La giornata

Zelensky da Trump. Sul tavolo l’accordo su terre rare e fondi RICOSTRUZIONE

  • Von der Leyen: “vogliamo investire più che mai in innovazione, mobiliteremo 100 miliardi di euro”
  • G20: Giorgetti, crescita globale lenta, politica favorisca investimenti ad alto impatto
  • Beni confiscati: firmata al Viminale la Convenzione tra Anbsc e Agenzia del Demanio
  • Fondazione Cdp lancia il primo Premio Innovazione Sociale per idee per un Paese più equo e inclusivo
  • Costruzioni, al via la seconda edizione di DIHCUBE4Startup

26 Feb 2025

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Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky vedrà domani alla Casa Bianca il presidente Usa Donald Trump. Sul tavolo c’è l’accordo sulle terre rare, che sembra alla portata, ma tutto dipenderà dall’esito del confronto a porte chiuse tra Trump e Zelensky. “Avremo indietro i nostri soldi”, assicura il presidente americano che preme per chiudere l’intesa da 500 miliardi di dollari. “Stiamo andando bene con Ucraina e Russia: Zelensky sarà qui venerdì, è confermato e firmeremo un grande accordo sulle terre rare”. Ma per Kiev bisogna sciogliere il nodo delle garanzie di sicurezza sulle quali nom ci sarebbero impegni chiari da parte di Washington. “Non ho intenzione di dare garanzie di sicurezza. Faremo in modo che sia l’Europa a farlo”, ha detto Trump. Le corso della prima riunione di gabinetto . “L’Ucraina può  scordarsi di entrare nella Nato”, è uno dei messaggi indirizzati ieri da Trump a Zelensky.
Nel  testo sul tavolo è spuntato il piano di creare un fondo di investimento congiunto tra Stati Uniti e Ucraina per la ricostruzione, alimentato dal 50% dei profitti derivanti dallo sfruttamento delle terre rare.

Von der Leyen: “vogliamo investire più che mai in innovazione, mobiliteremo 100 miliardi di euro”

“Vogliamo investire più che mai nell’innovazione. L’Europa è in prima linea nella corsa globale alla tecnologia pulita. Qui in Europa abbiamo il 30% di tutte le aziende innovative nelle tecnologie degli elettrolizzatori, il 20% per la cattura e lo stoccaggio del carbonio e addirittura il 40% per le tecnologie eoliche e delle pompe di calore. Ma troppo spesso queste aziende faticano a crescere e a portare le loro soluzioni su scala industriale. Hanno bisogno di accedere ai finanziamenti. Dobbiamo quindi mobilitare molti più investimenti pubblici e privati. Come primo passo, renderemo i nostri strumenti di finanziamento europei molto più forti. Vogliamo mobilitare 100 miliardi di euro, per aumentare la potenza di fuoco del Fondo per l’innovazione. Presto lanceremo nuove aste per la decarbonizzazione industriale, basandoci sull’esperienza di successo della nostra Banca dell’idrogeno”. Lo ha detto la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen parlando all’Industry Summit di Anversa. “Si tratta di un sistema basato sul mercato, che premia le aziende più innovative. Le finanzieremo con le risorse del nostro sistema di scambio di emissioni. L’anno scorso il messaggio che mi avete dato è stato forte e chiaro: questo è un denaro che proviene dall’industria e che dovrebbe essere reinvestire anche per l’industria. Quindi, questo è esattamente ciò che stiamo facendo. Inoltre, presenteremo un nuovo quadro per gli aiuti di Stato. Gli aiuti di Stato per la decarbonizzazione e la tecnologia pulita saranno approvati più rapidamente e dureranno più a lungo”.

G20: Giorgetti, crescita globale lenta, politica favorisca investimenti ad alto impatto

“L’economia globale affronta una crescita lenta, bassa produttività e rischi derivanti dall’elevato debito in molti mercati emergenti, dal cambiamento climatico e dalla demografia. Questi scenari sono aggravati dall’invasione russa dell’Ucraina, con possibili aumenti dei prezzi delle materie prime e crescenti tensioni geopolitiche e commerciali”. Così il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti interviene nella sessione G20 dedicata al rafforzamento della cooperazione per la crescita macroeconomica. “Il protezionismo, le barriere al commercio e l’incertezza politica – dice Giorgetti – minacciano la crescita e le catene del valore globali, aumentando i costi di produzione e l’inflazione e indebolendo la resilienza economica. Secondo il ministro “la politica dovrebbe bilanciare il sostegno alla crescita e la sostenibilità fiscale, dando priorità all’efficienza della spesa e indirizzando le risorse verso investimenti ad alto impatto”. Come G20, conclude Giorgetti, “dobbiamo continuare a monitorare i rischi economici e i cambiamenti strutturali, promuovendo il dialogo su questi temi in linea con le priorità proposte dalla presidenza”.

