l'Economic Outlook

Ocse: nel 2025 Pil italiano a +0,6%. Ma il Governo vede SOLO +0,5%

L’Ocse ha diffuso il nuovo Economic Outlook che aggiorna le stime di giugno. Il Pil globale è rivisto in lieve rialzo a +3,2%. Per l’Italia una conferma, quella del Pil a +0,6%, e una limatura verso il basso nel 2026 a +0,6%. Arrivano, intanto, le prime indicazioni del Documento programmatico di finanza pubblica (ex Nadef) che stima una crescita tendenziale, al netto cioè di misure future, di +0,5%. Giorgetti assicura:  “siamo sulla rotta giusta”

23 Set 2025 di Maria Cristina Carlini

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Una notizia relativamente positiva è il ritocco al rialzo della crescita globale per il 2o25. Per le prospettive future, però, i segnali sono di raffreddamento perché  il 2026 sarà, a tutti gli effetti, il terreno sul quale si misureranno gli effetti dei nuovi dazi. Sono i due i principali elementi dello scenario macroeconomico tratteggiato dall’Economic Outlook intermedio pubblicato dall’Ocse, che aggiorna quello dello scorso giugno. “Nel primo semestre del 2025, la crescita mondiale si è dimostrata più resiliente del previsto, in quanto la produzione industriale e gli scambi sono stati sostenuti dall’anticipazione degli ordini in vista dell’aumento dei dazi doganali. Tuttavia, gli indicatori più recenti mostrano segni di rallentamento della crescita e la disinflazione si è stabilizzata. Inoltre, i dazi effettivi sulle importazioni indirizzate agli Stati Uniti sono aumentati ulteriormente da maggio. Si prevede che la crescita mondiale subirà un rallentamento man mano che gli effetti dell’incremento dei dazi inizieranno a farsi sentire completamente”, rileva l’Ocse. Da maggio, “le tariffe bilaterali statunitensi sono aumentate su quasi tutti i Paesi. Le tariffe effettive complessive sono salite a circa il 19,5% alla fine di agosto, il piu’ alto dal 1933″, sottolinea l’Ocse. Secondo le proiezioni, la crescita del Pil mondiale diminuirà dal 3,3 % riportato nel 2024 al 3,2 % nel 2025 e al 2,9 % nel 2026. Per l’anno in corso – ed è questa l’annotazione positva – la crescita è stata vista al rialzo rispetto al +2,9% rispetto alle previsioni di giugno. Per il 2026, la stima viene confermata.

Guardando all’Italia, il Pil del 2025 viene confermato allo 0,6% e così anche per il 2026 con una limatura, in questo caso, dello 0,1%. Le stime dell’Ocse arrivano proprio mentre cominciano a circolarele prime indicazioni che emergono dalle stime provvisorie contenute nel Dpfp, che sarà inviato in Parlamento entro il due ottobre. Al momento la crescita tendenziale, cioè l’andamento del Pil al netto di misure future, segna +0,5% per quest’anno e +0,7% nel 2026. Per il ministro dell’economia, Giancarlo Giorgetti, l’Italia è sulla rotta giusta. “Io non faccio come quelli che innestano il pilota automatico e non si rendono conto nemmeno dei temporali che arrivano… La rotta che avevo immaginato è stata in qualche modo un poco disturbata da alcuni temporali. Mi riferisco alla guerra in Ucraina in particolare. Detto ciò abbiamo finalmente abbiamo messo l’Italia in linea di galleggiamento. Stiamo navigando nella rotta giusta”, ha detto in video collegamento all’iniziativa elettorale di Pesaro per le regionali nelle Marche.

L’Ocse ha alzato le stime anche sulla crescita dell’Eurozona per l’anno in corso (da +1% a +1,2%), ma ha rivisto al ribasso, rispetto alle previsioni di giugno, quelle per il 2026 (da +1,2% a +1%), segnalando che “l’aumento delle tensioni commerciali e l’incertezza geopolitica sono in qualche modo compensati da condizioni di credito più favorevoli”. I dati 2025 e 2026, comunque, restano più alti rispetto al 2024 (+0,8%). Per le principali economie europee, l’Ocse ha abbassato le stime di crescita della Germania da +0,4% a +0,3% nel 2025, contro il -0,5% del 2024, e da +1,2% a +1,1% nel 2026. Confermate le previsioni per la Francia a +0,6% quest’anno e +0,9% il prossimo, contro il +1,1% del 2024. Andando oltreoceano, la crescita annua del PIL negli Stati Uniti calerà dal 2,8 % registrato nel 2024 all’1,8 % nel 2025 e all’1,5 % nel 2026 dal momento che la forte crescita degli investimenti nei settori dell’alta tecnologia sarà ampiamente controbilanciata dall’incremento dei dazi e dalla forte diminuzione dell’immigrazione netta. A ritmi più sostenuti marcerà l’economia cinese, comunque in rallentamento rispetto al +5% del 2024: secondo le proiezioni, la crescita del Dragone si attesterà al 4,9 % nel 2025 e al 4,4 % nel 2026, a causa del dissolversi dell’effetto degli scambi commerciali anticipati, dell’entrata in vigore di dazi più elevati e della revoca degli aiuti fiscali.

