I PROGETTI IN CORSO
Acqua, Roma PUNTA su recupero e riuso: 2,6 miliardi in sei anni
L’Assessora ai Lavori pubblici e alle Infrastrutture, Ornella Segnalini: “Gli usi civili dell’acqua aumentano, Roma ha 4,5 milioni di abitanti al giorno. Durante il mandato abbiamo ridotto le perdite di rete al 27% e per fine mandato puntiamo al 25% contro una media nazionale del 42%”. I progetti in corso: i collettori, la manutenzione delle cabitoie, i fossi e le vasche di espansione.
Roma capitale dell’acqua. La sfida duplice, “una delle più urgenti del nostro tempo” l’ha definita ieri il sindaco Roberto Gualtieri, è quella dell’adattamento climatico e della gestione sostenibile delle risorse idriche. Bene, la giunta ieri ha spiegato cosa si sta facendo, dopo che a inizio anno è stata presentata la strategia di adattamento climatico su iniziativa dell’ufficio clima diretto da Edoardo Zanchini. Obiettivo, affrontare in uno scenario di innalzamento della temperatura globale – che è già realtà – gli interventi per mettere in sicurezza le persone, gli spazi pubblici, le infrastrutture e le attività economiche. Come? Gestendo meglio le risorse idriche in tutta la sua urgenza, di fronte ai sempre più ricorrenti e lunghi periodi di siccità (nel Lazio dal 2020 al 2024 si registra un deficit di pioggia cumulata del 20,2%), accompagnati da ondate di calore (il 2024 è l’anno più caldo e il primo a toccare 1,60°C rispetto al tetto di 1,5 fissato a Parigi dieci anni fa) seguiti dall’alternarsi di piogge intense e alluvioni. “La città tra risorse di Roma Capitale, Acea e Governo dispone di 2,6 miliardi in 6 anni”, ha detto l’assessora ai Lavori pubblici e alle Infrastrutture Ornella Segnalini. “Gli interventi principali riguardano la riduzione degli allargamenti, il rafforzamento dell’approvvigionamento tramite la realizzazione della seconda galleria idraulica del Peschiera e la riduzione delle perdite nella rete. Nel primo caso, si tratta di un investimento di 1,2 miliardi per il raddoppio infrastrutturale. Ma poi c’è tutto quanto riguarda la realizzazione interventi attesi da anni in tante periferie su reti fognarie e collettori. “In un solo anno abbiamo risparmiato l’acqua di una città di 100.000 abitanti. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di ridurre ulteriormente le perdite e questo traguardo sarà raggiunto entro fine mandato”, ha aggiunto Segnalini. In percentuale, Roma è scesa al 27% di perdite di rete contro una quota media nazionale del 42,2% e l’obiettivo per il 2027 è scendere al 25%. In Europa, per capire, la percentuale è del 10%. Di contro, mentre un Paese come la Spagna desalinizza oltre 6 miliardi, l’Italia tocca solo quota 400Mlm3.
“D’altronde, dobbiamo considerare che i residenti romani sono sì 2,5 milioni ma giornalmente la città è abitata da 4,5 milioni di persone tra lavoratori, turisti e studenti”. “Investimenti – quelli messi in campo – che sono senza precedenti per garantire una gestione sicura e efficiente dell’acqua insieme ad Acea con risultati sempre migliori di riduzione delle perdite nella rete idrica”, ha detto Gualtieri. “In parallelo, dobbiamo diminuire i consumi della preziosa acqua di sorgente attraverso nuovi progetti di recupero e riuso delle acque, su cui Roma è già un laboratorio di innovazione che vogliamo accelerare coinvolgendo tutti gli attori istituzionali e economici. Oggi è la prima tappa di un percorso di lavoro nuovo e ambizioso affinché il riuso delle acque diventi sempre più un elemento centrale della nostra strategia climatica, in cui si tengono assieme sicurezza, innovazione e vivibilità urbana”, ha commentato ancora il Sindaco. “La nostra Amministrazione ha elaborato un modello di gestione della risorsa idrica, che è parte del Piano di Adattamento al Cambiamento climatico, basato sul recupero, riuso e riutilizzo. La risorsa acqua non è infinita: dobbiamo coinvolgere i cittadini e sensibilizzarli ad un uso più consapevole”, ha detto poi Sabrina Alfonsi, Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti. “È quanto, ad esempio, stiamo facendo con gli orti urbani, su cui abbiamo investito nel dotarli di contenitori per la raccolta e il riuso delle acque piovane. Inoltre, Roma ha attivato una collaborazione con Ispra, per il monitoraggio e la valorizzazione della rete dei pozzi e delle falde sotterranee: risorse preziose, ad esempio, per irrigare parchi e giardini”. Sono 150 quelli individuati su tutto il territorio capitolino. Ancora Alfonsi: “Nei nostri progetti, come nel Parco di Corviale, stiamo adottando soluzioni sostenibili, tra cui il rain garden, fondato sul recupero dell’acqua piovana”. E poi c’è il lavoro di raffrescamento delle ville, di applicazione di materiali drenanti al posto dell’asfalto, il recupero delle fontanelle, la riassegnazione delle terre agricole. Roma, infatti, ha un terzo del territorio costruito, gli altri due terzi sono rispettivamente composti da verde e aree agricole. Ma “i grandi interventi strutturali sulla rete idrica vanno accompagnati da azioni diffuse che coinvolgano la cittadinanza e rafforzino una cultura dell’acqua, come bene comune primario da salvaguardare”, ha chiosato l’assessora.