Beni confiscati: firmata al Viminale la Convenzione tra Anbsc e Agenzia del Demanio

Un passo concreto per restituire alla collettività i beni sottratti alla criminalità organizzata. Questa mattina al Viminale è stata firmata una convenzione tra l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati (Anbsc) e l’Agenzia del Demanio, alla presenza del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. L’accordo, sottoscritto dal Direttore dell’Anbsc Maria Rosaria Laganà e dal Direttore dell’Agenzia del Demanio Alessandra dal Verme, punta a rendere più rapido ed efficace il riutilizzo degli immobili confiscati, destinandoli a finalità pubbliche, sociali e universitarie. Con questa intesa, gli immobili un tempo simbolo di illegalità potranno diventare scuole, sedi istituzionali o alloggi per studenti, contribuendo alla rigenerazione urbana e sociale del territorio. La convenzione, della durata di tre anni, semplifica le procedure per la verifica e l’assegnazione dei beni, garantendo un loro impiego più efficiente. Tra gli strumenti previsti dalla convenzione, la semplificazione del processo di destinazione grazie alla nuova Piattaforma unica delle destinazioni (Pud) sviluppata dall’Anbsc, attraverso la quale l’Agenzia del Demanio segnalerà l’interesse di un’amministrazione statale alla destinazione di un bene.

 

Fondazione Cdp lancia il primo Premio Innovazione Sociale per idee per un Paese più equo e inclusivo

Oltre mezzo milione di euro alle migliori idee innovative per favorire l’inclusione sociale e professionale delle fasce più deboli della società. Fondazione CDP, ente non-profit fondato da Cassa Depositi e Prestiti, lancia il primo “Premio Innovazione Sociale”, dedicato agli enti del Terzo Settore, alle cooperative e alle imprese sociali che già generano un impatto positivo e duraturo sui territori, basandosi sull’utilizzo di nuove tecnologie, dell’intelligenza artificiale o su forme di vita di comunità (ad esempio il co- housing). Il focus dell’iniziativa, che mette a disposizione complessivamente più di 500mila euro, è rivolto ai migliori progetti di inclusione sociale e/o professionale che guardano alle categorie fragili, in particolare anziani soli, persone senza dimora, con disabilità e affette da problemi di dipendenza, ma anche vittime di violenza, detenuti o ex-detenuti, migranti e rifugiati politici. Il premio sarà diviso in tre differenti categorie, sulla base del diverso stato di avanzamento del progetto: fase pilota, media scala o larga scala. Per ciascuna verranno selezionati un primo e un secondo classificato, per
importi pari a 90mila e 45mila euro rispettivamente. Il Premio Innovazione Sociale si avvale anche di un riconoscimento speciale, del valore totale di 90mila euro,msostenuto da Fondazione CDP in collaborazione con Intesa Sanpaolo per il Sociale, struttura del Gruppo Intesa
Sanpaolo dedicata al contrasto delle disuguaglianze e delle povertà e alla promozione dell’inclusione sociale.Questo “Premio Speciale” sarà assegnato all’iniziativa più innovativa ed efficace nell’applicare strumenti tecnologici e di intelligenza artificiale per favorire l’inclusione sociale e/o lavorativa di soggetti fragili. Per accelerare la crescita dei progetti delle organizzazioni non-profit vincitrici, Fondazione CDP in
collaborazione con la Direzione Impact, che opera all’interno della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo guidata da Stefano Barrese, metterà a disposizione conti correnti, servizi e strumenti dedicati, tra cui finanziamenti ad importo massimo di 250mila euro a condizioni agevolate, e la possibilità di usufruire della piattaforma For Funding di raccolta fondi di Intesa Sanpaolo.

