Sostenibilità
Bankitalia, più investimenti Esg: titoli di Stato verdi a quota 5,4% al 2024
La Banca d’Italia procede sulla rotta degli investimenti verdi. A confermarlo è il Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili pubblicati dall’istituto centrale insieme alla Relazione sulla gestione e sulla sostenibilità nel 2024. L’istituto sottolinea il contributo che le banche centrale possono apportare facilitando, nel perimetro del loro mandato, la transizione delle attività economiche verso un’economia più sostenibile. Bankitalia presenta anche i risultati ottenuti dalle azioni messe in campo per ridurre le emissioni di gas serra e il ricorso allo smart working si rivela amico dell’ambiente.
La Banca d’Italia punta sul green. L’istituto procede sulla rotta già tracciata e rimane impegnato in tre linee di azione individuate nella sua ‘Carta degli investimenti sostenibili’: incoraggiare la diffusione di informazioni sui profili Esg da parte di imprese, intermediari e altri operatori del sistema finanziario; pubblicare analisi e guide in materia di finanza sostenibile e comunicare periodicamente i risultati conseguiti sui profili Esg; integrare gli indicatori Esg nella gestione degli investimenti e nei sistemi di misurazione e gestione dei rischi finanziari. A confermare l’impegno su queste direttrici è il Rapporto annuale sugli investimenti sostenibili e sui rischi climatici sul 2024, che Bankitalia ha pubblicato nei giorni scorsi insieme alla Relazione sulla gestione e sulla sostenibilità sul 2024. Avanti, dunque, sugli investimenti verdi. Ma, illustrando la strategia, Bankitalia chiarisce, innanzitutto, che “il contrasto ai fenomeni legati ai cambiamenti climatici spetta in primo luogo ai governi nazionali, che possono adottare politiche per orientare le attività economiche verso una maggiore sostenibilità”. E indica, quindi, il ruolo delle banche centrali che “sono però in grado di dare un importante contributo, stimolando il sistema finanziario ad accrescere la propria resilienza ai rischi legati ai fattori Esg e facilitando, nei limiti del proprio mandato, la transizione verso un’economia più sostenibile”.
Al centro del Rapporto ci sono gli investimenti oggetto del portafoglio finanziario, delle riserve valutarie e del Fondo pensione complementare, il cui valore complessivo era pari alla fine del 2024 a 190,3 miliardi di euro. Sono esclusi gli investimenti di politica monetaria, poiché la loro gestione è condivisa con l’Eurosistema e la relativa rendicontazione è curata direttamente dalla Banca centrale europea. Il portafoglio resta incentrato sui titoli di Stato. Nel 2024 il valore di mercato del portafoglio finanziario risultava pari a 146,7 miliardi di euro, 2,9 miliardi in più rispetto al 2023 soprattutto per l’andamento positivo dei mercati azionari. Le riserve valutarie ammontavano a 42,6 miliardi, in aumento di 3,1 miliardi; il valore del Fondo pensione complementare, pari a un miliardo, è rimasto sostanzialmente invariato. Relativamente agli indicatori, la principale novità di questa edizione del Rapporto è costituita dall’aggiunta di tre nuove metriche, concordate con l’Eurosistema: le emissioni totali Scope 3; la quota complessiva di obbligazioni sostenibili, obbligazioni legate a obiettivi di sostenibilità e obbligazioni sociali; la quota di esposizione ai settori con elevato impatto sulla natura e che dipendono da essa in modo rilevante. Negli ultimi cinque anni la quota dei titoli di Stato verdi ha raggiunto il 5,4 per cento dei titoli pubblici nel portafoglio finanziario; le obbligazioni sostenibili emesse da organizzazioni internazionali e da agenzie sono pari al 14,6 per cento del comparto.
Il Rapporto dedica un capitolo al sistema di gestione dei rischi sviluppato da Bankitalia per i propri investimenti. Sistema che considera sia quelli derivanti, in generale, da fattori economico-finanziari, sia quelli specifici che possono scaturire dal cambiamento climatico o da altri aspetti ambientali, sociali e societari. La gestione dei rischi coinvolge l’intero processo di investimento: allocazione strategica, selezione degli emittenti e dei titoli, monitoraggio dei portafogli.
Il Rapporto si sofferma sulla selezione degli emittenti e dei titoli nel portafoglio finanziario e nelle riserve valutarie, nella quale l’integrazione dei criteri di sostenibilità avviene con modalità differenziate per ciascuna classe di attività. Per le azioni e obbligazioni societarie, la selezione avviene nell’ambito di indici rappresentativi dell’intero mercato, dai quali sono esclusi i titoli dei settori bancario, assicurativo e dei servizi finanziari, dati i compiti di vigilanza dell’Istituto; solo per l’Italia, i titoli azionari del settore dei media, per i possibili rischi reputazionali; i titoli non conformi ai principi della Carta degli investimenti sostenibili della Banca d’Italia. La selezione mira a migliorare il punteggio Esg e gli indicatori climatici rispetto all’indice di riferimento. La gestione del rischio privilegia i migliori titoli (best-in-class), tenendo conto dell’intensità carbonica attuale; dell’impegno alla riduzione delle emissioni di ciascuna impresa, quantificato mediante un punteggio, elaborato internamente, che valuta l’ambizione, la solidità e l’orizzonte temporale dell’impegno stesso. Escludere del tutto alcune aziende tenendo conto solo delle emissioni passate, infatti, rischierebbe di penalizzare le imprese più attivamente impegnate a convertire i propri processi produttivi adottando tecnologie a basse emissioni. Ai portafogli gestiti rispetto a un indice di riferimento si affianca un portafoglio tematico incentrato sulla transizione energetica, che viene investito in imprese selezionate in base alla loro attività e che si concentra nei settori delle energie alternative, dei sistemi per l’efficientamento energetico, della mobilità elettrica e dell’edilizia verde. La Banca d’Italia inoltre detiene, direttamente o mediante fondi di fondi, quote di Fia per il finanziamento delle pmi italiane e di progetti infrastrutturali, che seleziona tenendo conto anche degli aspetti Esg; dal 2024 investe in Fia che hanno l’obiettivo esplicito di finanziare progetti funzionali alla transizione climatica.
