Waterfront, musei e centri educazione: i progetti

10 Ott 2025

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Waterfront, musei e centri educazione: i progetti

Crotone

I protagonisti di questa storia di rigenerazione urbana in corso a Crotone, sono un museo, un parco urbano e, soprattutto, la comunità che li ha rivitalizzati e resi importanti per la città. Un esempio di come la costruzione o il risanamento di “contenitori” urbani” debba essere innervata da contenuti e relazioni sociali per essere davvero generativa.

Ci troviamo nel parco Pignera una delle aree verdi più centrali della città calabrese, area dove alcuni anni fa era stato costruito un museo dedicato a Pitagora, rimasto però, come non di rado accade in Italia, chiuso e dimenticato. Dopo anni di degrado e vandalismi, nel 2011 la struttura è stata presa in gestione dal consorzio Jobel, una cooperativa già radicata nel territorio, che ha puntato non solo a riaprire i battenti ma a rigenerare tutta la zona partendo da un’idea di cittadinanza attiva e solidale.

Oggi il Museo e i Giardini di Pitagora sono un bene comune della città vissuto da bambini, famiglie, studenti, migranti e turisti. Il museo non è soltanto sede di opere artistiche ma anche luogo di relazioni ed esperienze, un centro di memoria e innovazione, come spiega il presidente del Consorzio Jobel Santo Vazzano. E lì attorno il parco è tornato a vivere e oggi ospita orti sociali, performance artistiche, laboratori per le scuole e attività di inclusione per soggetti in difficoltà.

L’esperienza si basa sul Partenariato Pubblico Privato, formula che prevede la co-progettazione e la co-gestione della struttura pubblica con i suoi 18 ettari di parco. La governance è plurale e partecipata ed enti come Fondazione per il Sud, Fondazione Vismara ed Enel Cuore supportano l’iniziativa.

Oltre ad essere un luogo di cultura, incontro e svago, il museo e i giardini – che nel 2024 hanno ospitato tra l’altro il festival dell’Architettura – sono anche un luogo di crescita o rinascita per le persone fragili, che vengono inserite all’interno di percorsi di inclusione socio-lavorativa. Sono una trentina – disoccupati, disabili, ex detenuti – quelli che lavorano a vario titolo all’interno della struttura. “Le fragilità diventano punti di partenza per costruire identità e innovazione sociale – afferma Vazzano – perché, per dirla con Leonard Cohen, c’è una crepa in ogni cosa ed è da lì che entra la luce”.

Sabaudia, obiettivo waterfront

Con il recupero di due edifici degradati nell’area della ex Spes il Comune di Sabaudia, centro turistico sul litorale laziale a sud di Roma, pone le premesse per un progetto di più ampia portata: il recupero naturalistico e la rigenerazione urbana e sociale di tutta la fascia lungolago, con la realizzazione di un nuovo waterfront.

Nel piano di fondazione della città, che risale al 1934, quest’area era destinata appunto al «Prato delle feste», luogo di svago nel verde a ridosso della costa del lago di Sabaudia. Le cose però sono andate diversamente, la zona ha perduto questa funzione ed è stata adibita a usi diversi. In particolare c’è stata l’edificazione di alcuni fabbricati da parte della società SPES, un tempo attiva nella sperimentazione agricola. Successivamente, sulle rive del lago, si sono aggiunte le strutture dei centri dei gruppi sportivi remieri.

L’intervento attualmente in corso rilancia invece la suggestione originaria partendo dalla ristrutturazione/ricostruzione dei due edifici esistenti che diventeranno uno un albergo ostello e l’altro uno spazio multifunzionale destinato a ospitare ad eventi, spettacoli e riunioni, uno spazio che oggi manca alla città laziale.