Scendendo più nel dettaglio, i dati sul 2024 parlano chiaro e spiegano l’urgenza sin qui descritta. Lo scorso anno, infatti, a Roma sono stati consumati 261 milioni di metri cubi di acqua, tra gli usi residenziali, industriali e artigianali, agricoli e per le altre attività cittadine. Nello stesso anno i depuratori di Roma, gestiti da Acea Ato 2, hanno trattato oltre 488 milioni di metri cubi di acqua. Si tratta – hanno spiegato ieri i relatori al tavolo – di numeri che fanno comprendere le potenzialità che esistono per sostituire all’acqua potabile (utilizzata per il 95% dei consumi) l’acqua depurata. Proprio sul lavoro di Acea, ieri Claudio Cosentino – presidente di Acea Ato2 – ha raccontato che ci sono cinque progetti in corso per circa 15 milioni di euro di investimenti per il riutilizzo di acque di depurazione per agricoltura, attività produttive, usi civili e altri di nuovi che si vogliono avviare in collaborazione con Ama e Atac per mezzi e impianti, e con il Dipartimento Ambiente per l’irrigazione dei parchi di Roma. “In Italia – ha fatto notare Cosentino – il riuso dell’acqua è limitato rispetto al resto d’Europa”. Tra i casi illustrati, ci sono quelli di riuso interno, industriale, agricolo e civile/emergenziale. Dal 2024 al 2029, Acea Ato2 investirà circa 2M€ relativi a studi e progetti di ricerca. “In generale, nel nostro Paese c’è un doppio tema a frenare: quello normativo e quello economico”, ha concluso Cosentino.
Stesse leve citate da Rosanna Capone del Dipartimento capitolino Ambiente, che con Ispra stanno portando avanti un sempre più esteso monitoraggio dei pozzi nei parchi per verificare lo stato di salute della falda e capire le soluzioni per rafforzare i progetti di forestazione, la biodiversità, il contrasto alle ondate di calore estive o banalmente il servizio di irrigazione di giardini, piante, orti urbani. “L’acqua si deve riutilizzare ma servono certezze normative ed economiche. E poi, le imprese devono dire per cosa vogliono riutilizzare l’acqua”. Sulla quale sarà impattante anche l’applicazione delle nuove tecnologie. E ancora, il Comune insieme alle imprese vuole spingere e incentivare tutte le potenzialità di recupero e riuso all’interno degli impianti e utilizzare l’acqua che esce dai depuratori per tutte le funzioni compatibili, per avere approvvigionamenti certi, come oggi i pozzi non riescono a garantire per la situazione della falda. Per Massimiliano Ricci, Direttore Generale di Unindustria, oltre ai problemi di infrastrutture e prezzo c’è un tema di governance per cui la gestione delle Infrastrutture idriche è molto frammentata con un numero di Gestori del servizio idrico molto alto (circa 1200 a livello nazionale) e quindi si registra un ostacolo alle economie di scala. Poi, anche per la gestione del reticolo idrografico le competenze in materia talvolta si sovrappongono ostacolando investimenti per la sicurezza e tutela del territorio con forti differenziazioni tra regione.
Sono tante, insomma, le azioni messe in campo da Roma sulla gestione dell’acqua ma anche le cose da fare ancora a livello comunale (e più su, regionale, nazionale). Verso il 2026 quando la Capitale ospiterà il forum europeo: per allora, vedremo se potrà rendicontare nuovi progressi.