Genova, raccolta di idee sugli immobili Pinqua
Due immobili riqualificati e destinati a un utilizzo pubblico ancora da definire, un quartiere “difficile” del centro storico, le attese della cittadinanza, l’esperienza del mondo del volontariato. Esigenze e potenzialità da mettere in relazione per trasformare una ristrutturazione edilizia in un progetto di rigenerazione urbana. E’ il percorso promosso dal Comune di Genova chiamato “Fuori dal Comune” volto a “sperimentare nuove forme di ascolto, confronto e partecipazione attiva, finalizzate a valorizzare” i rioni (i sestrieri, come si dice da quelle parti) della città vecchia. L’iniziativa ha l’ambizione di aprire una nuova strada, più partecipata e meno verticale, alla definizione delle scelte da parte dell’amministrazione in materia di rigenerazione.
Nello specifico il progetto, avviato nelle scorse settimane con un primo Avviso pubblico di raccolta di idee, ha l’obiettivo di individuare, confrontandosi con le diverse realtà del territorio, le funzioni più idonee da destinare a due locali recentemente riqualificati con fondi Pinqua-Pnrr, uno di quasi 400 metri quadrati, tra spazi interni ed esterni e uno di 100. Siamo nel cuore di Genova, a pochi passi dalla cattedrale di San Lorenzo e precisamente in vico Vegetti 8 e in via San Bernardo 22, dove i due immobili, situati a piano terra, sono stati recuperati e concepiti come spazi multifunzionali di interesse generale, destinati ad “attività capaci di generare valore sociale, culturale ed economico per il centro storico”.
Sì, ma con quali finalità esattamente? E’ intorno a questi interrogativo che il Comune e il Municipio 1 di Genova hanno avviato una serie di incontri pubblici nel quartiere: il primo per illustrare l’iniziativa, un secondo con la visita ai due immobili e l’avvio della raccolta di idee per il loro utilizzo, che poi è proseguita anche con modalità on line. Nella giornata di oggi è previsto un terzo appuntamento aperto al pubblico per la presentazione e la discussione delle proposte presentate e per individuare nuove idee emerse eventualmente dal confronto. L’ultima tappa, prevista la prossima settimana al Porto Antico, dovrà servire a fare sintesi delle proposte ricevute.
Naturalmente starà poi all’amministrazione tirare le somme dell’iniziativa, valutare le proposte, decidere a quali finalità destinare i due locali di proprietà pubblica e come organizzare la loro gestione. La consultazione pubblica non costituisce un vincolo ma, a meno che il percorso di ascolto non si traduca solo in un rito esteriore, le esigenze e i suggerimenti emersi dovranno in qualche modo essere vagliati e considerati. Anche per dare una prospettiva più stabile al metodo del dialogo nelle future scelte che il Comune si troverà ad affrontare.
L’amministrazione afferma infatti di puntare a “una governance partecipata”. Secondo l’assessore comunale a Patrimonio e Partecipazione dei cittadini, Davide Patrone, “ripensare insieme gli spazi del Comune significa migliorare la qualità dell’azione amministrativa e costruire un nuovo modello fondato sull’ascolto e sulla progettualità condivisa”.
L’obiettivo è quello di “rafforzare la coesione sociale e la qualità della vita di chi abita il centro storico, stimolare nuove economie urbane e opportunità imprenditoriali e valorizzare il centro come spazio vivo, inclusivo e creativo”, spiega l’amministrazione, “in coerenza con la visione di rigenerazione urbana collettiva”.
Come è noto l’area storica della città è al centro da diversi anni di un ampio progetto di risanamento e di rigenerazione (il “Piano Caruggi”, vedi qui Diario Diac del 24 marzo scorso) che può giovarsi tra l’altro di fondi Pnrr per circa 100 milioni di euro. In un contesto urbano che soffre di gravi criticità – degrado architettonico, disagio abitativo, marginalità sociale, microcriminalità legata allo spaccio e al consumo di droghe – la sfida è quella di massimizzare l’efficacia delle opere di risanamento urbano ed edilizio come leva di rivitalizzazione sociale del territorio. Per orientare questo percorso, l’Amministrazione punta su quattro ambiti strategici: rafforzare la presenza di giovani e studenti per “promuovere la vitalità culturale, formativa e aggregativa del centro storico”; sviluppare “spazi e servizi inclusivi e intergenerazionali” a beneficio di famiglie e bambini; promuovere il ruolo del centro come “polo di innovazione e creatività urbana” (specialmente in materia di design); favorire “occasioni di incontro e scambio tra persone e culture diverse” in un contesto che vede una forte presenza di popolazione immigrata.
L’uso degli immobili, specifica il Comune nell’avviso pubblico, “dovrà essere coerente con attività socioculturali, aggregative, educative, socioeconomiche e formative, in linea con i bisogni che emergeranno dal percorso di ascolto”. Mentre è esclusa per questi locali una destinazione a uso residenziale.
Non è comunque la prima volta a Genova che la cittadinanza viene coinvolta sui progetti di trasformazione urbana. Nel corso dell’ultimo anno è accaduto per i lavori relativi alla riqualificazione della linea ferroviaria urbana Genova Campasso, che sarà in parte interrata e che è diventata l’occasione per ripensare i quartieri interessati, promuovendo un percorso non solo informativo ma anche partecipativo della cittadinanza. In particolare lo scorso settembre è stato presentato il progetto di base del nuovo parco pubblico, sul quale sono stati chiamati a dare un contributo di idee e suggerimenti concreti cittadini e realtà del quartiere. Un approccio che il progetto “Fuori dal Comune” per il centro storico sembra ora voler rendere più stabile e organico.