OSSERVATORIO I-COM

Innovazione: Italia OK sui brevetti (non green), male sulle competenze

Secondo la diciassettesima edizione del rapporto annuale sull’innovazione energetica realizzato dall’Istituto per la Competitività, infatti, i brevetti su fotovoltaico, solare, nucleare e idro aumentano solo in Cina. Così come è forte la divisione nazionale sulle startup innovative, che nel nostro Paese ammontano a oltre 12mila (12.277) di cui 1.788 nel settore energetico. Ma le regioni del Nord ne ospitano 6.300, mentre meno della metà sono distribuite tra Sud e Centro.

08 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Bicchiere mezzo pieno per l’Italia sull’innovazione energetica. Se da un lato, il nostro Paese è sopra la media europea sui brevetti con 19.667 rilasciati nel solo 2023 (+8,5%), dall’altro le competenze green arrancano: solo +0,12% di domanda e uno su quattro già in possesso di livelli basilari. Meno sostenuto, inoltre, è l’andamento dei brevetti energetici (+3,3%), dovuto alla diminuzione generalizzata in tutti i paesi ad eccezione della solita Cina. E l’Italia segna un -12%, dato peggiore della media del -10% osservata fra i paesi considerati. Forte è poi la divisione nazionale sulle startup innovative, che nel nostro Paese ammontano a oltre 12mila (12.277) di cui 1.788 nel settore energetico. Ma le regioni del Nord ne ospitano 6.300, con la Lombardia in testa a tutte, mentre meno della metà sono distribuite tra Sud e Centro. Dove sono promosse Campania e Lazio.

La fotografia arriva dalla diciassettesima edizione del rapporto annuale sull’innovazione energetica realizzato dall’Istituto per la Competitività (I‐Com), diretto da Stefano da Empoli. I brevetti rilasciati a livello mondiale sono in forte crescita nel 2023, con quasi il 10% in più rispetto al 2022: 127.727 rispetto ai 95mila del 2022. La Cina rimane al primo posto, staccando sempre più Usa e Giappone. Francia e Germania frenano rispetto all’Italia e in generale, rispettivamente dell’1,4 e dello 0,26%. In termini tecnologici, dice il rapporto, prevalgono le destinazioni di accumulo, poi le rinnovabili, il nucleare e l’idroelettrico. Anche in questo campo la distribuzione per paese vede in testa la Cina con 44.792 brevetti, seguita a grande distanza dalla Corea del Sud (11.463). Nel contesto europeo, i brevetti in campo elettrico sono trainati da un +16% della Germania, un +41% della Francia, un +31% del Regno Unito e un +14% della Spagna. L’unico paese con meno brevetti concessi nel 2023 è, appunto, l’Italia che non supera i 226, con una differenza negativa di 12 rispetto al 2010.

Guardando alla mobilità elettrica, invece, nel 2023 si sono registrati 16.000 brevetti a fronte dei 11.452 del 2015 (+44,6%). Il loro peso percentuale raggiunge il 53,9%, coprendo da solo più della metà dei brevetti concessi globalmente. Seguono i veicoli elettrici con una quota del 15,2%, mentre il settore dei veicoli ibridi ha visto un graduale declino fermandosi nel 2023 all’11,8%. Minor crescita è quella che interessa, invece, le stazioni di ricarica con il 14% di brevetti concessi, mentre le tecnologie a idrogeno restano le più marginali con una quota del 4,6%, segnando un calo rispetto al 2015. Anche qui, la Cina domina con 7.510 brevetti, mentre tra i paesi europei la Germania è l’unica che si avvicina ai leader globali superando i 1.000 brevetti nel 2023, con l’Italia che riveste un ruolo ancora marginale (96).

Sulle competenze green (o sostenibili), invece, tra il 2021 e il 2024 la domanda è cresciuta in media del 5,9% su base annua a livello globale. In Italia, come detto, l’incremento è pari soltanto allo 0,12% con una distribuzione settoriale a dir poco disomogenea: quanto ai comparti dominano l’agricoltura e l’allevamento (34,1%), i servizi (32,8%) e l’edilizia (32%). Anche l’Ocse manda l’allarme: solo uno studente italiano su quattro possiede livelli basilari di competenze sulla sostenibilità ambientale, rispetto a una media Ue del 31,2% e una media Ocse del 33%. In confronto, i giovani delle principali economie europee che possiedono queste caratteristiche sono più numerosi (Francia 35% e Germania e Spagna 34%), come pure in altri paesi industrializzati come Sud Corea e Canada. A livello globale i Paesi che offrono più posizioni lavorative legate alla transizione energetica sono Regno Unito, Irlanda, Arabia Saudita, Norvegia e Svizzera. E per quanto riguarda l’offerta di “talenti verdi”, ad eccezione della Svizzera, i primi 5 paesi sono Stati membri dell’Ue: Germania, Austria, Finlandia e Lussemburgo.

Infine, le startup innovative: secondo I-Com, nel primo trimestre del 2025 in Italia sono registrate 12.277 start-up innovative, di cui 1.788 operano nel settore energetico. In termini geografici, le Regioni del Nord ospitano 6.300 start-up, seguite dal Sud con 3.422 e dal Centro con 2.401. Il tasso di crescita è positivo in tutte le aree: rispetto all’anno scorso si registra un +6,3% al Nord, un +5,9% al Centro e un +4,5% al Sud. Domina la Lombardia con 3.405 realtà innovative, seguita da Campania (1.529) e Lazio (1.394). Per quanto riguarda le attività, il settore dei servizi è il più prolifico per le start-up con 10.038 imprese, ovvero l’82,5% del totale, seguito dall’industria (12,7%) e dal commercio (2,9%).

Nelle conclusioni del rapporto è tracciata la strada, lo scenario per il futuro più prossimo. “La vera nuova spinta per le rinnovabili non proviene da nuove forme di sussidi o incentivi che attraggano nuovi investimenti in solare o eolico, ma dallo sviluppo, oltre che dell’infrastruttura di rete, delle tecnologie che riescano a gestire gli impatti che le rinnovabili producono sul sistema elettrico”. Il rischio, in caso di fallimento, è noto: non completare la transizione energetica. Sulla quale, ad oggi, i ritardi italiani sono ancora troppi.

 

 

 

 

 

 

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