Dpfp, Giorgetti: “Puntiamo a nuova detrazione 50%, specie per 1ᵃ casa”

  • Dpfp, Upb: “Manovra esigua per impatto netto”
  • Snam, accordo di esclusiva per possibile acquisizione di Higas
  • Casa, S&D: “Serve fondo da 300 miliardi contro povertà abitativa”

09 Ott 2025

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 “Il nostro intendimento è quello di riproporre e prorogare la detrazione al 50% in modo selettivo, sulla prima casa in particolare”. Giancarlo Giorgetti lancia così la proposta intervenendo in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Documento programmatico di finanza pubblica. Quanto alle prospettive di crescita, invece, “lo scenario macroeconomico programmatico, formulato secondo principi di cautela e prudenza, conferma una crescita del Pil allo 0,7% nel 2026, pur in presenza, rispetto al tendenziale, di un’attenuazione della dinamica della spesa pubblica e una rimodulazione delle spese in conto capitale”. Per gli anni successivi, ha proseguito il titolare del Mef, “le maggiori risorse che saranno stanziate con la Manovra di bilancio dispiegheranno un effetto espansivo, con la crescita del Pil che è attesa allo 0,8% nel 2027 e allo 0,9% nel 2028. Gli effetti espansivi appena delineati determineranno, a partire dal 2027, anche un miglioramento del mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione che si attesterebbe al 5,6% a fine periodo”. “Le previsioni programmatiche per l’indebitamento netto, coerenti con gli obiettivi di crescita della spesa netta, confermano il percorso di riduzione già avviato, con il rientro del deficit al di sotto della soglia del 3% nel 2026 (2,8%). Tale andamento proseguirà anche nel biennio 2027-2028. L’avanzo primario è previsto rafforzarsi nel corso del triennio, fino a raggiungere l’1,9% nel 2028, quando il deficit si attesterà al 2,3%”. Dunque, “l’aggiornamento delle previsioni a legislazione vigente mostra un lieve disallineamento tra la previsione dell’indicatore di spesa netta per il 2026 (1,7%) e l’obiettivo (1,6%). Di contro, le proiezioni tendenziali per il biennio 2027-2028 (rispettivamente pari all’1,3 e all’1,5 per cento) risultano inferiori ai limiti del Piano. La compresenza di due indicatori di riferimento per gli equilibri di finanza pubblica ha influenzato la fisionomia della prossima Manovra. Infatti, la stessa terrà conto del disallineamento previsto nel 2026 per l’indicatore di spesa netta ma, alla luce della necessità di finanziare alcuni interventi una tantum, la Manovra netta che il Governo presenterà nelle prossime settimane è sostanzialmente neutrale sul deficit nel 2026 e moderatamente espansiva nel biennio successivo (per circa 3 decimi di Pil nel periodo 2027 e 2028)”. In particolare, ha aggiunto Giorgetti, “il lieve peggioramento del deficit nel 2026 potrà essere utilizzato, coerentemente con il quadro di governance europea, solo per spese una-tantum. Per tali ragioni sarà previsto uno specifico fondo per fronteggiare gli effetti finanziari derivanti dalle sentenze, dei plessi giurisdizionali nazionali ed europei, nelle quali lo Stato potrebbe risultare soccombente”. I margini rispetto agli obiettivi del biennio 2027-2028 saranno invece “utilizzati per finanziare interventi volti ad affrontare le attuali priorità di politica economica. In via prudenziale, tuttavia, l’obiettivo di crescita della spesa netta per il 2028 è fissato all’1,6 per cento, un livello lievemente inferiore rispetto al limite massimo di crescita del Piano (1,7 per cento)”.

Sul rapporto debito/pil, le previsioni “confermano la dinamica indicata nel Dfp. Nel 2025, il rapporto debito/Pil è previsto al 136,2%, un livello leggermente inferiore rispetto alle stime del Dfp (136,6%) grazie alla revisione al rialzo del Pil nominale e a un fabbisogno statale migliore delle attese, pari al 5,6% del Pil (5,8 per cento nel Dfp), con effetti positivi sulle previsioni dello stock del debito. Si prevede una crescita del rapporto debito/Pil nel 2026 (137,4%), mentre dal 2027 si conferma l’inversione dell’andamento, già prevista nel Dfp, dovuta a una riduzione dell’aggiustamento stock-flussi, principalmente riconducibile al minore impatto dei crediti d’imposta edilizi”.

“Le stime tendenziali per il 2025 indicano un Pil nominale superiore alle stime di aprile, con prospettive più favorevoli per la finanza pubblica, che sconterebbe da un lato la revisione al ribasso dei contributi agli investimenti e dall’altro il positivo andamento del gettito fiscale, in crescita grazie all’aumento dell’occupazione e delle retribuzioni, nonché al favorevole andamento della tassazione sulle rendite finanziarie”, ha detto Giorgetti. “Il saldo primario atteso per quest’anno è dello 0,9 per cento del Pil (contro lo 0,7% del Dfp), mentre il deficit si attesterebbe al 3% (dal 3,3 della precedente stima). Negli anni successivi, si prevede un graduale miglioramento del saldo primario, che è atteso crescere nell’orizzonte di riferimento fino a collocarsi al 2,2% nel 2028”, ha aggiunto il titolare del Mef. “Le informazioni contenute nel documento mostrano la volontà di rispettare il sentiero obiettivo di spesa netta autorizzato dal Consiglio dell’Unione europea e di uscire rapidamente dalla Procedura per disavanzi eccessivi cui siamo attualmente sottoposti”.

“Sulla rottamazione ci stiamo lavorando. È un tema su cui crediamo che possa essere data l’ultima chance. Il tema bastone-carota però in questo caso si impone nel senso che non è possibile immaginare una rottamazione all’infinito a beneficio di tutti. Anche in questo caso bisogna distinguere tra meritevoli e non meritevoli”. Mentre per le imprese: “Per quanto riguarda la politica industriale, Industria 4.0 non può essere riproposta perchè poteva essere fatta nell’epoca in cui erano derogate tutte le discipline relativamente agli aiuti di Stato. È stata sostituita da Transizione 5.0” che però “ha generato una burocrazia pazzesca e non è stata particolarmente apprezzata. Stiamo valutando diverse forme automatiche che promuovano e inducano all’investimento e spingano le imprese a investire. Industria 4.0 ci è stata esplicitamente stoppata in sede europea”.