“Attraverso il Premio Innovazione Sociale, Fondazione CDP intende dare un impulso concreto alle migliori idee capaci di costruire un’Italia più equa. Sostenere queste imprese significa investire in un futuro in cui innovazione e solidarietà si uniscono per rispondere alle sfide più urgenti della nostra società, come l’inclusione delle persone più vulnerabili. Questo premio, grazie anche alla collaborazione con Intesa
Sanpaolo, non offre solo risorse economiche, ma strumenti e competenze per trasformare progetti visionari in soluzioni reali e sostenibili. L’economia del Terzo Settore rappresenta un pilastro fondamentale per il nostro Paese: con questa iniziativa vogliamo contribuire a rafforzare il loro ruolo strategico nello sviluppo sociale ed economico”, ha dichiarato Giovanni Gorno Tempini, presidente di Fondazione CDP. “L’impegno sociale, parte integrante della strategia di Intesa Sanpaolo, vede la collaborazione tra profit e non-profit come lo strumento principale in grado di innovare in ottica sociale, favorendo soluzioni nuove e sostenibili per affrontare i problemi emergenti e costruire una società più inclusiva. Come Banca lavoriamo per creare valore condiviso con il Terzo Settore, sia con prodotti e servizi dedicati, sia con percorsi e iniziative di coprogettazione con tutti gli attori del sociale, partner fondamentali per individuare le necessità espresse
dalle comunità”, ha commentato Paolo Bonassi, Chief Social Impact Officer Intesa Sanpaolo. La selezione delle idee vincenti prevederà una valutazione tecnica, a cura di esperti del settore, e un percorso di mentoring sotto forma di bootcamp intensivo per i finalisti, al fine di ottimizzare le soluzioni candidate e convincere la giuria nell’assegnazione dei premi. Gli enti interessati possono presentare la propria candidatura sul portale di Fondazione CDP fino al 7 aprile 2025 mentre l’evento finale per decretare i vincitori sarà organizzato entro il mese di ottobre 2025.

Costruzioni, al via la seconda edizione di DIHCUBE4Startup

A due anni dalla prima campagna rivolta a startup innovative del settore delle costruzioni, DIHCUBE, polo europeo per l’innovazione digitale coordinato da Ance, lancia, in collaborazione con Deloitte Officine Innovazione, la seconda edizione di DIHCUBE4Startup. Obiettivo è individuare progetti di startup e micro e piccole imprese, con sede in Italia, per ricercare soluzioni innovative che favoriscano l’utilizzo dell’IA nel settore delle costruzioni. Nato a dicembre 2022, DIHCUBE è formato da 12 partner e opera per accrescere i livelli di digitalizzazione e innovazione nei processi produttivi del settore delle costruzioni attraverso servizi rivolti a tutta la filiera: piccole e medie imprese, pubblica amministrazione, professionisti e produttori di materiali. Due le sfide a cui i progetti di IA di quest’anno dovranno rispondere: innovazione dei processi di costruzione e monitoraggio delle opere e efficienza operativa e amministrativa nelle imprese di costruzioni. I progetti selezionati avranno accesso ad un programma di accelerazione con attività di formazione e mentorship a cura di Deloitte Officine Innovazione e al network di DIHCUBE con possibilità di partecipare a eventi dedicati.

Clean Industrial Deal, Ecco: opportunità per competitività e decarbonizzazione dell’industria

“Secondo Bruxelles, la competitività delle imprese si raggiunge attraverso investimenti nelle tecnologie della transizione, ovvero rinnovabili ed efficienza energetica. Attraverso il Clean Industrial Deal, l’Europa offre agli Stati Membri gli strumenti per garantire che la convenienza economica delle rinnovabili possa essere colta dai consumatori finali. Adesso sta agli Stati, e quindi anche all’Italia, tradurre queste indicazioni in politiche nazionali, in particolare per quanto riguarda le componenti fiscali e parafiscali del prezzo dell’elettricità, che oggi, rendono la bolletta elettrica una delle più care in Europa”. A dichiararlo è Marta Lovisolo, seniore policy advisor politiche europee di ECCO, il think tank italiano per il clima. Il Clean Industrial Deal (CID) fornisce all’industria europea obiettivi chiari. Si reitera l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni del -90% al 2040 e si riconosce come la dipendenza dall’importazione dei combustibili fossili sia la causa principale dei maggiori e più volatili costi dell’energia rispetto ai competitor globali. Il CID conferma la centralità dell’elettrificazione nel processo di decarbonizzazione e per la competitività dell’industria europea, individuando un obiettivo europeo del 32% al 2030. L’elettrificazione e il passaggio a una generazione di energia pulita e domestica, con un obiettivo di 100GW installati al 2030, assieme all’efficienza energetica, sono gli elementi chiave della riduzione dei prezzi energetici. L’Action Plan for Affordable Energy, inoltre, identifica le azioni che gli Stati Membri possono mettere in pratica per il decoupling del prezzo elettrico dal prezzo gas. Elemento fondamentale rispetto alla creazione di un business case per la decarbonizzazione è la certezza di un mercato per i beni decarbonizzati. Per questo il CID promette misure concrete sul lato della domanda, partendo da un sistema volontario di labelling sull’intensità carbonica dei prodotti industriali basata sull’ETS e fino alla revisione della normativa sugli appalti pubblici prevista per il 2026. Infine, come misura di breve termine, si identifica un fondo di 100 miliardi di euro, l’Industrial Decarbonisation Bank, per garantire il finanziamento della transizione dell’industria, alimentato con i proventi delle aste EU ETS. “Per garantire la competitività europea, è essenziale che l’Affordable Energy Action Plan mantenga un approccio di lungo termine, evitando di affidarsi esclusivamente a misure emergenziali come gli aiuti di stato per abbassare il costo dell’energia. Il Clean Industrial Deal rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare la competitività dell’industria europea, offrendo certezza sugli investimenti e accelerando la transizione verso un’economia sostenibile. Tuttavia, è essenziale mantenere un quadro normativo stabile e trasparente per garantire la realizzazione degli obiettivi climatici ed economici dell’Europa.”

