Editoriale

Che cosa è e che cosa significa questo in house replicato a ventaglio in più settori (costruzioni, produzione  di treni e sistemi di segnalamento, produzione di bus) che starebbero per varare le Fs di Stefano Antonio Donnarumma? Salvataggi di Stato mascherati di aziende in difficoltà (che smentiscono seccamente le difficoltà) o una mossa d’anticipo per evitare che si blocchino cantieri (proprio nella fase decisiva del Pnrr) per le possibili difficoltà future (finanziarie, non industriali) di queste imprese appaltatrici? O ancora, e più probabilmente, il tentativo di Fs di controllare più da vicino costi comparati e tecniche di realizzazione nel mercato degli appaltatori, avendo una propria impresa fra le concorrenti/esecutrici, secondo il “modello Pavimental” che adottava Aspi? Oppure, ancora, una puntata annunciata di quel film horror intitolato da alcuni “re-Irizzazione dell’economia” che vorrebbe spiegarci come da un’espansione del settore pubblico – per altro, in questo caso, con una inedita e perversa commistione di fatto fra committente e appaltatore controllato dal committente – possano venire le soluzioni per sanare le fragilità del nostro sistema industriale?

Parole, parole, parole. La veccha interpretazione di Mina torna sempre utile quando arriva l’agenda d’autunno, stagione di governo in cui si confondono desideri e realtà, annunci e misure concrete, in un contesto che esaspera la competizione politica a ogni costo (tanto più se all’orizzonte ci sono elezioni politiche buone, al solito, per contare i pesi dei singoli partiti più che delle coalizioni).  Dire anziché fare, dire anche per non dire nulla: diventa questa verbosità senza conseguenze il tratto che annoia gli italiani e tormenta il ministro dell’Economia impegnato a buttare giù lo schema della legge di bilancio, resistendo alle richieste dei partiti assetati di consenso e attori di propaganda. Si fa fatica a seguire una corretta scala di valori. Ci sono così priorità concrete ormai chiare a tutti, conclamate, condivise, come quella di continuare con una politica di investimenti capaci di spingere il Pil. Oppure quella di una politica per la casa capace di rispondere alle richieste di aiuto per un alloggio decente che arriva da milioni di famiglie, dalle fasce a basso reddito fino al ceto medio. Matteo Salvini parla di piano casa dall’ottobre 2023 e ogni giorno aggiunge un tassello: recentemente ha chiesto “pieni poteri” e “tutte le deleghe” sul tema. Dal Metteing di Rimini gli ha risposto Giorgia Meloni, con cinque righe in un discorso di 50 minuti: “lavoreremo insieme” con Salvini. Quindi niente “pieni poteri” al ministro delle Infrastrutture, piuttosto si andrà avanti con le cabine di regia che producono solo vischiosità.

 

LE INCHIESTE SULL'URBANISTICA

Diario DIAC in questi mesi ha seguito con attenzione la cronaca delle inchieste penali sull’urbanistica milanese, ha esaminato a fondo con gli articoli di Salvatore Di Bacco i provvedimenti della Procura e del Gip, ha svolto analisi puntuali sulla normativa urbanistica ed edilizia e sulle sue carenze, ha preso posizione molto critica sulla strada intrapresa dal salva-Milano (interpretazione autentica) e ha sostenuto la legge sulla rigenerazione urbana, ha lasciato spazio alle opinioni di profondi conoscitori del settore (mi piace citare Pierluigi Mantini e Roberto Morassut), ha puntualmente riportato le posizioni esposte dalle imprese nelle audizioni parlamentari. Come è nella sua vocazione, ha cercato di fare informazione puntuale e circostanziata, senza toni urlati o prese di posizione manichee o preconcette. E tenta ora – alla vigilia delle decisioni del Gip sugli arresti chiesti dalla Procura fra gli altri per l’ex assessore Tancredi e il ceo di Coima Catella – un primo bilancio di quello che sta accadendo a Milano, nella convinzione che i processi devono fare il loro percorso ma è necessario, al tempo stesso, trovare alla scala nazionale una soluzione di uscita all’impasse che Milano ha evidenziato, con riforme e la definizione di un nuovo patto che promuova lo sviluppo della città pubblica e sociale, rimasta schiacciata nella capitale lombarda dalle dinamiche economiche e finanziarie dominanti…

