Rapporto sulla competitività/ 2

Tornano prioritari i trasporti, il settore con le emissioni in AUMENTO

La competitività europea passa anche da qui: per rispondere ai futuri livelli di urbanizzazione e domanda di spostamento servono massicci interventi infrastrutturali. Secondo il Global Infrastructure Outlook serviranno 50mila miliardi al 2040 da mobilitare in forma pubblica e privata e con una struttura transfrontaliera. Quello dei trasporti è un settore chiave anche per la difesa, visto che il 90% delle opere è dual-use.

 

10 Set 2024 di Mauro Giansante

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Una importantissima fetta del Piano Marshall 2.0 che servirà all’Unione europea riguarda il settore dei trasporti. Il nuovo quinquennio legislativo di Bruxelles aperto con il voto di giugno ruoterà attorno a tre pilastri, digitale-transizione verde-sicurezza, e la mobilità in ogni sua forma è un comparto preponderante per ognuno di essi. Per una Unione più competitiva con le potenze internazionali servono “reti e servizi di trasporto ben funzionanti e un’industria dei trasporti prospera”, chiarisce il rapporto presentato ieri dall’ex capo della Bce Mario Draghi.

I trasporti inquinano troppo

Partiamo dall’oggi. Qual è lo stato dell’arte dei trasporti? Come si vede dalla Figura 8, dal 1990 ad oggi (2022), si tratta del solo settore che ha accresciuto del 17% i livelli di emissione di gas serra. In termini di tipologie, quello su strada è senz’altro lo spostamento più inquinante (grafico a torta, sotto). Oggi questo settore vale 1/4 dell’inquinamento europeo ma vale anche il 5% del Pil, il 5% dell’occupazione diretta e il 10% di quella transfrontaliera. Di contro, “con il 12%, rappresentano (dopo l’abitazione e l’alimentazione) la terza categoria di spesa più alta per le famiglie nell’UE (principalmente a causa della proprietà di un veicolo)”.

 

“Mentre i trasporti fanno parte del piano della Commissione per gli obiettivi climatici 2040, sono esclusi dai piani nazionali obbligatori per l’energia e il clima in cui gli Stati membri delineano le loro strategie per la decarbonizzazione. Questa mancanza di coordinamento si traduce, ad esempio, in un quadro normativo preciso e vincolante per le case automobilistiche e la logistica aziendale, che aumenta la domanda di veicoli elettrici e di infrastrutture di ricarica, senza un analogo obbligo per i fornitori di energia di fornire un accesso alla rete stabile e potente di capacità sufficiente”, dice il rapporto.

Inoltre, “la transizione verso la mobilità sostenibile è ulteriormente ostacolata dalla mancanza di interoperabilità delle infrastrutture e dei requisiti tecnici per l’impiego di flotte e attrezzature, nonché dalla limitata adozione della digitalizzazione. Solo l’1% delle operazioni marittime transfrontaliere e il 5% delle operazioni di trasporto ferroviario in Europa sono completamente prive di carta”.

In termini di mercato, però, “l’industria dei trasporti dell’UE beneficia di un ampio mercato unico che offre opportunità di scala e di libera concorrenza”. Per quanto riguarda i servizi aerei, ad esempio, i voli sono cresciuti dell’80%, le rotte del 138% dal 1990 al 2013. Anche il trasporto ferroviario e degli autobus è cresciuto in termini di qualità e connettività.

Come dovranno cambiare i trasporti

Il contesto nel quale inserire la filiera degli spostamenti è quello di un mondo che a metà secolo avrà il +79% (rispetto al 2019) di persone che avranno l’esigenza di muoversi. Con esse si muoveranno anche le merci, per almeno il doppio rispetto ad oggi. Tra meno di trent’anni si stima un tasso di urbanizzazione del 70% a livello globale e dell’80% in Europa. Tutto ciò richiederà, quindi, tanti investimenti. Secondo il Global Infrastructure Outlook serviranno 50mila miliardi al 2040 da mobilitare in forma pubblica e privata e con una struttura transfrontaliera. E tenendo conto del valore dual-use che hanno e avranno sempre più le infrastrutture per la mobilità.

Per non parlare dell’impatto che potrà avere l’IA su questo settore: “L’adozione dell’IA nel trasporto merci e passeggeri consentirà funzioni sempre più automatizzate per garantire la sicurezza e la qualità, la navigazione e l’ottimizzazione dei percorsi, la manutenzione predittiva e la riduzione del consumo di carburante o di energia”, afferma il rapporto. Che mette poi in luce i vantaggi da sfruttare in partenza in questo percorso: “L’Ue detiene il 60% dei brevetti globali di alto valore e si colloca in cima alle classifiche mondiali delle aziende più innovative per i carburanti a basse emissioni di carbonio, che sono essenziali per la decarbonizzazione del trasporto aereo e marittimo nel medio termine e anche, potenzialmente, per i veicoli pesanti”.

Il progetto TEN-T

Il progetto TEN-T al 2050, che mira proprio a connettere l’intera Unione in termini di trasporto (su strada, marittimo, aereo, ferroviario) è un esempio concreto di come dovrà muoversi l’Ue per modernizzare questo settore. Serviranno, si stima, 845 miliardi al 240 e solo 210mld per i collegamenti transfrontalieri. “L’Ue è quasi a metà strada attraverso il completamento dei grandi progetti transfrontalieri – scrive Draghi nel rapporto – di cui la rete stradale prevista è di gran lunga la più avanzata rispetto ad altre modalità. Ora è fondamentale garantire gli investimenti rimanenti entro il prossimo decennio”.

Investire, investire, investire. Annualmente, dal 2000 al 2021, l’Unione europea ha mantenuto livelli di investimento molto bassi, crollati del 14% solo nel secondo decennio del nuovo millennio. Di contro, gli Usa li hanno aumentati del 45% e la Cina li ha triplicati.

Mantenere la nuova rete costerà molto, afferma ancora il rapporto. La sicurezza delle infrastrutture andrà di pari passo con la loro modernizzazione in linea con la decarbonizzazione. Per la quale la Commissione ha stimato una riduzione dell’80% al 2040 rispetto ai livelli 2015. Serviranno, si stima, 150 miliardi l’anno dal 2025 al 2030 (61mld solo per l’aviazione) e 869 miliardi all’anno dal 2031 al 2050.

Come dovremo decarbonizzare i veicoli

Decarbonizzare, dunque, ma con logica. “Vogliamo che decarbonizzazione sia fonte di crescita ma se falliamo la decarbonizzazione può andare nella direzioen opposta rispetto alla competitivà e alla crescita”, ha detto ieri Draghi. Visto che il trasporto su strada è quello più impattante sui livelli emissivi, “per il settore dell’automotive si deve garantire la coerenza normativa, la prevedibilità e un’adeguata tempistica e consultazione per la prossima regolamentazione”. Sono quotidiane le polemiche, in questo senso, sullo stop ai motori endotermici al 2035.

Draghi ieri ha fatto notare che però “non abbiamo chiesto a tutti i fornitori di energia un obiettivo simile, per la creazione di punti di ricarica allo stesso ritmo. Questo è un serio disallineamento”. Ecco perché per la transizione, in tutti i settori, serve tempo per garantire il raggiungimento degli obiettivi ma anche concretezza e una strategia allineata per tutti. Altrimenti l’Ue è destinata ad allontanarsi definitivamente dai vertici della competitività mondiale. A cominciare dai trasporti.

 

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