ASSEMBLEA ANNUALE ANCEFERR
Investimenti ferroviari OLTRE il 2026, Strisciuglio rassicura
“E’ un tema che è presente nei nostri piani, siamo strutturati per farlo”, ha rassicurato l’ad di Rete ferroviaria italiana. “La risposta positiva dell’Ad Strisciuglio alle nostre richieste ci incoraggia sul proseguimento del nostro lavoro. Dobbiamo evitare che l’enorme potenziale creato in questi anni vada disperso. Si rischiano gravi conseguenze per il settore e l’occupazione”, ha commentato poi il presidente di Anceferr, l’associazione dei costruttori edili ferroviari, Vito Miceli. Sul tavolo, però, forti critiche alla patente a punti e ai contratti dei lavoratori. Urge avanzare sul ricorso alle tecnologie predittive contro guasti e incidenti, oltre che attirare nuove leve giovanili con tanta formazione
IN SINTESI
“La rete ferroviaria italiana ha la necessità industriale di proseguire anche oltre il 2026 in un’azione di rinnovo e potenziamento, questo è sicuro, è un tema che è presente nei nostri piani, è costantemente al centro della nostra discussione con le istituzioni competenti, in primis con il nostro ministero di riferimento. Lavoreremo per dare un seguito altrettanto importante agli interventi sull’infrastruttura ferroviaria per migliorarne l’affidabilità e la qualità. E Rfi si è strutturata per fare questo”. “La risposta positiva dell’Ad Strisciuglio alle nostre richieste ci incoraggia sul proseguimento del nostro lavoro. Dobbiamo evitare che l’enorme potenziale creato in questi anni vada disperso. Si rischiano gravi conseguenze per il settore e l’occupazione”. I due virgolettati appartengono a una stessa giornata, il primo ad anticipare il secondo. Sono le promesse dell’ad di Rete ferroviaria italiana, Gianpiero Strisciuglio, e la reazione positiva del presidente di Anceferr, l’associazione dei costruttori del settore del trasporto su rotaia, Vito Miceli.
Il messaggio sul dopo-Pnrr è tra i più forti della giornata di ieri in occasione dell’assemblea annuale di Anceferr a Palazzo Brancaccio, Roma. Tanti, però, sono stati i temi. Non solo le opere da realizzare bensì la sicurezza, i contratti di lavoro, la digitalizzazione, l’avvicinamento dei giovani a questo settore.
La relazione di Miceli (Anceferr)
Partendo dalle chiavi fornite dal presidente di Anceferr Vito Miceli, il settore edilizio ferroviario “offre lavoro ad almeno 30mila persone, generando quasi un punto di Pil”, con le imprese a rappresentare “una realtà preziosa per la crescita sociale ed economica del Paese”. L’incognita poi risolta dalle parole di Strisciuglio richiamate in apertura incombe sulla quotidianità. Serve, lato istituzioni, “pianificare per tempo una strategia, un orizzonte chiaro per il futuro”. Per Miceli, però, al 2026 occorre arrivarci con gli strumenti di oggi. Uno degli ultimi, introdotti in materia di sicurezza di chi sta nei cantieri, è la patente a punti. “Oggi crea nuova burocrazia, chiediamo la qualificazione delle imprese e un registro pubblico delle imprese di costruzione. Un ‘casellario’ con tutte le informazioni che qualificano l’azienda”, dice Miceli. “Al momento, si concretizza in un mero sistema di decurtazione e recupero di crediti tramite corsi di formazione, piuttosto che in uno strumento di innovazione, perché impone alle imprese un eccessivo carico burocratico senza apportare reali benefici. Inoltre, il sistema esenta le imprese più qualificate, ma richiede comunque loro di monitorare la regolarità dei subappaltatori, imponendo un onere amministrativo eccessivo per chi già opera secondo elevati standard di sicurezza”. Insomma, c’è delusione. Ci si attendeva “per esempio, un sistema di verifiche sulle imprese riguardo a: sostenibilità finanziaria, competenze tecniche certificate, personale assunto, mezzi, attrezzature e tecnologie adottate, curriculum e storia, ma anche il livello di formazione specifica del personale nel rispetto degli obblighi normativi”.
