La vertenza
Tpl al COLLASSO, risorse e contratto: l’8 novembre sarà sciopero nazionale
I sindacati di categoria hanno proclamato uno sciopero con manifestazione a Roma a sostegno del rinnovo contrattuale. Ma con questa protesta chiedono una svolta per un settore che vede a rischio la propria sopravvivenza. Risorse inadeguate, una riforma di cui si sono perse le tracce, un assetto industriale frammentato: sono solo alcune delle criticità di un'”emergenza nazionale”
IN SINTESI
Per il trasporto pubblico locale è ormai una questione di sopravvivenza. C’è un problema di risorse: per un settore che ha subito un taglio di 1,5 miliardi in 10 anni, il rifinanziamento di 120 milioni previsto dalla legge di bilancio 2025 non può definirsi neanche una boccata d’ossigeno. Manca di un sistema organico di norme e dell’attesa riforma si sono perse le tracce. Soffre di un assetto industriale frammentato con 900 aziende su tutto il territorio nazionale e della carenza di politiche industriali volte a garantire un’offerta di servizi quantitativamente e qualitativamente adeguata alla domanda. Accusa sempre di più la carenza di personale operativo mentre aumentano in modo esponenziale i fenomeni di aggressione al personale front line. Insomma, si è di fronte a un'”emergenza nazionale” tanto più ora che si presenta del tutto inadeguato anche all’appuntamento del Giubileo. E se a tutto questo si aggiunge lo stallo del rinnovo del contratto di lavoro dei 100 mila addetti, scaduto da un anno, il ricorso a un nuovo sciopero della categoria diventa inevitabile. Lo hanno spiegato i sindacati di categoria di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Fna e Faisa Cisal che per l’8 novembre prossimo hanno proclamato un’astensi0ne dal lavoro nazionale di 24 ore senza il rispetto delle fasce di garanzia e con una manifestazione a Roma, davanti al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Si tratta di una modalità cui la legge sulla regolamentazione del diritto di sciopero consente di ricorrere una sola volta nell’arco di una vertenza. “Non ci sarà la cancellazione totale del servizio ma sono previsti dei servizi minimi. Il fatto di ricorrere a uno sciopero senza la fasce di garanzia la dice lunga sulla gravità della situazione”, ha sottolineato il segretario generale della Filt Stefano Malorgio.
“E’ uno sciopero che nasce dalla vertenza sul contratto ma è per il salvataggio del settore”, ha sintetizzato Malorgio spiegando le ragioni della protesta. Il Fondo nazionale del Tpl “ha subito un taglio di miliardo e mezzo di euro ed è chiaro che 120 milioni non servono a recuperare questo gap”, ha detto. “Il settore rischia di scomparire da questo Paese. Mentre tutta l’Europa investe sul trasporto pubblico locale noi abbiamo una condizione di arretramento in tutte le città, dalle medie alle grandi città, con intere fasce di cittadini che non hanno già più la possibilità di accedere al trasporto pubblico. Serve una dose booster di risorse per far ripartire il settore. Secondo uno studio del Politecnico di Milano, servono almeno 1,5 miliardi”.
Un sistema frammentato con 900 aziende e mancano regole ‘neutre’ nell’affidamento dei servizi
Altra criticità è il sistema eccessivamente frammentato. ”In Italia esistono 900 aziende di tpl contro le 5-6 degli altri pesi Ue – ha spiegato Salvatore Pellecchia, segretario generale Fit Cisl – Impossibile così creare sinergie, razionalizzare e dare un servizio efficace”. E’ una situazione che per Marco Verzari, segretario generale Uiltrasporti, genera ”uno sperpero di risorse. Delle circa 900 imprese del settore soltanto 20 coprono il 50% del fatturato. Va rivisto il finanziamento del settore, sia nella qualità sia nella gestione”. Anche il sistema di assegnazione del servizio presenta aspetti problematici, hanno spiegato i sindacati. La vigente normativa comunitaria parifica tutti i sistemi di affidamento ammessi – gara, gara a doppio oggetto e affidamento in house – invece, secondo quanto previsto a livello nazionale, risulta privilegiato l’affidamento dei servizi tramite procedura ad evidenza pubblica, senza tralasciare tuttavia la possibilità di affidamento diretto (in house), sulla base delle valutazioni fatte dall’ente affidante, qualora ne ricorrano le condizioni previste per legge. Ferma restando l’importanza di determinare bacini di gara, idonei alla costituzione di grandi player, è necessaria, dicono i sindacati, una neutralità di scelta purchè siano salvaguardate l’efficienza del servizio, l’occupazione e le condizioni contrattuali vigenti. E’ necessario eliminare le penalizzazioni previste in caso di affidamento in house qualora siano presenti e rispettate le condizioni previste dalla normativa per tale tipologia d’affidamento.
Serve una profonda riforma ma non più c’è traccia del lavoro della Commissione del Mims
Secondo i sindacati, una riforma del settore non è più rinviabile ed è necessario partire dal documento elaborato dall’apposita commissione di studio insediata al Mims (ministero delle Infrastrutture e Mobilità sostenibili) nel 2021, presieduta da Bernando Mattarella, e trasmesso ai presidenti delle Commissioni Parlamentari a settembre dello stesso anno. Ma “si sono perse le tracce”. “Manca una riforma del settore. Era stata affrontata con la Commissione Mattarella, che poi nei fatti è stata disattesa e si è persa nelle nebbie”, ha affermato il segretario generale della Faisa Mauro Mongelli.
Stallo nella trattativa del rinnovo contrattuale: conciliare vita-lavoro e aumentare le retribuzioni
Negli ultimi 20 anni, hanno segnalato i sindacati, il contratto è stato rinnovato solo tre volte, con la conseguente perdita del potere d’acquisto degli oltre 100 mila addetti del Tpl. Questa è una delle cause che sta determinando e acuendo la carenza di personale con il crescente fenomeno dell’abbandono della professione. Il nuovo contratto dovrà portare al miglioramento delle condizioni relative alla conciliazione vita-lavoro (nel settore si arriva a superare le 12 ore di impegno lavorativo giornaliero) e a un aumento delle retribuzioni. “E’ un settore dove non si trovano autisti con un contratto da 1000 euro e un impegno massimo giornaliero di 12 ore”, ha detto il segretario generale della Uiltrasporti, Verzari che ha posto anche l’accento sul problema della sicurezza. “E’ un settore ad alto rischio aggressioni e c’è un mandante involontario : chi non finanzia un tpl adeguato mettendo in contrasto tra loro lavoratori e utenti”. “Vogliamo ritornare agli anni ’90 – ha detto il segretario generale dell’Ugl Fna Fabio Milloch -, quando chi faceva questo mestiere poteva permettersi di portare avanti gli studi, pagarsi un mutuo, tenere in piedi una famiglia, cosa che oggi purtroppo non è più possibile. Vorremo capire se il servizio del trasporto pubblico è un valore come recita la Costituzione, perché deve garantire la mobilità alla cittadinanza, oppure se è soltanto un business”.