“La spesa per interessi salirà gradualmente, raggiungendo il 4,3% del Pil nel 2028, ma la revisione è meno onerosa rispetto a quanto atteso ad aprile grazie al miglioramento del rischio Paese, che riflette il riconoscimento, da parte degli operatori di mercato e delle agenzie di rating, della prudente politica di bilancio che è stata portata avanti negli ultimi anni, nonché della stabilità di governo che caratterizza l’attuale legislatura”. Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato sul Documento programmatico di finanza pubblica. “Si fa presente – ha aggiunto Giorgetti – che i minori oneri previsti per gli interessi passivi non contribuiscono a ridurre il tasso di crescita dell’aggregato di spesa netta. Dunque non liberano spazi di bilancio utilizzabili in Manovra, ma migliorando l’andamento del deficit favoriscono l’uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi e rallentano l’accumulazione di debito”.

Sui dazi: “Perché non facciamo politiche espansive? Il rigore è condizione necessaria, ma non sufficiente. Il problema di avere una finanza pubblica sana per un Paese indebitato come l’Italia è condizione necessaria ahimè. È sufficiente? Anche no. Probabilmente qui divergono le ricette che ognuno di noi ha. Io credo che la prima riflessione da fare è che la situazione di contesto ha un effetto. E non vengo qui a dire per un Paese esportatore come l’Italia che tipo di anni abbiamo non solo per la politica tariffaria degli Usa, ma quanto per gli effetti indiretti rispetto al fatto che l’overcapacity di alcuni Paesi asiatici si riversi inevitabilmente sull’Europa introducendo una competizione totalmente sleale. Credo che in Europa ci si debba svegliare su questo aspetto altrimenti rischiamo (come abbiamo fatto per l’automotive) di mandare al macero interi settori industriali”.

Capitolo bancario: “Abbiamo intenzione di chiedere alle banche, naturalmente in modo concertato, un contributo che in qualche modo riteniamo di meritare per il sistema Paese poiché il beneficio in termini di rating è andato a beneficio di tutti, anche delle banche stese. Non ci sarà nessun istinto punitivo o velleitario, ma la richiesta di contribuire in un momento particolare del Paese”. E ancora: “Non intendo ridimensionare il Fondo per le pmi. Ricordo però che il sistema delle garanzie pubbliche ha raggiunto fenomeni patologici e quello che è inaccettabile è che il credito da parte delle banche sia erogato solo in presenza della garanzia pubblica. Questo crea una distorsione perché non c’è più una valutazione del merito creditizio sana. Il sistema delle garanzie può andare avanti, ma chiediamo che le banche contribuiscano a sostenere l’onere di questo sistema di garanzie. È un sistema che va tarato perché non è giusto che sia completamente a carico dello Stato”.

“L’analisi delle voci del conto della pubblica amministrazione evidenzia, dal lato della spesa, un ulteriore contenimento di quella della primaria corrente, che dal 41,3% nel 2025 si porterebbe al 40,4% nel 2028. È invece confermata la dinamica sostenuta degli investimenti pubblici, previsti in aumento, anche in virtù di un completamento più graduale delle spese Pnrr, fino a raggiungere il 3,8% nel 2027, per poi attestarsi al 3,5% nel 2028, un valore molto elevato su base storica”.

Dpfp, Bankitalia: “Confermate proiezioni di giugno”

Le informazioni più recenti confermano le nostre proiezioni di giugno, che indicavano una crescita modesta sia quest’anno sia nei prossimi, dovuta principalmente alla debolezza della domanda estera e al persistere di un’elevata incertezza. Gli sviluppi prefigurati nel Documento programmatico sono coerenti con questo quadro sia nelle proiezioni del quadro tendenziale, che collocano la crescita allo 0,5 per cento quest’anno e allo 0,7 nei prossimi due, sia in quelle, poco più favorevoli, dello scenario programmatico”. Lo hanno detto i rappresentanti della Banca d’Italia, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sul Documento programmatico di finanza pubblica. “Si tratta di prospettive che rimangono soggette a numerosi elementi di incertezza, riconducibili in primo luogo all’instabile contesto internazionale. Un ulteriore inasprimento delle tensioni commerciali e geopolitiche, soprattutto se accompagnato da un forte incremento della volatilità dei mercati finanziari, potrebbe incidere in misura particolarmente negativa sul prodotto”.

“Il rapporto tra spesa sanitaria e prodotto si è assestato ormai da tempo (con la sola ovvia eccezione del biennio 2020‑21, segnato dalla pandemia) su un valore contenuto nel confronto con altre grandi economie europee”. “L’avanzo primario (0,9 punti percentuali del prodotto) non è sufficiente a compensare gli effetti (0,3 punti) della differenza tra onere medio del debito e crescita nominale del Pil e soprattutto l’ampia componente stock‑flussi (1,9 punti), a sua volta riconducibile sostanzialmente agli effetti di cassa di agevolazioni edilizie concesse in passato e già contabilizzate nell’indebitamento netto”. “La dinamica della spesa netta nell’anno in corso è sensibilmente inferiore a quella delle spese primarie (3,1%). La differenza è spiegabile con l’aumento degli esborsi finanziati da trasferimenti dell’Ue o cofinanziati a livello nazionale (che salirebbero a 0,7 punti percentuali del Pil, da 0,5 nel 2024) e soprattutto con l’effetto di rilevanti misure discrezionali di aumento delle entrate (per 0,7 punti percentuali, riviste leggermente al rialzo rispetto alle stime di primavera). Come già rilevato in questa sede ad aprile, l’identificazione puntuale e la quantificazione delle entrate discrezionali sono cruciali per monitorare il rispetto degli obiettivi definiti dal Piano strutturale. È quindi essenziale fornire un dettaglio sufficiente a ricostruire tutte le variabili che concorrono a determinare la dinamica della spesa netta”.

“Le attese di indebitamento per il 2025 appaiono nel complesso coerenti con i dati di cassa attualmente disponibili, nonostante l’incertezza che, come usuale, contraddistingue queste valutazioni”.