Oltre che sul Pnrr, il dialogo Anceferr-Rfi può puntare anche sulla formazione. Per Vito Miceli, in tal senso, vanno avviati percorsi formativi specifici per la certificazione delle competenze tecniche richieste nel contesto ferroviario. “Ci aspettiamo da Rfi una revisione volta a elevare il livello qualitativo dei sistemi di qualifica, ma mantenendo fede al principio che le imprese che eseguono lavori in presenza di esercizio ferroviario devono essere altamente specialistiche. Non possiamo permetterci di abbassare i requisiti per l’accesso al sistema di qualifica per chi opera in cantieri complessi e ad alto rischio”, ha dichiarato il presidente sul punto. Formazione uguale giovani, inoltre: per Miceli Anceferr dev’essere, oltre a poter essere, una “scuola di cantiere” per certificare nuove competenze.
Ma un altro tema caldo è quello degli aiuti per contrastare il caro materiali. Serve, secondo Anceferr, sciogliere ogni dubbio sulla proroga del decreto Aiuti. Pena, la paralisi dei cantieri a partire da quelli per la realizzazione delle opere Pnrr. “La misura finora ha assicurato la prosecuzione dei lavori appaltati nel periodo Covid, con la firma di accordi economici precedenti al 31 dicembre 2021, oggi non più sostenibili”, ha ribadito Miceli nella sua relazione. Senza il Decreto aiuti e senza misure adeguate, sarebbe insostenibile continuare a lavorare. In alternativa, vengono chiesti “altri meccanismi che consentano l’adeguamento dei contratti di appalto alle nuove esigenze attraverso una riprogrammazione dei lavori in corso, o la definizione di una exit strategy, una via di fuga consensuale per le imprese, per esempio, accordando lo scioglimento dei contratti senza contenziosi”. Ulteriori appelli dal numero uno dei costruttori ferroviari riguardano, poi, la necessità di implementare il garantismo (e quindi la presunzione d’innocenza) a protezione delle imprese, di modo che venga assicurata la continuità dell’operato nei cantieri nonostante gli incidenti, sui quali ovviamente le indagini devono avanzare e anzi dare riscontri in tempi molto più brevi di quelli attuali. Sui subappalti, invece, Miceli ha chiesto di estendere il modello di garanzia anche fuori dall’ambito ferroviario. Un modello per cui gli affidamenti vengono rivolti prevalentemente a imprese anch’esse iscritte al sistema di qualifica. Infine, sugli enti bilaterali occorrerebbe razionalizzarli all’attualità, cioè modificando il contratto collettivo nazionale di categoria. Si vogliono evitare i casi di lungaggine legati alle iscrizioni nelle casse edili di ogni provincia in cui si opera.
Lo stato dell’arte della rete. Parla Strisciuglio
Guardando al fronte Pnrr, detto dell’ok al prolungamento dei lavori dopo il 2026, per l’ad di Rete ferroviaria italiana Gianpiero Strisciuglio “e abbiamo inoltre speso più di 10 miliardi dei circa 22 previsti dal piano per realizzare infrastrutture e opere mai viste prima”, ha evidenziato davanti l’assemblea. “Oggi siamo ad un volume di investimenti mai visti, al doppio di quelli prima del Covid e il triplo di dieci anni fa”.
