VERSO L'ESAME DELLA CAMERA

Rinnovabili, sarà battaglia sul Testo Unico. Il nodo edilizia LIBERA

L’approdo in Aula a Montecitorio è previsto al 10 settembre ma già dall’ultimo Consiglio dei Ministri pre-estivo le imprese energetiche hanno sollevato tante criticità sulle presunte semplificazioni agli iter autorizzativi. Tre quelli previsti dal riordino normativo ma con l’aggiunta delle sanzioni per il mancato rispetto delle procedure e soprattutto il mantenimento dei vincoli al decreto 380 del 2001

03 Set 2024

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L’afa è quella di agosto, il fuoco appartiene a settembre. Sarà un mese infiammato quello della riapertura delle Camere, del ritorno della politica ai lavori quotidiani. Il parlamento aveva chiuso i battenti per le ferie (anche) con i dossier energetici e ripartirà con altrettante questioni spinose sulle rinnovabili. In particolare, quelle legate all’ultimo provvedimento liberato dal governo (correva il giorno 7 agosto): il Testo Unico che riunisce le norme per tentare di accelerare le procedure autorizzative degli impianti eolici e fotovoltaici. Dal 26 agosto il testo è sbarcato alla Camera, assegnato alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive e l’esame in Assemblea è attualmente calendarizzato per il 10 settembre. Ma già dalla circolazione della bozza pre-Consiglio e ancor più dopo l’ok dell’ultima riunione di governo, il mondo energetico aveva tuonato contro quanto stabilito nella versione finale. Elettricità Futura, associazione confindustriale che riunisce le big del settore, si era rivolta all’esecutivo già il 6 agosto chiedendo di “non introdurre l’obbligo del parere delle Soprintendenze per i progetti di ammodernamento e potenziamento degli impianti esistenti, in coerenza con gli obiettivi di semplificazione, accelerazione e razionalizzazione dei procedimenti amministrativi che sono stati definiti nella Legge delega”. Lamentando, inoltre, l’impossibilità di coordinare tali misure con quanto previsto dal Pniec e dagli obiettivi Pnrr, e rinnovando le pesanti critiche anche ai precedenti decreti Aree idonee e Agricoltura lavorati dal Mase a giugno e luglio.

Per ricordare, la versione circolata già a giugno prevedeva tre regimi amministrativi semplificatori: attività libera, procedura abilitativa semplificata e l’autorizzazione unica. La prima si svolge senza “acquisizione di permessi, autorizzazioni o atti amministrativi di assenso comunque denominati e il soggetto proponente non è tenuto alla presentazione di alcuna comunicazione, certificazione, segnalazione o dichiarazione alle amministrazioni pubbliche”, la seconda “mediante la piattaforma Suer e secondo un modello unico” con le dichiarazioni sostitutive, di disponibilità, di compatibilità urbanistica e gli elaborati tecnici per la connessione. Infine, l’istanza per l’autorizzazione unica viene presentata tramite la piattaforma Suer alla Regione/Provincia delegata e al Mase. Conclusa la consultazione pubblica, “il termine di conclusione della conferenza è di centoventi giorni decorrenti dalla data della indizione, sospeso per un massimo di sessanta giorni nel caso di progetti sottoposti a verifica di assoggettabilità a Via o per un massimo di novanta giorni nel caso di progetti sottoposti a Via”. I tre allegati, invece, dettagliano i limiti di potenza per le varie tipologie di impianto Fer.

Lo schema finale, invece, prevede un pacchetto di sanzioni amministrative per chi non rispetta i tre regimi (i soggetti tenuti in solido sono il proprietario dell’impianto, l’esecutore delle opere e il direttore dei lavori), con picchi fino a 30mila euro per la mancata adesione alla Pas e fino a 150mila euro per l’assenza di autorizzazione unica. Come accennato sopra, gli interventi previsti in attività libera vengono sottoposti a vincolo paesaggistico “che si esprime entro il termine di trenta giorni dalla data di ricezione dell’istanza di autorizzazione, previo parere vincolante della Soprintendenza competente, da rendere entro venti giorni”. Oltre a Ef, anche il Coordinamento Free si era espresso duramente per via del presidente Attilio Piattelli: “Sembra che ogni occasione sia buona per introdurre qualche ostacolo sul percorso di autorizzazione e gestione di impianti FER e neppure questa bozza di decreto fa eccezione”, aveva detto. “In particolare è spuntata la necessità di acquisire un idoneo titolo edilizio, fatto che sembra applicarsi in modo generalizzato anche agli interventi che dovrebbero essere realizzati in edilizia libera. È poi spuntata la necessità di acquisire pareri paesaggistici per interventi di rifacimento e potenziamento ricadenti in alcune fattispecie di aree tutelate che fino a ora era possibile invece realizzare ricorrendo all’edilizia libera”. Parole durissime, queste del mondo imprenditoriale green, che torneranno inevitabilmente in mente ai deputati attesi dall’esame del testo.

 

M.Gia.

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