IL DECRETO OMNIBUS ECONOMIA

Se si segue il groviglio delle norme sovrapposte e spesso contraddittorie che si sono susseguite dal 2022 per far fronte agli aumenti di costi che hanno rischiato di paralizzare i cantieri Pnrr e non-Pnrr non si riuscirà a capire l’ultimo nodo che resta da risolvere per garantire equità, equilibrio economico e una conclusione dei lavori senza scossoni: l’esclusione delle opere finanziate inizialmente con il “Fondo per l’avvio di opere indifferibili” (FOI) – che agiva sull’aggiornamento dei prezzi nella fase di gara – da qualunque meccanismo compensativo in fase di esecuzione.

Il Parlamento e il Governo (soprattutto il Mef), in più occasioni chiamati a legiferare sulla questione, hanno sempre opposto un rifiuto a una soluzione definitiva del problema, sottovalutando la questione e preferendo trincerarsi dietro una norma che è stata interpretata (illogicamente) come un divieto assoluto.

Meglio allora tentare adesso – prima che la questione torni in settimana al Senato – un ragionamento semplificato, rafforzato da qualche numero, per arrivare al punto. E il numero che conta è 5.000: tanti sono – secondo Ance – ancora i cantieri interessati da questa esclusione, per un investimento totale di 22 miliardi (rispetto a un numero iniziale di 7.821 opere finanziate con il FOI per 41,2 miliardi di investimento). Non proprio noccioline.

Ma torniamo al nostro ragionamento.

La casa è tornata di moda anche in politica. Ora, però, bisogna dare un’impronta organica al tentativo, vero o presunto, di ricostruire una politica abitativa dopo trent’anni di silenzio assoluto dello Stato sul tema. Bisogna capire se maggiorannza e opposizione, Governo centrale e Regioni  fanno sul serio, ognuno nel proprio ruolo nella ricostruzione di qualcosa che è patrimonio del Paese e deve essere impiantato per restare a lungo. Anche il ministero della Casa rischia di essere frainteso come un messaggio politico-propagandistico per piantare una bandierina elettorale, mentre siamo convinti che la proposta di Matteo Salvini nasca finalmente da buone intenzioni (dopo un lungo letargo) e vada nella direzione giusta.

Quello che conta è, però, uscire dalla propaganda e agire subito con proposte concrete lungo la strada segnata dalla storia importante di quel ministero: se l’Italia ha avuto per decenni una politica per la casa all’avanguardia lo si deve certamente ai contributi Gescal, ma anche al lavoro strategico e incessante del CER, il comitato per l’edilizia residenziale guidato prima da Maurizio Marcelloni e poi da Gateano Fontana. E poi anche della DICOTER, il dipartimento per il coordinamento territoriale, competente sulle politiche urbane. Quando parliamo di rigenerazione urbana parliamo ancora, mutatis mutandis, dei modelli di riqualificazione urbana messi in campo da Fontana: i Pru, i Prusst, i contratti di quartiere, eccetera. Non tutti riusciti, nessuno vuole mitizzare, ma ancora molto attuali già nei presupposti culturali di base. Anticipavano di venti anni i temi di oggi.

Da qui occorre ripartire oggi, ricostruendo al MIT una struttura che assorba le principali competenze di indirizzo in una materia che ormai è competenza soprattutto delle Regioni. Nella convinzione che deve maturare oltre ogni gelosia di competenze che il disimpegno dello Stato non è stato bene per nessuno. Bisogna ripartire coinvolgendo tutti, con determinazione. Perché quella è la strada giusta perché la politica abitativa torni patrimonio del Paese, dei cittadini, e trovi davvero soluzioni a esigenze che si vanno facendo esplosive.

