Gli equivoci della Stazione Appaltante tra Capitolato Informativo e Piano di Gestione

29 Set 2025 di Angelo Ciribini

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A pochi mesi dall’entrata in vigore degli obblighi relativi alla Gestione Informativa Digitale (GID) nel D. Lgs. 36/2023 e s.m.i. è necessario osservare come raramente sia riscontrabile una effettiva padronanza del dato da parte dei committenti pubblici.

Ciò è particolarmente significativo allorché a livello internazionale la normativa volontaria si sta spostando all’indirizzo delle nozione di Gestione dell’informazione e di Produzione dell’Informazione, vale a dire, della capacità autentica di commissionare e di gestire dati, più o meno strutturati, anche in virtù delle capacità emergenti dell’Intelligenza Artificiale Generativa nei confronti di questi ultimi e della crescente importanza dei Linked Data per poter governare in maniera meno parziale i contenuti informativi tipici di un progetto e della sua realizzazione.

A prescindere dall’opportunità o meno di sottoporre a valutazione nelle offerte economicamente più vantaggiose le Offerte di Gestione Informativa sotto il profilo giuridico, rileva qui come vi siano alcuni deficit non indifferenti nelle stazioni appaltanti a proposito del ruolo del Capitolato Informativo nella fase della progettazione e della sua relazione con ciò che ne consegue.

Occorre, anzitutto, osservare come sia stato del tutto incompresa la necessità, e la prescrizione, secondo cui la prima versione del Capitolato Informativo evidenziasse il nesso con eventuali attività di Gestione Informativa attinenti alle fasi preliminari (inerenti al Quadro Esigenziale e alla Documento di Fattibilità delle Alternative Progettuali), cosicché è evidente che il Capitolato sia un documento (oggi solo tale) che nasca dal nulla, anziché da un processo propedeutico interno alla stazione appaltante, risalente alla programmazione pluriennale degli investimenti pubblici e definito processualmente entro l’Atto dell’Organizzazione.

Più grave ancora è il fatto che si sia trascurata una cogenza di legge che richiedeva che il Capitolato Informativo fosse parte integrante del Documento di Indirizzo alla Progettazione.

Come noto, questo Documento di Indirizzo rappresenta l’interpretazione locale dell’esito del processo anglosassone del Briefing, che esplicita la capacità della committenza pubblica di svolgere un ruolo pre- o meta-  progettuale proattivo e che costituisce il termine di riferimento per la verifica del progetto.

La previsione nel Codice di integrare il Capitolato nel Documento è dovuta alla opportunità di connettere strettamente i risvolti della veicolazione dell’informazione (prescrittiva, come è quella pertinente alla progettazione) alla transazione della decisione.

È in questa sede che il Responsabile Unico del Procedimento, in quanto Project & Design Manager, deve essere in grado di non disgiungere i requisiti contenutistici da quelli informativi.

È nella stessa sede che, sfortunatamente, in molti casi, si assiste all’incapacità della stazione appaltante di formulare i requisiti informativi, vale a dire di comunicare le proprie richieste contenutistiche e informative nei termini analitici che la cultura digitale imporrebbe.

Del resto, nei programmi formativi rintracciabili negli Atti dell’Organizzazione non è quasi mai menzionata la necessità di acculturare metodologicamente e strumentalmente gli operatori della committenza riguardo a livelli di fabbisogno di fabbisogno informativo, di specifiche di produzione dei dati e delle informazioni, di configurazione di regole computazionali di controllo e di verifica, gergalmente noti come LOIN, IDS, Rule Set, e così via, per non parlare delle regole semantiche basilari.

Ciò per non parlare del fatto che raramente la stazione appaltante disponga di Ambienti di Condivisione dei Dati in grado di svolgere interrogazioni ai fini della verifica e del controllo sull’interezza dei contenitori informativi, non limitandosi ai modelli informativi.

Manca, insomma, la dimensione realmente digitale di cui dovrebbe dotarsi la Domanda Pubblica.

Redigere un Capitolato Informativo all’interno di un Documento di Indirizzo alla Progettazione comporta l’assoluta detenzione della conoscenza dell’oggetto della progettazione, non lasciando deleghe generiche agli affidatari dei servizi di progettazione, a iniziare dal dispiegamento delle aspettative funzionali.

Una duplice carenza, in materia, presente nel Capitolato e nel Documento, genera, infatti, il presupposto della inefficacia dell’azione della committenza pubblica, ma la sua operatività implicherebbe che la stessa stazione appaltante avesse ben compreso la propria duplice natura di acquirente di cespiti fisici e immateriali, uniti nella finalità di ottimizzare la gestione del ciclo di vita del bene immobiliare o infrastrutturale.

La disconnessione tra il Documento e il Capitolato è, perciò, la cartina da tornasole per evidenziare la potenziale marginalità del versante della domanda, a cui si richiederebbe una elevata professionalità, nei confronti di quello dell’offerta.

L’altro corno del problema è dato dalla relazione tra Capitolato Informativo, Offerta di Gestione Informativa e Piano di Gestione Informativa.

È chiaro, infatti, che l’originario disallineamento tra il Documento e il Capitolato si ripercuota anche sulle altre componenti di quest’ultimo, di carattere organizzativo e gestionale.

Si innesca, di conseguenza, un ulteriore disallineamento o almeno una parziale discordanza tra quanto previsto nel Capitolato Informativo e quanto presente nell’Offerta di Gestione Informativa che, nel caso della progettazione, dovrebbe pure rapportarsi, sia pure indirettamente, sul Brief.

In ogni caso, il momento saliente diviene quello che concerne la transizione tra l’Offerta di Gestione Informativa, redatta nel corso dell’affidamento del contratto, in cui prevale la capacità narrativa del candidato nel promettere di conformarsi alle richieste contrattuali del committente, e la negoziazione, dinamica, del Piano di Gestione Informativa, in cui spetta, in primo luogo, al committente pubblico di sollecitare l’approfondimento di dettaglio di quanto proposto dall’affidatario.

In assenza di una forte padronanza del tema da parte della stazione appaltante, che avrebbe dovuto personalizzare i contenuti del Capitolato e renderli analitici e strumentalmente gestibili, dato che esistono dispositivi in oggetto, che cosa potrà mai il committente pubblico negoziare via via che la fase di progettazione si dipanerà, anche in relazione alle attività di verifica del progetto entro l’Ambiente contrattuale di Condivisione dei Dati?

Questo tema si salda, infine, con la gestione della relazione specialistica sulla modellazione informativa che l’affidatario dei servizi dovrà redigere successivamente.

Ancor più critico l’argomento si manifesta allorché si tratti di affidare la realizzazione dei lavori, con il connesso collaudo tecnico amministrativo delle pratiche digitali o quando si preveda un appalto integrato.

Bisogna, quindi, procedere ad alfabetizzare digitalmente le stazioni appaltanti, oltre il formalismo che connota molte logiche di adempimento, instaurando legami tra Documento, Capitolato, Piano e Contratto.

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