Nella vecchia sede della Spes, un edificio di due piani con una torre, troverà posto la struttura ricettiva, con 25 posti letto e un’area bar e ristorazione. Mentre nell’ex magazzino, che era ridotto solo a ruderi, è in corso di costruzione la sala polivalente. Il costo delle opere è stimato complessivamente in poco più di 3 milioni di euro, fondi di derivazione Pnrr. Ma come si diceva, questo primo intervento, ideato nel 2021 ma i cui cantieri si sono aperti solo da pochi mesi e da finire necessariamente nel 2026, costituisce il primo nucleo di un progetto più ampio che prevede la realizzazione di un’area verde destinata allo svago, allo sport e alla ricreazione, con la valorizzazione dell’affaccio sul lago della cittadina laziale. Progetto però ancora in corso di definizione progettuale e finanziaria.

Milano, i ragazzi segnano un Punto

Il Punto Luce Gallaratese a Milano è un centro educativo e sociale aperto da Save the Children Italia nel maggio 2025, situato in Via Ojetti 20 nel quartiere Gallaratese, una zona periferica e socialmente complicata. Il centro offre attività gratuite per bambini e adolescenti, puntando a contrastare la povertà educativa e a offrire uno spazio di aggregazione e crescita sostenibile. Degradato e in disuso dal 2008 l’edificio è il primo realizzato ex novo dal STC, trasformando un lotto precedentemente occupato da un prefabbricato. Il Punto Luce nasce su un’area interessata da un progetto di rigenerazione urbana del Comune di Milano,concessa a Save the Children con diritto di superficie trentennale.

Si configura come un hub educativo e sociale innovativo, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale. E ha spazi per laboratori educativi, musica attività digitali, una cucina didattica, aree esterne per attività ludiche e un ambiente anche per le attività delle associazioni di quartiere . L’area è di oltre 3.000 m2 di cui 900 coperti.

Il percorso progettuale si basa soprattutto con la relazione con le scuole, per identificare i minori più a rischio di povertà educativa, le familgie e in un assetto di co-progettazione delle attività con le realtà del territorio

Nel Punto Luce i ragazzi e le ragazze dai 6 ai 17 anni realizzano attività gratuite che mirano allo sviluppo di competenze umane e digitali per consentire loro di affrontare la complessità e le sfide del presente oltre che partecipare ad attività artistiche, culturali e didattico-ricreative. Le attività del Punto Luce Gallaratese promuovono in particolare la cura dell’ambiente e del territorio sviluppando responsabilità e cittadinanza attiva e intervenendo sul concetto di filiera sostenibile, sulla riduzione degli sprechi alimentari, l’educazione all’ecologia e al consumo etico.

“Non volevamo solo costruire un edificio ma dare forma a un luogo che invitasse i ragazzi a entrare e farli sentire accolti”, ha spiegato l’architetto Luca Astorri, della società AOUMM, che ha curato il recupero edilizio del sito. La nuova architettura si inserisce in un ampio giardino con alberi, camminamenti e piazzole in pavimentazione drenante, e racchiude un cortile interno più intimo e protetto per i ragazzi.

Mazara del Vallo, l’inclusione riparte dal centro

Il Complesso di Sant’Agostino è situato nel centro storico della cittadina mazarese, in quello che un tempo era il quartiere ebraico della Giudecca. Un tempo sinagoga poi chiesa, all’inizio del Novecento il Complesso viene messo a disposizione della comunità, e grazie al contributo prezioso di padre Michele Severino, fu trasformato in un Ospizio di Mendicità, una struttura in grado di accogliere i cittadini più disagiati: gli anziani, i poveri e gli invalidi. In seguito, divenne Casa Divina Provvidenza, una casa famiglia per tutelare ed educare minori abbandonati e orfani. La struttura rimase in funzione fino agli inizi degli anni 2000, quando vicissitudini economiche ne obbligarono la chiusura. Nel 2007 è stato acquisito al patrimonio comunale.