“Per quanto riguarda la spesa in conto capitale, la continua riduzione della sua incidenza in rapporto al Pil nell’arco del prossimo triennio sarebbe principalmente dovuta al calo dei contributi agli investimenti privati. Questi ultimi scenderebbero nel complesso di quasi il 35% rispetto al valore raggiunto nel 2025, anche per il venire meno degli interventi legati al Pnrr. Gli investimenti pubblici nel prossimo biennio crescerebbero del 4,5% in media l’anno, per poi contrarsi nel 2028 di quasi il 5%, anche in questo caso per effetto dell’esaurimento del Pnrr. Nella media del triennio, la spesa per investimenti in rapporto al Pil rimarrebbe comunque su valori elevati, prossimi al 3,7%. Le entrate nel complesso del triennio diminuirebbero di 0,3 punti percentuali del Pil”. “Nel complesso, il Documento prefigura per il prossimo triennio un aumento della spesa primaria corrente in termini reali (utilizzando il deflatore del Pil) sostanzialmente nullo, un andamento raramente osservato in passato: nel periodo 2010-19 la crescita, pur modesta, era stata pari allo 0,2 per cento in media l’anno”.

“In Italia, il Pil è lievemente diminuito nel secondo trimestre del 2025, in larga parte per la caduta delle vendite all’estero, che anche nel nostro Paese erano state precedentemente sostenute dall’anticipo degli acquisti dagli Stati Uniti. L’elevata incertezza derivante dalle tensioni commerciali e geopolitiche ha indotto i consumatori a mantenere comportamenti di spesa prudenti, ma non ha impedito che gli investimenti continuassero a espandersi, favoriti dalla discesa del costo dei finanziamenti e dalle misure del Pnrr. Il mercato del lavoro ha mostrato segnali di raffreddamento, con un sostanziale ristagno del numero di occupati e delle ore lavorate. Gli indicatori disponibili suggeriscono una lieve ripresa dell’attività nel terzo trimestre dell’anno, alimentata principalmente dal settore dei servizi”. “Per quanto riguarda il completamento del Pnrr, alla luce delle previsioni aggiornate sulla spesa effettivamente realizzata entro la fine dell’anno in corso, l’imminente revisione del Piano è un’importante occasione da cogliere. Per un Paese che ha un debito pubblico elevato come l’Italia, la prudenza nella gestione delle finanze pubbliche è meritoria quanto doverosa. Va coniugata con riforme strutturali che sostengano la crescita e l’innovazione”.

“La manovra delineata nelle sue linee più generali nel Dpfp appare incentrata su una ricomposizione del bilancio e prevede un limitato aumento del disavanzo nel 2027-28 rispetto all’andamento tendenziale. Il Documento non include informazioni sufficienti per avanzare valutazioni sulle singole misure. In ogni caso, gli interventi di copertura dovranno essere certi. Sarebbe inoltre opportuno limitare gli incrementi di spesa o le riduzioni di entrate di natura temporanea: hanno effetti solo transitori sulla domanda, aumentano il livello del debito e risultano spesso difficili da rimuovere”. “Una riallocazione tra le diverse poste del bilancio può favorire la produttività e la crescita. Ciò accadrebbe, ad esempio, aumentando le risorse a favore di investimenti, ricerca e istruzione e contestualmente razionalizzando le spese fiscali, rimuovendo gli elementi del sistema tributario che scoraggiano la crescita dimensionale delle imprese, arginando l’erosione della base imponibile dell’Irpef”.

“Nell’area dell’euro, il quadro congiunturale è tornato a indebolirsi dopo la temporanea accelerazione del primo trimestre, anch’essa in buona parte riconducibile all’anticipo delle importazioni degli Stati Uniti. Il prodotto è cresciuto in misura modesta nei mesi primaverili e gli indicatori disponibili non prefigurano un rafforzamento per la seconda metà dell’anno”. Lo hanno detto i rappresentanti della Banca d’Italia, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sul Documento programmatico di finanza pubblica. “Le proiezioni macroeconomiche degli esperti della Bce diffuse a settembre indicano una crescita del Pil pari all’1,2 per cento nel 2025, all’1,0 nel 2026 e all’1,3 nel 2027. L’inflazione si collocherebbe in media al 2,1 per cento nell’anno in corso, per portarsi su valori poco inferiori al 2 per cento nel prossimo biennio”.

Dpfp, Upb: “Manovra esigua per impatto netto”

“È una manovra chiaramente esigua da un punto di vista di impulso netto e quindi anche l’impatto che avrà sull’economia è un impatto limitato”. Lo ha detto la presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Lilia Cavallari, in audizione davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sul Documento programmatico di finanza pubblica. “La manovra lorda è in media di 0,7 punti percentuali l’anno, quindi” per quanto riguarda “la manovra lorda siamo intorno 16 miliardi l’anno”, mentre come “manovra netta siamo intorno a 11 miliardi nei 3 anni”.

“C’è un effetto sui saldi che si vede soprattutto nella parte finale dell’intervallo, dovuto alla rimodulazione della spesa del Pnrr”, che “incide positivamente sui saldi. L’altro grande indicatore per gli obiettivi programmatici è la spesa netta, che nel 2025 è in linea – con una composizione un po’ diversa – con quanto previsto, nel 2026 c’è un leggero sforamento rispetto al tetto massimo che sarà corretto in sede di manovra”, nel 2027 e 2028 si prevedono “andamenti più favorevoli”. Sui fattori che spiegano questi andamenti della spesa netta “non abbiamo informazioni dettagliate”, ma “possiamo presumere che un fattore importante nei miglioramenti sia legato alla rimodulazione del Pnrr e quindi a una maggiore incidenza delle spese finanziate con fondi europei”, ha aggiunto, spiegando che è essenziale che i documenti contengano informazioni sulle singole componenti.

I saldi di finanza pubblica vanno meglio rispetto alle previsioni di aprile”. Nel triennio “le entrate tributarie rimangono pressoché costanti. Bene le entrate contributive”, con “un aumento della massa contributiva anche legato al buon andamento dell’occupazione, in parte riflesso dell’ultima legge di bilancio”. Cavallari ha parlato di un “buon andamento delle entrate tributarie e contributive”. “C’è un profilo della spesa per interessi che è in aumento ma meno di quanto previsto e questo è il riflesso della migliore valutazione del credito dell’Italia sui mercati. C’è un miglioramento della spesa per interessi”.

Casa, S&D: “Serve fondo da 300 miliardi contro povertà abitativa”

Un fondo da 300 miliardi di euro, di cui 100 sotto forma di sovvenzioni, “mirato, ben finanziato, a lungo termine e prevedibile, per sostenere strategie locali su larga scala” con lo scopo di combattere la speculazione finanziaria sui prezzi delle case. Lo chiede il gruppo dei Socialisti e democratici (S&d) al Parlamento europeo.

