WEC ITALIA - EY
Porti: consumi a 300 GWh annui, Cer e IA per farli green e smart
Tra i modelli di governance e le tecnologie abilitanti: smart grid, accumuli, infrastrutture di ricarica, sistemi di energy management. Secondo il rapporto presentato ieri a Napoli, l’integrazione delle comunità energetiche nelle strutture portuali mira a soddisfare le esigenze energetiche sia del cluster portuale che del retroporto, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili e promuovendo l’utilizzo di fonti rinnovabili.
I porti italiani consumano ogni anno quanto 90mila famiglie, cioè in media 300 gigawattora, ecco perché la doppia transizione (energetica e digitale) deve necessariamente coinvolgerli. Secondo le stime diffuse ieri insieme a un report da World Energy Council Italia e Ernst & Young, i porti italiani rappresentano circa il 5% delle emissioni di gas serra del Paese e la diffusione delle comunità energetiche e delle nuove tecnologie non è più rinviabile. Per garantire la sostenibilità finanziaria e il corretto funzionamento delle cer, “è però essenziale predisporre un business plan solido e ben calibrato, che consideri l’equilibrio tra utenze energivore e domestiche”. Solo così si potranno “generare ritorni economici stabili, a beneficio sia dei soggetti promotori e investitori, sia della comunità locale”, ha spiegato Sabrina Sacchetti di Ey Italia. A La Spezia, per esempio, è da poco stato lanciato il progetto per la creazione di una sua Cer.
D’altronde, per capire ancora meglio la strategicità di questi hub il rapporto Wec-Ey ricorda che quelli mediterranei hanno visto una crescita significativa, con un tasso medio di crescita annuo del 3,2% tra il 2008 e il 2023. Diventando, grazie alla loro posizione mediterranea, nodi cruciali nella catena di approvvigionamento energetico, facilitando l’importazione e l’esportazione di petrolio, gas naturale, gnl e idrogeno. Questo approccio, inoltre, è complementare a iniziative come il “cold ironing” e la produzione di idrogeno verde, con progetti in fase di studio nei porti di Napoli, Trieste, Venezia e Genova.
Tra i vantaggi riscontrabili legati alle Cer portuali, il rapporto sottolinea per esempio il fattore della maggiore integrazione tra porto e retroporto, quindi di un equilibrio tra le esigenze operative delle infrastrutture marittime e lo sviluppo economico e sociale delle aree circostanti. Di qui, la massimizzazione dei benefici della condivisione dell’energia, il miglioramento della resilienza energetica e la riduzione dei costi di approvvigionamento per imprese e comunità locali. E poi, l’attrazione di nuovi capitali per rigenerare le intere aree portuali nei sensi dell’elettrificazione. Insieme alle Cer, poi, possono essere implementati sistemi di accumulo e reti intelligenti arrivando a soddisfare in loco il cosiddetto “cold ironing”, ovvero l’alimentazione elettrica delle navi ormeggiate attraverso la rete elettrica terrestre. Non solo. Un elemento di innovazione per la gestione delle Cer nei porti è l’uso della tecnologia blockchain. L’implementazione di registri distribuiti permette di certificare la provenienza dell’energia, garantendo trasparenza e tracciabilità nelle transazioni energetiche tra i diversi membri della comunità. Inoltre, l’integrazione dell’intelligenza artificiale nei sistemi di gestione delle reti energetiche consente di ottimizzare i flussi di energia in tempo reale, migliorando l’efficienza complessiva delle Cer portuali.



“Dobbiamo fornire risposte alle persone e, soprattutto, integrare nel confronto le comunità locali per raggiungere il nostro obiettivo e valorizzare, al massimo possibile, le aree portuali delle nostre città”, ha ricordato ieri il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. Eppure, dal governo si attende ancora il varo del decreto che vada a disciplinare lo sviluppo dell’eolico offshore, mentre le nomine per i nuovi commissari sono appena state definite. “La transizione energetica del sistema portuale nazionale non è solo una sfida ambientale, ma un’opportunità strategica per il rilancio industriale e occupazionale del Paese, a partire dal Mezzogiorno. I porti non sono più soltanto infrastrutture logistiche: devono diventare hub di innovazione, generatori di sviluppo sostenibile e lavoro qualificato e, come Mit e come Governo, stiamo investendo con determinazione”, ha detto ieri il sottosegretario di Stato al Mit, Tullio Ferrante.
“Il nostro impegno concreto – ha proseguito Ferrante – è testimoniato dagli 1,1 miliardi di euro per l’elettrificazione delle banchine, dagli oltre 250 milioni per l’efficientamento energetico delle infrastrutture e dai 270 milioni destinati al Progetto Green Ports, senza dimenticare le grandi opportunità derivanti dalla Zes e dalle Zls in chiave di sostegno allo sviluppo di comunità energetiche portuali. Stiamo inoltre puntando sull’intermodalità, anche in chiave di risposta all’impatto delle ipertassazioni europee”, ha aggiunto. “Investire nella transizione energetica portuale significa rafforzare il ruolo dell’Italia nel Mediterraneo, rendere più forti le nostre imprese, più attrattivi i nostri territori, più sostenibile la nostra crescita. È uno storico cambio di paradigma che può e deve trasformarsi in valore per tutti. Il Mit – ha concluso il sottosegretario – è e sarà al fianco di chi, come Wec Italia, crede nel futuro dei nostri porti come catalizzatori di innovazione e sostenibilità”.
Intanto, sul porto di La Spezia il ministro Tommaso Foti ha annunciato l’arrivo del dpcm per la zona logistica semplificata dell’hub. “Vi è una fase dialettica nella istituzione delle zone logistiche, nel caso di specie la Liguria avrebbe con questa la seconda zona logistica”, mentre “dovevano essere una per Regione”, ha detto. Ma “essendovene le ragioni per proseguire, a oggi l’ interlocuzione” è stata “abbastanza dettagliata in ragione di un progetto integrato in due occasioni”. Il progetto ha ottenuto a febbraio il parere favorevole del Mit, mentre il 20 maggio scorso il Mef ha chiesto ulteriori chiarimenti. “Il 9 giugno la Regione Liguria ha presentato le risposte”, che il dipartimento Coesione sta esaminando. “Se saranno state recepite le osservazioni fatte posso garantire che chi sta parlando proporrà al presidente del Consiglio dei ministri nei tempi più previ possibili l’adozione del relativo decreto affinché l’area in questione possa diventare una zona logistica semplificata e la Regione possa mandare i nominativi del comitato di indirizzo affinché poi possa correttamente operare”, ha concluso.