Verso ‘Città nel futuro’
Piano casa, Ance “scova” risorse attivabili per 15 miliardi. Brancaccio: “Serve uno sforzo corale, regole chiare per il PPP”
Risorse potenziali per 15 miliardi di euro, regole chiare nel partenariato pubblico privato, un ventaglio di leve come il ‘rating sociale’ e l’attrazione del risparmio privato: in vista dell’appuntamento di ottobre di ‘Città nel futuro 2030-2050’, l’Ance traccia la rotta per far decollare un piano nazionale per affrontare l’emergenza casa. Brancaccio chiama a uno sforzo corale e lancia l’appello perché il terremoto giudiziario che ha investito l’urbanistica a Milano non fermi tutto. Anche Francesco Rutelli, direttore dell’evento, paventa un “effetto imbalsamazione”.
 
				
            Non può certo essere replicato un piano Ina Casa, come quello ideato, nel 1949, dall’allora ministro del Lavoro Amintore Fanfani. Ma un piano nazionale pluriennale per la casa accessibile, quello sì, va messo a terra perché l’emergenza casa, ormai dichiarata anche a livello europeo, richiede e impone soluzioni urgenti. Passa anche e soprattutto da qui il futuro della città. Le potenziali risorse possono essere trovate e ammontano a 15 miliardi. A calcolarlo è l’Ance che somma una serie di voci che vanno dalla riprogrammazione del Pnrr al fondo investimenti e sviluppo infrastrutturali 2027-2033. Cifre che l’associazione dei costruttori edili mette nero su bianco in vista dell’importante appuntamento d’autunno “Città nel futuro 2030-2050, in programma al Maxxi di Roma dal 7 al 9 ottobre, presentato in un incontro con la stampa dalla presidente di Ance, Federica Brancaccio e dall’ex sindaco di Roma, Francesco Rutelli, direttore dell’evento.
Ci sono i numeri e ci sono i richiami alla politica. In un frangente drammatico, come quello di queste giornate in cui la maxi inchiesta sull’urbanistica ha scosso Milano alle fondamenta, si registra il timore che tutto si fermi. Di qui l’ appello perché “come risposta, non si blocchi tutto”. Lo dice la presidente Brancaccio che avverte: “questa non è la risposta che serve al Paese”. Va scongiurato, insomma, il rischio di immobilismo soprattutto a fronte di un problema, quello dell’emergenza abitativa, “che il Paese non riesce a mettere , ormai da decenni, al centro della propria agenda. L’ultimo vero piano casa è stato quello dell’Ina casa, che non è riproducibile, ma aveva l’obiettivo di dare una risposta a chi andava in città a lavorare ed è stato una leva di crescita economica ma anche sociale e culturale. È con questo sguardo che si dovrebbe guardare al tema dello sviluppo delle città, fucine di crescita. Città inclusive, dove convivono giovani e vecchie generazioni, che rendano possibile l’ascensore sociale”. Anche Rutelli ha paventato il rischio di “un effetto imbalsamazione”: “è la cosa che più preoccupa. Occorre colpire le malefatte con rigore e senza reticenze”. Ma, ora serve “coraggio nelle trasformazioni delle città e nella sfida cruciale dell’adattamento climatico”.
Sul piatto ci sono 15 miliardi potenziali. Ma come si arriva a questa cifra? Si parte dalla riprogrammazione del Pnrr: dei 15/20 miliardi complessivi 1,5 miliardi può essere destinato alla casa con la creazione di strumenti finanziari per utilizzare i fondi non spesi, come quelli del PinQua e degli alloggi per studenti, dopo il 2026, mantenendo la loro destinazione originaria, ovvero la casa accessibile. Anche nell’ambito della riprogrammazione dei fonti strutturali 2021-2027, dei 9 miliardi 5 possono essere per la casa. Si tratta del 15% delle risorse Fers e Fse non impegnate al 30 aprile 2025. tali fondi, d destinare alle priorità strategiche individuate dalla Ue, tra le quali appunto la casa accessibile, la resilienza climatica e la transizione climatica e la transizione energetica, potranno essere utilizzati fino al 2030 insieme ad altri incentivi. Un’importante fetta di 6 miliardi su 78,3 miliardi può arrivare dal nuovo bilancio Ue. La nuova programmazione dovrà sostenere, tra gli altri, l’inclusione sociale, l’equità intergenerazionale e la lotta alla povertà. È inoltre prevista la creazione di un nuovo fondo europeo per la competitività che finanzierà anche investimenti per la transizione pulita e la decarbonizzazione. Altre risorse per 3 miliardi dei 9 arrivano dal fondo sociale per il clima 2026-2032. Il fondo con l’obiettivo di contribuire a una transizione socialmente equa verso la neutralità climatica, finanzia misure e investimenti volti ad aumentare l’efficienza energetica degli edifici e a garantire una mobilità pulita o sostegno diretto temporaneo al reddito. Ultima voce è quella del fondo investimento sviluppo infrastrutturale 2027-2033: 8,5 miliardi di cui 2 miliardi per la casa. in sede di programmazione del fondo, istituito con l’ultima legge di bilancio, i singoli ministeri, come il Mef destinatario di 8,2 miliardi di euro, possono destinare parte delle risorse a interventi per l’accessibilità alla casa. Ecco, dunque, i 15 miliardi potenzialmente attivabili per interventi sulle abitazioni, a valore sulle misure per l’emergenza casa previste a livello nazionale ed europeo.