Bankitalia considera sia i rischi finanziari nel loro complesso, sia quelli specifici che potrebbero scaturire dal cambiamento climatico o da altri aspetti Esg. Il controllo dei rischi di sostenibilità nella fase di allocazione dei portafogli di azioni e obbligazioni societarie è effettuato privilegiando, all’interno di ciascun settore, le aziende con le migliori prassi Esg e quelle più impegnate nella transizione climatica (strategia best‐in-class). Per mitigare il rischio climatico di transizione, la costruzione dei portafogli tiene conto sia delle emissioni degli anni precedenti di ciascuna impresa, sia dei suoi obiettivi di decarbonizzazione, considerando ambizione, solidità e orizzonte temporale dell’impegno. Una valutazione delle aziende, e a maggior ragione una loro eventuale esclusione, basata solo sulle emissioni passate rischierebbe infatti di penalizzare quelle più attivamente impegnate a convertire i propri processi produttivi e non incoraggerebbe la riconversione delle aziende appartenenti ai settori ad alte emissioni.
L’intensità carbonica media ponderata dei portafogli si è significativamente ridotta tra il 2020 e il 2024. Le variazioni maggiori riguardano le azioni e le obbligazioni societarie del portafoglio finanziario (in diminuzione del 59 e del 58 per cento, rispettivamente). Il calo è dovuto alle strategie di investimento adottate, ai progressi delle imprese nelle politiche di sostenibilità e in particolare nella decarbonizzazione, nonché all’inflazione, che aumentando il valore nominale dei ricavi posti al denominatore dell’indicatore ne migliora il risultato. Alla fine dello scorso anno l’intensità carbonica media ponderata (weighted average carbon intensity, Waci) dei titoli di Stato del portafoglio finanziario era pari a 130,2 tonnellate di CO2 equivalente per milione di euro di Pil, in base al metodo delle emissioni legate alla produzione di Pil.
Come si è detto, la Banca d’Italia ha anche pubblicato la Relazione sulla gestione e sostenibilità 2024. Tra i risultati raggiunti, spicca l’impatto dello Smart working che si rivela amico dell’ambiente per il minor impatto dei consumi di combustibili fossili per chi opera da remoto rispetto a quelli generati con gli spostamenti casa-lavoro, per l’attività in presenza. L’evidenza è stata oggetto di una misurazione da parte della Banca d’Italia per i suoi dipendenti, in un progetto di ricerca in collaborazione con l’Enea. Le emissioni di gas serra medie pro-capite giornaliere connesse con gli spostamenti casa-lavoro dei dipendenti di via Nazionale risultano quindi pari a 4,1 chilogrammi di anidride carbonica equivalente contro gli extra consumi domestici di energia, dovuti al lavoro da remoto, di soli 1,1 chilogrammi di anidride carbonica equivalente. Lo smart working in Banca d’Italia è in media del 38% con un picco del 42% (quota media di giornate lavorate a distanza) per l’Amministrazione centrale dell’istituto. La Banca ha quindi attivato un piano di mobilità sostenibile ed ha aggiornato i i piani degli spostamenti casa-lavoro del personale che lavora nelle sedi di Roma e Frascati e di sei Filiali: l’obiettivo dei piani è individuare e realizzare misure volte a limitare l’utilizzo del mezzo proprio per raggiungere la sede di lavoro. Per ridurre l’utilizzo di combustibili fossili nel tragitto casa-lavoro, nelle aree di parcheggio aziendali dei principali edifici di Roma e Frascati è stata quasi ultimata l’installazione di 23 torrette per la ricarica rapida delle vetture elettriche, inoltre ha istallato presso alcune filiali le postazioni di ricarica per biciclette e monopattini elettrici.
La Banca d’Italia ha poi ridotto le sue emissioni di gas serra tra il 2019 e il 2024 di circa il 26% anche se lo scorso anno, per un effetto contabile legato all’acquisto di nuovi apparati informatici, risultano in lieve aumento (+6%) rispetto al 2023. Lo si legge in un nuovo documento della Banca d’Italia, la Relazione sulla gestione e sulla sostenibilità, che da quest’anno sostituisce e integra altri tre documenti pubblicati in passato da via Nazionale. La Banca d’Italia calcola le proprie emissioni di gas serra dal 2010 e ricorda come in quel decennio (2010-2019) riuscì a ridurre drasticamente le emissioni grazie all’acquisto (dal 2013) di energia elettrica proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili. L’anno scorso le emissioni dirette (Scope 1) dovute al consumo di combustibili fossili e alle perdite di gas fluorurati a effetto serra − che contribuiscono all’impronta carbonica per via del loro potere climalterante − si sono ridotte del 13% rispetto al 2023 (-28% nel confronto con il 2019). La riduzione è stata più che compensata da un incremento delle emissioni indirette: in particolare sono aumentate le emissioni dovute agli acquisti di beni e servizi (per l’acquisizione di pc e monitor) e ai viaggi di lavoro (+20% rispetto all’anno precedente, ma comunque dimezzate nel confronto con il 2019.