FRA LEGGE DI BILANCIO E FONDI EUROPEI

Al Piano Casa fino a 3 miliardi con il Fondo sociale clima. Al palo (per ora) la rigenerazione

Confermata la mossa a sorpresa del governo nella legge di bilancio, come anticipato ieri da Diario DIAC. Al disagio abitativo potrebbe andare quasi metà dell’intera quota del Fondo sociale per il clima destinata all’Italia: privilegiati gli interventi di riqualificazione degli alloggi sociali e popolari non abitabili. La priorità Piano Casa penalizza Case green e legge sulla rigenerazione urbana

21 Ott 2025 di Giorgio Santilli

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Al Piano Casa fino a 3 miliardi con il Fondo sociale clima. Al palo (per ora) la rigenerazione

MATTEO SALVINI MINISTRO

Confermata la notizia data ieri in anteprima da Diario DIAC: con una mossa a sorpresa il governo ha trovato all’articolo 134 della legge di bilancio (per ora solo in bozza datata 18 ottobre) i fondi per il Piano Casa, candidando le politiche per contrastare il disagio abitativo a una consistente quota delle risorse (7 miliardi in tutto) del Fondo sociale per il clima. Un fondo europeo istituito nel maggio 2023 e finora rimasto quasi completamente fuori dei riflettori, che Mauro Giansante approfondisce oggi in dettaglio in questo altro nostro articolo, scaricabile qui.

Quello che importa, ai fini della legge di bilancio, è che, pur non essendoci ancora una quantificazione delle risorse nella norma, il governo starebbe pensando di destinare fino a 3 miliardi al Piano Casa. Questo avverrà comunque con l’approvazione del Piano sociale per il clima a Bruxelles.

Tre osservazioni si possono fare da subito. La prima è che il Piano Casa è stato preferito a un altro possibile utilizzo del Fondo sociale per il clima che il governo Meloni non ha mai amato, fin dal primo giorno: l’attuazione della direttiva UE Casa green per la riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare, espressamente prevista fra le possibili destinazioni del Fondo europeo.

La seconda osservazione è che la destinazione che oggi appare prioritaria e più realistica di queste risorse, almeno in prima battuta, è un ampio intervento di riqualificazione che probabilmente privilegerà gli alloggi popolari e sociali non utilizzabili oggi proprio perché inagibili.

La terza considerazione è che al momento non c’è traccia nella legge di bilancio della “ricarica” del Fondo nazionale per la rigenerazione urbana chiesta dalla legge in discussione al Senato che quantifica il fabbisogno in 3,4 miliardi in undici anni a fronte degli 80 milioni disponibili attualmente nel bilancio dello Stato.

Queste tre certezze potrebbero essere tradotte, con linguaggio sportivo, nella conclusione che il Piano Casa batte nettamente Casa green e Rigenerazione urbana, anche se occorre prudenza fin quando non vi sarà un testo assestato, con tanto di tabelle dove potrebbero essere inseriti i finanziamenti oggi mancanti all’appello.

Una quarta considerazione, però, si impone alla luce di quanto sappiamo finora: che cosa sarà e da chi sarà gestito il Piano Casa? Se si dovesse confermare che una parte consistente delle risorse dovessero andare a riqualificare patrimonio pubblico, un ruolo potrebbero giocarlo il Demanio e la sottosegretario al Mef Lucia Albano, che ha una delega proprio sul patrimonio immobiliare pubblico ed è molto attiva sul fronte Casa. La competenza principale sul Piano Casa e sull’ediliIa residenziale pubblica resterà comunque quella del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. La vera incognità è se Palazzo Chigi si terrà un potere di coordinamento, magari mediante cabina di regia.

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