IL MANIFESTO
Le cooperative al governo: più EQUITA’ sugli appalti di servizi
“L’inadeguatezza dei meccanismi di revisione dei prezzi è in grado di generare, in un tempo ancor più breve che in altri settori, effetti nefasti sia sui livelli occupazionali, sia sulla stessa tenuta delle aziende, con tutte le conseguenti ripercussioni per il Sistema Paese in termini tanto sociali, quanto di capacità produttiva”, scrivono le imprese nel documento. Nei prossimi giorni, le Associazioni annunceranno iniziative pubbliche per concretizzare il dialogo con l’esecutivo.
Le associazioni del mondo dei servizi avvertono il governo: il correttivo al codice degli appalti approvato a fine 2024 discrimina il settore rispetto a quello dei lavori pubblici sulla disciplina di revisione dei prezzi. Perché, ricordano, mentre per il settore dei lavori la soglia per l’attivazione della revisione prezzi è stata abbassata dal 5% al 3% con il riconoscimento del 90% dei costi eccedenti tale soglia, per i servizi e le forniture è rimasta invariata al 5%, con il riconoscimento soltanto dell’80%, anche in questo caso in relazione all’eccedenza rispetto alla franchigia. Per questo, scrivono i sedici soggetti sottoscrittori, vanno corretti i meccanismi che oggi penalizzano un comparto strategico per il Paese, con un impatto su oltre mezzo milione di lavoratrici e lavoratori e un valore economico di circa 70 miliardi di euro. Un trattamento discriminatorio, dimostrazione del fatto che in Italia c’è un problema culturale nell’ambito degli acquisti della pubblica amministrazione, che mette a rischio la stabilità delle imprese del settore e la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati in servizi essenziali ed indispensabili.
Il manifesto è stato firmato da Afidamp, Agci Servizi, Angem, Anip-Confindustria, AnirConfindustria, Assiv-Confindustria, Assosistema Confindustria, ConFedersicurezza e Servizi, Fipe-Confcommercio, Fnip-Confcommercio, Fondazione Scuola Nazionale Servizi, Issa, Legacoopsociali, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Univ. L’appello all’esecutivo è netto: in assenza di interventi immediati, si rischia una situazione insostenibile, con effetti a catena su occupazione e qualità di servizi pubblici essenziali quali pulizia di luoghi pubblici e di lavoro, igienizzazione degli ospedali, mense scolastiche e ospedaliere, raccolta e gestione dei rifiuti, vigilanza privata, fornitura di dispositivi medici, sanificazione e sterilizzazione di dispositivi
medici tessili e strumentario chirurgico, gestione di servizi sociosanitari, assistenziali ed educativi. Anche perché, si legge nel manifesto, si parla di un settore “già colpito da anni da politiche di costanti e irreversibili tagli agli appalti pubblici. In tale contesto, l’assenza di norme sulla revisione prezzi ha infatti impedito in questi anni di continue crisi economiche (pandemia, aumento materie prime, crisi internazionale) il dovuto recupero dei costi da parte delle imprese del settore”. Un comparto che coinvolge, tra l’altro, circa mezzo milione di lavoratrici e lavoratori per un impatto economico che varia a seconda degli anni di riferimento dal 30% al 50% delle gare indette dalla pubblica amministrazione e un valore economico di circa 70 miliardi di euro.
Cosa serve, allora? Sono quattro le richieste avanzate in dettaglio dalle imprese: la modifica delle norme sugli appalti pubblici, equiparando le soglie di revisione prezzi per servizi, forniture e lavori; l’obbligo di revisione ordinaria dei prezzi nei contratti pubblici continuativi, “oggi lasciato alla discrezionalità delle stazioni appaltanti”; la creazione di un dipartimento dedicato alle politiche del settore servizi e forniture, “per colmare il gap di attenzione istituzionale”; l’apertura di un tavolo di confronto con i ministeri interessati (Mit, Mimit, Mef).
Da ora, dunque, dossier aperto. “Nei prossimi giorni, le Associazioni annunceranno iniziative pubbliche volte ad avviare un dialogo concreto con il Governo, affinché riconosca l’importanza del settore dei servizi e delle forniture e il ruolo chiave che esso svolge nell’economia italiana”.
M.Gia.
 
				