CLIMA
Mappe, digital twin, dati geofisici: così l’Ue OSSERVA le sue acque
Il servizio paneuropeo al quale partecipa anche Enea si chiama Coclico, acronimo di Coastal Climate Core Service, che si integrerà con il programma Copernicus e il progetto Gemello Digitale dell’Oceano. Urge affrontare il problema delle inondazioni e quindi dell’innalzamento del livello del mare, previsto di almeno 40cm al 2100. L’agenzia italiana fornirà mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero, elaborate grazie a un innovativo modello a scala mediterranea per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione, fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli.
Per combattere il cambiamento climatico occorre intervenire tanto sulla terra quanto sull’acqua. Ecco perché l’Unione Europea sta portando avanti nuovi programmi per monitorare mari ed oceani che includono l’applicazione di nuove tecnologie per migliorare l’analisi e disegnare scenari sempre più precisi su cui agire e prevenire. Il contesto è quello per cui ad oggi gli oceani assorbono circa il 90% del calore totale in eccesso generato dal cambiamento climatico di origine antropica e anche le zone costiere rischiano di subire trasformazioni a causa del clima, quando piuttosto l’obiettivo è far sì che vi sia un “adattamento trasformativo”. Servono, allora, trasformazioni profonde perché – secondo il progetto Coclico, acronimo di Coastal Climate Core Service, a cui partecipa anche Enea – hanno quasi raggiunto un “punto critico” a causa della pressione antropica (urbanizzazione, turismo e sfruttamento delle risorse) e dei cambiamenti climatici, con inondazioni sempre più frequenti. Senza nuove misure in campo, invece, entro il 2050 oltre 1 milione di persone potrebbe essere esposto a fenomeni estremi di inondazione (nel 2010 il numero si è attestato tra 600mila e 1 milione di abitanti).
Coclico sarà integrato ad altri due programmi europei già in corso, Copernicus e Dto, acronimo di Digital twin ocean. Dati geofisici, gemelli digitali, mappe, intelligenze artificiali verranno sempre più applicate per studiare le acque europee, informare sui rischi d’inondazione, offrire servizi personalizzati. “Nelle aree costiere soggette all’innalzamento del livello del mare, costruire dighe o barriere può non bastare: in certi casi, potrebbe diventare inevitabile ricollocare intere comunità”, spiega il referente italiano del progetto Gianmaria Sannino, responsabile della Divisione Enea Modelli, osservazioni e scenari per il cambiamento climatico e la qualità dell’aria. “Con un livello del mare destinato ad aumentare di almeno 40 cm al 2100, questo strumento ci consentirà di elaborare scenari per enti pubblici e gestori di infrastrutture critiche (porti, reti stradali e ferrovie), in modo da sviluppare strategie di adattamento ai cambiamenti climatici con relativa pianificazione territoriale per la salvaguardia della popolazione e dei servizi essenziali”. L’agenzia italiana, ad esempio, fornirà mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero, elaborate grazie a un innovativo modello a scala mediterranea per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione, fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli.
Come detto, l’azione europea sulle sue acque è attiva già da qualche anno. Nel 2022 è stato lanciato Dto per rendere la conoscenza degli oceani accessibile a cittadini, imprenditori, scienziati e responsabili politici, fornendo loro un set innovativo di strumenti interattivi e di visualizzazione orientati all’utente. E, oltre a informare, porterà a progettare le modalità più efficaci per ripristinare gli habitat marini e costieri, sostenere un’economia blu sostenibile e mitigare e adattarsi ai cambiamenti climatici. Dal 2021, la Commissione europea investe circa 15 milioni di euro all’anno, attraverso il programma di lavoro Mission Restore our Ocean and Waters, per sviluppare il Digital Twin Ocean europeo. Questo stanziamento integra il progetto Iliad da 19 milioni di euro, finanziato nell’ambito del bando Green Deal per la presentazione di proposte di ricerca per testare il concetto di Dto, nonché una serie di progetti di ricerca che sviluppano la scienza di base.
Di più. La scorsa settimana, in occasione della terza Conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani, l’Ue ha adottato il patto per gli oceani stanziando un miliardo con l’obiettivo, tra gli altri, di migliorare la sicurezza e la difesa marittima e sostenere la competitività economica dei mari europei e degli oceani, oltre che proteggerne e ripristinarne la salute. Per circa cinquanta progetti mondiali. La Commissione si è impegnata a dimezzare l’inquinamento da plastica e nutrienti e a ripristinare il 20% degli ecosistemi marini europei entro il 2030, per esempio. Al 2027, poi, il Patto europeo per gli oceani sarà integrato da un Atto sugli oceani che contribuirà a garantire l’attuazione delle priorità del patto e nel frattempo verrà attivato un sistema di monitoraggio degli obiettivi prefissati. Perché, appunto, la transizione verde passa dalla terra ma anche dal mare.