DA BRUXELLES

Ue, discariche e rinnovabili: doppia infrazione Italia. Alloggi in piano ’26

Aperta ieri, la procedura sui rifiuti urbani (che riguarda anche la Francia) è per il mancato recepimento della Direttiva del 2018 che stabilisce l’adozione di misure per garantire che vengano smaltiti in discarica solo i rifiuti sottoposti a trattamento con target di smaltimento in discarica dei rifiuti urbani al 10% entro il 2035 e divieto dal 2030 di smaltimento in discarica di rifiuti idonei al riciclaggio o ad altro recupero. Inviato, invece, il parere motivato sulla sburocratizzazione per gli impianti Fer. Tutti i dettagli sul programma di lavoro della Commissione nel 2025.

12 Feb 2025 di Mauro Giansante

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Discariche e rinnovabili, l’Italia incassa una doppia procedura d’infrazione dalla Commissione europea. Da Palazzo Berlaymont è arrivata l’apertura di un’indagine per il mancato recepimento (insieme alla Francia) della direttiva 2018/850 che stabilisce requisiti per le discariche per prevenire effetti negativi sulla salute umana, sull’acqua, sul suolo e sull’aria. Secondo la direttiva, gli Stati membri devono adottare misure per garantire che vengano smaltiti in discarica solo i rifiuti sottoposti a trattamento e viene fissato un doppio target: da un lato l’obiettivo di riduzione dello smaltimento in discarica dei rifiuti urbani al 10% entro il 2035; dall’altro il divieto a partire dal 2030 di smaltimento in discarica di rifiuti idonei al riciclaggio o ad altro recupero. Inoltre, la norma fissa i criteri per calcolare il completamento dell’obiettivo di riduzione delle discariche.

Secondo la Commissione, l’Italia, tra gli altri, non ha definito correttamente che i rifiuti sottoposti a incenerimento devono essere segnalati come smaltiti in discarica; né ha individuato il tipo di rifiuti che può essere inviato a una discarica di rifiuti pericolosi; e infine non ha indicato le specifiche per lo stoccaggio temporaneo del mercurio metallico. Inoltre, l’Italia non ha recepito correttamente alcune delle prescrizioni relative al monitoraggio dei gas e al campionamento delle acque sotterranee nelle discariche. Di qui, la procedura d’infrazione da cui scattano due mesi per coprire le mancanze segnalate. In alternativa, la Commissione emetterà un parere motivato.

Niente accelerazione delle procedure per le rinnovabili, arriva il parere motivato

Proprio questo ulteriore passaggio è quanto avvenuto sempre ieri da Bruxelles, sempre nei confronti dell’Italia, sul dossier rinnovabili. Come avevamo raccontato su questo giornale (Diario Diac 27 settembre 2024), a settembre l’Ue aveva inviato una lettera di costituzione in mora per non aver recepito integralmente nel diritto nazionale le disposizioni della direttiva sulle energie rinnovabili riveduta relative alla semplificazione e all’accelerazione delle procedure di autorizzazione degli impianti. Un’operazione che aveva come scadenza il 1°luglio 2024 quando al Mase era ancora in lavorazione il Testo unico poi approvato a fine novembre scorso e tutt’ora non esattamente ben visto dagli operatori del settore eolico e fotovoltaico (anche in relazione al Dm Aree idonee). Bene, ieri la Commissione europea ha notificato l’invio del parere motivato all’Italia (e altri sette Stati membri) per non aver recepito nel diritto nazionale le norme dell’UE che accelerano le procedure di autorizzazione per i progetti di energia rinnovabile stabilite nella direttiva (Ue) 2023/2413.

Dove, appunto, vengono stabilite nuove norme per semplificare e abbreviare le procedure di autorizzazione sia per i progetti di energia rinnovabile sia per i progetti infrastrutturali necessari per integrare la capacità aggiuntiva nel sistema elettrico. E dove si chiede di porre limiti temporali chiari per le procedure di rilascio delle autorizzazioni mirate a tecnologie o tipologie specifiche di progetti; nonché si introduce la presunzione che i progetti di energia rinnovabile, lo stoccaggio e la relativa infrastruttura di rete siano di interesse pubblico primario. Infine, la direttiva obbliga gli Stati membri a progettare “aree di accelerazione delle energie rinnovabili” in cui i progetti possono beneficiare di scadenze più brevi per le autorizzazioni, dati i bassi impatti ambientali. L’Italia, dice la Commissione Ue, non ha fornito informazioni sufficientemente chiare e precise su come le loro misure di recepimento recepiscono ciascuna delle disposizioni della direttiva. Da ora, scattano due mesi per rispondere e adottare le misure necessarie. In caso contrario, la Commissione potrà decidere di deferire i casi alla Corte di giustizia dell’Unione europea.

Presentato il programma di lavoro 2025 della Commissione: appalti, clima, digitale e alloggi accessibili

Intanto, ieri è stato il giorno della presentazione del programma di lavoro della nuova Commissione di Ursula von der Leyen. Competitività, difesa-sicurezza e resilienza economica sono i pilastri della strategia. Dentro ai quali rientrano a loro volta tanti altri fondamentali del nuovo governo brussellese: innovazione e crescita per cittadini e imprese, snellimento e semplificazione normativa e riduzione degli oneri amministrativi, tra gli altri. I programmi ad hoc sono quelli già noti: Competitiveness Compass, Clean Industrial Deal e Preparedness Union Strategy.