Sul banco, però, ci sono anche i tanti ritardi e i guasti che danneggiano frequentemente la circolazione. Per Strisciuglio, “su ognuna delle situazioni abbiamo azioni ben definite. Poi, servono concezioni nuove per prevenire i guasti, come sulla diagnostica predittiva. Abbiamo attivato una control room e cresceremo su questo piano; abbiamo decuplicato i controlli nei cantieri, oggi Rfi spende circa tre miliardi all’anno di manutenzione straordinaria”. Come per sua ammissione, però, se “nel 2024 abbiamo registrato il picco di tutti i fattori di pressione all’infrastruttura e al servizio ferroviario, nel biennio 2025-26 avremo sfide analoghe”. L’ambito su cui lavorare, ad esempio, è quello degli slot notturni di manutenzione. “Quella di lavorare in assenza di circolazione ferroviaria è una scelta fondamentale per la sicurezza ma i due elementi devono essere compatibili tra loro”.
Cosa sta facendo il governo
Lato governo, per il viceministro Mit Edoardo Rixi “il Pnrr è un volano che eccessivamente ha richiesto performance e investimenti. Dobbiamo evitare che nel 2026 la bolla scoppi, agire affinché diventi un metodo”. I fronti su cui accelerare e migliorare sono tanti, a livello nazionale e continentale. Come sul segnalamento unico. Poi, vanno rinforzate le aziende per operare con strategie pluridecennali. “I tempi non possono essere una variabile indipendente, così come la solidità delle aziende. Le opere e le aziende vanno pagate ma le aziende devono gestire gli appalti che possono”. Quest’anno, ha ricordato poi il braccio destro di Matteo Salvini,”abbiamo raggiunto 9.1 miliardi di investimenti rispetto ai 7.8 mld del 2023″. I filoni su cui investire sono sei: l’alta velocità e capacità, la sicurezza, la capacità di marcia, gli ambiti metropolitani, le ferrovie sud, le velocizzazioni per la regolarità del traffico e infine il tema delle ferrovie regionali: cosa fare di questa rete? Cosa fare delle reti dismesse? Infine, la promessa “di farmi carico col governo del tema dei ristori. Non mi sottraggo alle responsabilità ma serviranno anche investimenti privati sulla rete per garantire un futuro alle aziende”.
Patente a punti, contratti di lavoro, nuove tecnologie e giovani. Tutte le grane del settore edilizio-ferroviario
I temi snocciolati nella relazione e nei discorsi di Strisciuglio e Rixi hanno alimentato, infine, anche il dibattito finale a cui hanno partecipato Ance, Asicaf, Aniaf, Antfer, Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil. Per Laura Malatesta, presidente Asicaf, si deve puntare sulle tecnologie già esistenti per fare passi avanti sulla sicurezza. Ciò che manca, però, è un grado sufficiente di cultura della sicurezza nei cantieri. Ovviamente, il rischio zero non esiste ma anche il ricorso ai nuovi strumenti può incentivare la ricerca di giovani da avvicinare al settore edile ferroviario. Un tema, questo delle tecnologie, condiviso anche da Giuseppe Mercuri, numero uno di Antfer. “Non vedo alternative al miglioramento dei sistemi di qualificazione”, ha detto ieri.
Critico, poi, il vicepresidente di Ance Federico Ghella sia sul correttivo al codice appalti (“abbiamo paura del rischio concreto di incidere sulla bilateralità”) sia sulla proroga degli aiuti alle imprese: “Siamo ad un mese e mezzo dalla scadenza della misura e non sappiamo se nel 2025 i cantieri potranno operare”. Poche rassicurazioni, in questo senso, arrivano dai mancati chiarimenti Mit-Mef sulle coperture. “E c’è il tema della cassa: le imprese ancora aspettano 1,8 miliardi degli anni scorsi spesi per coprire i lavori”. Non benissimo neppure sulla revisione dei prezzi nel correttivo al codice, rimandato invece il giudizio sulla patente a punti. Forti, infine, i richiami dai sindacati alla bilateralità dei contratti, alla qualità dei progetti e dei lavori, alle garanzie per gli operai in cantiere anche in termini salariali e di ore lavorate.