RAPPORTO ASVIS 2025

Acqua, sostenibilità urbana, imprese e infrastrutture: Italia in stallo. Il 58% dei target irraggiungibile al 2030

Secondo l’alleanza diretta da Enrico Giovannini, occorre (al 2026) completare la revisione della Strategia nazionale di sviluppo sostenibile e definire il Piano accelerazione trasformativa promesso all’Onu due anni fa per i target 2030. E  approvare un nuovo Piano strutturale di bilancio nel 2027, coerentemente con quanto precede il Patto di Stabilità e Crescita europeo. “La mancanza di una strategia post-Pnrr pone il nostro Paese in una condizione di estrema fragilità economica, sociale e ambientale e lo stesso Governo prevede che le politiche attuali non cambieranno nulla nei prossimi anni”, ha avvertito l’ex ministro. Pichetto a Diac: “Equilibrio col Masaf sul Dl Energia, che è in arrivo”.

23 Ott 2025 di Mauro Giansante

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Acqua, sostenibilità urbana, imprese e infrastrutture: Italia in stallo. Il 58% dei target irraggiungibile al 2030

Passi indietro troppi, miglioramenti pochi e timidi. Il nuovo rapporto annuale dell’Asvis (Alleanza per lo sviluppo sostenibile, diretta dall’ex ministro Enrico Giovannini) parla chiaro: la transizione italiana ed europea continuano ad essere in fortissimo ritardo rispetto ai target climatici scadenzati da Bruxelles. In particolare, nell’ultimo anno, il nostro Paese è peggiorato su sei obiettivi su diciassette e l’Unione Europea per quattro su sedici. Entrambi, invece, avanzano su tre obiettivi. A livello globale, poi, solo il 18% dei Target dell’Agenda 2030 sarà raggiunto, mentre guerre, crescenti disuguaglianze e instabilità geopolitiche minano i progressi compiuti finora.

Insomma, a controllare passo passo la svolta verde si fa sempre bene ma si continua a rimanere ancora troppo delusi. Rispetto al 2010, l’Italia peggiora per sei obiettivi (sconfiggere la povertà; acqua pulita e servizi igienicosanitari; ridurre le disuguaglianze; vita sulla Terra; pace, giustizia e istituzioni solide; partnership) ed è stazionaria per altri quattro (sconfiggere la fame; salute e benessere; imprese, innovazione e infrastrutture; città e comunità sostenibili). Mentre migliora, seppur con limiti, su istruzione di qualità, parità di genere, energia pulita e accessibile, lavoro dignitoso, crescita economica, lotta al cambiamento climatico e vita sottomarina. L’unico settore dove continuiamo a primeggiare è l’economia circolare. Guardando più da vicino i target specifici analizzati da Asvis, su trentotto solo undici (il 29% del totale) sono raggiungibili entro il 2030, mentre ventidue (58%) non verranno raggiunti. Anche l’Unione Europea, un tempo leader della sostenibilità, mostra forti disomogeneità e presenta miglioramenti significativi rispetto al 2010 solo per cinque obiettivi (energie rinnovabili, lavoro, imprese e innovazione, città sostenibili, lotta al cambiamento climatico) e regressi su disuguaglianze, ecosistemi e cooperazione internazionale. Dei 19 target specifici analizzati a livello Ue, 11 (il 58%) sono raggiungibili e sei (32%) non potranno essere conseguiti, una situazione sostanzialmente opposta a quella italiana. Né Roma né Bruxelles possono ridere, quindi.

Per dirla con Mattarella, ha ricordato Enrico Giovannini ieri, “oggi la sostenibilità viene percepita più come un fastidio che un investimento sul futuro”. Per l’ex ministro e direttore scientifico di Asvis, “la mancanza di una strategia post-Pnrr pone il nostro Paese in una condizione di estrema fragilità economica, sociale e ambientale e lo stesso Governo prevede che le politiche attuali non cambieranno nulla nei prossimi anni in termini di povertà, disuguaglianze ed emissioni di gas climalteranti”.

L’Alleanza propone, allora una profonda revisione del Piano strutturale di bilancio accanto a una riforma complessiva della governance nazionale dello sviluppo sostenibile e la definizione urgente del Piano per l’Accelerazione Trasformativa (Pat) che, nel settembre del 2023, il Governo italiano si è impegnato in sede Onu a definire per accelerare il raggiungimento degli Obiettivi dell’Agenda 2030. Secondo Asvis, il Pat va sviluppato assicurando coerenza tra obiettivi, risorse e tempi di attuazione, integrando i due principali strumenti strategici nazionali già esistenti, cioè la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile, la cui revisione va assolutamente completata assieme alla definizione del Pat e il nuovo Psb nel 2026-27. Altre indicazioni dell’Alleanza rivolte all’esecutivo recitano la redazione di una legge clima, più ambizione nel Pniec  e maggiore spinta sulle rinnovabili.

Eppure, a sentire la voce del governo rappresentato dal ministro Pichetto Fratin l’allarme sulla transizione verde italiana non c’è. “La posizione del Governo Meloni su clima e transizione è sempre stata ferma e chiara. L’Italia ha fatto da apripista su molti di questi temi. Grazie anche alla nostra determinazione a Bruxelles siamo arrivati a un punto fermo che oggi finalmente in molti condividono: non può esistere transizione energetica che non sia anche sostenibile da un punto di vista sociale ed economico per le nostre famiglie e le nostre imprese”, ha detto ieri. Ribadendo che “l’Italia non potrà accogliere la proposta di revisione della legge clima europea se non ci sarà un cambio di approccio. Anche sugli obiettivi al 2040”. Secondo la linea di maggioranza, “basta ambientalismo solamente ideologico. L’Italia non mette in discussione gli obiettivi finali, ma rivendica l’esigenza di individuare una flessibilità che consente a ogni Paese di poter disegnare un percorso compatibile con le proprie economie, per raggiungere in modo sostenibile gli obiettivi di decarbonizzazione”. Poi, rispondendo a due domande di Diac a margine della presentazione del rapporto Asvis, Pichetto Fratin ha temporeggiato sia sulla valutazione da Bruxelles del Piano sociale per il clima (di cui non si ha ancora un testo finale) sia sull’accordo con il collega del Masaf Francesco Lollobrigida per chiudere il nuovo Dl Energia.

 

 

 

 

 

 

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