OGGI L'ASSEMBLEA FIEC AD ATENE

Oggi ad Atene si terrà l’Assemblea annuale della FIEC, la federazione europea dell’industria delle costruzioni, presieduta dall’italiano Piero Petrucco. La parte privata dell’Assemblea affronterà, a porte chiuse, i principali dossier su cui i costruttori cercano, in questa fase di avvio di legislatura Ue, un’interlocuzione fattiva con le istituzioni europee, dall’affordable housing al tentativo di de-ideologizzare e sburocratizzare le regole sulla sostenibilità, dalle nuove direttive appalti (ancora alle consultazioni preliminari) alla riforma delle politiche di coesione presentata da Raffaele Fitto. La parte pubblica dell’Assemblea sarà invece dedicata tutta al tema dell’acqua, con il titolo “Costruzioni domani: soluzioni per la resilienza idrica e le infrastrutture blu”. Un tema che racconta bene le riflessioni di un settore sempre più (nei fatti e nella percezione di se stesso) al centro della svolta verde europea.

 

Abbiamo scritto, a più riprese, che il correttivo del codice appalti è un buon provvedimento e che il codice esce rafforzato dal correttivo, che agisce in continuità, risolvendo i due problemi più seri (equo canone e revisione prezzi per i lavori) e modificando con il cacciavite molti aspetti di funzionamento del sistema. Una valutazione guidata, come sempre, dai dati di fatto, fuori da qualunque pregiudizio politico.

Confermiamo quella valutazione. E in nome dello stesso pragmatismo apprezziamo le analisi svolte la scorsa settimana dai due “padri” del codice: il ministro Salvini e il coordinatore della commissione del Consiglio di Stato che elaborò il primo testo, Luigi Carbone (si veda l’articolo su Diario DIAC del 12 febbraio scorso).

Non apprezziamo, però, quella che appare come una deriva oltranzista di queste analisi che si può riassumere nel motto “blindare il codice”.  Carbone lo ha detto esplicitamente al convegno Assorup, Salvini lo ha detto con i fatti bloccando tutti gli emendamenti al decreto Milleproroghe che intervenivano su norme del codice.

Il correttivo è complessivamente buono, ma non è esente da errori, anche gravi, che rischiano di fare danni seri se non si interviene a correggerli. Tralasciamo qui il tema molto complesso del partenariato pubblico-privato, su cui torneremo,  e quello sulla revisione prezzi per forniture e servizi che ha il veto del Mef: concentriamoci invece sui certificati di esecuzione lavori nel subappalto.

L'editoriale

Nell’agenda dell’anno nuovo ci potrebbe stare un correttivo-bis entro aprile per risolvere il nodo dei servizi. Salvini pensa anche alla riforma della legge urbanistica. Meglio una riflessione sul testo unificato per la rigenerazione urbana, per cui serve anche un laboratorio nuovo

Non chiamatela più edilizia. Chiamatela industria della trasformazione urbana e, se ne sarà capace, della rigenerazione umana. Una industria – quindi una capacità di fare e di dare risposte concrete, puntuali ed efficienti alle domande – che rifondi l’economia della trasformazione urbana mettendo al centro, come obiettivi fondamentali, l’ambiente e la persona. Il rispetto dell’ambiente e la vita delle persone.

Si dirà che non sono una novità, l’edilizia verde e l’edilizia sociale, la città verde e la città sociale, ne sentiamo parlare da tempo, al punto di rischiare di approdare a slogan logori e consunti. Ma per fare questo passaggio decisivo verso la rigenerazione umana, per mettersi alla testa di un cambiamento, questa industria, questa economia, questa cultura hanno bisogno di guardare alla città con occhi nuovi. Devono poter entrare dove non sono mai entrate, devono guardare ciò che non hanno visto finora, devono soffermarsi a pensare di cose che sono state intraviste solo di sfuggita. Come già successo con la rivoluzione digitale, che è entrata dentro le case e non ha più consentito di vedere le case solo da fuori. Come già successo all’architettura che non è più solo una bella facciata, ma ha imparato a catturare la vita delle persone dietro quella facciata.