Sul versante dell’inflazione, secondo le stime dell’Ocse, nella maggior parte delle economie del G20 si osserverà un calo dell’inflazione, dovuto alla diminuzione della crescita e all’attenuazione delle pressioni sui mercati del lavoro. Si prevede che, nelle economie del G20, l’inflazione complessiva calerà dal 3,4 % nel 2025 al 2,9 % nel 2026, mentre l’inflazione di fondo nelle economie avanzate del G20 rimarrà ampiamente stabile al 2,6 % nel 2025 e al 2,5 % nel 2026.  Nell’Eurozona l’inflazione “dovrebbe rimanere contenuta” ed è attesa al 2,1% quest’anno e all’1,9% il prossimo, in entrambi i casi rivista al ribasso rispetto a giugno, rispettivamente da 2,2% e 2%. In Germania è vista al 2,2% quest’anno (da 2,4%) e al 2,1% il prossimo (confermato) e in Francia all’1,1% nel 2025 (da 1,2%) e all’1,6% nel 2026 (da 1,7%). Secondo l’Ocse, “nelle economie europee, l’aumento delle tensioni commerciali e l’incertezza geopolitica dovrebbero essere in parte compensati da condizioni di credito più favorevoli. L’espansione fiscale dovrebbe stimolare l’attività economica in Germania, ma il previsto consolidamento sia in Francia sia in Italia potrà frenare la crescita”. L’istituzione segnala anche che “ci sono anche segnali di modeazione dei consumi in alcune economie avanzate, come Stati Uniti, Eurozona e Cina”, mentre, sul fronte del lavoro, “il tasso di disoccupazione dell’Eurozona ha raggiunto i minimi storici”.

Le tensioni commerciali e geopolitiche “pongono rischi per la crescita e per le prospettive economiche”, motivo per cui “bisogna dare la priorita’ a una soluzione duratura delle tensioni commerciali”, ha detto Mathias Cormann, segretario generale dell’Ocse, nel corso della conferenza stampa a Parigi. La sollecitazione è quella di una cooperazione fruttuosa tra gli Stati “per fare in modo che gli accordi commerciali siano piu’ equi e funzionino meglio”. In questo contesto, “qualsiasi accordo che abbassi i dazi rispetto ai livelli attuali e migliori la fiducia potrebbe sostenere una crescita economica e un commercio piu’ forti e un’inflazione piu’ bassa”.

Non va poi allentata la presa da una sana disciplina di bilancio, è il monito che giunge dall’Ocse. “Per affrontare i rischi per la stabilita’ finanziaria sono necessari un controllo e un monitoraggio attivi”, mentre “misure di bilancio credibili e ben progettate sono necessarie per salvaguardare la sostenibilita’ del debito pubblico” nei vari Paesi,  scrive l’Ocse. “Di fronte alle crescenti pressioni di bilancio e all’elevato debito pubblico, e’ necessaria una disciplina fiscale che consenta ai governi di salvaguardare la sostenibilita’ del debito a lungo termine e di mantenere lo spazio necessario per reagire a futuri shock”. Secondo l’Ocse, revisioni sistematiche e regolari della spesa, pratiche rafforzate in materia di appalti pubblici e un maggiore uso delle tecnologie digitali potrebbero contribuire a migliorare l’efficienza del settore pubblico e consentire una riallocazione efficiente delle risorse al mutare delle priorita’. Un riconoscimento arriva poi dall’Ocse all’Italia sull’andamento dei conti pubblici: l’Italia “è in una posizione migliore rispetto a qualche anno fa”, ha osservato il capo economista Alvaro Pereira. Il debito è tuttavia ancora alto e, per questo, “deve continuare nel percorso di riduzione”. Così come, occorre andare avanti sulla strada delle riforme strutturali, in particolare, “semplificando la burocrazia e riducendo la complessità della regolamentazione”. Inoltre, “sostenere la produttività sarà un fattore chiave ed è essenziale continuare a investire nelle competenze”.

 

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