RAPPORTO CONGIUNTURALE CRESME
Il boom delle costruzioni 2021-23 quanti OCCUPATI ha attivato? 197.000 o 654.000?
Nell’ambito della realizzazione del XXXVI Rapporto Congiunturale e previsionale del CRESME si è avuta l’occasione per tornare su una questione che ci sembra rilevante, la questione è la seguente: quanti occupati sono stati attivati dall’eccezionale boom delle costruzioni tra 2020 e 2023? E in seconda battuta, non meno importante, quanti sono i lavoratori impiegati nel settore delle costruzioni? La soluzione della questione non è di interesse solo del settore delle costruzioni che vorrebbe sapere quanto vale, ma anche perché è un indicatore assolutamente importante nella comprensione dei fenomeni economici.

Il problema nasce dal fatto che le fonti che misurano l’occupazione, in particolare nelle costruzioni, non appaiono allineate tra di loro e comportano quindi delle divergenze interpretative in base all’utilizzo che si fa di tali dati. Per farla breve l’ISTAT ci fornisce due dati riguardanti l’occupazione nelle costruzioni, il primo deriva dalla rilevazione presso le famiglie (un ampio campione di 250mila unità annue intervistate), il secondo dato è generato da un processo statistico che utilizza altre fonti per stimare l’input di lavoro necessario a produrre il valore aggiunto nelle costruzioni. In particolare per quanto riguarda la Contabilità Nazionale, facendo riferimento al Sistema Europeo dei Conti vengono misurate le unità di lavoro. “Quest’ultime sono pari al numero di posizioni lavorative equivalenti a tempo pieno. L’insieme delle unità di lavoro è ottenuto dalla somma delle posizioni lavorative a tempo pieno e delle posizioni lavorative a tempo parziale (principali e secondarie) trasformate in unità a tempo pieno.” In sostanza possiamo dire che la Rilevazione delle Forze Lavoro rileva tout court chi lavora nelle costruzioni (anche un solo giorno) mentre la Contabilità Nazionale elabora una stima delle unità di lavoro impiegate a tempo pieno. Si può così supporre che il dato che emerge dalla Rilevazione della Forza Lavoro dovrebbe essere superiore a quello, “ricomposto”, della Contabilità Nazionale, come è successo nel passato.
Grafico 1 – Occupati nel settore delle costruzioni 1995-2024. Dati trimestrali (‘000)
Fonte: Elaborazione CRESME su dati ISTAT Contabilità nazionale e ISTAT Rilevazione della forza di lavoro
Se analizziamo i dati delle due fonti notiamo che per la Rilevazione della Forza Lavoro gli occupati in costruzioni nel quarto trimestre 2023 i sono 1.537.000; mentre per la Contabilità Nazionale le unità di lavoro sono 1.804.000. La differenza tra le due fonti è di 267.000 unità di lavoro in più rispetto agli occupati della Forza Lavoro. Non solo: per la contabilità nazionale le unità di lavoro negli ultimi due trimestri salgono; gli occupati diminuiscono. Inoltre se proiettiamo la serie di dati su un periodo di tempo lungo, notiamo come dal 1993 al 2004 gli occupati della Forza lavoro -come dovrebbe essere- sono di più delle unità di lavoro, nel periodo 2005-2010 le due fonti sono in linea; dal 2011 in poi le cose si sono rovesciate e la forbice tra le due voci è andata allargandosi. Tema interessante ma non oggetto di questa nota.
Tabella 1 – Occupati in costruzioni, secondo la Rilevazione della Forza Lavoro e la Contabilità Nazionale (media annua) | ||||||
2020 | 2021 | 2022 | 2023 | Variazione 2023/2020 | ||
(‘000) | (‘000) | (‘000) | (‘000) | V.A. | % | |
Rilevazione forza lavoro (Occupati) | 1.338 | 1.430 | 1.552 | 1.535 | 197 | +14,7 |
Contabilità nazionale (Unità di lavoro) | 1.558 | 1.640 | 1.762 | 1.784 | 226 | +14,5 |
Fonte: Elaborazione Cresme su dati Istat
Vale la pena invece a questo punto, entrare nel merito rispetto a quanto è successo tra 2020 e 2023: secondo La Rilevazione della Forza Lavoro la crescita è stata di 197.000 occupati; mentre le unità di lavoro sono cresciute di 226.000 unità: un +14,7% la prima fonte; +14,5% la seconda. In questo caso le differenze sono molto sottili. Ma le cose cambiano se confrontiamo questi dati con quelli forniti dal sistema delle Casse Edili. Si tratta di un importante sistema informativo unificato, una fonte che l’ISTAT utilizza in modo prioritario e centrale nella realizzazione dell’indice della produzione delle costruzioni e, di conseguenza, nella stima degli investimenti trimestrali. Secondo i dati delle Casse Edili gli occupati iscritti sarebbero passati dai 468.000 del 2020 ai 665.000 del 2023, con un incremento di 197.000 lavoratori in più, pari a una crescita percentuale del 42,1%. La massa salari è invece cresciuta del 62,1%: quindi non solo più lavoratori ma anche molte più ore di lavoro.
