IL PIANO CLIMA

Roma: 16 mld per ridurre le emissioni dell’86%. Dal Climate city contract 493 progetti da 80 stakeholder

La riduzione al 2030 rispetto ai livelli 2003. Coinvolti attori economici, sociali, istituzionali e di ricerca, i progetti in parte sono in corso, in parte da avviare entro fine decennio. Dal fotovoltaico si stima che potrà arrivare la copertura del 50% dei consumi.

24 Ott 2025 di Mauro Giansante

Condividi:
Roma: 16 mld per ridurre le emissioni dell’86%. Dal Climate city contract 493 progetti da 80 stakeholder

IL PIANO CLIMA ROMA

Roma vuole accelerare la sua transizione verde. Dal 2022 è inserita dalla Commissione europea tra le cento città che al 2030 saranno carbon-neutral e smart e il piano clima presentato ieri in Campidoglio parla chiaro. Ridurre dell’86% le emissioni carboniche rispetto ai livelli del 2003 (e circa dell’84% sul 1990) è alla portata. Grazie al coinvolgimento di ottanta stakeholder tra soggetti istituzionali, economici, accademici e sociali si può lavorare a 493 progetti presentati per la neutralità climatica. La promozione da parte di Bruxelles è già arrivata dieci giorni fa. Al 2019, dati Paesc (Piano di azione per l’energia sostenibile e il clima), la Capitale era già al 34,8% di riduzione delle emissioni sul 2003 ma per accelerare verso la carbon neutrality ci sono già 16 miliardi di euro di investimenti in realizzazione e programmati, di cui 6,17 dal Climate city contract. Cioè, il documento programmatico presentato che raccoglie le azioni, le risorse e gli impegni nei vari settori.

Quelli più sfidanti, tra i sette strategici, sono senz’altro gli edifici e i trasporti, che cumulativamente pesano per il 94% delle emissioni capitoline. Mentre la restante parte è suddivisa tra i settori Rifiuti (5%), processi industriali (0,5%) e agricoli (1,2%). Strategico sarà intervenire anche sulle reti elettriche e infrastrutturali urbane.

“Abbiamo chiesto a Enea di rilevare l’impatto degli eco-bonus e dei recenti interventi sull’edilizia, ed è stato quantificato in 145 mila tonnellate di Co2”, ha spiegato in apertura dei lavori il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. Mentre l’assessora all’ambiente Sabrina Alfonsi ha ricordato che tra gli obiettivi primari che la Capitale ha fissato verso il traguardo delle emissioni zero c’è la creazione o la riqualificazione delle aree verdi. “Sui fondi Pnrr destinati alla riforestazione – ha spiegato Alfonsi –  “siamo riusciti già a mettere a dimora 115 mila piantine, 513 mila lo saranno a breve e si aggiungeranno ai 18 nuovi boschi urbani. Un lavoro concentrato nelle parti Est e Sud della città dove le diseguaglianze impattano in modo più forte e anche le isole climatiche e i cambiamenti si fanno sentire con più vigore”. Insieme a questo – ha aggiunto – “37 mila alberi grandi sono stati piantati per consentirci di spostarci all’ombra, soprattutto nelle giornate che superano i 40 gradi sempre più frequenti in estate”.

Il piano clima parte dal già citato Paesc rivisto e aggiornato nel 2023 con il nuovo target di riduzione delle emissioni di CO2 al 2030 a -66% rispetto al 2003. Guardando il Ccc nel dettaglio, le trasformazioni urbane di Roma già in corso riguardano: quattro nuove linee di tram, mille nuovi autobus a basso impatto, 140 km di nuove piste ciclabili, nove nuovi parchi di affaccio e cento nuovi parchi urbani, un milione di alberi, duecento scuole e mille allorggi Erp riqualificati e la riduzione delle isole di calore nei quartieri.

Tornando alle risorse e al programma complessivo, detto dei 16mld di risorse mobilitate tra il Ccc, il Piano Rifiuti, gli investimenti privati da Ecobonus e Superbonus e il finanziamento pluriennale per il completamento della Metro C, secondo una stima preliminare raccontata dal piano le risorse necessarie per raggiungere il target 2030 sono nell’ordine di 40 miliardi di euro. Il portfolio Ccc complessivo include 523 azioni, la cui implementazione al 2030 comporta una riduzione stimata di 347.372 tCO₂eq. 30 azioni per una riduzione di 17.677 tCO₂eq dai dipartimenti di Roma Capitale e le già citate 493 azioni, provenienti da 705 schede iniziali raccolte, per una riduzione di 329.695 tCO₂eq.

                                  

I benefici sono e saranno evidenti: per quanto riguarda il fotovoltaico, ad esempio, il potenziale installabile nel territorio di Roma potrebbe coprire circa il 50% degli attuali consumi elettrici, afferma il documento. Generando un valore economico stimato di circa 600 milioni di euro all’anno. La roadmap base per edifici e trasporti tracciata dal Ccc prevede la riduzione di 2.567.362 tCO2eq/anno. Quella potenziata aggiunge la spinta in particolare su due azioni: crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili ed efficientamento edifici residenziali ed elettrificazione. Per cumulare il risparmio di altre 887.982 tonnellate di CO2 equivalenti all’anno.

Nella strategia romana sul clima, poi, è stato attivato il sistema di monitoraggio con una piattaforma online, una mappa dati del digital twin dell’Autorità del bacino dell’Appennino centrale, più altri che verranno messi in circolo con gli stakeholder protagonisti. Come già spiegato da Edoardo Zanchini, direttore Ufficio Clima di Roma Capitale, a Diario Diac a margine della Diac Conference del 9 ottobre scorso, l’obiettivo è creare una rete di Sindaci per confrontarsi con il Ministero dell’Ambiente. E lo stesso Gualtieri ieri ha ribadito che “intendiamo adesso aprire un confronto con il Governo per diventare il laboratorio di una transizione energetica che crei opportunità per le imprese e i cittadini. Noi siamo pronti a portare nel confronto il nostro Piano Clima per ridurre le emissioni, costruito insieme agli attori sociali ed economici della città, e la Strategia di adattamento climatico approvata a gennaio”.

L’obiettivo della nuova fase di lavoro che si apre ora è di accedere al supporto tecnico e finanziario della Commissione Europea e di Bei, insieme agli stakeholder, per accelerare. Lo stesso Climate city contract afferma: “Se l’obiettivo al 2030 appare utopico per la portata delle trasformazioni necessarie in un arco di tempo così breve, le analisi dimostrano che non esistono impedimenti o limiti tecnici”. In sintesi, l’azione climatica può essere volano per il rilancio sì ambientale ma anche socio-economico della città.

Eppure, la posizione dell’esecutivo a guida Meloni e il dicastero di Pichetto Fratin rimangono molto scettici sui temi verdi. Sulle case green, così come sui motori endotermici e il target Ue 2040 la posizione rimane fortemente critica. Sopratutto su modalità e tempi dettati da Bruxelles. Ma l’alternativa qual è? Continuare a respingere ogni tabella di marcia con la semplice argomentazione della tutela industriale (sacrosanta) non basta. Il rapporto Asvis e i moniti di Ecco e Kyoto Club raccontati su questo giornale in settimana lo dimostrano: l’Italia va troppo piano sulla transizione verde al netto della dura sfida posta dagli obiettivi climatici, ascoltare la voce dei Comuni allora può essere già un punto di ripartenza.

 

Argomenti

Argomenti

Accedi