In Italia 209 data center: richieste per 44 GW, dominano Milano, Roma e Torino. Mercato da 10 miliardi al 2030
I-Com: “Un’occasione da non perdere per il nostro Paese, anche per ottimizzare il sistema elettrico ed energetico”.
I-Com: “Un’occasione da non perdere per il nostro Paese, anche per ottimizzare il sistema elettrico ed energetico”.
L’analisi della fondazione presieduta da Rosario Mazzola (nella foto) svolge una comparazione tecnica dei modelli esistenti di certificazione e commercio di crediti ambientali nel settore idrico, ma anzitutto chiarisce perché oggi più che in passato sia fondamentale superare la criticità della mancanza di un monitoraggio degli usi non civili dell’acqua e adottare politiche e assetti regolatori capaci di far partecipare i settori dell’agricoltura e dell’industria agli obiettivi di una più equilibrata ripartizione dei costi e di un uso più razionale della risorsa.
Le emissioni di gas serra sono in calo dal 1995 ma settori come il civile (edifici), i trasporti, i rifiuti, le piccole industrie e l’agricoltura probabilmente non raggiungeranno il target del 43,7% di riduzione di inquinamento al 2030, fermandosi al 41%. Ulteriori sfide sono legate alla qualità dell’aria e al rapporto tra perdite economiche ed eventi climatici estremi. Bene, invece, l’espansione dell’agricoltura biologica in linea con il piano strategico nazionale per la politica agricola comune e la strategia “dal produttore al consumatore”.
L’intervento permetterà di utilizzare circa 48 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, destinati a garantire l’approvvigionamento potabile di oltre 500mila cittadini e all’irrigazione di più di 15mila ettari di terreni agricoli. Tale risultato è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra l’Ente regionale, la Provincia di Benevento, il Consorzio di Bonifica Sannio-Alifano, l’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, l’Ente Idrico Campano e i comuni interessati.
Secondo il nuovo osservatorio Agici, basato sull’analisi di 115 gestioni, il picco delle risorse nel settore è ascrivibile al biennio 2024-2025 ma con la fine del Pnrr inevitabilmente ci sarà una contrazione. Riduzione delle perdite, miglioramento dell’acqua depurata e sistema fognario sono i tre settori più coinvolti. Marco Carta (ad Agici): “Costo dei progetti aumentato del 20% in cinque anni”.
Un position paper di REF Ricerche evidenzia che il 53% degli interventi sono conclusi o al collaudo. “Gestori, enti d’ambito e consorzi di bonifica sono più avanti, Regioni ed enti locali più in ritardo”, dice Donato Berardi, direttore di REF. Intanto il governo affronta il rush finale: giovedì andrà in cabina di regia la proposta di revisione da inviare a Bruxelles per l’ultimo miglio del piano, per l’acqua ci sono 1,2 miliardi di investimenti non spesi da rilanciare in un fondo idrico che potrà alimentare le opere di lungo termine del PNIISSI. Oltre il 2026 anche il fondo casa alimentato da almeno 500-600 milioni di risorse non spese per i Pinqua e la riforma della programmazione ferroviaria.
Il metodo “punta a rafforzare la realizzazione degli interventi, superando logiche meramente contabili e spostando l’attenzione sui risultati conseguiti in termini di servizi resi, infrastrutture realizzate, qualità tecnica e commerciale, impatti ambientali mitigati”, ha spiegato il presidente di Arera Stefano Besseghini presentando la relazione annuale dell’Autorità.
Salgono anche gli occupati, da 90mila a 104mila. Tra le priorità per il futuro ci sono: il rafforzamento del ruolo della regolazione indipendente, l’incremento degli investimenti nelle infrastrutture e gli approvvigionamenti, le aggregazioni per una governance efficiente e il superamento dei vincoli normativi del Testo Unico sulle Partecipate.
Secondo il think tank diretto da Donato Berardi, il servizio idrico integrato italiano è atteso da una prova da non fallire per dimostrare che la concorrenza può essere un mezzo per migliorare il servizio, non un fine in sé. Che la regolazione è una leva strategica, non un ostacolo burocratico. Che la collaborazione tra pubblico e privato può generare valore se basata su trasparenza, fiducia e accountability.
Il servizio paneuropeo al quale partecipa anche Enea si chiama Coclico, acronimo di Coastal Climate Core Service, che si integrerà con il programma Copernicus e il progetto Gemello Digitale dell’Oceano. Urge affrontare il problema delle inondazioni e quindi dell’innalzamento del livello del mare, previsto di almeno 40cm al 2100. L’agenzia italiana fornirà mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero, elaborate grazie a un innovativo modello a scala mediterranea per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione, fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli.
Secondo il think tank diretto da Donato Berardi, dal 2019 al 2023 si registra una riduzione dei cosiddetti aggregatori e una crescita dei soggetti che hanno maturato una solidità coerente con il mandato industriale a cui sono chiamati. Migliora anche la redditività operativa ma al contempo salgono le tensioni finanziarie legate a minor liquidità e più indebitamento. Il nodo della frammentazione resta evidente con oltre 500 gestori attivi e appena 65 affidamenti unici su 93 bacini previsti. E le proposte parlamentari di nuove deroghe non fanno altro che allontanare la soluzione.
Solo il 37% dei corpi idrici superficiali presenta un buono stato ecologico e solo il 29% un buono stato chimico. La commissaria Jessika Roswall: “Oggi il 30% del territorio europeo si trova ad affrontare ogni anno una carenza idrica”. Tra il 1980 e il 2023, le alluvioni hanno causato perdite per 325 miliardi di euro. La vicepresidente esecutiva Teresa Ribera: “Ecosistemi, famiglie, colture, centrali elettriche, data center, case automobilistiche e l’industria dell’idrogeno dipendono tutti da un’acqua affidabile. Quindi, se vogliamo un’Europa sostenibile, competitiva e sicura, dobbiamo porre la resilienza idrica al centro della nostra agenda”.
L’ex dg di Confindustria, designata per prendere il posto di Gilberto Dialuce, traccia le linee programmatiche della sua gestione (da confermare). Ricerca e innovazione i due pilastri. Multidisciplinarietà, valorizzazione di tutte le tecnologie disponibili, nuovo e più stretto rapporto con le imprese, accordi quadro con le associazioni di categoria, dialogo con le istituzioni e catalizzazione dei centri di ricerca. “Che però non deve rimanere confinata nei laboratori”.
Tutti progetti sul riciclo quelli riguardanti il nostro Paese. Per l’Ue, investimento da 22,5 miliardi. Autorizzazioni in 15-27 mesi.
Ogni anno, la filiera cresce del 5% e solo dal 2015 interessa un milione e mezzo di imprese nazionali. Gli investimenti crescono costantemente dal 2021: quelli della gestione del servizio idrico integrato ammontano a 13,2 miliardi. Incognita Pnrr: tra due anni sarà a rischio il 24% degli investimenti del settore, che teme così di rimanere scoperto. L’altro tasto dolente è il gap tra grandi e piccoli operatori: gli enti locali si limitano a 29 euro per abitante.