OSSERVATORIO RUP 2025 DI IFEL AL CONVEGNO SNA/MIT
Le principali criticità segnalate dai 6.386 Responsabili unici del progetto intervistati da Ifel sono gli eccessivi adempimenti burocratici preliminari alla programmazione e la complessità degli iter autorizzativi, l’interoperabilità delle banche dati, la Gestione informativa digitale, la revisione prezzi e ancora l’elevato grado di responsabilità personale. Fra le criticità superate il Fascicolo virtuale dell’operatore economico e l’utilizzo delle PAD. Valentina Lostorto ha analizzato le 58.389 “teste uniche” formate in tre anni dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione (7.380 di livello specialistico). Consuelo del Balzo (Anac): sono 1.700 le stazioni appaltanti già qualificate per la seconda fase. Pietro Baratono (Mit): la sfida della Gestione informativa digitale è l’industrializzazione del settore delle costruzioni.
Il vocabolo «rappresentazione» compare, da primattore, nelle definizioni ricorrenti di Building Information Modelling (BIM) – oggi pure di GeoBIM – e di Digital Twin (DT).
Il termine, ovviamente, rimanda all’atto del disegnare e del visualizzare, vale a dire alle diverse e complesse manifestazioni geometrico-dimensionali, di cui, ad esempio, una manifestazione eloquente e siginificativa è stata probabilmente offerta, per la cultura architettonica, del cosiddetto Parametricismo.
Naturalmente la tematica della rappresentazione geometrico-dimensionale possiede una elevata articolazione, oltre che una storia nobile e significativa, ampiamente trasferita nell’ambito della digitalizzazione con considerevoli livelli di complessità.
Si osservi, prosaicamente, che la redazione di un computo metrico, un documento alfa-numerico, deriva da fonti informative geometrico-dimensionali, cosicché il discrimine tra i campi in questione risulta sottile.
Il disegno di legge sull’intelligenza artificiale, approvato con modifiche dalla Camera dei Deputati, lo scorso 25 giugno, (A.C. 2316-A) continua il suo iter parlamentare. Tra le varie disposizioni previste va da subito considerata quella riferita all’applicazione dell’IA nella Pubblica Amministrazione (art. 14) secondo la quale, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale dovrà avvenire “in funzione strumentale e di supporto all’attività provvedimentale, nel rispetto dell’autonomia e del potere decisionale della persona che resta l’unica responsabile dei provvedimenti e dei procedimenti in cui sia stata utilizzata l’intelligenza artificiale”. Per quanto animata da buone intenzioni, volendo la proposta normativa, probabilmente, far riferimento all’utilizzo antropocentrico dell’intelligenza artificiale, per come scritta rischia di produrre un effetto “paralizzante” se solo si pensa che la “persona” di cui si parla nella disposizione, in ambito amministrativo, non è altri che il funzionario pubblico. In alcuni ambienti, questa previsione è stata già letta come un potenziale de profundis per l’utilizzo dell’IA nella PA, poiché rischia di scoraggiarne l’adozione proprio nei contesti in cui sarebbe più necessaria.
UNIONCAMERE
Completata la ripresa post-Covid tra 2023 e 2024, l’intero comparto contribuisce all’11,3% del pil nazionale con 216,7 miliardi di valore attivato nel complesso dell’economia italiana. La classifica delle aziende (giovanili, femminili e straniere), la distribuzione regionale e provinciale. Tutti i numeri del tredicesimo rapporto sull’economia del mare appena presentato da Unioncamere, Ossermare e Centro studi Tagliacarne.
OSSERVATORIO I-COM
Secondo la diciassettesima edizione del rapporto annuale sull’innovazione energetica realizzato dall’Istituto per la Competitività, infatti, i brevetti su fotovoltaico, solare, nucleare e idro aumentano solo in Cina. Così come è forte la divisione nazionale sulle startup innovative, che nel nostro Paese ammontano a oltre 12mila (12.277) di cui 1.788 nel settore energetico. Ma le regioni del Nord ne ospitano 6.300, mentre meno della metà sono distribuite tra Sud e Centro.
Al Festival dell’Economia di Torino ho avuto il piacere di discutere con il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, un tema tanto tecnico quanto centrale per la vita democratica e lo sviluppo economico del Paese: la gestione degli appalti pubblici. La riflessione si è incentrata su come le regole e le prassi in materia di contratti pubblici influiscano non solo sull’efficienza della spesa, ma anche sul rischio di corruzione e sulla fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Rappresentando oltre il 15% del Pil italiano, gli appalti pubblici sono ben più di una formalità burocratica: hanno il potere di determinare l’orientamento dell’economia e di determinare standard ambientali, tecnologici e di qualità nei settori in cui vengono utilizzati. Una tale rilevanza rende la loro regolamentazione una vera e propria leva di politica industriale che deve essere sfruttata al meglio per indirizzare l’economia ed evitare la proliferazione di inefficienze e opportunità di malaffare.
