Pnrr: revisione da 14 mld, zero alla casa, 2,7 aggiuntivi ad acqua e treni (c’è la Rosco). Nel documento ben 11 programmi del MIT da rimodulare
di Maria Cristina Carlini e Giorgio Santilli
di Maria Cristina Carlini e Giorgio Santilli
L’elenco completo dei 22 bandi della settimana 20-26 settembre. Infratel Italia Spa mette in gara un importo di 7,1 milioni di euro suddivisi in tre lotti (Nord, Centro e Sud) per servizi di direzione lavori e coordinamento della sicurezza relativi a lavori su impianti di tlc. La progettazione di maggiore importo (985mila euro per PFTE, esecutivo e servizi accessori) riguarda la diga di Castello Bivona (AG), mentre in Umbria l’importo per gli stessi servizi è di 772mila euro. A Reggio Calabria sono in gara i servizi di coordinatore della sicurezza.
L’intervento permetterà di utilizzare circa 48 milioni di metri cubi d’acqua all’anno, destinati a garantire l’approvvigionamento potabile di oltre 500mila cittadini e all’irrigazione di più di 15mila ettari di terreni agricoli. Tale risultato è stato possibile grazie alla stretta collaborazione tra l’Ente regionale, la Provincia di Benevento, il Consorzio di Bonifica Sannio-Alifano, l’Autorità di Bacino dell’Appennino Meridionale, l’Ente Idrico Campano e i comuni interessati.
Secondo il nuovo osservatorio Agici, basato sull’analisi di 115 gestioni, il picco delle risorse nel settore è ascrivibile al biennio 2024-2025 ma con la fine del Pnrr inevitabilmente ci sarà una contrazione. Riduzione delle perdite, miglioramento dell’acqua depurata e sistema fognario sono i tre settori più coinvolti. Marco Carta (ad Agici): “Costo dei progetti aumentato del 20% in cinque anni”.
In Italia si discute da anni se sia necessaria o meno una legge per l’architettura. In Francia la legge c’è, funziona e ha prodotto eccellenti risultati. Da decenni lo Stato francese ha investito in buona edilizia, non solo finanziando progetti iconici ma costruendo concorsi trasparenti, elaborando criteri di qualità e promuovendo una committenza pubblica che considera l’architettura un bene collettivo e non un costo. Da qui la conseguenza che diversi architetti italiani hanno trovato in Francia ciò che in patria veniva negato: opportunità, riconoscimento, continuità professionale.
Dopo l’approvazione in Senato di un emendamento al decreto “Terra dei Fuochi”, che sopprime la struttura di missione Zes istituita nel gennaio 2024, si è aperto un fronte di critiche da imprenditori e opposizioni. La missione, guidata da Giosy Romano e voluta dall’allora ministro per il Sud Raffaele Fitto, aveva coordinato la Zes unica per il Mezzogiorno, appaltato progetti Pnrr per 600 milioni di euro e rilasciato oltre 800 autorizzazioni a nuovi insediamenti. Ora sarà sostituita dal nuovo Dipartimento per il Sud, affidato al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Luigi Sbarra, ex leader Cisl. Preoccupati Emilio De Vizia, presidente di Confindustria Campania, e Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell’Unione industriali di Napoli, che parlano di “smantellamento” e rischio di nuova burocrazia. Duro anche il deputato del Partito Democratico Marco Sarracino, che accusa il governo Giorgia Meloni di usare il Sud come terreno di scontro interno. Il presidente della Regione Vincenzo De Luca teme «strumenti di clientela politica». Sbarra replica sostenendo che il Dipartimento porterà a un “riordino” più efficace, valorizzando il lavoro fatto finora: 2,2 miliardi di euro di investimenti autorizzati, 7.000 nuovi posti di lavoro, 2,55 miliardi di credito d’imposta riconosciuto e oltre 16.000 domande per accedere ai benefici fiscali nel 2024.
L’articolo 11 del Codice dei contratti pubblici impone alle stazioni appaltanti (e agli enti concedenti) di individuare e indicare nei documenti iniziali di gara e nella determina di affidamento diretto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) da applicare negli appalti pubblici, in conformità con le disposizioni contenute, in particolare, nell’Allegato I.01. La corretta individuazione del CCNL è fondamentale per garantire la tutela dei lavoratori e una corretta concorrenza, ma è spesso un’operazione che può rappresentare per la stazione appaltante una sfida complessa a causa dell’ampia gamma di contratti esistenti e della necessità di verificarne i requisiti richiesti a tal fine dalla norma.