Con un investimento di 7 milioni di euro di provenienza Pnrr il Comune di Mazara ha lo scorso anno avviato la riqualificazione della struttura. Le opere consistono nella ristrutturazione di interni ed esterni, nel miglioramento sismico ed energetico e nell’abbattimento delle barriere architettoniche. Con l’obiettivo di recuperare e ridare vita e funzioni a un bene storico che sia a servizio della collettività. Sant’Agostino diventerà a breve un centro socioculturale di promozione dell’inclusione territoriale e per il superamento delle situazioni di degrado. Il complesso dell’ex convitto si sviluppa su due piani fuori terra su una superficie coperta di mq. 1300 circa per piano ed è composto da più elementi, tra cui risalta il cortile centrale e un giardino di pertinenza di circa 600 mq da tempo rimasto incolto.

“Siamo dentro ai tempi del Pnrr e il primo luglio 2026 daremo le chiavi della struttura a chi ne sarà il gestore. Il bando per l’assegnazione è in corso di elaborazione in coordinamento con le imprese del terzo settore”, ha detto il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, presentando il progetto.

Latina, rigenerazione di quartiere

12,5 milioni di euro per ridare centralità e qualità ai Rioni Nicolosi e Frezzotti di Latina, quartieri di edilizia popolare progettati negli anni Trenta del 900 con palazzine di due o tre piani e l’ambizione di dare non solo un’abitazione ma anche spazi di relazione agli abitanti della nuova città laziale. Edifici e ambiti poi segnati dall’usura del tempo e dall’incuria, che a partire dal 2020 l’amministrazione comunale ha cercato di inserire nei programmi di risanamento edilizio. Prima attraverso i bandi Pinqua, poi con i fondi della missione 5 del Pnrr l’operazione è riuscita finalmente a decollare. I lavori sono attualmente in corso con la chiusura dei cantieri prevista per fine marzo 2026 e l’ambizione di ridare vita a “villaggi urbani intelligenti, inclusivi e sostenibili”. Un accordo con Ater prevede che il soggetto attuatore degli interventi sia appunto l’Azienda di Edilizia pubblica provinciale.

Il progetto prevede lavori in quattro direzioni: la riqualificazione, anche energetica, di una ventina di edifici Ater e delle aree a verde che le circondano; la risistemazione dell’asse viario e della zona mercato, il risanamento di edificio con una palestra e sale polifunzionali presente nell’area da affidare poi a un’associazione con finalità di aggregazione sociale. Nelle aree a verde ci sarà una palestra all’aperto, un campo sportivo multifunzione, un’area tennis da tavolo, giochi per bambini e un playground. Nella zona mercato oltre a un nuovo portale di ingresso e un porticato, è prevista una piazza e una piccola biblioteca.

In parallelo a Latina sta partendo anche un progetto di risanamento del quartiere le Vele da 15 milioni di euro.

A Viterbo rinato il gasometro

Il progetto di riqualificazione urbana in corso a Viterbo riguarda un’area a destinazione direzionale all’interno delle mura storiche della città. I lavori sono iniziati nel 2015. Parte dell’area è già conclusa ospita attualmente gli uffici di Unindustria e Ance Viterbo. Una seconda parte, sempre ad uso direzionale per uffici di aziende del territorio, è attualmente in fase di definizione e conclusione dei lavori. L’intervento, in una zona vincolata, contribuisce al restauro ambientale e funzionale della Valle di Faul, polmone verde nel centro storico della città. I cantieri di questo secondo lotto di lavori dovrebbero concludersi nei prossimi mesi.

L’intervento è tutto di carattere privato ma con due ricadute sulla città pubblica. La prima è appunto il recupero di un’area degradata. Il gasometro fu chiuso infatti nel 1974, ma non fu mai del tutto smantellato, lasciando campo libero a occupazioni abusive e illegalità.

La seconda è la realizzazione di un auditorium interno alla struttura che, sebbene ospiti talvolta le attività ordinarie delle associazioni datoriali presenti, è utilizzato oggi prevalentemente per attività a beneficio della cittadinanza, di associazioni e imprese per presentazione di libri, attività convegnistiche, mostre ed eventi culturali. L’intervento privato si affianca inoltre a un più generale programma pubblico di riqualificazione dell’intera Valle Faul.

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