IL REPORT FIGC

Stadi, impianti VECCHI di 56-74 anni: dal 2007 solo l’1% degli investimenti, l’8% sono privati, solo il 22% green. 31 progetti in corso, 4 per Euro 2032

Si attende la nomina del commissario straordinario per gli stadi.

03 Ago 2025 di Mauro Giansante

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Stadi, impianti VECCHI di 56-74 anni: dal 2007 solo l’1% degli investimenti, l’8% sono privati, solo il 22% green. 31 progetti in corso, 4 per Euro 2032

Non sarà Massimiliano Atelli il commissario straordinario per gli stadi. Una nomina attesa e sempre più calda dopo l’approvazione del decreto legge Sport che norma l’istituzione di questa figura acceleratrice dei progetti per i nuovi impianti calcistici italiani. L’orizzonte è l’autunno 2026 quando la lista dei cinque stadi per i campionati europei di calcio maschile dovrà essere valutata sui tavoli dell’Uefa (l’invio è previsto per luglio del prossimo anno). Unico o comunque principale criterio: verranno scelti i migliori progetti infrastrutturali tra quelli già approvati, finanziati e cantierabili entro marzo 2027. “Il commissario faciliterà l’iter amministrativo, vedremo a quale istituzione verranno affidate le risorse che non sono a fondo perduto, sono equity che vanno a chiudere il quadro finanziario di tutti i progetti stadio, non solo quelli di Euro 2032, ma anche quelli femminili del 2029 se viene confermata la candidatura italiana. Penso positivo. Tempistiche? Scioglieremo questo nodo nei prossimi due-tre mesi, siamo alla stretta finale”, ha detto il ministro dello sport Andrea Abodi nel weekend. Mentre si intensificano le note polemiche su una presa governativa del mondo sportivo, non solo calcistico. Una cosa è sicura: l’ex presidente della Commissione Via e oggi capo di Gabinetto di Abodi non sarà il commissario per gli stadi.

Intanto, però, a parte lo stadio della Juventus a Torino nessun altro impianto ad oggi è pronto. Sono undici le città italiane ufficialmente candidate: oltre al capoluogo piemontese, Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma e Verona. A luglio si sono svolti gli incontri della Figc per supportare al meglio le fasi di sviluppo della candidatura e consentire a tutte le città di prepararsi alla scadenza.

A far calare nuove ombre (ma anche tante speranze) sulla situazione impiantistica del calcio italiano è arrivato anche l’ultimo report Figc-Arel-Pwc. Dal quale si evince che sono 31 in tutto i progetti in corso da 820mila posti a sedere che, “laddove finalizzati”, implicherebbero investimenti da 5,1 miliardi andando ad impattare sul prodotto interno lordo per 6,1 miliardi. Soprattutto nei settori economici di costruzioni, manifattura e attività professionali, generando circa 80.000 nuovi posti di lavoro. Secondo il rapporto, “il moltiplicatore della spesa è pari a 1,21, mentre le entrate fiscali prodotte ammonterebbero ad oltre 1,8 miliardi di euro; con riferimento a questi progetti, si stima anche un impatto positivo in termini di potenziale aumento dell’affluenza degli spettatori agli stadi (+1,2 milioni) e di riflessi economici diretti (ticketing, spesa turistica e sponsorizzazioni, per un totale pari ad un incremento di 562 milioni di euro)”.

Insomma, l’impatto sarebbe enorme in tanti sensi. Al momento, però, la situazione è a dir poco grigia. Attingendo ai numeri di Figc-Arel-Pwc, negli ultimi 18 anni (2007-2024) se in Europa (Polonia e Turchia su tutte) sono stati realizzati un totale di 226 nuovi impianti, con un investimento pari a 25,3 miliardi di euro, l’Italia con i sei nuovi stadi inaugurati in questo periodo (Juventus, Udinese, Frosinone, Albinoleffe, Südtirol e Atalanta) ha intercettato solo una minima parte di questo potenziale, incidendo per appena l’1% degli investimenti totali prodotti in Europa. L’età media degli impianti varia dai 56 anni della Serie A ai 74 della Serie B, con una percentuale di posti coperti in Serie B e C che si attesta tra il 49% e il 37%, per poi salire in Serie A al 77%, mentre nel solo 22% degli stadi della prima serie professionistica vengono utilizzati impianti con fonti rinnovabili di energia, e appena l’8% degli stadi del calcio professionistico italiano non risulta di proprietà pubblica.

Guardando ad alcuni ultimi aggiornamenti sui singoli progetti, l’inchiesta urbanistica su Milano ha rimesso in dubbio il cronoprogramma per la vendita a Inter e Milano del Giuseppe Meazza. Tutto dipenderà, anzitutto, dal nuovo assessore alla rigenerazione urbana. A Cagliari, dopo l’incontro Comune-Figc l’iter è vicino a una possibile svolta. Il sindaco Massimo Zedda ha dichiarato che è in corso la valutazione del progetto e anche da Abodi nel fine settimana sono arrivate parole incoraggianti. A Roma, sponda giallorossa, sembrano ormai terminate le possibilità di rivalsa dei comitati del no dopo le ultime bocciature arrivate dal Tar sul bosco e alcune specie di uccelli. Il progetto definitivo della famiglia Friedkin è atteso, stavolta davvero, per l’autunno. Palermo, invece, scende in campo nel dossier Euro2032: la scorsa settimana si è svolto un incontro Comune-Uefa dal quale il sindaco Roberto Lagalla ha confermato la volontà di presentare il progetto di fattibilità entro luglio 2026, in tempo con la scadenza. Infine, continua la diatriba tra Comune e club a Napoli dove il patron Aurelio De Laurentiis vuole costruire un nuovo stadio. Nel comunicato dello scorso 26 luglio, la società azzurra ha ribadito che, in seguito alla riunione con la Uefa e la Figc, “sono stati esclusi i presupposti di compatibilità per un investimento al Maradona. Anche gli interventi ipotizzati dal Comune, non soddisfacenti sotto il profilo della sostenibilità economico finanziaria degli stessi, non consentirebbero l’adeguamento agli standard che devono caratterizzare un impianto moderno. Il Napoli intende investire risorse proprie per la realizzazione di un nuovo impianto, in grado di ospitare anche Euro 2032”. Il tira e molla DeLa-Manfredi, per ora, continua ma forse il Comune sta per mollare la presa.

 

 

 

 

 

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