Lo strumento, affermano, deve sbloccare “sovvenzioni, capitale proprio, prestiti e strumenti flessibili per sostenere non solo le nuove costruzioni, ma anche la modernizzazione e l’espansione dell’edilizia pubblica, cooperativa e senza scopo di lucro, la ristrutturazione degli alloggi esistenti per le famiglie a basso e medio reddito, con l’obiettivo di salvaguardare la proprietà pubblica e di promuovere modelli di edilizia cooperativa”. Nel “position paper” il gruppo cita i dati Eurostat che segnalano tra il 2010 e il 2024 un aumento del 55,4% dei prezzi delle case e del 26,7% dei canoni di affitto, con picchi che superano il 200% in Ungheria ed Estonia. “Secondo gli ultimi dati, le famiglie a basso reddito – quelle che guadagnano meno del 60% del reddito disponibile mediano nazionale – spendono quasi il 40% del loro reddito per le spese di alloggio”, sottolineano i socialisti e democratici. “Questi finanziamenti devono essere affidabili, a lungo termine e flessibili, erogati attraverso sovvenzioni, partecipazioni azionarie, prestiti, garanzie e altri strumenti adeguati alle esigenze locali, senza un onere amministrativo eccessivo”, si legge in un documento politico pubblicato oggi. Gli S&d chiedono che il 30% degli alloggi di nuova costruzione sia accessibile per i redditi bassi e il 30% per i redditi medi. Il fondo deve finanziare tutti i tipi di alloggi accessibili, in particolare quelli in affitto, pubblici, cooperativi e senza scopo di lucro.

Il fondo europeo di sviluppo regionale e il fondo sociale europeo “devono essere rafforzati per sostenere gli investimenti in alloggi accessibili e dignitosi”. Un focus particolare, secondo i socialisti e democratici, deve essere riservato alle zone rurali e svantaggiate, con il finanziamento di “servizi pubblici fondamentali come i trasporti, finanziari con il programma Connecting Europe Facility e la rete Ten-t, l’istruzione e l’assistenza all’infanzia”. Il gruppo esorta anche azioni per “riorientare i fondi del dispositivo per la ripresa e la resilienza (Rrf) e incoraggiare gli Stati membri a riassegnare le risorse non utilizzate dei loro piani nazionali per la ripresa e la resilienza (Rrp) a strumenti finanziari che sostengono la costruzione e la ristrutturazione di alloggi accessibili e resilienti al clima, in collaborazione con le autorità locali”.

Tra i punti sottolineati nel documento c’è anche la richiesta di un “trattamento preferenziale per i modelli che, per statuto o principi fondanti, sono cooperativi o organizzati come entità a scopo limitato o senza scopo di lucro”. Questo approccio mira a “contrastare la massimizzazione sistematica dei profitti insita in tutta la catena del valore, che spesso aggrava i problemi di accessibilità economica”. “Il sostegno pubblico, le procedure di appalto pubblico o i regimi preferenziali per gli investimenti residenziali dovrebbero essere vincolati a chiare condizioni sociali, quali il rispetto dei diritti dei lavoratori, comprese le garanzie contro la rivendita speculativa, e meccanismi per preservare l’accessibilità economica a lungo termine”, suggerisce il gruppo. “Senza tali garanzie, vi è il rischio che le risorse pubbliche alimentino indirettamente l’esclusione abitativa o i guadagni finanziari a breve termine”, si legge ancora.

Il gruppo dei Socialisti e democratici (S&d) al Parlamento europeo chiede di scorporare gli investimenti in alloggi accessibili e dignitosi dal calcolo del limite deficit pubblico/Pil al 3% fissato nei criteri di finanza pubblica a livello europeo. È quanto si legge in un documento politico del gruppo. Gli S&d chiedono che “l’edilizia abitativa diventi una priorità strategica nel semestre europeo, includendola nelle raccomandazioni specifiche per paese (Csr)”. “Ciò costituirebbe un potente strumento per affrontare le sfide e trovare soluzioni per ogni Stato membro in materia di mercato immobiliare”, si legge ancora. Il gruppo esorta l’Ue a dedicare “particolare attenzione al miglioramento delle condizioni abitative dei lavoratori migranti”,che rappresentano “una parte essenziale del mercato unico dell’Ue”. “La politica abitativa deve essere pienamente integrata nel quadro di governance economica dell’Ue come pilastro della crescita sostenibile e del progresso sociale”, sottolineano. “Il semestre europeo dovrebbe includere anche indicatori di esclusione abitativa e disparità nell’accesso ad alloggi dignitosi e a prezzi accessibili, al fine di orientare le riforme nazionali e le politiche di bilancio verso un accesso effettivo all’alloggio: tali indicatori integrerebbero gli elementi esistenti del quadro di valutazione sociale e guiderebbero gli investimenti nel settore dell’edilizia abitativa”, rimarcano i socialisti.

Una tassa immobiliare per i residenti extra-Ue e chi possiede una casa di lusso e stabilire una preferenza sull’acquisto della prima casa per i residenti rispetto a chi vuole comprarla dall’estero. Lo chiede il gruppo dei Socialisti e democratici in una lista di azioni per frenare la speculazione nel mercato immobiliare. Il gruppo chiede all’Ue di “esplorare la possibilità di introdurre un divieto sugli acquisti immobiliari all’estero, studiando al contempo modalità per dare priorità alla protezione dei residenti da tali acquisizioni all’interno dell’Ue, eventualmente concedendo un accesso prioritario agli immobili destinati ad abitazione principale, senza violare i principi della libera circolazione dei capitali”. La privatizzazione e la finanziarizzazione, sottolinea il gruppo, “hanno trasformato gli alloggi in un bene orientato al profitto” e “l’ascesa dei fondi di investimento immobiliare, della cartolarizzazione dei mutui ipotecari e degli investitori globali ha accentuato le disuguaglianze, soprattutto nelle grandi città e nelle zone ad alta vocazione turistica, dove i costi degli alloggi superano di gran lunga i salari locali e le condizioni economiche”. “Questa tendenza ha distolto gli investimenti dai mercati meno redditizi, dove i rendimenti sono inferiori e gli incentivi finanziari più deboli”, sottolineano ancora.

