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A Trieste il porto si riqualifica anche con i ROBOT semi-subacquei

Si chiama RoboGo ed è l’innovativa tecnologia sviluppata da Impresa Taverna, società del Gruppo Icop, società di ingegneria del sottosuolo e tra i principali operatori europei nel settore delle fondazioni speciali e del microtunnelling, nell’ambito del progetto di riqualificazione del Molo VII di Trieste.

27 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Il porto di Trieste si riqualifica anche con le nuove tecnologie. L’ultima presentata è un grande robot semi-sommergibile, lungo oltre 32 metri e largo più di 8 metri, contenente oltre 15 km di cavi e capace di muoversi sotto le banchine e lavorare in completa autonomia, sostituendo i sommozzatori in operazioni delicate come la manutenzione delle strutture portuali. Si chiama RoboGo ed è l’innovazione sviluppata da Impresa Taverna, società del Gruppo Icop, società di ingegneria del sottosuolo e tra i principali operatori europei nel settore delle fondazioni speciali e del microtunnelling, nell’ambito del progetto di riqualificazione del Molo VII di Trieste. 

Come funziona RoboGo

Parliamo di ununità robotica progettata per muoversi con precisione sotto le banchine del molo, all’interno del reticolo di pali portanti. Dotato di bracci oleodinamici intelligenti, telecamere ad alta risoluzione, sensori avanzati e un sofisticato sistema di intelligenza artificiale, RoboGo può svolgere in autonomia operazioni complesse: dall’idropulizia alla impermeabilizzazione, fino all’idroscarifica e al ripristino strutturale del calcestruzzo. Il tutto senza richiedere la presenza di operatori subacquei e garantendo la massima sicurezza. Le operazioni sono infatti supervisionate in tempo reale da una Control Room, situata su un pontone galleggiante, collegato all’unità robotica. Questo consente di mantenere pienamente operative le banchine di superficie, riducendo tempi, costi e impatto ambientale degli interventi. RoboGo ha poi un sistema Ai di autoapprendimento, capace di mappare in dettaglio le superfici, rilevare anomalie, pianificare e gestire autonomamente gli interventi. Grazie ai bracci oleodinamici controllati da encoder subacquei, il robot adatta in tempo reale i movimenti alla conformazione delle strutture. In un’ottica di sostenibilità ambientale, l’acqua utilizzata per le lavorazioni e i residui di lavorazione vengono raccolti direttamente a bordo e trattati sul pontone di controllo, evitando dispersioni in mare.

La riqualificazione del Molo VII del porto di Trieste

Insomma, una macchina in grado di affrontare le sfide tecniche del grande intervento di riqualificazione del Molo VII del porto di Trieste, un’opera di riqualificazione di rilevanza nazionale aggiudicata ad un consorzio che vede come capofila proprio Icop, con l’esecuzione dei lavori marittimi e subacquei affidata alla Impresa Taverna Srl, controllata al 95% dal Gruppo Icop.

L’intervento, della durata di due anni e che interesserà oltre 300mila metri quadrati di superficie infrastrutturale, è finanziato con 82 milioni di euro attraverso il Fondo Complementare al Pnrr. Un progetto strategico, dunque, di grande portata: oltre 300.000 metri quadrati di superficie infrastrutturale interessata, 611.000 metri quadrati di superfici da sottoporre a manutenzione, 3.600 piastre prefabbricateda 10×10 metri da ispezionare e trattare.

Le dichiarazioni

“I vantaggi che offre questa tecnologia sono tre”, spiega Piero Petrucco – ad di Icop – a Diac: “Anzitutto, una maggior produttività, poiché il lavoro manuale è vincolato al fenomeno delle maree. Poi, maggior sicurezza per faro lavorare facilmente chi va sott’acqua. Terzo, il fattore ambientale: c’è un sistema di recupero dell’acqua usata per idrodemolire, dunque mischiata col cemento, che viene pompata e depurata”. Il progetto è stato sviluppato in 19 mesi e il lavoro dovrebbe durare 13-14 mesi. “Un progetto da oltre 20 milioni per due robot e che ha riscosso grande interesse in tanti porti europei”, aggiunge Petrucco. Nel team sono coinvolte oltre duecento persone ma già sono in cantiere nuove possibili varianti. “L’ambizione è che il robot venga istruito dall’intelligenza artificiale e si renda ‘autonomo’ nella mappatura della quantità di degrado e quindi della profondità di idrodemolizione”. E poi ci sono i consumi: “Si può arrivare a ridurre quelli in più per oltre il 20%”, conclude Piero Petrucco non senza ringraziare anche l’Autorità portuale di Trieste per la disponibilità ad accogliere il progetto. Insomma, un investimento importante anche per la stessa Icop, che testimonia l’approccio pionieristico del Gruppo friulano al settore delle infrastrutture complesse:Questo significativo investimento non guarda solo al cantiere del Molo VII, ma apre la strada a una nuova generazione di tecnologie al servizio dei porti italiani e internazionali. Per la divisione marittima del nostro Gruppo si aprono nuovi spazi molto interessanti e ad alto valore aggiunto nelle attività di manutenzione” ha sottolineato Vittorio Petrucco, Presidente di Icop.

“Con RoboGo uniamo innovazione, sicurezza e rispetto dell’ambiente: un vero cambiamento di paradigma nella manutenzione portuale” ha commentato Luca Zambarbieri, ad di Impresa Taverna e Responsabile del progetto. “Questo sistema automatizzato p lavorare senza interrompere le attività di superficie, mantenendo operative le banchine e migliorando sicurezza ed efficienza, con benefici concreti per un porto strategico come quello di Trieste”. Aggiunge Yurij BeanResponsabile della costruzione di RoboGo: “La combinazione di automazione, intelligenza artificiale e controllo remoto ci consente di intervenire in sicurezza anche nelle aree più complesse e difficili da raggiungere. Il sistema, inoltre, apprende continuamente dall’esperienza, migliorando progressivamente le sue capacità operative”. Anche le macchine evolvono e fanno evolvere le infrastrutture.

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