IL PIANO DI CONFINDUSTRIA
Donnarumma LANCIA Fs sulla gestione dei porti. Il mare vale 217 mld
Nel documento strategico presentato ieri a Roma, il delegato per l’economia del mare dell’associazione delle imprese Mario Zanetti ha illustrato le direttive: potenziare infrastrutture e portualità, modernizzare vettori e flotte, investire nelle persone e nelle competenze. Come? Con risorse, investimenti, norme più semplici, nuove tecnologie e comunicazione attiva. I dati di T&E sul potenziale delle banchine elettrificate in Italia ed Europa.
IN SINTESI
Anche le ferrovie vogliono gestire i porti italiani. “Il nostro gruppo è impegnato anche sulla logistica ad ampio raggio, non esclusivamente legata al ferro, e quindi sull’intermodalità”, ha confessato ieri l’ad Stefano Donnarumma. Per realizzare questo obiettivo ci sono “aspetti superabili con investimenti, decisioni di carattere normativo”. L’occasione è stata la presentazione del piano strategico di Confindustria sull’economia del mare, a Roma.
Anche Fs nella gestione dei porti?
“Stiamo guardando alla possibilità di sviluppare il trasporto delle merci (che sul fatturato da oltre 16 miliardi nel 2024 hanno rappresentato oltre un miliardo), collegando i porti, collegando delle aree di interscambio, magari favorendo l’ultimo miglio verso le fasi di consegna più prossime ai centri abitati, realizzato a mezzo di veicoli elettrici, anche di camion a trazione elettrica nel futuro: questo è assolutamente pensato, ipotizzato e perseguito dal punto di vista progettuale”. Dunque, nel piano c’è anche un fronte ambientale e sostenibile, ha ricordato Donnarumma. “Solamente nel 2023 abbiamo risparmiato con i nostri trasporti merci circa 1,5 milioni di tonnellate di CO2”.
Insomma, un coinvolgimento a tutto tondo “perché c’è un nesso logico. Le merci vengono trasportate lì, vengono scaricate e gestite, e vengono riportate con altri mezzi, che sono camion o fondamentalmente sono treni”. Alcuni esempi: “Il porto di Napoli sarebbe ben collegabile con il treno se si risolvessero alcuni aspetti urbanistici e si potessero autorizzare alcuni passaggi anche interrati per poter raggiungere il porto. E il porto di Genova sarà collegato tramite il terzo valico che è in corso di realizzazione, sarà collegato con la pianura padana nella direzione evidentemente dei valichi alpini”.
L’economia del mare vale 217 miliardi
Come detto, però, la giornata di ieri ha visto il delegato per l’economia del mare di Confindustria Mario Zanetti presentare il documento strategico dell’associazione delle imprese Il settore è sempre più cruciale per l’Italia, infatti ha raggiunto un valore totale di 216,7 miliardi di euro – rispetto ai 178,3 del 2024 -, di cui 76,6 miliardi di euro di impatto diretto, rappresentando l’11,3% del pil nazionale – rispetto al 10,2% dello scorso anno -. Complessivamente, l’Italia realizza circa il 60% del proprio interscambio internazionale utilizzando il trasporto marittimo (poco meno di 267 milioni di tonnellate). Con oltre 230mila imprese e oltre un milione di occupati e con un incremento, nel biennio 2022-2024, del +2% del numero di imprese del comparto. Per ogni euro investito nell’economia del mare, si arriva mediamente ad attivarne quasi due. In alcuni settori, come ad esempio la cantieristica navale, il valore del moltiplicatore è molto superiore. Numeri rilevanti da cui partire con delle azioni ben precise, cardine del piano: potenziare le infrastrutture e la portualità; modernizzare vettori e flotte (il 28,3% ha un’età inferiore ai 10 anni; il 41% tra i 10 anni e i 20 anni. Delle 57 unità ordinate dall’armamento nazionale nel quadriennio 2024- 2027 circa l’80% prevede alternative fuel); investire nelle persone e nelle competenze. Con quali strumenti? Nuove risorse per attrarre investimenti; norme più semplici e nuove tecnologie (per la doppia transizione digitale ed energetica) da implementare; migliore comunicazione. Tutto questo chiama un impegno congiunto tra istituzioni e imprese in cui Confindustria vuole porsi come interlocutore privilegiato per tradurre le criticità in azioni concrete, favorendo il dialogo con i Ministeri competenti e promuovendo un ecosistema formativo, produttivo e normativo più moderno e competitivo.
Competenze, governance, transizione: parla Mario Zanetti
Il delegato Zanetti ha sottolineato, tra i tanti passaggi del documento, come dallo studio di Confindustria “è emersa una grave carenza di manodopera qualificata e disallineamento tra formazione e domanda. Per colmare il gap servono: potenziamento e allineamento dei percorsi formativi (Its e Università), con focus su competenze digitali, linguistiche, transizione energetica e logistica; incentivi per le imprese che assumono giovani con profili tecnici specializzati; maggior dialogo tra istituzioni e settore privato per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; inserimento dell’Economia del Mare tra le aree tematiche complementari del Piano Mattei”. Rispetto alla “transizione green ed energetica gli interventi dovrebbero puntare all’elettrificazione delle banchine e lo sviluppo di impianti per combustibili alternativi, con previsione di risorse finanziarie adeguate, riversando, ad esempio, i proventi Ets e del credito d’imposta nel settore. Quindi – ha spiegato Zanetti – è necessaria la definizione di un quadro normativo chiaro per gestire le comunità energetiche portuali”.