Vediamo insieme, allora, quali passi compiere per superare tali ostacoli.
Sono tanti e diversi per impatto, scala e tipologia. Anche se le necessità e le condizioni di partenza spesso sono simili: l’abbandono e il degrado di un luogo da far rinascere. In questa mini-rassegna ci sono anche il progetto Dumbo di Bologna e la Mar, la miniera argentiera fronte mare di Sassari. Non serve l’etichetta formale bensì l’effettività delle operazioni di placemaking sul territorio.
La stazione, l’ex gasometro, via Roma-Parco Santa Maria, piazza della Vittoria, via Premuda sono le sfide locali che si aprono alla ricerca di idee concrete per trovare un nuovo volto. L’edizione 2025 della kermesse europea può stimolare il nuovo approccio di incontro dal basso e dall’alto tra pubblica amministrazione, residenti e terzo settore con l’obiettivo di trasformare la città. Oltre 650 gli stakeholder coinvolti con altrettanti progetti. Intervista all’assessore alla cura della città, Davide Prandi.
Per la presidente dell’Ance, la riforma del testo unico dell’edilizia deve procedere in parallelo con il DDL sulla Rigenerazione Urbana per consentire una visione di insieme. Brancaccio rilancia la richiesta di un governance sul tema della casa: basta con la frammentazione in 40 competenze e con soluzioni parziali. Sullo sfondo, c’è la grande sfida dell’innovazione e dell’intelligenza artificiale: un processo che va governato e non subito
È in inchiesta pubblica finale presso il sito di UNI la bozza della norma UNI 11337-8 (si veda qui il testo) che trasferisce in sede normativa la prassi di riferimento UNI 74, dedicata originariamente al cosiddetto Sistema di Gestione BIM. È un caso emblematico di come la normazione volontaria, con la pre-norma, abbia anticipato una evoluzione del mercato, per poi consolidarne il contenuto alla luce delle dinamiche subentrate.
Il testo, ora rivolto al Sistema di Gestione e di Governo dei Processi Digitalizzati di una organizzazione, ha la finalità di permettere agli attori allargati dei versanti della domanda e dell’offerta di autovalutarsi, di sostenere una qualificazione o valutazione di conformità da una seconda parte (ad esempio, a opera di un committente nei confronti dell’affidatario di un contratto) o di una terza parte, nella forma della certificazione.
L’articolo 11 del Codice dei contratti pubblici impone alle stazioni appaltanti (e agli enti concedenti) di individuare e indicare nei documenti iniziali di gara e nella determina di affidamento diretto il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) da applicare negli appalti pubblici, in conformità con le disposizioni contenute, in particolare, nell’Allegato I.01. La corretta individuazione del CCNL è fondamentale per garantire la tutela dei lavoratori e una corretta concorrenza, ma è spesso un’operazione che può rappresentare per la stazione appaltante una sfida complessa a causa dell’ampia gamma di contratti esistenti e della necessità di verificarne i requisiti richiesti a tal fine dalla norma.
Vediamo insieme, allora, quali passi compiere per superare tali ostacoli.
L’articolo 1 sul procedimento per l’esercizio della delega di riforma del Dpr 380/2001 definisce una mission impossible. Dovrebbe arrivare nei diciotto mesi successivi all’approvazione parlamentare che già in partenza non si presenta affatto semplice, con il disegno di legge governativo contrapposto alle proposte di maggioranza e opposizioni (e un rapporto non proprio idilliaco fra ministro e Camere). Inoltre, nella proposta di Salvini non c’è (e non avrebbe potuto esserci) alcun riferimento alla legge sulla rigenerazione urbana in discussione al Senato, che pure interferirà pesantemente su molte materie comuni. In una maggioranza litigiosa, scossa dal lungo periodo elettorale, provata dai nodi del Pnrr e dalla prossima legge di bilancio, la riforma della legge sull’edilizia rischia di nascere già morta prima di cominciare l’iter in Parlamento.