I RAPPORTI EEA-ISPRA-SNPA

Il clima una priorità ma solo 7 Regioni hanno una strategia di adattamento. Sfide: consumo di suolo e biodiversità

Solo l’8% degli habitat naturali risulta in uno stato di conservazione favorevole. Così come, sul suolo, nel 2024 sono stati persi 7.850 ettari, pari a 21,5 ettari al giorno. E le temperature, lo scorso anno, sono schizzate al massimo dal 1961.

29 Ott 2025 di Mauro Giansante

Condividi:
Il clima una priorità ma solo 7 Regioni hanno una strategia di adattamento. Sfide: consumo di suolo e biodiversità

L’impegno per il clima cresce progressivamente tanto in Europa quanto in Italia, sia a livello nazionale che locale. Ma, per quanto riguarda il nostro Paese, questo non basta a rendere il quadro complessivo omogeneo. Tanto il rapporto dell’Eea (European environment agency) quanto quelli di Ispra e Snpa (Sistema nazionale protezione dell’ambiente) presentati ieri a Roma, parlano chiaro. Siamo leader nell’economia circolare e stiamo facendo grandi passi avanti sulla riduzione delle emissioni di gas serra e sulla crescita dell’agricoltura biologica e delle rinnovabili. Rispettivamente, registriamo un tasso di utilizzo circolare dei materiali raggiungiamo il 20,8% nel 2023, quasi il doppio della media Ue (11,8%), e riduciamo l’inquinamento del 26,4% dal 1990 al 2023. E con gli impianti eolici e fotovoltaici puntiamo al 38,7% al 2030. Ma, di contro, le criticità e quindi le sfide ancora da giocare sono molteplici: la biodiversità, il consumo del suolo e il clima più in generale. Infatti, solo l’8% degli habitat naturali risulta in uno stato di conservazione favorevole. Così come, sul suolo, nel 2024 sono stati persi 7.850 ettari, pari a 21,5 ettari al giorno. E le temperature, lo scorso anno, sono schizzate al massimo dal 1961. E le perdite economiche pro capite dovute a eventi estremi sono quintuplicate in sette anni, dal 2017 l’Italia si colloca stabilmente su livelli superiori alla media europea.

Analoghi contrasti si registrano, secondo Ispra, sulla qualità ambientale. Da un lato un aumento dei corpi idrici superficiali in stato chimico buono, che raggiungono il 78% dei fiumi, dall’altro, nonostante l’inquinamento atmosferico presenti un generale miglioramento, avvicinandosi al rispetto dei valori limite di legge, si necessita di ulteriori interventi per raggiungere pienamente i valori di riferimento Oms.

E a livello regionale, si legge nel report Snpa, sono forti le diseguaglianze e i ritardi. In generale, anzitutto, il clima è sempre più una priorità delle politiche locali ma solo sette regioni hanno ad oggi approvato formalmente una Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Lombardia, Marche, Emilia-Romagna, Sardegna, Liguria, Valle d’Aosta, Molise. Guardando ai settori, per l’economia circolare, performance di raccolta differenziata particolarmente positive in Veneto (77,7%), Emilia-Romagna (77,2%) e Sardegna (76,3%). Valle d’Aosta, Trentino e Basilicata si distinguono per l’elevato consumo di energia prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Molto vicine al target Ue per l’agricoltura biologica le regioni del Centro e del Mezzogiorno, ancora distanti quelle del Nord.

Se andiamo a scandagliare qualche altro dettaglio sui due rapporti Ispra-Snpa (quello Eea era stato già presentato qualche settimana fa, l’articolo di Diario Diac è in coda a questo) leggiamo che, per esempio sulle emissioni, alle politiche correnti al 2030 potremo arrivare a ridurle del 42% sul 1990 contro il target Ue del -55%. Così come sulle rinnovabili, sì il punto d’arrivo a fine decennio è del 38,7% ma servirà quadruplicare il ritmo di crescita. Come noto, poi, occorrerà accelerare soprattutto sulla decarbonizzazione dei trasporti, soprattutto quelli stradali. Quanto alle acque, se la maggioranza di fiumi e laghi è in uno stato chimico buono solo il 43% dei corpi idrici superficiali raggiunge il buono stato ecologico. Guardando al territorio, invece, oltre il 40% è a frammentazione alta o molto alta. Il 17,4% è in stato di degrado e lo scorso anno 21,5 ettari al giorno sono stati consumati per un totale di 7.850 ettari.

Dalle valutazioni dei relatori intervenuti ieri alla Camera è emerso, comunque, che non tutto va visto negativamente perché i progressi sotto tanti profili stanno emergendo. Certo è che monitorare sempre più e sempre meglio il quadro ambientale italiano aiuterà a intervenire in tempi via via più celeri. Gli eventi estremi, d’altronde, sono lì a darci segnali evidenti ogni giorno. O quasi.

 

 

 

 

 

 

L’Italia migliora la gestione delle risorse idriche ma le rinnovabili e il consumo di suolo rimangono due criticità

Argomenti

Argomenti

Accedi