Accordo di collaborazione tra Enac e Gse per accelerare la decarbonizzazione dell’aviazione civile

L’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (Enac) e il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) hanno siglato ieri un accordo di collaborazione istituzionale per accelerare il processo di decarbonizzazione dell’aviazione civile in Italia. L’intesa ha come obiettivi principali migliorare l’efficienza energetica delle infrastrutture aeroportuali, promuovere l’utilizzo di fonti rinnovabili nel settore e implementare politiche integrate che uniscano la sostenibilità ambientale con l’innovazione tecnologica, in linea con gli obiettivi europei in materia.
L’accordo si inserisce, infatti, nel quadro delle politiche europee per la sostenibilità ambientale e del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima nonché nelle strategie previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza . Le due istituzioni collaboreranno per favorire lo sviluppo sostenibile del comparto aereo attraverso diverse iniziative tra cui: la riqualificazione energetica degli asset aeroportuali, la promozione di configurazioni di autoconsumo per la condivisione di energia rinnovabile tra le infrastrutture aeroportuali, l’implementazione di progetti sperimentali per l’uso di biocarburanti e idrogeno verde nel trasporto aereo, oltre all’avvio di iniziative di formazione e informazione sui meccanismi incentivanti gestiti dal GSE compatibili con il comparto.

“Ringrazio il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, per la sua partecipazione a questo confronto significativo sulla sostenibilità, priorità strategica globale. Abbiamo raccolto la sfida della riconciliazione del trasporto aereo con l’ambiente con un approccio critico e non ideologico, che ci consentirà – ha dichiarato il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma – di traguardare gli obiettivi comunitari di decarbonizzazione fissati al 2030 e 2050. Il comparto aereo, infatti, rappresenta già oggi un modello virtuoso di contaminazione per altri segmenti della mobilità caratterizzati da un maggiore impatto ambientale. A livello ground, il nostro Paese è in anticipo rispetto agli obiettivi di sostenibilità: basti pensare al parco fotovoltaico recentemente inaugurato a Roma Fiumicino da ADR, il più grande impianto d’Europa realizzato in un aeroporto. A livello di motoristica favoriremo lo sviluppo dei biocarburanti che, rispetto all’elettrico e all’idrogeno, rappresentano una soluzione compatibile con gli attuali velivoli”. Paolo Arrigoni, Presidente del GSE, ha sottolineato che “il settore aeroportuale riveste un ruolo strategico per la crescita del Paese e deve essere al centro di un percorso di innovazione sostenibile. Con questa collaborazione, vogliamo accompagnare gli aeroporti italiani nell’adozione di soluzioni energetiche all’avanguardia, favorendo un modello di sviluppo che coniughi efficienza e rispetto per l’ambiente”. Con questo accordo, in linea con gli obiettivi del Green Deal europeo e delle recenti direttive in materia di energia e ambiente, Enac e GSE lavoreranno in sinergia per sviluppare progettualità che coniughino efficienza, innovazione e sostenibilità, contribuendo alla creazione di un modello di gestione delle infrastrutture aeroportuali più resiliente e competitivo. L’accordo è stato firmato nel corso del convegno “Il sistema Italia per la riconciliazione del trasporto aereo con l’ambiente”, organizzato da Enac in collaborazione con ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) e GSE che si è svolto oggi, a Roma, con la partecipazione del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin.