I socialisti sottolineano la necessità di intervenire sulla regolamentazione degli investimenti speculativi, sul rafforzamento della trasparenza e sull’ampliamento delle misure di salvaguardia per garantire l’accessibilità economica e l’equità. Chiedono “un trattamento normativo differenziato per i progetti di edilizia abitativa accessibile e dignitosa finanziati con modelli cooperativi, a scopo di lucro limitato o senza scopo di lucro”. Il gruppo chiede incentivi per il modello basato sulla mutualizzazione dei rischi, perché “contribuisce intrinsecamente a ridurre il rischio sistemico”. A questo si aggiunge la proposta di istituire “un registro europeo della trasparenza per tutte le transazioni relative al settore immobiliare”. Il “mosaico di agevolazioni fiscali, come le esenzioni sulle plusvalenze e gli sgravi ipotecari, distorce il mercato”, aggiungono gli S&d criticando la frammentazione fra gli Stati negli inventivi fiscali per l’acquisto degli alloggi. “Ciò fa aumentare i prezzi e accentua le disuguaglianze, avvantaggiando in modo sproporzionato le famiglie più ricche”, sottolineano. Criticano i modelli dei “visti d’oro” e altri regimi fiscali su misura che “attraggono stranieri facoltosi attraverso investimenti immobiliari che aumentano la pressione sul mercato immobiliare”. Per questo il gruppo chiede di “valutare l’introduzione di una speciale imposta immobiliare a livello Ue per gli acquirenti extra Ue, al momento dell’acquisto di immobili oltre alla prima abitazione o di unità di lusso”. Lo strumento “potrebbe fungere sia da deterrente agli investimenti speculativi sia da potenziale risorsa propria dell’Ue destinata specificamente a un fondo Ue dedicato all’accessibilità degli alloggi”. Il provvedimento deve essere accompagnato da “un’indagine della Commissione sui cinque maggiori investitori nel mercato immobiliare europeo mirata in particolare sulla loro struttura fiscale”.

Pnrr, Ue: Italia tra primi 6 Stati con pagamenti ricevuti oltre 65%

“Sei Stati membri (Danimarca, Estonia, Francia, Italia, Germania e Malta) hanno ricevuto pagamenti corrispondenti a oltre il 65% della loro dotazione totale Dispositivo di Ripresa e Resilienza (Rff), e altri quattro Stati membri (Grecia, Lettonia, Portogallo e Slovacchia) hanno ricevuto oltre il 50% della loro assegnazione. Quindici Stati membri (Austria, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Finlandia, Irlanda, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Slovenia, Spagna e Svezia) hanno raggiunto esborsi pari a oltre il 30% della loro assegnazione Rrf, mentre due Stati membri (Bulgaria e Ungheria) rimangono al di sotto della soglia del 30%”. E’ quanto si legge nel Quarto rapporto della Commissione sull’attuazione del Pnrr.

Ia, ok Commissione Ue a strategia per settori chiave e ricerca

La Commissione europea ha definito due strategie per garantire che l’Europa promuova l’adozione dell’IA nei settori chiave, compreso il settore scientifico. “Voglio che il futuro dell’IA sia realizzato in Europa. Perché quando si utilizza l’IA, è possibile trovare soluzioni più intelligenti, più veloci e più convenienti – commenta in una nota la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen -. L’adozione dell’IA deve essere diffusa e, con queste strategie, contribuiremo ad accelerare il processo. Mettere l’IA al primo posto significa anche mettere la sicurezza al primo posto. Promuoveremo questa mentalità ‘AI first’ in tutti i nostri settori chiave, dalla robotica alla sanità, dall’energia all’automotive”.

La strategia “Apply AI” mira a sfruttare il potenziale trasformativo dell’IA promuovendone l’adozione in settori strategici e pubblici quali sanità, farmaceutica, energia, mobilità, produzione, edilizia, agroalimentare, difesa, comunicazioni e cultura. Inoltre, la strategia – spiega una nota – fornirà supporto alle piccole e medie imprese (Pmi) in base alle loro esigenze specifiche e aiuterà le industrie a integrare l’IA nelle loro attività. Le misure concrete comprendono la creazione di centri di screening avanzati basati sull’IA per l’assistenza sanitaria e il sostegno allo sviluppo di modelli all’avanguardia e di IA agentica su misura per settori quali la produzione, l’ambiente e l’industria farmaceutica.

Per promuovere l’adozione dell’IA e sostenere queste misure, la Commissione sta mobilitando circa 1 miliardo di euro. In futuro, nuove iniziative in settori quali la finanza, il turismo e il commercio elettronico potrebbero integrare questi settori. La strategia affronta anche sfide trasversali, come accelerare il time-to-market collegando infrastrutture, dati e strutture di prova. Per coordinare l’azione, la Commissione sta lanciando l’Apply AI Alliance, un forum che riunisce l’industria, il settore pubblico, il mondo accademico, le parti sociali e la società civile. Un osservatorio sull’IA monitorerà le tendenze dell’IA e valuterà gli impatti settoriali. Parallelamente, la Commissione ha lanciato l’AI Act service desk per contribuire a garantire l’attuazione senza intoppi dell’AI Act.

La strategia AI in Science ha al suo centro Raise, la Risorsa per la scienza dell’intelligenza artificiale in Europa, un istituto europeo virtuale che raccoglie e coordina le risorse di intelligenza artificiale per lo sviluppo dell’IA e la sua applicazione nella scienza. Le azioni strategiche comprendono misure volte ad attrarre talenti scientifici globali e professionisti altamente qualificati affinché “scelgano l’Europa”. Ciò include 58 milioni di euro nell’ambito del progetto pilota Raise per le reti di eccellenza e le reti di dottorato al fine di formare, trattenere e attrarre i migliori talenti nel campo dell’IA e della scienza. Seicento milioni di euro da Horizon Europe serviranno per migliorare e ampliare l’accesso alla potenza di calcolo per la scienza. Sui finanziamenti alla ricerca, l’obiettivo è raddoppiare gli investimenti annuali di Horizon Europe nell’IA a oltre 3 miliardi di euro, compreso il raddoppio dei finanziamenti per l’IA nella scienza.

Ia, il colosso Qualcomm Technologies compra la Arduino di Ivrea

“Era il momento giusto: ci sono sfide legate all’intelligenza artificiale estremamente complesse che richiedono una forza alle spalle che una piccola realtà come Arduino — per quanto importante — non può avere da sola. Per poter continuare la missione di semplificare la tecnologia e mantenere l’approccio open source, serviva un partner molto grande”. Lo dice Massimo Banzi, genio italiano che ieri ha consegnato la sua Arduino, fondata nel 2005 a Ivrea per dare la possibilità a chiunque di creare e programmare dispositivi e progetti di elettronica, al colosso californiano Qualcomm Technologies. Come riporta il Corriere della Sera, Arduino dice ancora: ” Continueremo a essere noi stessi, con la possibilità però di fornire strumenti molto più potenti, tra cui il prodotto annunciato ieri: la scheda Arduino Uno Q con Intelligenza artificiale integrata”.

