LA BATTAGLIA SUL CODICE
Subappalto, Salvini fa muro contro la modifica. Carbone: BENE il correttivo, ora attuiamolo
La partita al Senato sulla certificazione di esecuzione lavori non è ancora finita: parti della maggioranza e delle opposizioni insistono perché l’emendamento che rinvia la norma al 2026 si voti nonostante la richiesta del governo di ritirarlo. Sbarramento anche per la proposta (già ritirata) di rivedere la revisione prezzi per forniture e servizi e adeguarla a quella dei lavori. Il coordinatore della commissione del Consiglio di Stato che ha scritto il testo del Dlgs 36/2024 interviene alla giornata del Rup organizzata da Assorup: ci sono alcune criticità ma il correttivo si è mosso in continuità con il codice 36, a questo punto teniamoci le norme come sono e attuiamole. Mazzetti (FI): Rup figura che attua tutti i principi del codice, proroghiamo ancora lo scudo erariale. Ricciardi: “Io sono RUP” è lo slogan per ricordare la centralità del Responsabile unico del progetto e la necessità di sostenerlo, tutelarlo, formarlo e incentivarlo, perché senza Rup si fermano lo Stato e il mercato. Busìa: il progetto deve avere una visione e il Rup deve sapere dove l’amministrazione vuole arrivare. Brunetta: garantire l’interoperabilità delle banche dati per far crescere il Paese.
IN SINTESI
Non c’è pace per il codice appalti, nuova tensione si profila al Senato. Il governo ha infatti espresso parere negativo e ha invitato i presentatori (Forza Italia) a ritirare l’emendamento al decreto milleproroghe che rinvia al 2026 la norma contenuta nella lettera f) del comma 1 dell’articolo 41 del correttivo. Si tratta della disposizione (contestatissima dall’Ance) che consente soltanto ai subappaltatori di usufruire della certificazione dei lavori (Cel) realizzati in subappalto, ai fini della qualificazione Soa, tagliando completamente fuori gli appaltatori che pure hanno compiti di regìa e di garanzia. Una norma che vorrebbe tutelare le piccole imprese subappaltatrici ma che, secondo molti osservatori, potrebbe bloccare la macchina dei lavori pubblici, spingendo le grandi e medie imprese appaltatrici a sperimentare modalità di realizzazione dei lavori diverse dal subappalto.
Fatto sta che il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha recapitato al Senato il veto sull’emendamento di Forza Italia. La partita però non è finita perché pezzi della maggioranza e delle opposizioni vogliono andare avanti e sperano in un ripensamento dell’esecutivo prima di arrivare a un braccio di ferro. Oggi si capirà definitivamente quale sarà l’esito dello scontro, ma appare difficile al momento il passo indietro di Salvini il cui orientamento, ispirato dalla capa dell’ufficio legislativo Elena Griglio, sembra piuttosto quello di blindare il correttivo e le norme del codice appalti.
Segnata è anche la sorte dell’altro emendamento che modifica la revisione prezzi per forniture e servizi adeguandola a quella prevista per i lavori. Anche qui sbarramento del governo (in questo caso anche il Mef si oppone per i rischi che la norma produca maggiori spese), l’emendamento è stato ritirato e trasformato in ordine di servizio.
L’analisi di Luigi Carbone

Ma ieri è stata anche la giornata nazionale del Rup con un convegno organizzato da Assorup che ha visto protagonista Luigi Carbone, presidente di sezione del Consiglio di Stato e padre del codice 36/2023, in quanto coordinatore della commissione del Consiglio di Stato che ha scritto il testo proposto per l’approvazione prima a Mario Draghi e poi a Giorgia Meloni. Carbone non si era mai espresso pubblicamente sul correttivo approvato a fine 2024 e l’evento di ieri è stato l’occasione per un’analisi approfondita.
Anzitutto Carbone ha definito “temperato” il correttivo confrontandolo con quello che intervennne a modificare il codice 50/2016 poco dopo la sua entrata in vigore. “Temperato” perché è intervenuto soltanto dopo 18 mesi dall’entrata in vigore del codice 36 e perché ha corretto 70 articoli su 225 mentre quello successivo al codice 50 era intervenuto su 129 dei 220 articoli.