LA STRATEGIA
Ad oggi, però, si registrano ancora parecchi ritardi a livello comunitario. Dal tradurre le capacità di innovazione e il potenziale futuro in concrete opportunità di mercato, alla frammentazione delle strategie e delle tabelle di marcia tra gli Stati membri. Molto, poi, passera dall’attrazione di ingenti investimenti tanto pubblici quanto privati per rinvigorire la competitività tecnologica rispetto agli altri big mondiali.
DOPO L'INTERVISTA A BUSìA
È d’uopo ricordare che il codice dei contratti menziona la Gestione Informativa Digitale (GID), in luogo dell’abusato Building Information Modelling (BIM), in quanto la centralità della tematica si sta spostando rapidamente sul Data Management e sull’Information Management, e, nel medio termine, sull’Intelligenza Artificiale, come è testimoniato dai lavori del gruppo di lavoro ISO che, proprio in questi giorni, presso l’Università degli Studi di Brescia, sta ponendo mano a una profonda revisione delle norme della serie UNI EN ISO 19650, i documenti di riferimento per i mercati internazionali in materia.
DALLA CHAT "AMICI DI DIAC"
Il reale “sentimento” degli operatori verso la digitalizzazione, l’obiettivo dell’industrializzazione del settore delle costruzioni, le difficoltà dei piccoli comuni, l’aiuto che possono dare (o non dare) Demanio e Italferr, il processo di qualificazione delle stazioni appaltanti che non può non andare avanti e altri argomenti nella discussione che si è tenuta ieri nella chat “Amici di Diac” dopo la pubblicazione dell’intervista al presidente dell’ANAC, Giuseppe Busìa (che si può leggere qui).
Per secoli, il valore dell’edilizia è stato misurato in metri cubi di calcestruzzo, in chilogrammi d’acciaio, in tonnellate di materiali. Oggi, il vero capitale dell’ambiente costruito non è fatto di mattoni, ma di dati. In un settore che vale il 13% del PIL mondiale ma che resta uno dei meno digitalizzati, questa affermazione può sembrare provocatoria. Eppure, è già realtà.
INTERVISTA AL PRESIDENTE DELL'ANAC
L’intervista al presidente dell’Autorità anticorruzione. “Serve una banca di progetti digitali. Stretta sulle PAD che non faranno digitalizzazione integrale. Sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, si apre la fase della libertà e della specializzazione. Ma non converrà a nessuno barare. Insisto sul rating di impresa: fa bene alla concorrenza. L’Italia ha bisogno di leggi rafforzate, come in Spagna, per dare stabilità alla programmazione. Sbagliato tornare alla modifica continua al codice”
OK DELLA CAMERA AL DDL
Servirà una terza lettura parlamentare per approvare in via definitiva il disegno di legge in materia di intelligenza artificiale approvato ieri dalla Camera dopo il prima via libera arrivato da Palazzo Madama a marzo, quasi un anno dopo l’approvazione del testo da parte del Consiglio dei ministri. E’ il ddl con cui il governo dovrà recepire l’Ai Act europeo. Intanto, secondo dati Bigda, l’intelligenza artificiale coinvolge già oggi il 57% dei dipendenti pubblici italiani.
IL 30/6 NUOVA RELAZIONE
Dopo il vertice romano tra Meloni e von der Leyen rimangono tutti in piedi i dubbi e i punti da chiarire sull’iniziativa portata avanti dal governo italiano ma ora diventata sempre più marchio europeo. Secondo il think tank Ecco, senza affrontare la transizione climatica il piano non imprimerà mai la svolta necessaria ai rapporti col continente africano.
CLIMA
Il servizio paneuropeo al quale partecipa anche Enea si chiama Coclico, acronimo di Coastal Climate Core Service, che si integrerà con il programma Copernicus e il progetto Gemello Digitale dell’Oceano. Urge affrontare il problema delle inondazioni e quindi dell’innalzamento del livello del mare, previsto di almeno 40cm al 2100. L’agenzia italiana fornirà mappe di inondazione da risalita del livello del mare per tutta l’area del Mediterraneo e del Mar Nero, elaborate grazie a un innovativo modello a scala mediterranea per proiezioni climatiche ad altissima risoluzione, fino a 70 metri negli stretti di Gibilterra e dei Dardanelli.