Aree interne, la proposta di Azione

“Si è riunito il gruppo di lavoro di Azione sulle aree interne, nell’ambito del lavoro dei tavoli tematici coordinati dalla presidente Elena Bonetti. Il gruppo di lavoro, allargato anche a amministratori locali e coordinato dai parlamentari Daniela Ruffino e Fabrizio Benzoni e dal referente nazionale Guido Milana, è finalizzato alla redazione di una mozione parlamentare. Tale proposta si concentrerà sulla valorizzazione delle aree interne, il contrasto allo spopolamento e la necessità di una pianificazione integrata, anche alla luce delle recenti proposte del governo sugli enti locali e della necessità di destinare risorse adeguate. A tal fine e’ in corso un primo ciclo di audizioni con gli enti territoriali. Con questo lavoro, Azione vuole costruire una proposta concreta di rilancio delle aree interne, che unisca crescita economica, servizi e coesione sociale, rimettendo i territori al centro delle scelte nazionali”.

Così una nota del partito guidato da Carlo Calenda.

Roma Capitale, verso adozione testo base prossima settimana

Nell’Ufficio di presidenza svoltosi oggi in commissione Affari costituzionali di Montecitorio si è proposto, secondo quanto si apprende, di concludere la prossima settimana l’esame preliminare del ddl governativo incardinato in materia di Roma Capitale.

Sempre la prossima settimana la commissione dovrebbe procedere all’adozione del testo base, che sarà appunto quello licenziato dal Governo nel Cdm del 30 luglio scorso e che si è aggiunto alle altre pdl già all’esame della commissione. Relatori del provvedimento saranno il deputato di FI Paolo Barelli e il collega FdI Luca Sbardella.

Commissione Pnrr-Pniec, Pichetto: “A giorni il nuovo presidente”

“A giorni nomino il nuovo presidente” della commissione Pnrr-Pniec, dopo le dimissioni rassegnate a maggio da Massimiliano Atelli e decorse da metà settembre. Così il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin in chiusura della terza conferenza annuale di Confindustria Energia.

Rinnovabili, ‘Renewable 2025’ prevede aumento di energia 4600GW al 2030

Eolico offshore, Aero: “Bene ok Cdc a decreto Mase”

“Con il via libera della Corte dei conti al decreto porti relativo alle aree strategiche prioritarie di Augusta e Taranto, quali hub infrastrutturali per la costruzione dei galleggianti e l’assemblaggio degli aerogeneratori per l’eolico offshore, si raggiunge il primo obiettivo che il Governo, attraverso la firma dei ministri Giorgetti, Pichetto Fratin e Salvini, si era prefissato per avviare nuovi cantieri portuali dedicati allo sviluppo delle rinnovabili dal mare con l’obiettivo di una forte crescita economica e occupazionale nel Mezzogiorno. A breve verranno assegnati i primi fondi, circa 78 milioni di euro, per gli urgenti lavori di adeguamento delle banchine e per la logistica nella movimentazione e costruzione delle componenti degli impianti eolici offshore. Un risultato straordinario, seguito dalla Direzione Fonti e Titoli Abilitativi del Mase, che incoraggia la nascente supply chain dedicata alla realizzazione di una grande industria italiana, innovativa e sostenibile per la produzione di fonti rinnovabili da impianti di eolico flottante”. Lo ha dichiarato ieri a Palermo il presidente dell’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, Fulvio Mamone Capria, nell’ambito dell’Offshore Wind Revolution – Building the Industry and Getting the Ports Ready, evento dedicato allo sviluppo dell’eolico offshore in Italia e in Europa.

“Abbiamo il potenziale tecnico e industriale, nonché una posizione privilegiata nel Mediterraneo per giocare un ruolo centrale nello sviluppo dell’eolico offshore. Oggi in Italia abbiamo già approvati in V.I.A. progetti per oltre 2,2 GW di capacità e ci sono altri 24 GW in fase di Valutazione d’Impatto Ambientale. I numeri non lasciano spazio a dubbi: è il momento di passare dalle promesse alle realizzazioni. Il potenziale per diventare un Paese leader nell’eolico offshore c’è tutto e nella due giorni a Palermo il confronto tra gli addetti ai lavori ha dimostrato che tutto ciò è possibile in tempi rapidi”, prosegue il presidente di Aero.

“Il confronto positivo tra due regioni meridionali, come la Regione Puglia e la Regione Siciliana, a cui abbiamo assistito ieri e che rilanciavano sulla necessità che l’eolico offshore possa portare benefici economici e opportunità occupazionali al Sud con migliaia di lavoratori assunti, alla pari degli esempi positivi di Danimarca e Francia in nord Europa, sono un segnale forte di maturità politica e di visione strategica del Paese. Siamo certi, quindi, che il Mase saprà dare risposte concrete alle attese dei diversi investitori in merito alle aste del FER2 ed è per questo che la nostra associazione ha offerto tutto il proprio supporto tecnico e conoscitivo anche al GSE per una rapida analisi dei progetti, delle ricadute economiche, del ritorno vincente in termini di investimenti nel Mezzogiorno”, ha concluso Mamone Capria.

Raee, dal Cdm ok alla direttiva Ue

Via libera dal Cdm di ieri all’attuazione della direttiva europea 2024/884del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 marzo 2024 che modifica la direttiva 2012/19/UE sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Il provvedimento – spiega il resoconto di Palazzo Chigi – attua modifiche alla normativa sui rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), in particolare per quanto riguarda i pannelli fotovoltaici (PV). Il decreto chiarisce che l’onere finanziario per la gestione del fine vita è a carico dei produttori per i PV immessi sul mercato a partire dal 13 agosto 2012. Questa modifica rimuove l’obbligo che era precedentemente posto sui produttori per il finanziamento dei PV domestici e professionali non incentivati anteriori a tale data, razionalizzando il sistema di finanziamento.

Infrastrutture, Autostrade: Piano da 30 mld e braccio di ferro sui pedaggi

Imprese, E.Romagna finanzia 20 progetti biotecnologie con 21 mln

Lazio, da Regione 6 mln euro per completare il Rome Technopole

È stato siglato oggi, presso il WEGIL in Largo Ascianghi 5 a Roma, il protocollo d’intesa tra Regione Lazio e Rome Technopole. A firmare il documento, la vicepresidente della Regione Lazio Roberta Angelilli e la presidente della Fondazione Rome Technopole Antonella Polimeni. Il protocollo d’intesa riguarda l’impegno assunto dalla Regione Lazio per il completamento e la realizzazione del polo di ricerca che si concretizza attraverso un finanziamento di 6.331.709 di euro. Le risorse erogate dalla Regione Lazio nell’ambito della strategia per la ricerca e l’innovazione tecnologica, rientrano nel Programma regionale FESR 2021-2027 e integrano l’investimento di 110 milioni di euro del PNRR.