 

Webuild: apre al pubblico la Qasr Al Hokm Downtown Station della metro  di Riad

Snodo di trasporto cruciale e simbolo architettonico, la Qasr Al Hokm Downtown Station ha accolto oggi i suoi primi passeggeri. La stazione è una delle 22 presenti sulla Orange Line (Linea 3), realizzata da Webuild per conto della Royal Commission for Riyadh City (RCRC), e incarna il passato e il futuro del Regno Saudita e della sua capitale. La Orange Line (Linea 3) è la linea più lunga dell’intera rete metro driverless della capitale saudita inaugurata a novembre scorso. La Qasr Al Hokm Downtown Station, con 20.000 metri quadrati di superficie e 40 metri di profondità, è stata una grande sfida ingegneristica. La sua realizzazione ha previsto l’impiego di due talpe meccaniche che hanno scavato con successo su differenti livelli, senza interrompere le attività di cantiere nel cuore della capitale. Gli elementi distintivi della stazione includono una gigantesca copertura in acciaio inossidabile a forma di cono di 70 metri di diametro che agisce come un periscopio, riflettendo all’interno della stazione immagini dello storico quartiere in superficie e mostrando all’esterno la modernità degli spazi interni, dove un grande muro a cono riproduce le tradizionali costruzioni arabe creando un legame visivo con la cultura locale. In un viaggio tra modernità, tecnologia e tradizione, la stazione si sviluppa su 8 livelli e a quello inferiore un giardino circondato da vetrate offre ai passeggeri un’oasi di relax, aggiungendo un elemento di tranquillità e benessere all’esperienza di viaggio. Il design moderno dell’iconica Qasr Al Hokm Downtown Station, pensato per offrire massima comodità e accessibilità, include impianti di illuminazione a LED e sistemi di ventilazione ad alta efficienza per ridurre il consumo energetico. Rampe, ascensori e segnali tattili facilitano l’accesso alle persone con disabilità.

La rete Metro di Riyadh, con una lunghezza totale di 176 km, rappresenta uno dei progetti infrastrutturali più ambiziosi al mondo e potrà trasportare fino ad un massimo di 3,6 milioni di passeggeri al giorno. Per la Orange Line (Linea 3) è prevista una apertura per fasi successive programmate e coordinate, con 14 stazioni aperte ad oggi al pubblico, inclusa la Qasr Al Hokm Downtown Station. Con una presenza storica nel Regno Saudita, con le prime opere avviate nel 1966, Webuild è attualmente impegnato nella realizzazione di ulteriori progetti strategici nel Regno, che includono la linea ad alta velocità Connector e un sistema di tre dighe e un lago d’acqua dolce per la città di Trojena, parte del programma di sviluppo NEOM. A Riyadh, sta realizzando un mega parcheggio da 10.500 posti auto, sviluppato tutto in sotterraneo, e il Piano di Urbanizzazione Sang Villas. Tra i progetti realizzati, ci sono il Kingdom Center di Riyadh, premiato con l’Emporis Skyscraper Award 2002 come miglior grattacielo al mondo per il design, più di 70 strutture sanitarie e l’impianto di dissalazione Shuaibah-3, realizzato da Fisia Italimpianti, controllata del Gruppo specializzata nel trattamento delle acque e nella dissalazione.

 

Decreto Zes, Uil: “si commettono errori già commessi in passato, rischio di ampliare gap Nord- Sud”

“Nel Decreto ZES si ripetono errori già̀ commessi in passato, rischiando sia di aggravare il divario tra Nord e Sud sia di aumentare le disuguaglianze nel mercato del lavoro. Serve ripensare questo provvedimento, sostituendo gli incentivi temporanei con investimenti strutturali in formazione, politiche industriali, innovazione e rafforzamento della contrattazione collettiva”. Lo ha dichiarato il segretario confederale della Uil, Santo Biondo. “Purtroppo, invece, si continuano a privilegiare gli incentivi a pioggia, senza affrontare in modo strutturale le cause profonde della precarietà̀̀ e della disoccupazione nel Sud Italia. Inoltre – ha sottolineato il segretario – riservare l’incentivo solo alle persone con almeno 35 anni, disoccupate da ventiquattro mesi, finisce col penalizzare categorie altrettanto vulnerabili come giovani, donne, lavoratori espulsi da settori in crisi e coloro con contratti instabili”. “L’esonero del 100% dei contributi previdenziali, se non accompagnato da vincoli stringenti sulla stabilità contrattuale – ha precisato Biondo – potrebbe favorire turn over artificiali da parte delle imprese, accentuando il fenomeno del precariato. In questo contesto, la funzione di monitoraggio e controllo dell’INPS risulta inefficace, in assenza di un adeguato rafforzamento delle ispezioni e di un sistema sanzionatorio realmente dissuasivo”. “Inoltre – ha proseguito il segretario – la frammentazione degli incentivi, senza una strategia organica di sviluppo territoriale, rischia di compromettere l’efficacia complessiva delle politiche per il Mezzogiorno. È fondamentale anche assicurare la sostenibilità̀ finanziaria di questi strumenti, con ritorni concreti e duraturi, evitando lo spreco di risorse pubbliche”. “Per la Uil – ha concluso Biondo – l’obiettivo deve essere quello di garantire una crescita occupazionale sostenibile e di qualità̀̀, per ridurre i divari Nord-Sud e rafforzare la coesione territoriale del Paese”.

