Negli ultimi anni, il settore edilizio si trova di fronte a una trasformazione profonda, spinto sia dalla necessità di ridurre l’impatto ambientale sia dalle nuove normative europee. La transizione verso edifici più sostenibili non è più un’opzione, ma un percorso obbligato per garantire un futuro di buona esistenza alle generazioni che verranno.
Con l’entrata in vigore, lo scorso maggio, della Direttiva EPBD IV – meglio nota come Direttiva case green – l’Italia si prepara ad affrontare una delle trasformazioni più ambiziose della propria storia edilizia. Entro il 31 dicembre 2025, il nostro Paese dovrà presentare alla Commissione europea la prima bozza del Piano nazionale di ristrutturazione degli edifici, che interesserà in modo sostanziale il patrimonio residenziale, non residenziale e pubblico.
In questo scenario, ancora troppo sottovalutato, emerge una figura chiave per la buona riuscita degli obiettivi fissati: l’amministratore di condominio, un professionista competente, preparato, dotato di competenze specialistiche e iscritto a un albo tecnico.
Il patrimonio edilizio italiano, tra i più datati d’Europa, rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Paese. Le sue condizioni conservative, spesso non ottimali, rendono complesso l’allineamento agli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità richiesti a livello europeo. Si tratta però anche di un’opportunità importante: il settore dell’edilizia ha già dimostrato in passato di saper affrontare sfide complesse, e oggi è chiamato a guidare una trasformazione che non può più essere rimandata.
Avviato in Commissione VIII ambiente, territorio, lavori pubblici della Camera dei Deputati, l’esame della proposta di legge delega al Governo “per l’aggiornamento, il riordino e il coordinamento della disciplina legislativa in materia edilizia” (AC-2332), che vede come relatrice e prima firmataria l’Onorevole Erica Mazzetti.
L’obiettivo – si legge – è quello di “superare le molteplici e disorganiche leggi che fino a oggi hanno regolato il settore delle costruzioni, da ultimo, il testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia di cui al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380.”.
Di fatto la proposta, per finalità e obiettivi, ripercorre in gran parte lo stesso binario avviato il primo febbraio 2025 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, attraverso la consultazione sul riordino e la semplificazione della disciplina in materia di edilizia e costruzioni.
Il mondo delle professioni da tempo sostiene la necessità di una revisione complessiva delle norme edilizie ed urbanistiche, attraverso testi unici che mettano ordine a materie stratificate e complesse, che mostrano evidenti difficoltà interpretative ed importanti carenze di coordinamento.
L’Italia si trova oggi di fronte a una delle sfide più complesse della sua storia contemporanea: la gestione integrata dei rischi naturali in un contesto di accelerazione dei cambiamenti climatici. I dati emersi dalle recenti audizioni parlamentari delineano un quadro di estrema criticità che non può più essere affrontato con approcci frammentari o interventi emergenziali.
Gli scenari internazionali di questi ultimi anni, caratterizzati da guerre, crisi economiche, dazi, hanno indubbiamente contribuito ad un costante e sensibile aumento del costo dell’energia. In Italia, la spesa annua delle famiglie per i consumi energetici ammonta a circa 36 miliardi di euro (ultimo dato disponibile riferito all’anno 2020), dato fortemente caratterizzato da una variabilità regionale legata a fattori climatici, al tipo di fonte di approvvigionamento utilizzata e alla dimensione in termini di popolazione residente.
Il dibattito sul sistema catastale continua a riemergere ciclicamente nel contesto pubblico ogni volta che si affrontano i temi dell’equità tributaria, della modernizzazione della pubblica amministrazione e della gestione del patrimonio immobiliare. Nonostante numerosi tentativi politici, il sistema di riferimento vigente – datato e stratificato – resta invariato nella sua struttura di base.
L’accordo Stato-Regioni sulla modulistica unificata e standardizzata in materia edilizia sottoscritto il 27 marzo scorso (e al momento recepito solamente da alcune regioni), rimane ad oggi orfano del modulo SCIA agibilità, che pare essere in dirittura d’arrivo, dopo il necessario passaggio in Conferenza Unificata.
Siamo a un bivio. Da una parte, un’Italia che costruisce come ha sempre fatto – con logiche del secolo scorso, competenze frammentate, resistenze al cambiamento. Dall’altra, la possibilità di immaginare professionisti tecnici capaci di guidare davvero la trasformazione dell’ambiente costruito. Il geometra di domani non sarà quello di oggi. Non può esserlo.