IL SUMMIT SULL'IDROGENO
Strategia nazionale in RITARDO. Dossi (H2It): “Pnrr oltre il 2026 per i progetti”
Pichetto: “La stiamo affinando, forse arriva a novembre” ma le linee guida per l’elaborazione sono del 2020 e l’ultima previsione citava luglio 2024 come deadline per la presentazione. Regina (Confindustria): la domanda italiana è stimata tra 500 e 800mila tonnellate annue
IN SINTESI
Strategia nazionale per l’idrogeno? Ci siamo, forse. Il ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin ha dato qualche indizio all’Italian Hydrogen Summit tenutosi alla Camera dei Deputati. “Ho ricevuto una prima stesura sulla quale ho fatto alcune osservazioni, stiamo affinando la versione finale che forse arriverà per novembre”, ha detto parlando nella nuova Aula dei Gruppi.
L’Italia ha investito 3 miliardi sull’idrogeno, ne mancano 15 per rispettare la prima bozza di strategia nazionale
Sui dettagli, però, non ha aggiunto molto: “Il piano è ambizioso ma realistico” nel rispetto di una decarbonizzazione da fare con strumenti diversi, “dall’idrogeno alla Ccs” cioè la cattura e lo stoccaggio di carbonio. A livello europeo è previsto un obiettivo di 20 milioni di tonnellate al 2030, divise in parti uguali tra produzione interna e importata. “Noi abbiamo già investito 3 miliardi”, aggiunge il ministro, rivendicando poi il ruolo di hub energetico dell’Italia che proprio relativamente all’idrogeno vanta un importante progetto, il South2 Corridor (lungo 3.300 chilometri), per trasportare H2 dal Nordafrica al centro Europa. E proprio due giorni fa, Snam e le altre società protagoniste del progetto hanno annunciato un’intesa generale sullo svolgimento di “studi necessari lungo l’intera catena del valore dell’idrogeno, al fine di valutare la fattibilità e la redditività di un progetto integrato per la produzione di idrogeno verde in Algeria, destinato a rifornire il mercato europeo” proprio “attraverso il SoutH2 Corridor”. Nel Pniec inviato a Bruxelles a inizio luglio, vengo posti alcuni obiettivi sull’idrogeno: al 2030 la generazione da rinnovabili è fissata a 237 Twh di cui 10 per produrre idrogeno verde; il contributo da idrogeno nell’industria dovrà essere pari al 54%, nel 2035 salirà al 60%; al 2030 il consumo di H2 dovrà ammontare a 0,25 Mton per anno e il 70% si pensa potrà essere prodotto in Italia. Infine, l’idrogeno da rinnovabili non biologiche: il contributo fissato è del 2% minimo rispetto ai consumi settoriali.
Tornando alla strategia nazionale, invece, nelle linee guida di quattro anni fa si immaginava una domanda di H2 al 2030 di 0,7 Mton/anno da elettrolizzatori per una capacità totale entro fine decennio di 5 Gw. In una prima bozza della Sni, si prevedono tre scenari di sviluppo di questa tecnologia: il più ambizioso punta a una produzione nazionale di 2,27 Mton/2030. Costo? 18 miliardi di euro, per ora siamo solo a 3 come ha ricordato lo stesso Pichetto al summit. “Siamo indietro rispetto ad altri Paesi come la Germania ma da loro dobbiamo imparare”, ha quindi ammesso Federico Boschi, Capo Dipartimento Energia Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Dossi (H2it): “Prolungare il Pnrr oltre il 2026”
Secondo il Cav. Alberto Dossi, presidente di H2It – Associazione italiana idrogeno – c’è un “lavoro sulla strategia nazionale dell’idrogeno” che è in corso “da mesi, per cui ringrazio il Mase e il ministro Pichetto per questo lavoro. L’obiettivo è avere una visione congiunta tra istituzioni e mondo industriale, tra pubblico e privato, per facilitare la realizzazione dei progetti italiani su idrogeno”. Dal Pnrr arrivano 500 milioni per avviare la produzione in aree dismesse, ce ne sono altri 90 per i progetti ammessi ma non più inclusi nel Piano di ripresa e resilienza. In termini progettuali, invece, l’Italia conta 54 hydrogen valleys da realizzare con queste risorse al 2026. 26 sorgeranno al Sud, per un totale di 225 milioni. Al Nord ne sorgeranno 18 da 160mln e al Centro i restanti 7 impianti per 62 milioni complessivi.
“L’idrogeno deve inserirsi nel ventaglio di tecnologie con cui andare a sostituire i combustibili fossili”, ha ribadito Dossi, rimarcando poi l’urgenza di ricorrere a importanti incentivi per aumentare la competitività della risorsa H2. “Oltre alle valleys ci sono in programma 56 stazioni di rifornimento, 48 per le auto e 8 per i treni. Ma chiedo a nome di tutta la filiera un aiuto al governo per fare pressione in Europa e prorogare la data di conclusione del Pnrr”, attualmente fissata al 2026. “L’alternativa è che molti progetti non potranno essere realizzati”, ha ammonito il Cavaliere. Che ha concluso citando gli altri programmi europei sull’idrogeno, a sua volta menzionato “ben 83 volte” nel Rapporto stilato recentemente dall’ex capo della Bce Mario Draghi.
Per Regina (Confindustria) servono incentivi per reggere la domanda di H2
Anche secondo il Cav. Aurelio Regina, Delegato per l’Energia e per la Transizione energetica di Confindustria, i problemi che continuano a ostacolare una transizione energetica razionale riguardano il deficit di competitività europea (leggi rialzo dei prezzi da dopo il Covid), il rilancio della sicurezza e indipendenza energetica, la necessità di accelerare la decarbonizzazione. “L’errore di fondo della Commissione Ue è stato aver focalizzato l’attenzione solo sul terzo punto. I fatti successivi hanno dimostrato che aveva torto”, sentenzia senza troppi fronzoli. “Secondo uno studio con Snam la domanda di idrogeno è stimata in 500-800mila tonnellate all’anno, ma tale previsione potrà avere un senso con adeguate forme di sostegno”. Il 30 ottobre, intanto, l’associazione industriale organizzerà un convegno sul South2 Corridor.
Infine, l’Avv. Amedeo Teti (Capo Dipartimento per le Politiche per le Imprese e Capo Dipartimento Mercato e Tutela del Mimit): “Sul tavolo abbiamo messo 4 miliardi di euro per ricerca e produzione di idrogeno, di cui 2,6mld sui grandi progetti europei (Ipcei) per l’autonomia industriale continentale”. I restanti soldi sono andati sui vari contratti. “Sulle domande i numeri sono ad oggi positivi e sui brevetti viene riconosciuto il ruolo strategico dell’Italia come luogo dove fare ricerca”. Insomma, “la scelta dell’idrogeno è per noi irripetibile, non avendo materie prime”. Gli ostacoli, dalle infrastrutture ai costi, permangono ma “siamo ottimisti perché la ricerca ci sta dando una mano”. Anche dal nuovo decreto Ambiente arriva uno stimolo ai progetti di H2, visto che sono inseriti tra quelli strategici su cui accelerare le procedure autorizzative. L’iter del decreto approvato in Cdm la scorsa settimana partirà dal Senato nell’VIIIa Commissione.
M.Gia.