INFRASTRUTTURE

Da impianto Acea ad hub tecnologico. A Roma partono i lavori per il nuovo data center green a Trigoria

23 Ott 2025 di Giusy Iorlano

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Il mercato dei data center è entrato in una fase di forte espansione. La corsa alle infrastrutture digitali registra una notevole accelerazione in tutta Italia tanto che se in Europa si contano più di 2.200 data center il nostro Paese si posiziona al tredicesimo posto con 168 strutture, di cui 57 solo nella Città metropolitana di Milano. Se la Lombardia emerge come polo strategico in rapida crescita, Roma non è da meno diventando sempre di più un hub tecnologico in continua crescita ed evoluzione, grazie anche alla sua posizione geografica. Proprio nella Capitale, dopo l’Hyper Cloud Data Center IT4 di Aruba, inaugurato poco più di un anno fa nell’area del Tecnopolo Tiburtino (Roma Est), arriva, infatti, un nuovo data center in zona Trigoria.

A scommettere sulla nuova infrastruttura è Digital Realty, colosso globale dei data center e delle soluzioni di interconnessione, che ha annunciato l’inizio dei lavori per la costruzione del suo primo data center nella Capitale. La nuova infrastruttura, denominata ROM1, sorgerà su un’ex zona industriale dell’Acea, alle porte di Roma, in via delle Testuggini, tra via di Trigoria e La Torretta, non lontano da Selva Candida. Un’area che verrà riqualificata e diventerà un vero e proprio campus, progettato per essere ad alta connettività e carrier-neutral e che punterà a diventare un nodo digitale strategico per il traffico dati tra Europa, Africa, Medio Oriente e Asia, grazie anche alla predisposizione per collegamenti con sistemi di cavi sottomarini. Il completamento di ROM1 è previsto entro il 2027.

Tecnologia, sostenibilità e impatto sul territorio

Situato a meno di 15 chilometri dalla costa, ROM1 offrirà, nella sua fase iniziale, oltre 3 MW di capacità IT installata. Il sito si estenderà su un’area complessiva di 22 ettari, con potenzialità di ulteriore espansione che lo porteranno a diventare uno dei campus per data center più ampi d’Italia. Il data center sarà alimentato interamente da energie rinnovabili.

Inoltre, la sua posizione rappresenta un punto di interconnessione ideale per i futuri cavi sottomarini che arriveranno a Roma: a 13 chilometri in linea d’aria dal centro della città, il campus, può essere raggiunto facilmente da entrambi gli aeroporti romani, Fiumicino e Ciampino. La riconversione del sito industriale dismesso (ex Acea) avverrà attraverso la parziale ristrutturazione degli edifici esistenti e il riutilizzo circoscritto della Superficie utile lorda (SUL) per la costruzione di nuovi impianti, senza aumenti di cubatura né ulteriore impatto sul paesaggio, fanno sapere dall’azienda. In questo modo sarà possibile portare avanti una riqualificazione dell’intera zona, oltre che un miglioramento delle infrastrutture tecnologiche esistenti e una valorizzazione delle infrastrutture urbanistiche e del paesaggio circostanti.

Il progetto prevede, infatti,  oltre ad interventi di miglioramento infrastrutturale, anche la creazione di una nuova viabilità e la costruzione di un parcheggio ad uso pubblico, con l’obiettivo di integrarsi armoniosamente nel contesto urbano e favorire l’accessibilità.

Oltre al valore tecnologico, ROM1 punta a generare impatto economico positivo sul territorio, creando posti di lavoro e attivando l’indotto locale sia durante la fase di costruzione che a pieno regime.

Un tassello chiave nella strategia di espansione europea

“Roma è un punto di accesso strategico al Mediterraneo, un’area che sta diventando sempre più centrale nella connettività globale”, ha dichiarato Alessandro Talotta, ceo di Digital Realty Italia. “ROM1 è un passo fondamentale nella nostra visione di un ecosistema digitale sostenibile e interconnesso in tutta l’area Emea (Europe, Middle East, and Africa, ndr).

La Capitale si aggiunge così ad altre città chiave nel piano di espansione dell’azienda, tra cui Atene, Marsiglia, Zagabria, Creta e il prossimo hub previsto a Barcellona.

Con il completamento di ROM1 Roma si prepara a rafforzare il proprio ruolo nel panorama della trasformazione digitale europea, potenziando la connettività nel Sud Europa e riducendo sensibilmente il divario tra Nord e Sud Italia.

Le previsioni in Italia

In generale, l’Italia ha chiuso il 2024 con 287 Megawatt di capacità complessiva dei suoi data center (registrando un incremento del 6% sull’anno precedente). Ma sulla base dei cantieri già avviati l’associazione di settore Ida (Italian Data Center Association) calcola che quest’anno dovrebbe accendere altri 110 Megawatt, e il prossimo ben 250.  Le previsioni indicano un traguardo da 1 GW nel 2028 e 2 GW nel 2031, con un aumento complessivo del 600% rispetto ai livelli del 2024. Alla fine dello scorso anno Germania e Olanda erano già quasi a 1,5 Giga, la Francia a 760 Mega, la Spagna a 342.

La capacità dei cavi sottomarini nel Mediterraneo, che crescerà di dieci volte nei prossimi cinque anni, è un fattore determinante per la nascita di nuovi hub digitali. Genova e Palermo si candidano come snodi strategici, insieme a Barcellona e Creta, in un ecosistema interconnesso che rafforza la posizione del Sud Europa nel traffico globale dei dati.

L’accelerazione di Milano

In questo quadro si inserisce il nuovo data center di Roma seconda in Italia solo a Milano dove i data center hanno trovato terreno fertile. Una presenza destinata a occupare sempre più spazio, soprattutto nell’hinterland del capoluogo lombardo dove i giganti dei dati informatici stanno spuntando come funghi. I dati d’altronde parlano chiaro. Circa i due terzi della potenza attiva in Italia si trova a Milano e dintorni: 199 MW su 287 (dato rilevato a fine 2024). E la stima per il futuro prevede un’espansione della capacità attuale di circa cinque volte: a fine del 2029 a Milano si dovrebbe concentrare quasi 1,1 GW su 1,5 complessivi. Tanto che oggi il capoluogo lombardo è uno dei centri che mostrano la maggiore crescita in Europa, già davanti a città come Madrid e Zurigo. Non solo, i nuovi arrivi previsti di data center a Milano sono numerosi. Vantage data Centers, multinazionale specializzata, ha investito 350 milioni per costruire un secondo campus di data center a Settimo milanese che sarà operativo dalla primavera del 2026. Mentre Data4 investirà un miliardo di euro per un nuovo campus a Vittuone, vicino Milano, composto da otto data center su un terreno di 20 ettari. Un altro grande sito arriverà a Lacchiarella, a sud di Milano, dove Apto costruirà, con 3,4 miliardi di euro, il più grande campus in Italia su una superficie di 228 mila metri quadrati. A Peschiera Borromeo sono in corso i lavori per trasformare l’area dell’ex Postalmarket nel data center di Microsoft. CyrusOne è l’operatore che sbarcherà a Segrate. Molto atteso è il gigante di Amazon che sbarcherà tra Rho e Pero: un investimento da oltre un miliardo di euro su un’area ampia centomila metri quadrati, per due edifici in tre aree dismesse. Ed entro il 2029 arriverà anche un “gemello”, realizzato sempre dal colosso di Jeff Bezos, a Zibido San Giacomo. Un fitto programma su cui ha acceso un faro anche la Regione Lombardia con dei paletti per la riduzione delle emissioni e i campi elettromagnetici.

 

 

 

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