C’è poi il tema della governance portuale. “È necessario superare le criticità presenti nell’attuale sistema portuale, auspichiamo quindi – ha sottolineato il delegato per l’Economia del Mare – una governance semplificata, centralizzata e strategica, con la partecipazione effettiva degli stakeholder commerciali nella definizione delle scelte strategiche, anche per evitare una concorrenza interna tra porti italiani, con un maggiore coordinamento tra autorità di sistema portuale e valorizzazione di una governance a livello locale più partecipativa, con il coinvolgimento delle rappresentanze economiche locali nella gestione ordinaria e con un Comitato di gestione che possa agire come Conferenza dei servizi”. Infine, ha concluso, serve una “revisione delle norme sugli aiuti di Stato deve tutelare gli incentivi chiave per il trasporto merci su ferro”.
Le priorità su tutte le altre, però, riguardano “investimenti mirati per ammodernare le infrastrutture, migliorare l’intermodalità, potenziare la connessione ferrovia-porto e ridurre l’impatto ambientale, nonché per la digitalizzazione dei processi logistici e autorizzativi, con connettività 5G e tecnologie avanzate per sicurezza ed efficienza. Un nodo strutturale che richiede un intervento urgente – ha aggiunto – è tutto ciò che concerne la manutenzione delle infrastrutture. C’è il tema annoso dei dragaggi portuali. I dragaggi portuali hanno bisogno di un piano nazionale semplificato e coerente perché senza manutenzione dei fondali i porti hanno limitazioni inevitabili”.
Musumeci: serve un ministero unico del mare
“Abbiamo riportato il mare al centro dell’agenda di governo, che mancava da qualche decennio. E’ stato fatto con l’istituzione di una struttura ministeriale che ha il compito di coordinare gli 11 ministeri che si occupano di mare, sono troppi 11 per rendere snella, agile, efficace e concreta la governance. Credo che nella prossima legislatura sarà necessario attribuire a un solo dicastero le competenze che in questo momento sono polverizzate e frammentate. Lo dico senza alcun imbarazzo perché ho deciso di lasciare la politica attiva dopo questa legislatura, quindi nessuna pretesa sottintesa. Ma credo che il mondo del mare abbia il diritto ad avere un solo interlocutore anche per razionalizzare i risultati ed economizzare le imprese”. Così, Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, nel suo intervento al convegno di ieri.
E sulla riforma dei porti, il ministro ha ribadito che “il governo entro quest’anno punta, con il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, al varo della attesa riforma dei porti, che rivedrà anche i criteri di gestione delle autorità portuali. E’ un passo importante, dopo trent’anni si avverte l’esigenza di adeguare la governance dei porti verso un contesto che nel frattempo è cambiato”. E sul quale, inoltre, l’Italia si sta muovendo per una normativa sulla sicurezza delle infrastrutture subacquee (si vedano gli articoli in coda). “Il nostro Paese avrà un futuro se saprà sviluppare la risorsa del mare in modo consapevole – ha aggiunto – Serve un ripensamento del nostro sistema trasportistico, perché dobbiamo presentarci all’esterno come sistema unico”, ha aggiunto il viceministro al Mit Edoardo Rixi. Sottolineando che “le nomine delle Autorità portuali ritardano per le bizze della Camera”.
T&E: Livorno e Genova porti virtuosi ma Ue indietro sull’elettrificazione
Tornando sul fronte green e digitale, ieri il think tank Transport & Environment ha stilato un rapporto sull’elettrificazione delle banchine. Ad oggi, solo il 20% delle infrastrutture elettriche a terra richieste dall’Ue è stato installato o messo in funzione nei principali porti. Ciò significa che la maggior parte delle navi – portacontainer, crociere e traghetti – continua a bruciare combustibili fossili mentre è ferma in porto.
L’Italia, però, può vantare due eccellenze o comunque buoni esempi da imitare. Infatti, su 31 porti analizzati, Algeciras e Amburgo insieme a Genova e Livorno sono quelli in cui si trova il maggior numero di connessioni Ops (Onshore Power Supply) installate sin Europa. I porti di Anversa, Dublino, Danzica e Lisbona, sempre stando allo studio, invece, non hanno ancora investito in infrastrutture elettriche di collegamento a terra, mentre i porti di Rotterdam, Barcellona, Valencia, Bremerhaven e Le Havre registrano risultati deludenti rispetto ai requisiti Ue. Solo quattro porti, infine, hanno installato o appaltato più della metà delle connessioni richieste: si tratta dei porti di Algeciras (Spagna), ancora Livorno, Świnoujście (Polonia) e La Valletta (Malta).
Secondo Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’aria sentita da T&E, “i dati di Venezia – dove si stanno installando 18 Ops destinati al trasporto passeggeri nonostante le stime di traffico ne richiedano solo 2, da un lato dimostrano le potenzialità che le autorità portuali hanno in quanto ad elettrificazione, dall’altro, destano grande allarme, prefigurando quelle infrastrutture un importante aumento del traffico passeggeri incompatibile con la fragilità della laguna. Venezia sarà protetta o ancor più sfruttata?”.
Il Position paper di Confindustria