcune imprese edili meno virtuose, le quali lo hanno recepito più come una costosa scocciatura e un inutile orpello. Però nel corso degli anni, e a fronte di tragedie sul lavoro, nel nostro Paese si è iniziata a fare strada ogni anno di più la “cultura della sicurezza”. Il 19 marzo 1956 vede la luce il Dpr 303, Norme generali per l’igiene del lavoro. Negli anni successivi sono emanate altre leggi e decreti fino ad arrivare alla svolta del Dlgs 626/94 e del Dlgs 494/96. La prima volta in cui si affronta la sicurezza in modo organico, con l’introduzione di nuove figure professionali che affiancano il datore di lavoro nella sua programmazione della sicurezza. Nel 2008 arriva finalmente il Nuovo Testo Unico che abroga e rielabora tutte le precedenti norme, conosciuto come Dlgs 81/2008.
recensioni: il libro di dario costi
Due volumi e tre incontri interdisciplinari a Milano nella Biblioteca Nazionale Braidense della Pinacoteca di
Brera, a Parma nel Complesso Monumentale della Pilotta, a Roma presso la Casa dell’architettura
all’Acquario romano
Durante la presentazione dell’ultimo rapporto sulla competitività della UE, Mario Draghi si è soffermato sul tema della produttività, indicando nella sua scarsa crescita uno dei principali fattori in grado di frenare lo sviluppo economico dell’Unione Europea. Se si entra nel dettaglio dei singoli Paesi, emerge tuttavia un contesto caratterizzato da spiccate differenze territoriali. In Italia, la crescita della produttività (intesa come produttività totale dei fattori) ha sempre rappresentato una delle componenti meno dinamiche del PIL. Nei dodici anni precedenti la crisi finanziaria (1995-2007) il contributo maggiore alla crescita era arrivato dalle dinamiche demografiche e dall’espansione del tasso di occupazione, mentre il contributo della produttività era stato marginale.
Come abbiamo notato ieri, da un paio di settimane la premier Giorgia Meloni è tornata ad attaccare a testa bassa i bonus edilizi con lo slogan “non butteremo i soldi degli italiani dalla finestra”. Ha ragioni da vendere anche se i toni sono da rissa, non avendo finora neanche usato una parola per presentare una politica vera sulla riqualificazione energetica. Mette le mani avanti in vista della legge di bilancio? Legittimo, sappiamo che la cassa è vuota. Non le piace l’edilizia? Benissimo, punti sugli impianti più efficienti e meno costosi dei cappotti. Ma non faccia come lo struzzo. L’Europa le ricorda oggi che una politica di efficienza energetica l’Italia la deve impostare perché il suo tasso di riqualificazione degli edifici è troppo basso. Nonostante il Superbonus lo abbia alzato molto. Ora torniamo a zero. Alzare la voce e alzare i toni non aiuta più neanche a coprire i vuoti di politica. Legittimo contestare la direttiva case green in Europa, ma un conto è la politica, un conto l’azione di governo. E le rimostranze in Europa contro il green deal non porteranno da nessuna parte. Quindi: quale politica? C’è un’idea o una proposta? E non ci si dica che c’è il Pniec perché, aldilà degli impegni ribaditi dal singolo ministro, lì dentro mancano sempre lo stesso genere di cose: le politiche.
L’eccezionale crescita demografica dell’Africa sta determinando una ancor più eccezionale crescita delle città africane che nei prossimi venti anni aumenteranno di 500 milioni di abitanti, è in gioco il cambiamento del modello di sviluppo del continente.
Abbiamo visto in un precedente intervento che nei prossimi dieci anni (2024-2034) la popolazione africana crescerà di 360 milioni di abitanti e che nei successivi dieci, dal 2034 al 2044, crescerà di altri 340 milioni. Questa crescita è però diversa da quella del passato, non solo per i numeri ma per l’impatto che si sta registrando sulle città africane e in particolare sulle grandi città africane. L’Africa si sta urbanizzando (e infrastrutturando). Ancora all’inizio degli anni 2000 la popolazione urbanizzata in Africa era il 34,4% della popolazione, nel 2020 è il 42,6% e nel 2035 avverrà il sorpasso.
Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un nuovo disegno di legge che introduce importanti novità nel panorama delle concessioni balneari in Italia, un settore strategico per l’economia del nostro Paese e oggetto di un acceso dibattito a livello nazionale ed europeo. Il provvedimento prevede la proroga delle concessioni in essere fino al 30 settembre 2027, una scelta mirata a garantire un’ordinata programmazione delle procedure di affidamento, rispettando al contempo le normative europee che richiedono trasparenza e concorrenza nell’assegnazione delle concessioni.
La rivoluzione digitale permette a milioni di persone di accedere a beni e servizi nella stessa forma e a costi di gran lunga inferiori rispetto alle logiche del mondo materiale
26 luglio
IL SEGRETARIO DELLA FILLEA CGIL
Un fantasma si aggira per la mastodontica macchina da business rappresentata dai mondiali di calcio. È il fantasma di migliaia e migliaia di lavoratori, quasi sempre migranti, sfruttati nella costruzione dei grandi stadi e infrastrutture, uomini senza volto, stranieri trattati come “intoccabili”
19 luglio
Cresme Daily
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CORRETTIVO AL CODICE 36
di Gabriella Sparano
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