Il giudizio di Carbone è positivo anche e soprattutto perché il correttivo si è mosso in continuità con il codice 36, non ha modificato i suoi fondamentali e il “cambio di paradigma” che il codice ha portato. Ha poi fatto l’analisi dei dieci macrotemi citati anche dalla relazione di accompagnamento al correttivo per evidenziare “poche criticità che possono essere riassorbite con una buona attuazione, senza necessità di modificare ancora le norme di legge”.
Sull’articolo 11, anzitutto, si confermano le tutela lavoristiche con la scelta del contratto stipulato dalle organizzazioni più rappresentative, l’azione “contro i contratti pirata” e, però, anche le “flessibilità”. Quello che non piace a Carbone (a parte la numerazione dell’allegato I.01 che ora arriva prima dell’allegato sulle definizioni) è che per capire cosa siano gli scostamenti marginali dalle tutele, ammessi appunto perché marginali, si rinvii a un decreto ministeriale del Lavoro, creando una falla nell’autoesecutività del codice. Per altro, e questo Carbone non può non saperlo pur non avendo fatto riferimento esplicito alla questione, proprio sui contenuti di quel decreto ministeriale futuro e sul nodo di quanti margini lascerà agli scostamenti, si combatte oggi una furiosa battaglia fra la nebulosa che attacca e il fronte di imprese e sindacati che difendono il sistema bilaterale delle tutele (a partire dalle Casse edili).
Sull’equo compenso, “soluzione politica” virtuosa, Carbone raccomanda soltanto ai Rup di non accanirsi sui ribassi elevati che saranno praticati sulla componente del 35% del prezzo considerata flessibile (a fronte del 65% rigido e non ribassabile). “Soluzione politica” anche per la revisione prezzi, punto su cui Carbone critica i due pesi e due misure fra lavori e forniture/servizi, ma soprattutto fa una rivelazione di non poco conto. “Noi avevamo previsto una soglia del 5% sopra la quale poi si rimborsava tutto”. Soglia e non franchigia, nella disposizione originaria, come invece nei lavori del correttivo si è voluto far credere. Carbone corre poi rapidamente su altre correzioni e “piccole criticità” e si sofferma invece sull’articolo 193 sul partenariato pubblico privato, ammettendo che qui il cambiamento imposto dal correttivo è significativo, “ma solo per difendere il diritto di prelazione dalla commissione Ue che chiedeva di cancellarlo”. La modifica – dice Carbone rivolto ai Rup – è “forte, ma ora non fatevi prendere dalla paura che, poiché si è procedimentalizzata la prima fase, non si fa più niente, questo sarebbe un errore, perché il titolo IV era l’innovazione maggiore del codice e perché il project financing è uno strumento fondamentale per sviluppare la creatività delle imprese e superare la fase difficile del dopo-Pnrr”. Il messaggio finale è che tutte le criticità “possono essere riassorbite e gestite con una buona attuazione senza farsi prendere la smania di fare ulteriori modifiche dopo il correttivo o, peggio, come ha già detto qualcuno, di tornare al codice 36”.
Il convegno di Assorup

Carbone non è stato l’unico spunto importante arrivato dal convegno di Assorup. Il presidente dell’associazione, Daniele Ricciardi, ha ricordato lo slogan “Io sono RUP” per ribadire la centralità della figura del Responsabile unico del progetto e la necessità di sostenerlo, tutelarlo, formarlo e incentivarlo. “Perché – ha detto Ricciardi – senza Rup si fermano lo Stato e il mercato”. Per Erica Mazzetti, responsabile del dipartimento Infrastrutture di Forza Italia, il Rup è “la figura che attua tutti i principi del codice, a partire dalla fiducia e dal risultato” e ha poi proposto che la maggioranza di centrodestra, nella riforma della Corte dei conti, inserisca una nuova proroga dello scudo erariale (che scade ad aprile).
Per il presidente dell’Autorità Anticorruzione, Giuseppe Busìa, è importante che “dietro il progetto e dietro il contratto di appalto ci sia sempre una visione e che il Rup sappia da subito dove l’amministrazione vuole arrivare”. Infine il presidente del Cnel, Renato Brunetta, ha detto che è fondamentale “garantire l’interoperabilità delle banche dati pubbliche, superando le gelosie della singola amministrazione, per rendere più agevole la crescita del Paese”.