Si è spento ieri a Fabriano, all’età di 99 anni, Francesco Merloni, ingegnere, capitano d’industria, parlamentare per sette legislature, ministro dei Lavori pubblici nei governi Amato e Ciampi, padre della legge che porta il suo nome e che divide da 30 anni. Segno di una forza, di una tenacia che era la forza dell’uomo. Ci vedevamo spesso a quei tempi, e per tanti anni dopo, era un confronto stimolante, mi chiedeva consiglio, insieme a quell’altro galantuomo di Luigi Giampaolino. Ce l’aveva, in  particolare, con l’Albo nazionale dei costruttori che considerava il segno di un arretramento culturale del settore, la rinuncia a una sana e leale concorrenza in campo aperto. Lo eliminò con un colpo di penna.

Il suo pallino era la “centralità del progetto” che non riuscì a imporre lui né tutti quelli che sono venuti dopo. Ma la vera forza della sua legge, ancora oggi biasimata per la sua “rigidità” e usata come capro espiatorio pur di non vedere i limiti che cercava di superare, fu di aver portato per la prima volta nel settore dei lavori pubblici una concorrenza fondata sulla trasparenza, sul diritto delle imprese a essere informate, nel rispetto della ferrea legge “un appalto, un bando”. Prima c’era solo spartizione. Dopo, un lungo travaglio. Magari, ad averla oggi quella legge, non avremmo l’80% di quel mercato sommerso che tanti dicono di non volere.

 

Come abbiamo notato ieri, da un paio di settimane la premier Giorgia Meloni è tornata ad attaccare a testa bassa i bonus edilizi con lo slogan “non butteremo i soldi degli italiani dalla finestra”. Ha ragioni da vendere anche se i toni sono da rissa, non avendo finora neanche usato una parola per presentare una politica vera sulla riqualificazione energetica. Mette le mani avanti in vista della legge di bilancio? Legittimo, sappiamo che la cassa è vuota. Non le piace l’edilizia? Benissimo, punti sugli impianti più efficienti e meno costosi dei cappotti. Ma non faccia come lo struzzo. L’Europa le ricorda oggi che una politica di efficienza energetica l’Italia la deve impostare perché il suo tasso di riqualificazione degli edifici è troppo basso. Nonostante il Superbonus lo abbia alzato molto. Ora torniamo a zero. Alzare la voce e alzare i toni non aiuta più neanche a coprire i vuoti di politica. Legittimo contestare la direttiva case green in Europa, ma un conto è la politica, un conto l’azione di governo. E le rimostranze in Europa contro il green deal non porteranno da nessuna parte. Quindi: quale politica? C’è un’idea o una proposta? E non ci si dica che c’è il Pniec perché, aldilà degli impegni ribaditi dal singolo ministro, lì dentro mancano sempre lo stesso genere di cose: le politiche.

Il Consiglio dei Ministri ha recentemente approvato un nuovo disegno di legge che introduce importanti novità nel panorama delle concessioni balneari in Italia, un settore strategico per l’economia del nostro Paese e oggetto di un acceso dibattito a livello nazionale ed europeo. Il provvedimento prevede la proroga delle concessioni in essere fino al 30 settembre 2027, una scelta mirata a garantire un’ordinata programmazione delle procedure di affidamento, rispettando al contempo le normative europee che richiedono trasparenza e concorrenza nell’assegnazione delle concessioni.

LA BIFORCAZIONE DELLA DEMOGRAFIA: CHI CRESCE E CHI PERDE POPOLAZIONE

Nel 2024 la popolazione mondiale viene stimata dall’ONU in 8 miliardi e 162 milioni di persone: 162 milioni in più rispetto al 2022, ma 1 miliardo e 162 milioni in più del 2000, quando il mondo toccava i 7 miliardi di abitanti. Nel 2034 fra dieci anni si salirà a 8,8 miliardi e nei successivi dieci, nel 2044 a 9,4 miliardi. Sono questi i dati della nuova previsione che le Nazioni Unite hanno aggiornato al 2024[1]. In breve nei prossimi venti anni la popolazione del mondo crescerà poco più di 1 miliardo e 200 milioni di abitanti. Il fatto nuovo della previsione è che i tassi di crescita della popolazione nel mondo rallentano rispetto a quanto si pensava: nel 2100 la popolazione dovrebbe arrivare a 10,2 miliardi, 1 miliardo in meno rispetto alla previsione elaborata nel 2017.

