PROGETTO CORALE / 13

Trasformare gli spazi pubblici in luoghi significativi, la missione del placemaking (riunito nella Week Europe a Reggio Emilia). Il caso dell’ex Roverella a Cesena

Ieri sera ha preso ufficialmente il via a Reggio Emilia la Placemaking Week Europe, una settimana di eventi, corsi, workshop, manifestazioni organizzati dalla comunità dei placemakers europei, che, ogni anno in un posto diverso, si ritrovano per confrontarsi, aprirsi a nuove prospettive condividendo esperienze e sperimentando pratiche.

I membri di questa community, professionisti, studenti, amministratori, comuni cittadini, si definiscono “una rete europea di pionieri che insieme accelerano la creazione di luoghi per creare comunità sane, inclusive e amate. Per trasformare gli spazi in cui viviamo in luoghi che amiamo. Creiamo un mondo prospero, equo e sostenibile unendo valori, passione e azione attorno ai nostri spazi pubblici.”

23 Set 2025 di Maria Cristina Fregni

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Il cuore del lavoro dei placemakers, infatti, è proprio lo spazio pubblico, come elemento-guida e focus della Rigenerazione degli spazi urbani. Il placemaking, ormai strutturato in una vera e propria disciplina, pur non avendo perso la propria carica di spontaneità, sperimentazione e innovazione, consiste in un processo collaborativo che mira a trasformare gli spazi fisici in “luoghi” significativi, focalizzandosi sulle esigenze della comunità e sulla creazione di un legame tra le persone e l’ambiente in cui vivono. A differenza di un approccio puramente tecnico, il placemaking promuove la partecipazione dei cittadini nella progettazione e gestione degli spazi pubblici, allo scopo di renderli vivi, curati e attrattivi, attraverso azioni che possono variare da grandi interventi urbani a piccole iniziative temporanee o della cosiddetta “urbanistica tattica”.

La base del placemaking è semplice, come concetto: considerando la collettività come priorità, il processo di creazione di luoghi capitalizza le risorse, l’ispirazione e il potenziale di una comunità locale.

Questo, in effetti, dovrebbe essere il modus operandi nell’ambito di qualsiasi intervento di Rigenerazione Urbana, che riguardi spazi pubblici o privati, grandi aree o piccoli cortili. Ogni luogo ha una o più comunità di riferimento, utilizzatori, “vicini di casa”, investitori, visitatori, persino progettisti e costruttori, che sono al tempo stesso beneficiari e attori della Rigenerazione.

Per questo motivo, quando si dice che “per avere Rigenerazione è necessario fare partecipazione”, si dice qualcosa di ben più complesso delle modalità attuative che spesso vengono messe in campo, almeno in Italia, anche se è doveroso ammettere che in questo ambito qualcosa si sta muovendo e stiamo assistendo ad alcuni processi di rigenerazione che sperimentano forme articolate, complesse e durevoli di coinvolgimento delle comunità connesse al luogo di intervento.

Un caso emblematico è quello del progetto di Rigenerazione legato al recupero del complesso ex-Roverella a Cesena, immobile pubblico ed ex ospizio in pieno centro storico, che l’amministrazione ha deciso di recuperare con un mix di funzioni finalizzate a farne un luogo di riattivazione della socialità urbana, ma anche un manifesto di inclusione e solidarietà, valori fondanti della città. Niente case di lusso, ma nemmeno musei, bensì alloggi sociali, un centro di accoglienza diurno e anche notturno per persone in difficoltà, una Cucina Popolare aperta a tutti, luoghi per fare teatro e musica e per dare una casa alle associazioni della città, e grandi cortili riqualificati, alberati e sempre aperti a tutti i cittadini.

Costruire un equilibrio tra questo mix di funzioni, la cui convivenza reciproca negli spazi confinati di una corte storica e in relazione al “passeggio” e alle attività commerciali del circondario, poteva essere un percorso potenzialmente esplosivo o inconcludente. Attraverso diversi filoni di coinvolgimento e confronto, strutturati, gestiti e processati, è stato invece possibile trovare una cornice di fattibilità. Si è cercato un dialogo prima di tutto tra i vari settori della pubblica amministrazione coinvolti, per evitare che dimensione fisica, economica e socio-culturale non prendessero strade divergenti e per garantire che il Comune procedesse in modo coerente e definito nei confronti degli altri stakeholders. Al tempo stesso, è stato attivato un forte canale di dialogo e confronto con i gestori delle varie attività, per capirne le esigenze, le aspettative ma anche le preoccupazioni e le potenziali sinergie.

Oltre a incontri “al tavolo” sono stati organizzati momenti di scoperta diretta, attraverso trasferte e raccolta di testimonianze, di esperienze affini interessanti, e la condivisione, informale e appassionante, di questi momenti ha molto aiutato nella costruzione di un terreno comune tra i vari soggetti, ma anche nello sviluppo della capacità immaginativa di prefigurazione delle trasformazioni.

Nel frattempo, poi, sono stati coinvolti gli attuali utilizzatori e residenti del complesso, con tutte le complessità del caso, affinchè si sentissero a tutti gli effetti parte in causa del processo e maturassero cura ed affezione per il luogo. E gli stessi cesenati sono stati riconnessi al Roverella, attraverso visite guidate, concerti, spettacoli, mostre e modalità creative di presentazione die temi progettuali.

Infine, commercianti dell’intorno e utilizzatori del grande parcheggio sul fronte dell’edificio, polmone per il centro storico e sicuramente non utilizzabile durante i tempi lunghi del cantiere: sensibilizzazione, coinvolgimento, disamina di alternative hanno permesso di evitare contenziosi, di affinare le proposte progettuali, di prevenire tensioni e ostilità verso la trasformazione, oltre a generare aspettative e curiosità.

Grazie a tutto questo lavoro, che si è svolto in parallelo al lavoro tecnico dei progettisti, in un rapporto di reciproco sostentamento e verifica, il progetto è stato sviluppato in tempi congrui e il cantiere è ora in fase di realizzazione.

Il percorso, che come sempre risulta sicuramente perfettibile, è comunque stato una grande palestra e una grande fonte di crescita e soddisfazione per tutti i soggetti coinvolti, le varie “comunità” ad esso collegate si sono attivate e intrecciate, talvolta generando risultati inediti e spin-off di grande valore.

Il cantiere dovrebbe chiudere nella primavera del 2026, sarà interessante vedere il “dopo”, per capire se e come i germogli di rigenerazione sociale spuntati in questa prima fase di lavoro cresceranno, magari riempiendo di fiori i cortili splendidamente riqualificati del Roverella.

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