LE AUDIZIONI DI FEDERCASA E SVIMEZ
Sud e casa, emergenze senza svolta. Segnali dal Piano sociale clima e dai fondi alla Zes, tagli al FSC
Il direttore della Svimez, Luca Bianchi, (foto in basso), considera incoraggianti i limiti posti alla spesa annuale del Fondo sviluppo coesione perché molto più alti della spesa effettiva attuale. Il presidente di Federcasa, Marco Buttieri, (foto in alto), chiede coperture pluriennali al Piano nazionale con l’obiettivo di aumentare l’offerta di alloggi popolari.
IN SINTESI
Dopo anni di politiche espansive, caratterizzati da Pnrr e fondi coesione 2014-2020, la manovra segna una “svolta prudente e sostanzialmente neutrale in termini di stimolo alla crescita” con l’obiettivo di ridurre gradualmente deficit e debito e di uscire dalla procedura di disavanzo eccessivo entro il Consiglio europeo di marzo 2026. Il Mezzogiorno, “che aveva beneficiato più intensamente della fase espansiva, rischia di perdere slancio e il mantenimento di un sentiero espansivo rimane legato prevalentemente all’attuazione del Pnrr”. Questo è il senso dell’analisi svolta ieri dal direttore generale della Svimez, Luca Bianchi, all’audizione parlamentare sulla legge di bilancio. Anche la casa è un’emergenza ormai conclamata che però resta senza un assetto chiaro e senza risorse definite. Per questo il presidente di Federcasa, Marco Buttieri, ha chiesto “la concretizzazione del Piano casa nazionale, con coperture pluriennali certe e strutturali che possano rispondere alle emergenze delle politiche abitative italiane”.
Le priorità di Federcasa
Le priorità di intervento sono, per l’associazione delle aziende e degli enti casa, la possibilità di fare manutenzione agli alloggi sfitti per mancanza di fondi necessari alla rimessa in pristino, la realizzazione di nuovi alloggi sostenibili per le famiglie con reddito inferiore ai 2omila euro l’anno, l’aumento dell’offerta di alloggi ERP, l’armonizzazione delle norme regionali, la riduzione della burocrazia, la creazione di strumenti operativi di coordinamento tra i livelli istituzionali che si occupano di edilizia residenziale pubblica. Buttieri ha molto battuto anche sugli aspetti fiscali che oggi penalizzano gli ex Iacp e ha chiesto: esenzione totale dall’Imu per gli alloggi ERP regolarmente assegnati, vuoti e occupati abusivamente in quanto alloggi sociali; deducibilità dell’IMU per la restante parte di unità immobiliari (ERS, locali commerciali, etc.) gestite o di proprietà degli ex Iacp dalle aliquote IRES; esenzione sugli alloggi sociali, attraverso un emendamento integrativo che introduca il chiarimento del reddito ISEE massimo degli assegnatari e riduzione dell’IMU sugli immobili dell’Edilizia Residenziale Pubblica (ERP) gestiti dalle aziende pubbliche; possibili crediti d’imposta o compensazioni per i gestori ERP su costi IMU / imposte locali, proporzionali alle prestazioni sociali o alle fasce deboli.
Sul piano finanziario, se un passo avanti è arrivato in legge di bilancio con la destinazione di una parte del Fondo sociale clima alla casa, tutto da verificare alla luce delle destinazioni effettive dei fondi, Federcasa chiede comunque di “coordinare la riprogrammazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2021-27 con gli interventi abitativi e urbani “affinché le risorse FSC possano cofinanziare progetti ERP/sociali”.
Per favorire la rigenerazione urbana, occorre per Federcasa “prevedere premi volumetrici fino al 30 % per gli interventi che rispettino criteri qualitativi tipo qualità energetica, ambientale, inclusione sociale, come già previsto nel Ddl rigenerazione urbana in discussione, per gli operatori che realizzano progetti in cui dismettono nel piano di rigenerazione degli alloggi pubblici
per l’ERP”, ma anche “introdurre esenzioni e/o sospensioni dell’IMU e della TARI, così come di imposte di trasferimento, durante i lavori di rigenerazione urbana, come demolizione e ricostruzione”.