L’Ance snocciola anche i numeri dell’emergenza casa. I prezzi, innanzitutto. Tra i l20215 e il 2023, i prezzi della case nell’Unione europea sono aumentati del 48% rendendo sempre più difficile l’accesso alla proprietà e anche gli affitti sono cresciuti del 18% tra il 2021 e il 2022. In Italia, secondo i dati di Federcasa circa un milione e mezzo di famiglie vive in situazione di disagio abitativo, di cui il 22% con mutuo e il 78% in affitto. Il disagio abitativo è diffuso tra i ceti a reddito molto basso o nullo ma colpisce anche quei nuclei che hanno un reddito troppo alto per vedersi assegnare una casa popolare ma troppo basso per poter accedere alle locazioni sul mercato libero. Altri numeri che danno il polso dell’emergenza sono quelli che riguardano la carenza di alloggi pubblici. In Italia solo il 3,8% delle famiglie vive in abitazioni di edilizia sociale pubblica, una quota nettamente inferiore rispetto a quella di molti Paesi europei. non solo. Quasi il 9% degli alloggi pubblici è sfitto perché necessita di manutenzione straordinario, il turnover dello stock è piuttosto basso e le gradi di accesso scorrono a fatica. C’è la grande nota dolente degli studenti fuori sede: i posti letto sono pochi, circa 62 mia, unità, di cui 40 mila unità in strutture pubbliche o convenzionate, ossia meno dell’8% dei fuori sede. Valori nettamente inferiori alla Francia (23%), Germania (14%) e Spagna (11%).
Si è accennato all’insostenibilità degli acquisti e degli affitti. Dieci milioni di famiglie con un reddito disponibile fino a 24 mila euro acquistare o affittare la casa diventa proibitivo nelle grandi città. Se per passare il mutuo si arriva a spendere la metà del proprio reddito e per i meno abbienti anche i due terzi, anche per l’affitto si arriva a spendere la metà del reddito e per i meno abbienti anche oltre. Milano guida la classifica delle città meno accessibili per l’acquisto di abitazioni con un indice del’82,9% per le famiglie meno abbienti (primo quintile di reddito), seguita da Roma con il61,4% e Firenze con il 61%. Milano rimane in vetta anche per l’acquisto delle abitazioni per le famiglie nella fascia grigia (secondo quintile di reddito) con il 54,1%. Sl secondo posto c’è Napoli con il 41,2% e Firenze con il 41,1%
È evidente la necessità di un radicale cambio di passo. Per la presidente dell’Ance, c’è sì il tema del reperimento di fondi ma c’è anche una tema legato alle regole per accedere a questi fondi. Se centrale è la funzione sociale, allora si può pensare a “un rating di impatto sociale che deve essere servire in un quadro in cui si valutano e si decidono gli interventi degni di agevolazioni normative e fiscali”, spiega Brancaccio. “Possiamo immaginare una griglia di requisiti per assolvere” a questa funzione e a mettere sul mercato case con prezzi accessibili ; serve un “ventaglio di leve che possano facilitare il piano perché con i costi attuali non è possibile”. C’è un’esigenza attrarre il risparmio privato con un fondo di garanzia pubblico che tuteli l’investitore, per gli edifici dismessi si può pensare a una sorta di concessione di diritto per la riqualificazione. “È su questo che dobbiamo lavorare”, sottolinea Brancaccio che chiama a uno “sforzo corale” con una collaborazione tra pubblico e privato. “Le regole di partneriato pubblico privato devono essere chiare. Non ci devono essere dubbi interpretativi, come abbiamo visto nel caso del Salva Milano”. Ora che la legge sulla generazione urbana intraprende il suo iter, “il parlamento deve essere sul pezzo”. Si tratta di vedere “quanto si è disposti a investire sulla casa con una coperta corta”.
Quello dell’housing , ha detto Rutelli, è un tema “prioritario che va aggredito in modo energico” così come “è imprescindibile “ quello dell’adattamento climatico delle città da affrontare “non in una visione ideologica ma pragmatica “. A ottobre per tre giorni, dunque, il Maxxi sarà la “cittadella “ dove confrontarsi su tutto questo.
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