EDITORIALE

Chi si aspettava una Ursula prudente sulla decarbonizzazione, per ingraziarsi Meloni, ha dovuto ricredersi dopo aver ascoltato le parole della presidente-bis della commissione

21 luglio

INNOVAZIONE E PA

Ciò che conta, per l’acronimo, è il suo potere evocativo, tanto che, a prescindere da ciò che possa voler dire realmente, consente agli operatori di farsi un’idea, sia pure vaga, del tema

18 giugno

NASCE DIARIO DIAC

Il voto europeo ci ha consegnato un’Italia stabile sul piano politico ma le tensioni sullo spread Btp-Bund ci ricordano che è un’Italia sempre dipendente dai destini dell’Europa. Un’Italia alla ricerca di un futuro ancora tutto da scrivere. Al centro di questo futuro è necessario che ci sia, ma non c’è ancora, un progetto per la crescita.

L'intervento

L'INTERVISTA AL SOLE 24 ORE

di Giorgio Santilli

Stefano Antonio Donnarumma, amministratore delegato di Fs, ha scelto un’intervista a Celestina Dominelli sul Sole 24 Ore per dare le prime risposte agli interrogativi sollevati da molte parti sulla strategia di Fs di acquisire società industriali per farle operare come soggetti in house rispetto alle commesse del gruppo (in questo articolo i dubbi e le domande di Diario DIAC). Donnarumma ha anzitutto confermato che il Gruppo FS sta valutando diverse possibili acquisizioni “ma – ha chiarito – siamo ancora in fase esplorativa”. Nell’ultimo cda del 16 settembre, dunque, nessuna decisione, neanche preliminare, è stata assunta.

LA NOTIZIA

DAI TERRITORI

di Diac Territori

Nei quartieri Parella, Pozzo Strada e Borgata Lesna di Torino il progetto Voci di Quartiere, curato dall’illustratore Roberto Blefari, ha raccolto desideri e preoccupazioni degli abitanti: dal nuovo ospedale alla Pellerina, che divide sul consumo di verde, al rilancio del parco Tesoriera con fondi Pnrr. Sul tavolo anche la Città dell’Aerospazio, vista come occasione di sviluppo, mentre l’ex Thyssen resta ferma a un passato di tragedia. I residenti invocano più ciclabili, negozi di prossimità e spazi di aggregazione. Il Cpr è percepito come un “muro del pianto”, simbolo di frattura.

Dentro il cerchio/18

La Voce dei Geometri

di Paolo Ghigliotti

Consigliere del Consiglio Nazionale Geometri e Geometri Laureati
Le prospettive del settore edile in Italia: una fotografia del patrimonio edilizio residenziale

Il patrimonio edilizio italiano, tra i più datati d’Europa, rappresenta una sfida cruciale per il futuro del Paese. Le sue condizioni conservative, spesso non ottimali, rendono complesso l’allineamento agli obiettivi di efficienza energetica e sostenibilità richiesti a livello europeo. Si tratta però anche di un’opportunità importante: il settore dell’edilizia ha già dimostrato in passato di saper affrontare sfide complesse, e oggi è chiamato a guidare una trasformazione che non può più essere rimandata.

L'intervento

di Angelo Ciribini

La Gestione Informativa Digitale (GID) e con essa il cosiddetto BIM, fanno ormai parte integrante del Codice dei Contratti Pubblici e, potenzialmente, in futuro, potrebbero entrare a far parte della legislazione relativa alla rigenerazione urbana e all’edilizia privata. Al contempo, l’innovazione digitale mostra sempre più risvolti: dall’Intelligenza Artificiale al Gemello Digitale, dal Passaporto Digitale del Prodotto alla Notarizzazione, dal Fascicolo Digitale dell’Edificio allo Smart Readiness Indicator.

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