Le osservazioni della Svimez sulle singole misure
Svimez osserva che l’obiettivo della stabilizzazione delle finanze pubbliche viene perseguito “attraverso una sensibile riduzione, nel 2026, delle spese in conto capitale (-4,7 miliardi), in larga parte riconducibili alla rimodulazione del PNRR. La circostanza che questa riduzione sia riconducibile al PNRR rende ancora più importante la modalità con cui il Governo stia procedendo alla rimodulazione che dovrebbe aver notificato alla Commissione europea, in particolare per quel che concerne le modifiche tra vecchi interventi da definanziare e i nuovi da inserire e le conseguenze di queste rimodulazioni sull’allocazione territoriale delle risorse”. Sulla spesa per investimenti, Svimez denuncia una riduzione delle dotazioni del Fondo sviluppo coesione per 2,4 miliardi: l’articolo 129 (comma 6) dispone il versamento all’entrata del bilancio di 1.100 milioni per il 2026 e di 1.000 milioni per il 2027 iscritte in conto residui, mentre il comma 15 dell’articolo 129 dispone la riduzione complessiva di 300 milioni (100 milioni per ciascuna annualità 2026-2028) delle risorse del ciclo di programmazione 2021-2027.
Sempre in materia di FSC, la legge di bilancio prevede per la prima volta limiti annuali di spesa. “Si tratta tuttavia – nota Svimez – di limiti elevati (7.134 milioni per il 2026, 8.684 milioni per il 2027, 8.954 milioni per il 2028) che, se effettivamente raggiunti, potrebbero dare continuità alla fase propulsiva degli investimenti nel Mezzogiorno. Dal 1° gennaio al 31 agosto 2025 il FSC ha evidenziato una spesa inferiore ai 2,5 miliardi di euro”. Questa norma viene quindi inserita fra quella che potrebbe attenuare la riduzione degli investimenti nel Sud insieme all’ipotesi di una effettiva applicazione della clausola di destinazione alle regioni del Mezzogiorno del 40% delle risorse ordinarie. A rilanciarne l’applicazione era stato l’articolo 11 del decreto coesione del 2024. Svimez chiede che siano resi disponibili i dati risultanti dai meccanismi di monitoraggio previsti dalla norma, “nonché l’introduzione di sanzioni in caso di mancato rispetto, attualmente non previsti”.
La SVIMEZ valuta positivamente l’articolo 95 che estende al triennio 2026-2028 il credito d’imposta ZES Unica, con risorse pari a 2,3 miliardi nel 2026, 1 miliardo nel 2027 e 0,75 miliardi nel 2028. “L’estensione pluriennale – dice Svimez – riduce l’incertezza per le imprese e consente una pianificazione più stabile degli investimenti”. Nonostante i segnali positivi ricoscntrati, è tuttavia necessario ora affiancare alle misure orizzontali dell’intervento, quali le agevolazioni fiscali e le semplificazioni burocratiche, una maggiore selettività che favorisca lo sviluppo di filiere realmente strategiche. “Un aggiornato Piano strategico, in scadenza nel 2026, potrebbe essere – ha detto Bianchi – l’occasione, anche alla luce dell’estensione a Marche e Umbria, per favorire il cambiamento strutturale, in grado di integrare il sistema produttivo meridionale nelle filiere strategiche europee”. Per quanto riguarda “Decontribuzione Sud”, Svimez fa notare che, a un anno dalla norma, non è ancora operativo l’ampliamento alle grandi imprese.
Svimez conclude che servono “azioni di accelerazione e coordinamento delle risorse per investimenti, ordinari, del PNRR e della coesione nazionale ed europea, per evitare un arretramento del contributo pubblico allo sviluppo del Sud, proprio mentre la politica economica complessiva torna su un sentiero di consolidamento fiscale”, mentre denuncia sulla previsione di nuovi Lep sociali “prevalentemente senza copertura e con un chiaro richiamo agli effettivi beneficiari” che il rischio è quello di una “cristallizzazione della spesastorica e quindi dei divari di cittadinanza”.