la patente a crediti
Artigiani alla carica: serve una PROROGA di almeno sei mesi
Le associazioni artigianali non hanno mai nascosto una certa ostilità al provvedimento e ora saltano sui ritardi per rilanciare le perlessità, tanto più su un percorso a tappe forzate. Mancano decreto attuativo e piattaforma telematica per la domanda. Il braccio di ferro in Parlamento con un emendamento al decreto legge Omnibus
Mancano meno di venti giorni all”ora x’ del primo ottobre quando scatta l’obbligo della nuova patente a crediti e le imprese artigiane scendono in campo per chiedere una proroga. Non di giorni ma bensì di almeno sei mesi, visto che si parla di aprile 2025. Non è più semplicemente una richiesta che circola sotto traccia ma da ieri ha la veste dell’ufficialità: quella della proposta di emendamento al Dl Omnibus, in discussione alla Camera, che la Cna, Confartigianato Imprese e Casartigiani hanno inserito in una memoria presentata in Commissione Bilancio e Finanze al Senato: “Articolo 7-bis (Proroga in materia di patente a crediti) 1. All’articolo 27 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, le parole “1° ottobre 2024” sono sostituite dalle seguenti: “1° aprile 2025””, si legge nel testo della proposta di modifica. Questa la motivazione: va evidenziato “come non risulti ancora pubblicato il decreto del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali cui la norma rinvia per la disciplina di rilevanti aspetti attuativi del nuovo sistema. Alla mancata pubblicazione del decreto si accompagna, peraltro, la non operatività del portale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro che rappresenta il fulcro del sistema delineato dal Legislatore”, scrive la Cna. “Attraverso il portale, infatti, sarà possibile – spiega- non solo presentare la domanda di rilascio della patente ma lo stesso sarà lo strumento per gestire l’intero meccanismo, a partire dalla consultazione dei dati relativi alla patente fino ad arrivare alla gestione dei crediti. La disciplina, inoltre, è caratterizzata da numerose incertezze e dubbi interpretativi, quali, a titolo esemplificativo, i profili legati al campo di applicazione, alla revoca e sospensione della patente e alle modalità di recupero dei crediti, che dovranno essere necessariamente oggetto di circolari interpretative”. Di qui, “alla luce, quindi, della complessità del sistema, che avrà un notevole impatto sulle imprese, e della mancata emanazione del decreto ministeriale, con conseguente mancata definizione della procedura, si ritiene necessario riconoscere ai soggetti coinvolti (imprese e lavoratori autonomi) un congruo periodo per adeguarsi al nuovo sistema”.
“La preoccupazione è tanta, ma l’avevamo già manifesta a luglio, nell’ultima riunione al ministero del Lavoro quando il decreto era alla firma del ministro. E anche a luglio i tempi erano strettissimi ma. Calcoliamo che debba essere rilasciato un milione di patente: una platea enorme perché parliamo di edili ma anche di impiantisti, serramenti anche si imprese di giardinaggio e pulizia, insomma un universo mondo che può convivere all’intero di un cantiere. Noi oggi siamo in altissimo mare, nessuno ce la può oggettivamente fare”, ha dichiarato a Diac Diario il responsabile di Cna Costruzioni, Riccardo Masini. “Al di là della questione che anche ulteriori soggetti devono esprimersi, il decreto attuativo non c’è. E non c’è ancora la piattaforma telematica e manca anche la circolare (annunciata a luglio) che deve chiarire una miriade di aspetti”.
“Le imprese sono in in apprensione. Noi siamo preoccupati per le imprese e per il fatto di non poter dare, in queste condizioni, l’adeguato supporto alle nostre imprese. Tra edili, impiantisti e serramentisti, parliamo di oltre 100 mila soggetti. Ci sono temi delicati come, ad esempio, quello della formazione. Se si fornisce un dato anche per un solo lavoratore, che risulti errato in successive verifiche, la patente viene revocata. Non si chiude il cantiere, si chiude l’impresa”, sottolinea Masini. “Non mi piace parlare di proroga ma in questo caso la proroga è nelle cose: nasce dalla situazione di incertezza e in un Paese normale non ci sarebbe neanche bisogno di chiederla”.