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Idrico, con MTI-4 svolta investimenti. Volumi e riuso le SFIDE per i gestori

Il metodo “punta a rafforzare la realizzazione degli interventi, superando logiche meramente contabili e spostando l’attenzione sui risultati conseguiti in termini di servizi resi, infrastrutture realizzate, qualità tecnica e commerciale, impatti ambientali mitigati”, ha spiegato il presidente di Arera Stefano Besseghini presentando la relazione annuale dell’Autorità.

11 Lug 2025 di Mauro Giansante

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La chiave è sempre quella degli investimenti, la spinta è quella di migliorare il servizio idrico a fronte della sfida del cambiamento climatico da anni in atto e ormai non più trascurabile dai gestori idrici. Lo strumento è il quarto periodo regolatorio inaugurato da Arera per il sessennio 2024-2029, MTI-4: il Metodo tariffario idrico. Secondo Ref Ricerche, think tank diretto da Donato Berardi, da qui a fine decennio verranno programmati oltre 20 miliardi di investimenti con un picco nel biennio ’24-’25 e oltre 100 euro pro capite previsti quest’anno. L’obiettivo, come accennato, è sostenere la transizione verso un servizio più resiliente, efficiente e sostenibile. Il metodo “punta a rafforzare la realizzazione degli interventi, superando logiche meramente contabili e spostando l’attenzione sui risultati conseguiti in termini di servizi resi, infrastrutture realizzate, qualità tecnica e commerciale, impatti ambientali mitigati”, ha spiegato il presidente di Arera Stefano Besseghini presentando la relazione annuale dell’Autorità.

Dal punto di vista tecnico viene mantenuto l’impianto degli schemi regolatori differenziati sulla base dell’efficienza delle gestioni e del fabbisogno di investimenti, con sei schemi a disposizione e limiti di crescita più alti del metodo 3. Attorno all’azione chiave degli investimenti, però, l’indagine svolta da Ref su centonove soggetti (che servono 43,6 milioni di abitanti) registra “una forte concentrazione negli schemi ad elevata necessità di investimento”.

“D’altra parte – spiega il paper – è da sottolineare come gli spazi di incremento tariffario sono stati rapidamente saturati dal riconoscimento dell’inflazione e dalla crescita degli oneri finanziari”. Di qui, la “difficoltà nel valorizzare pienamente le nuove componenti previste dal metodo, soprattutto nei primi due anni di applicazione”. Cioè quelli scorso e corrente. Due esempi di costi non attivati sinora: quelli per il drenaggio urbano e quelli di acquisto all’ingrosso.

Le ulteriori sfide sono quelle relative ai consumi energetici su quanto acquistato da terzi e al riuso delle acque reflue depurate. Con due nuovi strumenti premiali, infatti, i gestori sono chiamati a ridurre almeno del 5% i volumi del 2025 rispetto alla media del periodo 2020-2023, “obiettivo che può essere raggiunto tramite sia efficientamento sia autoproduzione da fonti rinnovabili”, ricorda Ref. E sul riuso, l’obiettivo è misurare la quota di acqua potenzialmente riutilizzabile effettivamente riutilizzata. Trattasi di sfide, allora, perché al momento i dati di MTI4 mostrano che l’autoproduzione ha un peso residuale rispetto ai consumi del settore e il riuso è frenato da una domanda debole, da costi infrastrutturali non riconosciuti in tariffa, da incertezze normative (es. riuso diretto o indiretto) e da barriere culturali. “Serve un salto di qualità sia regolatorio sia gestionale per tradurre le misure in risultati concreti”, spiega il paper di Ref. “Solo una combinazione di risorse economiche, competenze progettuali e strumenti contrattuali può consentire una diffusione efficace dell’autoproduzione energetica e del riuso”.

Quanto alla qualità tecnica e dei contratti, circa 40 gestioni (rispettivamente 39 e 43) hanno valorizzato le due componenti ma con valori medi non superiori a un euro per abitante e una importante disparità regionale tra Nord e Sud. Insomma, la rivoluzione è in corso ma procede ancora troppo lentamente. Secondo Ref, occorrerà “sostenere un’implementazione diffusa, omogenea e coerente con le esigenze dei territori”. E servirà “rafforzare il coordinamento tra regolazione e pianificazione per consolidare il percorso di maturazione del servizio idrico integrato”. Che, quindi, è ancora immaturo.

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