EFFICIENZA ENERGETICA
Pichetto rilancia i bonus, il Psb li stronca. Nel Pnrr la soluzione (e 1,38 mld): incentivo LEGGERO
La linea tracciata da Giorgetti nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029 è netta: con la fine delle sovvenzioni all’edilizia la spesa primaria sul Pil tornerà sotto l’1% dal 2027 e porterà il rapporto debito/produttività al 134,9%. Confermato, però, lo strumento finanziario per l’efficientamento dell’edilizia pubblica e residenziale. E’ la via di mezzo che serve al governo, linea-Meloni, di stoppare nuovi interventi sugli edifici e allo stesso tempo ammiccare all’Europa per adempiere alla direttiva Case green
IN SINTESI
Bonus sì, bonus no, bonus Pnrr. Alla fine è sempre l’Europa a salvarci. Mentre la stagione del superbonus si avvia definitivamente alla sua conclusione, è tempo di pensare a nuovi strumenti concreti per sostenere la mole di interventi di efficientamento energetico cui dovremo sottoporre i nostri immobili per rispettare la direttiva europea cosiddetta Case green. Se da un lato il governo Meloni ha, sin dal suo insediamento, avversato la logica pentastellata di liberare sovvenzioni su sovvenzioni per i lavori di miglioramento delle prestazioni delle nostre case, dall’altro il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha da qualche settimana iniziato a cavalcare una linea nuovamente aperturista. Della serie, vogliamo riscrivere la direttiva Epbd ma siamo fiduciosi per la nuova Commissione europea perché più spostata a destra, quindi meno ideologica sul Green Deal. E però la direttiva rimarrà, seppur smorzata, quindi va implementata una strategia. Pichetto sta per questo resuscitando i bonus, invocando detrazioni fiscali più indirizzate e nuove sovvenzioni per gli incapienti. Ulteriori dettagli, ad ora, non ne fornisce.
Il Psb boccia i nuovi bonus edilizi, Pichetto li riabilita
Dall’altro lato, ci sono le risorse disponibili e chi le gestisce. Nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029, il ministro Giorgetti scrive che “La tendenza in discesa del deficit è riconducibile al progressivo consolidamento del saldo primario, che registrerebbe un deciso avanzo già nel 2025 (1,0 per cento del Pil) per poi continuare a migliorare fino al 3,3 per cento del Pil nel 2029.
L’andamento è determinato dalla progressiva riduzione dell’incidenza della spesa primaria sul Pil, prevista scendere dal 50,1 per cento nel 2023 al 43,2 per cento nel 2029, per effetto del contenimento della spesa primaria corrente e, soprattutto, della minore spesa per contributi agli investimenti. Dopo l’espansione dei costi relativi ai bonus edilizi, la voce tornerà sotto l’1 per cento del Pil a partire dal 2027 (dal picco del 5,4 per cento del PIL nel 2023), in linea con la media pre-Covid, in virtù di una più accorta definizione delle misure di incentivazione degli investimenti privati”. In più, “al netto dei costi legati agli incentivi in materia edilizia, il rapporto debito/Pil sarebbe quantificabile, rispettivamente, in 132,8 per cento nel 2024 (con una differenza di 3 punti percentuali) e in 131,5 per cento nel 2026 (con una differenza di 6,3 punti percentuali). Dal 2027, con la riduzione dell’impatto dei crediti di imposta relativi ai bonus edilizi utilizzati in compensazione delle imposte, il rapporto inizierà a scendere secondo una tendenza che tenderà a consolidarsi negli anni successivi”. Ancora più chiaro: “La discesa del rapporto debito/Pil a partire dal 2027 sarà determinata dal miglioramento del saldo primario di cassa, grazie al progressivo esaurimento degli effetti dei bonus edilizi e al processo di consolidamento fiscale coerente con il profilo programmato per la spesa netta. Tale miglioramento del saldo consentirà infatti di compensare il previsto onere crescente del debito pubblico che inevitabilmente risentirà anche della fase di politica monetaria restrittiva avviata dalla Bce nel 2021”.
Ecco il nuovo mini-fondo Pnrr
Insomma, Pichetto rilancia i bonus mentre Giorgetti non ne vuole sapere. Ma, c’è un ma. Perché sempre nel Psb viene citato lo ‘Strumento finanziario per l’efficientamento dell’edilizia pubblica, anche residenziale (Erp)’ introdotto dalla settima missione del Pnrr. Ne avevamo già scritto a dicembre su Diario dei nuovi appalti, qui. Si tratta di uno strumento, leggero, introdotto nell’ultima versione del Piano nazionale di ripresa e resilienza modificato proprio a fine 2023 il cui obiettivo è appunto “sostenere le ristrutturazioni a beneficio delle famiglie vulnerabili e a basso reddito e alleviare la povertà energetica. La misura vale 1,38 miliardi e “consiste in un investimento pubblico in un dispositivo (nella fattispecie uno strumento finanziario per il contrasto della povertà energetica) volto a incentivare gli investimenti privati e migliorare l’accesso ai finanziamenti per le ristrutturazioni energetiche dell’edilizia residenziale pubblica e sociale che determinano un miglioramento minimo dell’efficienza energetica pari al 30 %”. Quanto al gestore, “potrebbe essere Cassa Depositi e Prestiti o la Banca europea per gli investimenti; in alternativa le due potrebbero agire insieme come soggetti attuatori”. Lo strumento sarà indirizzato, appunto, a interventi nell’edilizia residenziale pubblica, sociale e ristrutturazioni energetiche a beneficio delle famiglie a basso reddito che vivono in condomini.
Verso la riforma delle detrazioni, arriva il registro Enea
Si tratta di una via di mezzo ideale per tracciare la nuova strategia nazionale post-superbonus. Abbandonare la logica delle sovvenzioni a pioggia sull’edilizia ma allo stesso tempo ammiccare all’Europa per adempiere – senza anticiparne il recepimento – alla direttiva Case green. Sarà un nuovo ecobonus, quindi, cioè una misura economicamente più ristretta ma anche più efficace. Cui allegare, appunto, una triplice strada: nuovi fondi europei, fondi coesione o fondi nazionali. Pochi giorni fa, in audizione, la viceministra dell’Ambiente Vannia Gava ha ribadito che – come pianificato nel Pniec – il nuovo sistema di incentivi rivedrà le detrazioni fiscali attualmente in vigore con un approccio integrato ed efficiente che superi le frammentazioni. Gli incentivi saranno modulati sulla base della performance che gli edifici raggiungeranno dopo l’intervento di efficientamento energetico e avranno una durata di almeno 10 anni e costi massimi specifici onnicomprensivi. Intanto, è in arrivo il Registro dell’Enea predisposto dal Mimit a dicembre nel decreto Energia. Obiettivo, indirizzare gli investimenti delle imprese sulla tecnologia più performante. Cioè il fotovoltaico. Per cui sono previsti crediti d’imposta del 54 o del 63% per importi pari al 120 o 140% del loro costo. Su 6,23 miliardi previsti dal Fondo Transizione 5.0 per incentivare le imprese a investire nel green entro la fine del 2025, invece, per ora ne sono stati mobilitati solo 70 milioni. C’è tempo fino a metà 2026 ma meglio non lasciar passare troppi mesi a vuoto.