Hanno partecipato, Maurizio Veloccia, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Giuseppe Biazzo presidente Unindustria e vicepresidente Fondazione Rome Technopole, Francesco Marcolini, presidente di Lazio Innova, Tiziana Petucci, direttore Sviluppo Economico, Attività Produttive e Ricerca della Regione Lazio, Antonino Galletti, consigliere di amministrazione Rome Technopole, Sabrina Saccomandi, direttrice Generale Fondazione Rome Technopole e Alessandra Gallone, consigliera particolare del Ministro Anna Maria Bernini.

«Il Lazio ha tutti i requisiti per diventare un hub dell’innovazione perché è la seconda regione in Italia per tecnologie all’avanguardia e soluzioni innovative e a livello europeo ha scalato ben 15 posizioni in pochi anni. La nostra strategia, che combina le risorse regionali ai programmi europei e nazionali, punta ad investire sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico per accrescere la competitività delle imprese fornendo sostegno alle start-up e alle scale up incentrate sulle tecnologie critiche ovvero quelle applicazioni avanzate che contribuiscono a rafforzare l’indipendenza industriale, tra queste microelettronica, intelligenza artificiale e biotecnologie applicabili in ambiti differenti dell’economia e della società. L’investimento sul Rome Technopole s’inserisce in questa strategia perché questo polo è pensato per essere una fucina di conoscenze proprio a supporto delle imprese deep tech», ha dichiarato Roberta Angelilli vicepresidente e assessore a Sviluppo economico, Commercio, Artigianato, Industria, Internazionalizzazione della Regione Lazio.

«La nuova sede, per la quale lo scorso gennaio è stato siglato l’accordo con il Comune di Roma che concede il diritto di superficie sull’area di Pietralata, racchiuderà soluzioni innovative e tecnologie all’avanguardia nel campo della sostenibilità ambientale ed efficientamento. Il nostro impegno è realizzare un edificio a impatto zero, che possa rappresentare un modello grazie all’utilizzo di soluzioni all’avanguardia, come l’idrogeno verde e la geotermia, settori in cui Sapienza è pioniera. L’edificio ospiterà anche laboratori di ricerca, spazi multimediali per la didattica, aree per il trasferimento tecnologico, l’incubazione e l’accelerazione di impresa. L’ obiettivo del progetto è di rafforzare la collaborazione osmotica tra università, enti di ricerca, mondo imprenditoriale, comune, regione e istituzioni del territorio» ha dichiarato Antonella Polimeni, rettrice di Sapienza Università di Roma e presidente della Fondazione Rome Technopole.

Rome Technopole riunisce le 10 principali università con sede nel Lazio, i 4 maggiori enti pubblici di ricerca, Unindustria, Regione Lazio, Comune di Roma, le Camere di Commercio di Roma, Latina-Frosinone, Rieti-Viterbo, altri enti pubblici, oltre 20 gruppi industriali e imprese. Un ecosistema di innovazione finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PNRR a carattere regionale che alimenterà la filiera di ricerca, formazione, l’innovazione nelle tre aree di interesse strategico per il Lazio: transizione energetica, transizione digitale, salute e biopharma. L’8 giugno 2022, con la sottoscrizione da parte degli enti fondatori, è stata costituita la Fondazione Rome Technopole che rappresenta lo strumento operativo nella realizzazione del progetto Rome Technopole, di cui Sapienza è soggetto pubblico proponente. La Rettrice Polimeni è stata nominata Presidente della Fondazione, come previsto dallo Statuto.

Sarà avviato un Tavolo di lavoro per individuare le progettualità da sviluppare: a farne parte un rappresentante della Regione Lazio con ruolo di coordinatore, un rappresentante della Fondazione Rome Technopole, di Roma Capitale, del MUR, di Unindustria in qualità di socio della Fondazione e i rappresentanti delle Università del Lazio. Una successiva convenzione operativa definirà poi le risorse, le attività, i soggetti preposti e le tempistiche. L’edificio sarà costruito a Pietralata e avrà una superficie utile compresa tra i 2.100 e i 2.400 mq. Si prevede la realizzazione di aule multimediali e sale per attività didattiche e di formazione, laboratori di ricerca e aree per il trasferimento tecnologico. L’appalto dei lavori è stato pubblicato a marzo 2025 ed è stato aggiudicato a settembre. Il progetto si integra con le Strategie Territoriali della Regione Lazio.

Abb vende la divisione robotica a Softbank per 5 miliardi

Il gruppo industriale svizzero-svedese Abb venderà la sua divisione robotica alla holding giapponese Softbank Group per un valore aziendale di 5,375 miliardi di dollari (4,627 miliardi di euro). Il gruppo, che aveva anche valutato per questa attività anche la quotazione, ha firmato un accordo con il gruppo giapponese e spera di finalizzare la transazione entro la meta’ o la fine del 2026.

Pravettoni (Greenvolt Next Italia): “Da nuovo quadro, progetti scalabili”

“Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un’evoluzione significativa del quadro regolatorio, con l’introduzione di strumenti come il MACSE, i Decreti Aree Idonee e CACER, i nuovi meccanismi PPA e le misure del PNRR che favoriscono lo sviluppo del solare e dello storage. Si tratta di un passaggio cruciale, in quanto le regole stanno diventando più chiare, più stabili rendendo le opportunità più bancabili, e questo significa maggiore fiducia da parte di investitori e finanziatori, e tempi più certi per lo sviluppo degli stessi. Per la nostra società tutto questo rappresenta una grande opportunità industriale, poiché non ci limitiamo a interpretare le norme ma le trasformiamo in progetti concreti, scalabili e competitivi. È in questa capacità di esecuzione, di mettere a terra progetti per la transizione energetica, che si misura la differenza tra un operatore finanziario e un operatore industriale”. Così ha commentato Fabrizio Pravettoni, BU Manager Large Accounts di Greenvolt Next Italia, società del Gruppo Greenvolt, leader globale nel mercato delle rinnovabili, partecipando alla Solar and Storage Live 2025 di Verona. “Oggi, le nuove regole aprono tre grandi opportunità, in termini di maggiore bancabilità dei progetti, grazie a regole e incentivi più stabili, iter più rapidi e certezza normativa, che accelerano la pipeline e riducono i tempi di realizzazione. Senza dimenticare le maggiori possibilità di collaborazione tra utility, imprese e comunità locali, che creano valore condiviso. Ed è proprio su quest’ultimo punto che abbiamo deciso di concentrare la nostra azione, sviluppando soluzioni integrate, che uniscono PPA on-site e Autoconsumo Diffuso”, ha spiegato Pravettoni. “Attraverso un Power Purchase Agreement on-site, possiamo realizzare l’impianto fotovoltaico, senza alcun investimento iniziale, direttamente presso l’azienda cliente che paga solo l’energia realmente prodotta e consumata, a un prezzo fisso o indicizzato, ma sempre più competitivo rispetto a quello di rete, con un risparmio medio dal 30% al 70% in bolletta. A questo si aggiunge la possibilità di attivare Configurazioni di Autoconsumo Diffuso, con la possibilità di condividere l’energia prodotta in eccesso dall’impianto con altri punti di consumo connessi alla stessa cabina primaria, che siano altre aziende, enti pubblici o famiglie del territorio. Questo modello, incentivato per 20 anni dal GSE, genera un ulteriore beneficio economico sia per l’azienda produttrice, sia per tutti i membri della comunità energetica”, há aggiunto Pravettoni. “Per le aziende, il modello PPA unito all’Autoconsumo Diffuso comporta vantaggi in termini di zero investimento iniziale e zero costi di gestione, bollette più leggere e stabili nel tempo, protezione dal rischio ‘caro energia’ e un asset tangibile che valorizza l’immobile e migliora il rating ESG. Dal punto di vista della sostenibilità, i benefici sono altrettanto concreti, dalla riduzione diretta delle emissioni di CO₂ grazie a energia pulita certificata al miglioramento del profilo ESG aziendale, con dati misurabili e certificabili. Senza dimenticare il valore sociale, perché l’energia condivisa va anche a famiglie, enti pubblici e dipendenti, generando un impatto positivo sul welfare e sull’inclusione territoriale”, ha sottolineato Pravettoni. “Come operatore industriale, investiamo direttamente nello sviluppo, nella realizzazione e nella gestione degli impianti. Abbiamo una pipeline di oltre 10 milioni di euro, più di 150 MW installati, e oltre 1.200 progetti realizzati in Europa. La nostra forza è nella scalabilità e nella replicabilità dei modelli, poichè ogni progetto è una piattaforma che può essere adattata a contesti diversi, mantenendo competitività e impatto positivo. In un momento in cui la normativa finalmente offre stabilità e visione, la sfida non è più solo regolatoria, ma industriale: trasformare queste opportunità in infrastrutture energetiche reali, a beneficio delle imprese e del Paese”, ha concluso Pravettoni.

Dal Fabbro (Iren): Idroelettrico bene strategico per la sicurezza nazionale”

«L’idroelettrico rappresenta un bene strategico per il nostro Paese, da tutelare e valorizzare, come fonte energetica primaria per la sicurezza nazionale. Le realtà più idonee a gestirlo in modo efficiente e sostenibile sono quelle che da decenni operano nel settore: le multiutility, che possono abbinare competenze specifiche e capacità di investimento significative. Oggi, inoltre, il concetto di sicurezza deve essere inteso in modo più ampio, non riguarda più soltanto la protezione fisica delle infrastrutture, ma anche la loro sicurezza cibernetica. Le principali minacce, infatti, non si manifestano più solo sul territorio, ma anche nello spazio digitale. Per questo è fondamentale definire e attuare un piano di sistema condiviso tra Governo e operatori, poiché si tratta di una sfida di rilevanza strategica per l’interesse nazionale, che potrebbe cubare circa 3 miliardi di investimenti annui. Esistono potenziali rischi legati all’approvvigionamento delle risorse, che devono essere attentamente considerati. In questo contesto, realtà come Iren, fortemente radicate nei territori e con un patrimonio di esperienza consolidato, possono e devono assumere un ruolo da protagoniste al servizio dello Stato e dei cittadini”. Ha dichiarato Luca Dal Fabbro, Presidente del Gruppo Iren e di Utilitalia intervenendo alla III Conferenza annuale di Confindustria energia.

Snam, accordo di esclusiva per possibile acquisizione di Higas

Snam ha firmato con gli azionisti di Higas, società proprietaria del deposito costiero di GNL di Oristano, un accordo per l’avvio di un periodo di analisi e negoziazione in esclusiva in relazione alla possibile acquisizione del 100% del capitale sociale della Società, nonché all’ampliamento e alla conversione dell’attuale deposito costiero in terminale di rigassificazione galleggiante (floating storage and regasification unit – FSRU).

L’operazione, una volta finalizzata, potrà consentire l’immissione del gas naturale rigassificato dalla futura FSRU di Oristano nella rete di trasporto di prossima realizzazione in Sardegna, che servirà il segmento centro-sud industriale e termoelettrico dell’isola e le utenze delle province di Cagliari, Oristano, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente. L’installazione della FSRU potrà consentire, inoltre, l’approvvigionamento dei volumi di gas naturale funzionali alla metanizzazione della regione, aumentando nel contempo la capacità di stoccaggio di circa dieci volte rispetto a quella attuale.

Il 21,5% delle imprese dell’UE ha subito incidenti di sicurezza ICT nel 2023

Nel 2023, il 21,5% delle imprese dell’UE ha subito incidenti di sicurezza ICT con conseguenze di vario tipo, come l’indisponibilità dei servizi ICT, la distruzione o il danneggiamento dei dati o la divulgazione di dati riservati.

Le percentuali più elevate di imprese che hanno subito incidenti di sicurezza ICT con conseguenze sono state riscontrate in Finlandia, con oltre due quinti (42,2%), seguita da Polonia (32,5%) e Malta (28,7%). All’altro estremo della scala, le percentuali più basse si sono registrate in Austria (11,5%), Slovenia (11,6%) e Bulgaria (12,1%).

Le imprese che hanno avuto il maggior numero di incidenti di sicurezza legati alle ICT nel 2023 sono state quelle del settore della fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (28,8%), dell’informazione e della comunicazione (27,9%), delle attività professionali, scientifiche e tecniche (26,8%), delle attività immobiliari (25,0%) e della fornitura idrica, comprese le attività di fognatura, gestione dei rifiuti e bonifica (24,1%).

M.Gia.

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