Fondazione Snam , Renovit e Fratello Sole unite nel progetto “Ti aiuto l’energia”

Ha preso il via ieri a Roma il progetto “Ti aiuto l’energia”, pensato per supportare gli enti del Terzo settore e i loro beneficiari attraverso aiuti concreti contro la povertà energetica, fenomeno in crescita che necessita anche nel nostro Paese di un intervento deciso ed
immediato. Secondo le stime dell’OIPE (Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica) sono infatti 2,36 milioni le famiglie in povertà energetica in Italia, pari al 9% del totale: il valore più alto dal 1997, e in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al 2022. “Ti aiuto l’energia” vede la partnership tra Fondazione Snam ETS – la fondazione d’impresa che dal 2017 agisce a supporto di Snam per contribuire alla Transizione Giusta attraverso la lotta alla Povertà Energetica, Educativa e Alimentare – e Renovit Società Benefit, un primario operatore del mercato dell’efficienza energetica, nato da un’iniziativa di Snam e CDP Equity, certificato B Corp dal 2022. In questo progetto i due enti si pongono al fianco di Fratello Sole, impresa sociale che supporta il Terzo Settore e gli enti religiosi nella Transizione Energetica, realizzando interventi concreti per migliorare l’efficienza energetica degli edifici dedicati ad attività sociali e promuovendo Comunità Energetiche
Rinnovabili e Solidali. “Ti aiuto l’energia” ha come obiettivo quello di raggiungere diverse realtà del Terzo settore operanti su tutto il territorio nazionale e, nella fase pilota inaugurata oggi, ha visto il coinvolgimento diretto dell’Associazione Nuove Vie per un Mondo Unito Aps, ente con sede a Roma che promuove l’educazione alla pace e alla non violenza e la cultura ambientale, promuovendo azioni a sostegno dell’apprendimento. Fondazione Snam si occuperà insieme a Fratello Sole di co-progettare le attività di contrasto alla
povertà energetica per gli enti del Terzo settore coinvolti e i beneficiari finali. Verrà in particolare offerto agli operatori degli ETS coinvolti – oltre a quello di Roma, partecipano all’iniziativa già altri enti sociali di Palermo, Salerno e Genova – un corso di formazione e sensibilizzazione sulle tematiche del contrasto alla povertà energetica, tra cui l’educazione al consumo consapevole di energia e alla riduzione degli sprechi. Ai beneficiari dell’Associazione di Roma verrà inoltre consegnato un kit energetico antispreco da utilizzare in ambito domestico e un supporto al pagamento delle utenze. Renovit donerà invece all’Associazione un impianto fotovoltaico di 20kWp comprensivo di inverter per l’efficientamento energetico, che verrà installato grazie al sostegno di Fondazione Snam. L’obiettivo dei partner è estendere man mano le attività su tutti i territori ed enti che saranno coinvolti nel progetto che, nell’ottica di svilupparsi in direzione di una copertura capillare sul territorio nazionale, abbraccerà anche altre realtà, tra cui: la Cooperativa sociale impresa sociale buon pastore (Genova); la Rada consorzio cooperative sociali (Salerno) e l’associazione “Inventare insieme” onlus (Palermo). Il progetto si pone il fine di contribuire al miglioramento del benessere energetico degli ETS e delle comunità, anche attraverso un maggior efficientamento energetico degli edifici, che in Italia versano in una situazione davvero critica e sulla quale, anche rispetto alle direttive europee, urge intervenire.
Secondo i dati diffusi nel 2023 da Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), la fotografia italiana mostra un 55% del patrimonio immobiliare non residenziale e il 73% di quello residenziale appartenente, infatti, alle classi più energivore.

 

Legacoop: in Emilia Romagna un 2024 di crescita ma forte preoccupazione per il 2025