Tabella 2 – Principali indicatori imprese di costruzioni secondo l’Osservatorio delle Casse Edili | |||||||||||
2020 | 2021 | 2022 | 2023 | Var. 2023/2020 | 1° trim 2024 | ||||||
V.A. | Var % | V.A. | Var % | V.A. | Var % | V.A. | % | V.A. | Var %
Su 1° 2023 |
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Ore lavorate (‘mln) | 526 | 686 | 30,3% | 835 | 21,7% | 853 | 2,1% | 327 | +62,1 | 220 | 1,8% |
Lavoratori | 467.850 | 535.978 | 14,6% | 638.708 | 19,2% | 664.970 | 4,1% | 197.120 | +42,1 | 679.202 | 4,6% |
Fonte: elaborazione CRESME su dati CNCE
Ci troviamo così di fronte non solo alle differenze, in quantità rilevanti, su quanti sono i lavoratori occupati nelle costruzioni confrontando la Rilevazione della Forza Lavoro e la Contabilità Nazionale – un conto è dire che il settore delle costruzioni occupa 1,5 milioni di persone e un conto è dire che ne occupa 1,8 milioni- ma a una sostanziale e significativa sottovalutazione fornita dalle due fonti della crescita occupazione vissuta dalle costruzioni nei tre anni di boom. Infatti secondo i dati Contabilità Nazionale gli occupati in costruzioni sono cresciuti tra 2020 e 2023 del 14,4%, secondo Contabilità nazionale del 14,5% mentre secondo le casse edili i lavoratori iscritti sono cresciuti del 42,1%.
Ora sappiamo che si iscrivono alle Casse Edili le imprese e i lavoratori che fanno riferimento al Contratto degli Edili, un contratto più oneroso di altri impiegati nelle costruzioni da altre figure che lavorano nei cantieri delle costruzioni (metalmeccanici, elettricisti, agricoltura, commercio, distacchi internazionali, partite Iva, ecc.). In sostanza il dato delle Casse Edili è un dato non solo certo ma che dovrebbe selezionare la forza lavoro più strutturata e il cui costo è maggiore, per questa ragione ci potrebbe essere un po’ di reticenza alle iscrizioni. Insomma non è certo un dato sovrastimato. Anche perché alla base ha la massa salari sulla base della quale viene definita la contribuzione che imprese e lavoratori corrispondo alla Cassa Edile per i suoi servizi e la sua assistenza. La contribuzione dovuta dall’impresa alla Cassa Edile, eccetto gli accantonamenti effettuati dai datori di lavoro per il pagamento ai dipendenti della tredicesima mensilità e delle ferie, viene calcolata non in riferimento alla retribuzione di ciascun dipendente della stessa impresa, ma sulla base della massa salariale denunciata complessiva di ogni mese, come risulta dal riepilogo della denuncia MUT.
Ora possiamo pensare che la crescita occupazionale registrata dalle Casse Edili sia particolare e non abbia interessato anche le atre tipologie di lavoratori che non sono iscritti alle Casse Edili? Appare difficile e comunque potrebbe volere dire che siamo di fronte a un importante processo di emersione del lavoro. Ma le dimensioni in gioco propendono per un’altra considerazione. Infatti il confronto tra i dati delle Casse Edili e quello delle due fonti ISTAT dimostra che la crescita occupazionale delle costruzioni nel triennio 2021-2023 sarebbe frutto solo dei lavoratori iscritti alla Casse Edili, che crescono di 197.000 unità, esattamente come ci dice la Rilevazione della Forza, la quale però registra un universo di 1,5 milioni di lavoratori come base e non 665.000; la crescita delle Casse Edili sarebbe l’87% della crescita prevista da Contabilità Nazionale, che ha una base di lavoratori di quasi 1,8 milioni di unità. Il che vorrebbe dire che gli 870.000 lavorati edili non iscritti alle Casse Edili dato dalla differenza con i dati della Rilevazione della Forza Lavoro; o il 1.119.000 di Contabilità nazionale, non avrebbero registrato nessun incremento occupazionale tra 2020 e 2023.
Tabella 3 – Occupati in costruzioni, secondo la Rilevazione della Forza Lavoro , la Contabilità Nazionale, CNCE (media annua) | ||||||
2020 | 2021 | 2022 | 2023 | Variazione 2023/2020 | ||
(‘000) | (‘000) | (‘000) | (‘000) | V.A. (000) | % | |
Rilevazione forza lavoro | 1.338 | 1.430 | 1.552 | 1.535 | 197/562 | +14,7/42,1 |
Contabilità nazionale | 1.558 | 1.640 | 1.762 | 1.784 | 226/654 | +14,5/42,1 |
Casse Edili (lavoratori iscriti) | 468 | 536 | 639 | 665 | 197 | +42,1 |
Fonte: Elaborazione Cresme su dati Commissione Nazionale Paritetica per le Casse Edili (CNCE)
Non è più facile che ci sia una sottovalutazione della crescita? Anche perché, come abbiamo mostrato su Cresme Daily lo scorso anno, tra i tassi di crescita 2020-2023 della massa salari Casse Edili e degli investimenti in costruzioni Istat a valori correnti vi è una forte corrispondenza. Ora se ipotizziamo che il tasso di crescita dei lavoratori iscritti alle Casse Edili è quello dell’intero settore e proviamo ad applicare questo incremento al totale dell’occupazione delle costruzioni stimata dall’Istat, otterremo una crescita occupazionale di 562.000 unità utilizzando i dati della Rilevazione della Forza Lavoro o, più correttamente, 654.000 unità ricorrendo ai dati di Contabilità Nazionale. Dati bene diversi da quelli oggi disponibili. Ci sembra in ogni caso di poter affermare che i dati ISTAT sulla crescita dell’occupazione nel settore delle costruzioni nel periodo 2021-2023 appaiono fortemente sottostimati.