RIPARTITO L'ESAME IN COMMISSIONE AL SENATO

Legge rigenerazione avanti con 750 emendamenti, ma resta il nodo finanziamenti (in legge di bilancio)

Il relatore Roberto Rosso (nella foto): “Non vedo grandi problemi sulle proposte di modifica, molte convergono”. Il problema è finanziario: al momento ci sono in bilancio 80 milioni a fronte dei 3,4 miliardi previsti dal nuovo testo del relatore su un arco di undici anni. La partita nella maggioranza è molteplice: non c’è solo il dubbio se entri o meno in legge di bilancio e la consistenza complessiva del finanziamento, ma anche l’indisponibilità del Mef a dare stabilità alle risorse per un periodo lungo e ad andare oltre la logica della ricarica anno per anno.

08 Ott 2025 di Giorgio Santilli

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Legge rigenerazione avanti con 750 emendamenti, ma resta il nodo finanziamenti (in legge di bilancio)

Roberto Rosso, Forza Italia, relatore della legge sulla rigenerazione urbana al Senato

“Non vedo grandi problemi sugli emendamenti: molti convergono, anche fra maggioranza e opposizione”. Roberto Rosso, Forza Italia, relatore alla legge sulla rigenerazione urbana in discussione all’ottava commissione del Senato, scappa via con Antonio Tajani e Maurizio Gasparri dopo la conclusione della giornata inaugurale di “Città nel futuro 2030-2050”. Non sembrano spaventarlo i 750 emendamenti presentati alla scadenza di venerdì scorso e in effetti anche alla manifestazione organizzata da Ance con la direzione di Francesco Rutelli nessuna delle tante voci politiche intervenute alla Camera su casa e rigenerazione è andata in dissonanza rispetto alla necessità condivisa di lavorare tutti insieme senza barriere ideologiche.

Questo non vuol dire che tutto fili liscio. Anzi. Sulla rigenerazione urbana rispunta il problema finanziario che aveva bloccato per otto mesi la legge prima della presentazione del nuovo testo unificato da parte di Rosso. A quel punto sembrava che la maggioranza si fosse ricomposta su una posizione unitaria e che sia il ministro delle Infrastrutture Salvini, che era stato in prima linea nella resistenza alla legge, che il ministro dell’Economia Giorgetti, contrario per lungo tempo al fondo nazionale, avessero accettato di finanziare il provvedimento con uno stanziamento cospicuo. Rosso nel testo, dopo svariate riunioni di maggioranza, aveva quantificato la somma in 3,4 miliardi, con 100 milioni nel 2026 e 300 milioni l’anno negli undici anni successivi dal 2027 al 2037. Dal Mef non erano arrivate conferme ma neanche smentite, mentre Salvini aveva esplicitamente confermato che un’intesa si era fatta, a condizioni che la maggioranza mandasse avanti le sue riforme (si veda l’articolo di Diario DIAC del 27 giugno).

Il bilancio dello Stato però non si era poi mosso dagli 80 milioni disponibili dall’inizio della discussione. Integrazioni non ce ne sono state e, ovviamente, è la legge di bilancio lo strumento e la sede giusti per farle. Quindi se ne parlerà nelle prossime riunioni di maggioranza sulla finanziaria, forse già in quella di oggi. Le priorità dei partiti sembrano essere concentrate sul fisco, ma ieri Tajani ha ribadito che la casa – anzi “la dimora”, come la chiama lui – per Forza Italia è una priorità. Ma siccome la prudenza non è mai troppa nei giorni della legge di bilancio, Tajani l’ha messa sulla difensiva: no a tassazioni sulla casa, no a patrimoniali.

C’è comunque un po’ di fiducia in Forza Italia che il fondo nazionale di rigenerazione urbana sarà ricaricato nella legge di bilancio. La speranza si riduce drasticamente, però, se si parla della misura della ricarica. Certamente non si arriverà ai 3,4 miliardi auspicati e proposti da Rosso. Ma soprattutto lo scontro è sul periodo del finanziamento. Forza Italia ha sposato da tempo la posizione delle imprese, non solo di costruzioni, che chiedono al governo stabilità delle poste finanziaria quando in gioco ci sono gli investimenti. La proposta di Rosso è forse fuori misura per un ministro dell’Economia, undici anni di stabilità finanziaria con una dote che resta fissa, ma certamente Forza Italia si accontenterebbe di un periodo più corto (ma non troppo). A condizione che si superi il meccanismo perverso del rifinanziamento anno per anno, che non consente alcuna programmazione alle imprese e ai promotori che decidessero di imbarcarsi in operazioni di rigenerazione.

Su questo punto, però, Giorgetti resiste e finora non ha concesso aperture.

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