Una chiusura 2024 positiva e molta preoccupazione per l’andamento dell’economia nei prossimi mesi. È la fotografia scattata dall’Area Studi Legacoop sugli andamenti delle cooperative aderenti a Legacoop Emilia-Romagna. Il 54%, in base ai preconsuntivi, prevede di chiudere i
bilanci 2024 con un incremento del valore della produzione. Tra queste, il 49% vede incrementi significativi, superiori al 5%. L’occupazione è cresciuta nel 36% delle cooperative mentre nel 51% è rimasta stabile. A preoccupare sono le prospettive per l’anno in corso: il 98% delle associate vede un peggioramento (43%) o stabilità (55%) dell’economia italiana. La maggioranza delle cooperative prevede, nei prossimi 4-5 mesi, stabilità sia nell’andamento della domanda di mercato che nell’occupazione. In questo contesto aumenta il numero di imprese cooperative che aumenteranno gli investimenti: il 30% del totale investirà di più dell’anno precedente. I dati sono stati presentati nel corso della direzione di Legacoop Emilia-Romagna di questa mattina, con al centro il tema del ruolo della cooperazione nelle politiche
regionali. Alla mattinata sono intervenuti Vincenzo Colla, vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, e Simone Gamberini, presidente di Legacoop Nazionale. “Abbiamo condiviso le priorità indicate nel programma di mandato della nuova giunta regionale e anche le motivazioni alla base della pesante manovra di bilancio, che ha l’obiettivo di mantenere alta la qualità sociale e la competitività del
territorio – commenta Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna – Ma nel contesto di incertezza in cui ci troviamo è necessario fare un salto di qualità per l’innovazione, per la sicurezza e l’infrastrutturazione del territorio, per il welfare, per l’emergenza casa e la rigenerazione urbana. Per noi è determinante definire un nuovo rapporto tra pubblico e privato che metta al centro persone e territorio. Il Patto per il Lavoro e il Clima è il luogo in cui condividere proposte e traiettorie di sviluppo, ma quel Patto va allargato e rilanciato”.

Nell’analisi del Centro Studi Legacoop sono indicati anche i principali problemi che vivono le cooperative: la difficoltà a trovare manodopera, segnalata dal 51% delle cooperative, resta il problema principale delle cooperative, anche se in diminuzione rispetto alle precedenti rilevazioni. In forte crescita le preoccupazioni per l’aumento dei costi energetici, segnalato dal 39% delle aderenti (in crescita del 21%), e per l’aumento dei costi delle materie prime, segnalato dal 31% delle imprese intervistate (in crescita dell’8%). “Le difficoltà sono evidenti ma la crescita degli investimenti segnala la volontà delle cooperative di restare protagoniste e affrontare le transizioni – conclude Montroni – Le grandi sfide che abbiamo davanti devono impegnare tutti, privati, enti locali e governo nazionale, a far crescere la competitività del territorio. Non sono più tollerabili i ritardi, a partire da quelli sul Passante di Bologna: i colli di bottiglia della mobilità nel nodo di Bologna costano 350 milioni di euro l’anno, una cifra insostenibile, che mina la competitività delle imprese, con ricadute sui redditi delle famiglie”.
Legacoop Emilia-Romagna associa circa 1.000 cooperative che hanno realizzato un valore della produzione di 31,7 miliardi di euro, con 161.000 dipendenti e oltre 2,7 milioni di soci. Il valore della produzione sale a 56 miliardi di euro, pari al 17,9% dell’economia regionale, considerando le imprese controllate da cooperative.

Invel Real Estate finanzia con oltre 112 milioni la trasformazione dello storico Hotel Majestic di Roma in Baccarat Hotel Rome

Invel Real Estate, primario operatore nel mercato sud-europeo del private equity, ha finanziato con una emissione obbligazionaria da 111,2 milioni di euro la trasformazione dell’ex Hotel Majestic in Baccarat Hotel Rome, un nuovo hotel cinque stelle lusso destinato a ridefinire gli standard dell’ospitalità situato in via Vittorio Veneto, una delle location più prestigiose della Capitale. L’iconico immobile, inaugurato per la prima volta nel 1889, è attualmente interessato da un importante progetto di riqualificazione che porta la firma di un primario studio internazionale di interior design. Al termine dei lavori, previsti per la fine del 2026, Baccarat Hotel Rome offrirà 87 camere e suite dal design raffinato ed elegante, un esclusivo ristorante con annessa terrazza che si affaccia su via Veneto, un Grand Salon e un bar/lounge con vista panoramica sulla Città Eterna. Invel vanta una solida esperienza nel settore dell’ospitalità, con circa 2.000 chiavi in gestione nell’area del Mediterraneo attraverso la sua piattaforma operativa altamente integrata, specializzata in hotel di fascia alta. Baccarat Hotels & Resorts, brand di SH Hotels & Resorts (che presto assumerà la nuova denominazione Starwood Hotels), è sinonimo di eleganza senza tempo ed esclusività. Dopo il grande successo per l’apertura a New York, l’arrivo a Roma rappresenta un passo importante per l’espansione internazionale del brand, destinato a diventare un nuovo punto di riferimento per l’ospitalità di lusso in città. «Questa operazione dimostra la capacità di Invel di finanziare asset immobiliari d’eccellenza nelle location più esclusive», ha dichiarato Gabriele Magotti, Chief Investment Officer di Invel Real Estate. «Baccarat Hotel Rome beneficia di una posizione unica, un marchio iconico e un concept di design straordinario, che insieme contribuiscono a renderlo uno degli investimenti più interessanti nel segmento dell’ospitalità di lusso in Italia e nel mondo. Siamo orgogliosi di supportare questa trasformazione e siamo certi del valore che potrà generare nel lungo periodo». Baccarat Hotel Rome punta a diventare un’icona di raffinatezza ed eleganza contemporanea, rafforzando ulteriormente il ruolo di Roma tra le destinazioni di lusso più ambite al mondo.