Particolare interesse desta la novità dell’anticipo a marzo di un nuovo target climatico al 2040: nella versione definitiva del programma, infatti, l’emendamento alla legge europea sul clima viene anticipato dal secondo trimestre 2025 al primo. Tale obiettivo sarà fondamentale per consentire ai paesi membri di raggiungere l’ambizioso traguardo di zero emissioni nette entro il 2050. Nel dettaglio, la Commissione ha dichiarato di voler proporre che i paesi dell’Ue riducano collettivamente le proprie emissioni nette del 90% entro il 2040, prendendo come riferimento i livelli del 1990. Questo si aggiunge all’impegno già preso dall’Ue di ridurre le emissioni nette del 55% entro il 2030 (Fit for 55). L’obiettivo climatico per il 2040 – ha detto la Commissione – non sarà solo un punto di arrivo, ma anche uno strumento per definire un obiettivo intermedio per il 2035. Entro quest’anno, tutti i paesi membri dovranno presentare tale obiettivo all’Onu, come contributo nazionale all’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Per quanto riguarda la direttiva appalti, invece, il cronoprogramma annunciato prevede la valutazione sulla direttiva Ue nel terzo trimestre di quest’anno. Lo stesso periodo per il quale è previsto, come novità nella versione definitiva del programma, una valutazione del regolamento Ue 2016/796 dell’Agenzia dell’Unione Europea per le Ferrovie. Un’altra new entry della versione definitiva della strategia riguarda il ritiro della proposta di direttiva del 2022 sull’adattamento delle norme sulla responsabilità civile extracontrattuale alle disposizioni in materia di intelligenza artificiale (AI Liability). “La Commissione valuterà se sia necessario presentare un’altra proposta o un altro tipo di approccio”, si legge nel documento. “Si tratta di un invito ai co-legislatori a dirci cosa vogliono fare”, ha detto il commissario europeo al Commercio e alle relazioni istituzionali Maros Sefcovic. La direttiva aveva come obiettivo di migliorare il funzionamento del mercato interno stabilendo requisiti uniformi per determinati aspetti della responsabilità civile extracontrattuale per danni causati con il coinvolgimento di sistemi di IA. La direttiva prevede, per coloro che chiedono il risarcimento del danno, la possibilità di ottenere informazioni sui sistemi di IA ad alto rischio che devono essere registrate/documentate a norma della legge sull’IA. I richiedenti un risarcimento avrebbero potuto contare su un onere della prova più ragionevole e la possibilità che le azioni di responsabilità giustificate abbiano esito positivo. Proprio ieri (leggi su Diario Diac dell’11 febbraio) il vice presidente Usa J. D. Vance ha puntato il dito contro l’eccessiva regolamentazione sull’intelligenza artificiale.

Semplificare, investire, accelerare

Il pacchetto sulla semplificazione digitale, invece, “non è un omnibus. Sarà un altro provvedimento” e riguarderà la “revisione del Cyber security act e la semplificazione della legislazione sulla cybersecurity, anche sugli obblighi di reportistica e per evitare doppi obblighi”. Inoltre, il provvedimento “affronterà le regole sui dati esistenti per assicurare un quadro coerente. Ma ci stiamo ancora lavorando”, ha detto il commissario all’Economia e alla semplificazione Valdis Dombrovskis. Nel programma di lavoro 2025 approvato il pacchetto per la semplificazione della cybersecurity è previsto nel quarto trimestre. “Nel programma di lavoro di quest’anno – ha detto ancora Sefcovic – annunciamo 51 iniziative faro, di cui 11 hanno una forte dimensione di semplificazione, compresi tre pacchetti omnibus. Inoltre, abbiamo identificato 37 valutazioni e verifiche di idoneità che condurremo sulla legislazione esistente. All’inizio di questo nuovo ciclo interistituzionale, abbiamo esaminato tutte le proposte attualmente in attesa di decisione da parte del Parlamento e del Consiglio, e proponiamo di ritirarne 37 per le quali sembra improbabile un ulteriore progresso. Inoltre, proporremo di abrogare 4 atti legislativi dell’Ue”.

Sefcovic ha poi citato altri programmi di prossima adozione quali l’Unione del risparmio e degli investimenti, lo scudo democratico, il Patto per gli oceani, il Patto per il Mediterraneo, la Strategia per il Mar Nero, una Agenda strategica con l’India e il prossimo Quadro finanziario pluriennale. Sugli alloggi accessibili, invece, “insieme al commissario responsabile Jorgensen verranno consultati tutti gli stakeholder affinché ci siano piani per alloggi sostenibili, dal punto di vista del prezzo, concreti. Non è mai stato fatto prima, e confluirà nel programma di lavoro della Commissione per il 2026”.

“Semplificare, investire e accelerare – ha aggiunto Sefcovic – sono le tre grandi parole chiave della Bussola della competitività” da poco presentata. “L’Ue deve restare ambiziosa per la sua politica ambientale e climatica, semplificando e ritirando una serie di limiti e pastoie burocratiche”, ha avvertito anche Stéphane Séjourné, vicepresidente esecutivo della Commissione europea con delega all’Industria e al mercato unico. Parole nette che possono riferirsi, però, anche a tanti altri ambiti della traiettoria europea.

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