PROGETTO CORALE / 19

La Rigenerazione urbana è fatta di relazioni e di azioni. Ma anche di pietre e del loro significato nel tempo: il caso eroico del centro storico di Concordia sulla Secchia

05 Nov 2025 di Maria Cristina Fregni

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Sabato mattina, sotto i luminosi raggi di uno splendido sole autunnale, che rendeva l’atmosfera ancora più vibrante e intensa, si è svolta a Concordia sulla Secchia, al confine tra le province di Modena e Mantova, la cerimonia d’inaugurazione del Municipio appena restaurato.

Un evento locale, simile a molti altri, verrebbe da pensare.

Un evento molto speciale, in realtà, che apre la porta ad una ricca serie di riflessioni sull’urbanità e su ciò che dovrebbe essere il cuore della Rigenerazione Urbana.

Ma prima i fatti. (…)

Concordia, cittadina di 8.500 abitanti, adagiata sulla sponda destra del fiume Secchia e così chiamata in memoria di un accordo del 1360 fra le città di Parma, Reggio Emilia, Modena, Mantova e Ferrara, per la deviazione del fiume Po, nei secoli si era abituata a difendersi appunto dalle acque, con argini e mura sempre più alte a protezione del centro abitato. Non era proprio minimamente preparata – come se qualcuno poi potesse esserlo – ad affrontare le interminabili scosse di terremoto del maggio 2012, e, dopo quella delle 13 del 29 maggio, si ritrovò letteralmente a terra, terribilmente ferita, con squarci fisici in tutti gli edifici del centro storico medievale e lacerazioni di sgomento e paura nella sua piccola comunità.

La risposta in emergenza fu immediata, le scuole temporanee e gli uffici amministrativi vennero costruiti nuovi a tempo di record in un’area a nord est appena fuori il paese, nei pressi si realizzò anche una grande palestra pubblica e la chiesa parrocchiale, le attività economiche ripresero a lavorare quasi subito. I servizi essenziali alla vita di una comunità, dunque, vennero ripristinati in breve tempo. Ma chiunque abbia assistito alla cerimonia di sabato scorso ha avuto chiara la percezione che, sebbene siano passati 13 anni e mezzo, solo con quel taglio del nastro gli squarci del 2012 sembrano essersi rimessi a posto.

Da subito, infatti, gli amministratori locali e gli instancabili tecnici comunali, loro stessi terremotati, hanno avuto consapevolezza che, per una autentica riattivazione della comunità intesa come gruppo identitario che condivide storie, valori e desideri, sarebbe stato necessario “tenere agganciato” il centro storico alla vita dei cittadini. Bene le scuole, bellissimi i nuovi uffici comunali, ottimo avere una palestra per l’attività fisica e molto accogliente anche la nuova chiesa, ma aver concentrato in un’area “periferica” tutte le attività in cui una comunità solitamente si specchia, spostando completamente il fulcro della vita cittadina ai margini del tessuto urbano storico è sembrato a molti, da subito, un grande rischio di straniamento.

E’ senza dubbio vero che la vita urbana è fatta di relazioni, di scambi, di azioni compiute, o anche solo osservate, dai cittadini, ma l’esperienza di Concordia ha dimostrato anche che non è vero che un luogo vale l’altro purchè tali azioni si svolgano. I luoghi hanno un loro sentire, accolgono, conservano e raccontano storie nelle loro pietre, nei loro tracciati, nelle loro prospettive, c’è un legame profondo tra la morfologia degli spazi e ciò che in essi va in scena, ed entrambi gli elementi possono e devono supportarsi l’un l’altro.

In molti paesi del cratere del terremoto del 2012 i bambini già a settembre andavano a scuola e i cittadini trovavano i servizi e la Messa nei nuovi edifici, ma le chiacchiere si andavano a fare ancora nella piazza. E così molti Piani della Ricostruzione e molte strategie e iniziative post-sisma hanno da subito posto l’accento sulla necessità di recuperare i centri storici, prima ancora che come monumenti come luoghi di aggregazione e di identificazione della comunità.

Concordia ha fatto, per esempio, scelte molto forti in questo senso: ha lavorato per riportare le scuole e la sede Comunale nel centro storico e negli edifici originari, intercettando fondi e progettualità. Ma, in attesa che lavori lunghi e complessi come questi restauri trovassero attuazione, ha lavorato con tenacia sullo spazio pubblico e le connessioni, per creare il prima possibile percorsi e luoghi comunitari che riallacciassero il legame tra i cittadini e il nucleo urbano storico. Ha fatto in modo, tramite marciapiedi, piazze e ciclabili, che la relazione tra gli abitanti e gli edifici depositari della loro storia non si interrompesse, che la frequentazione del centro, per quanto svuotato e traballante, non venisse meno. Per gli anziani, abituati a scambiare due parole davanti al Municipio, ma anche e soprattutto per le generazioni più giovani, forzate a crescere senza quei punti – fisici e simbolici – di riferimento e quindi potenzialmente distaccate da luoghi emotivamente e culturalmente connessi alla loro quotidianità. Ed è così che, oggi, dall’area delle scuole e del municipio nuovi si può andare, a piedi o in bicicletta, fino al Municipio storico, attraverso viali e parchi rinnovati, e anche una nuova piazza, dedicata a quella Gina Borellini che incarna perfettamente la lotta per i diritti civili e l’impegno per l’educazione delle generazioni più giovani in cui Concordia da sempre si riconosce e che la città ha scelto di trasmettere anche attraverso le “pietre” della sua ricostruzione.

Come sempre, i casi estremi aiutano a comprendere l’ordinario. E la lezione che Concordia e gli altri paesi terremotati del 2012 ci trasmettono è chiara: l’urbanità non è fatta di predominanza del contenitore sul contenuto, ma nemmeno del contenuto sul contenitore. L’urbanità è fatta di una relazione efficace, praticata e capace di evolvere, tra spazi e azioni di una comunità. La Rigenerazione deve dunque prendersi cura di tale relazione, indagarla, comprenderla, attualizzarla e darle nuova energia, il progetto deve diventare lo strumento con cui un luogo riattiva un rapporto efficace e produttivo con chi lo abita.

Come nel caso del Municipio: Giunta e Consiglio sono tornati nel cuore della propria comunità, il rientro degli uffici comunali è programmato per marzo 2026, mentre nel secondo semestre del 2026 sarà aperto, in un’ala del piano terra, un museo dedicato alla storia di Concordia, un nuovo spazio culturale che arricchirà l’offerta del centro storico e rafforzerà il legame tra comunità e memoria collettiva.

 

 

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