TRANSIZIONE ENERGETICA

Eolico offshore, ecco il decreto: 78,3 milioni al 2027 dalle aste Ets

Atteso da marzo, il provvedimento firmato dal Mit riguarda gli interventi di ammodernamenti, dragaggi e adeguamenti di banchine per consentire lo sviluppo di attività fondamentali come produzione, assemblaggio e varo di componenti per impianti eolici galleggianti. Soddisfazione dalle associazioni delle imprese, AssoAero e Anev, adesso si attendono le aste per il Fer2 per i 3,8 GW di capacità offshore previsti.

06 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Habemus decreto. Dopo almeno quattro mesi di attesa, il ministero delle infrastrutture in tandem con il ministero dell’ambiente ha firmato il decreto porti per promuovere l’eolico offshore. Prevede 78,3 milioni di investimento dal 2025 al 2027 incluso, finanziati tramite la riassegnazione dei proventi derivanti dalle aste delle quote di emissione di CO2. L’obiettivo è intervenire anzitutto sugli hub di Augusta e Taranto con interventi infrastrutturali importanti, che comprenderanno ammodernamenti, dragaggi e adeguamenti di banchine per consentire lo sviluppo di attività fondamentali come produzione, assemblaggio e varo di componenti per impianti eolici galleggianti.

Le aree prioritarie, quelle di Augusta (Siracusa, Sicilia) e Taranto (Puglia), sono state selezionate – ha detto il Mit – “in base a criteri di fattibilità tecnico-economica, disponibilità di spazi, tempi di realizzazione e connessione logistica”. Ad ora, quindi, Brindisi e Civitavecchia fungeranno da porti di supporto. Altri porti come Oristano, Vasto, Piombino possono affiancarsi in altre fasi logistiche e operative.

Soddisfazione dai due dicasteri, con Salvini e Pichetto in prima linea. Per la viceministra Gava è “un passo concreto per accelerare la transizione ecologica del Paese e rafforzarne l’indipendenza energetica. Lavoriamo in piena sinergia con il Mit per dare all’Italia infrastrutture strategiche e sostenibili”. In settimana, il sottosegretario al Mit Tullio Ferrante aveva ricordato il lavoro dell’esecutivo “per rendere i porti e gli interporti piattaforme multifunzionali per accelerare l’insediamento di filiere produttive legate anche alle rinnovabili e per accompagnare questi cambiamenti con riforme strutturali che rendano sempre più performanti i nostri scali, come quella sulla portualità e sugli interporti”.

Esultano Aero e Anev ma ora via al Fer2

In attesa di ulteriori dettagli dal provvedimento normativo, è una risposta arrivata proprio al termine della settimana in cui agli Stati generali dell’energia organizzati da Forza Italia le imprese e relative associazioni avevano riepilogato i ritardi italiani e l’urgenza di accelerare sul fronte della transizione energetica. Ecco perché AssoAero e Anev, che rappresentano più di tutte il mondo dell’eolico (offshore la prima, onshore la seconda), hanno apprezzato il riscontro arrivato dal governo. Salvo poi tornare subito a battere i pugni affinché non ci si fermi, anzi, si acceleri una volta per tutte. Aero ha, infatti, ricordato “l’urgenza di procedere speditamente con l’avvio delle aste Fer2 per i 3,8 GW di capacità offshore previsti, al fine di sbloccare definitivamente un settore che può generare 62 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia italiana e 11.400 nuovi posti di lavoro diretti”.

Secondo l’associazione presieduta da Simone Togni, “finalmente si riparte in un percorso che dovrà partire da analisi realistiche e sostenibili, che portino un settore nuovo a vedere nel nostro Paese un punto di riferimento per trasformare una applicazione innovativa, l’off-shore, di una tecnologia matura, l’eolico, in una industrialmente matura. La sfida è importante e può essere vinta solo con la concretezza e la lungimiranza”.

Il potenziale dell’offshore in Italia

Come detto, il settore dell’eolico offshore ha grandi margini in Italia. Lo stesso presidente di Aero, Fulvio Mamone Capria, ha ricordato al convegno di Fi che la filiera prevede almeno 8,5 gw di potenza al 2035, quasi  20 al 2050.

Un nuovo studio appena pubblicato dall’associazione, dice che con i 3,8 GW sbloccabili dal Fer2 si potrà generare un surplus settoriale di 62 miliardi e 11.400 nuovi posti di lavoro diretti sul territorio, 45mila considerando l’indotto per la fase di costruzione, altri 2mila per il lavoro costante nelle successive fasi operative. Il gettito fiscale totale derivante dall’occupazione generata è stimato in circa 2,4 miliardi di euro.

Secondo lo studio, poi, l’eolico offshore può ridurre il prezzo dell’energia elettrica (Pun) del 5% entro il 2035 e del 10% entro il 2045, generando risparmi in bolletta per 41 miliardi di euro al 2060, ovvero al tempo della fine della vita tecnica degli impianti Fer2

Quanto ai progetti in corso, ce ne sono 26 da 18 gigawatt che hanno avviato l’iter di Via al Mase: 4 progetti (2,2 GW) che hanno già ottenuto il decreto Via positivo. Contando solo la capacità dei progetti di eolico offshore in sviluppo da parte dei soci Aero si arriva a oltre 40 GW.

Altri numeri sul settore, anche onshore, potranno arrivare dal convegno Anev del 18 luglio quando verrà presentato uno studio della Sapienza sui benefici della filiera.

I ritardi sulle rinnovabili

Ma ad oggi l’Italia resta molto indietro sul settore. Secondo un recentissimo studio Ambrosetti presentato al Forum delle energie rinnovabili di Cva a Saint Vincent, l’Italia è ancora lontana dal raggiungere gli obiettivi al 2030 del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) con 7.5 GW installati nel 2024 (+33% rispetto al 2023) inferiori agli 11 GW attesi. E per il 2025 gli scenari proiettano addirittura 1 GW in meno sullo scorso anno. Ecco perché il decreto porti deve rappresentare un punto di partenza e non di arrivo, la strada è ancora lunghissima.

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