Al via Salvacantieri, l’iniziativa di Wegreen per i cantieri ‘bloccati’

Wegreenit, general contractor con focus sull’efficientamento energetico di edifici esistenti (“retrofitting”), annuncia il lancio di Salvacantieri.it, un progetto dedicato al recupero e al completamento dei cantieri edili, avviati nell’ambito del Superbonus 110%, rimasti bloccati o incompiuti a causa di difficoltà operative, crisi d’impresa o per difficoltà finanziarie legate alla cessione dei crediti fiscali. L’iniziativa sviluppata da Wegreenit, oggi presente in sette paesi europei (Italia, Portogallo, Spagna, Grecia, Polonia, Germania e Francia), mira a formulare proposte economiche conformi alla normativa attuale e che tenga conto dell’agevolazione del 65%, anche tramite l’applicazione dello sconto in fattura, attraverso: l’analisi approfondita dello stato di avanzamento dei lavori,  la verifica accurata della documentazione progettuale e amministrativa, la definizione di una strategia economica e la formulazione di una proposta dettagliata, gli accordi strutturati con primari istituti bancari al fine di offrire ai condòmini soluzioni finanziarie in grado di garantire l’accesso al credito necessario per il completamento dell’intervento, in particolare per la quota di costo eccedente gli importi coperti dallo sconto in fattura Questo approccio permetterà di rilevare i cantieri bloccati, coprendo i costi degli interventi non rientranti nel perimetro del bonus fiscale. Wegreenit vanta un’esperienza consolidata nella riqualificazione di edifici esistenti, con più di 70 cantieri e 200 progetti realizzati, 197.000 mq di cappotto installato e oltre 151 milioni di euro di lavori eseguiti. La piattaforma Salvacantieri.it offre numerosi vantaggi per i clienti, tra cui: riduzione dei tempi di attesa grazie all’assistenza tecnica e legale, accesso a finanziamenti: la piattaforma facilita l’accesso a finanziamenti e incentivi statali, permettendo ai condòmini di ottenere le risorse necessarie per completare i progetti, supporto continuo: i condòmini possono contare su un supporto continuo e puntuale e professionale di ogni fase del progetto, collaborazione efficace: Salvacantieri.it favorisce la collaborazione tra le diverse parti interessate, assicurando che i progetti vengano portati a termine in modo efficiente

Fabrizio Candoni, CEO del Gruppo Wegreenit, ha dichiarato: “L’esperienza che abbiamo maturato nel campo dell’edilizia privata ci ha permesso di affrontare progetti di riqualificazione di crescente complessità, fino ad arrivare ai supercondomini, di cui è un esempio Via Mar Nero, a Milano. Con Salvacantieri abbiamo messo a punto un approccio che mette a fattor comune le nostre competenze con l’analisi approfondita dello stato dei lavori e la capacità di mettere a disposizione l’accesso al credito tramite accordi strutturati con primari istituti bancari”.

 

Approvato il ddl sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale

Via libera dall’aula della Camera alla proposta di legge di iniziativa popolare della Cisl sulla partecipazione dei lavoratori al capitale, alla gestione e ai risultati dell’impresa. I voti favorevoli sono stati 163, quelli contrari 40 e 57 gli astenuti. Tra le opposizioni, come anticipato, hanno votato contro Avs e M5s. Mentre il Pd, dopo diversi confronti interni, ha deciso di astenersi. Il testo, fortemente snellito all’esito dell’esame nelle commissioni Lavoro e Finanze di Montecitorio, adesso verrà trasmesso al Senato per l’iter in seconda lettura.

Per Renato Brunetta, presidente del Cnel, “è un importante passo verso un cambiamento epocale. Si chiude il modello della distribuzione del reddito e del controllo esogeno della produttività, che ha caratterizzato l’era delle rivoluzioni industriali ma che è destinato a implodere, in quanto incapace di garantire la sostenibilità del welfare. E si apre ora la possibilità di disegnare un nuovo modello redistributivo dei guadagni di produttività derivanti dalle nuove tecnologie, basato sulla partecipazione”.

 

M.C.C.

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