LA LEGGE IN GAZZETTA IL 14 AGOSTO
Allarme cessato sugli extracosti 2024: con l’ASSESTAMENTO 1,8 miliardi dal bilancio Mit
Si partiva da 288 milioni, ma prima uno spostamento interno di fondi fra diversi capitoli del bilancio del ministero delle Infrastrutture e poi l’assestamento varato dalla Ragioneria generale hanno consentito di recuperare le risorse necessarie. Si tratta ora di capire se l’intervento risolutivo ma tardivo, svolto solo nella seconda metà dell’anno, abbia comunque comportato rallentamenti che vanno riassorbiti con una procedura attuativa rapida.

MATTEO SALVINI MINISTRO
Avevamo aperto il 18 giugno scorso il primo numero di DIARIO DIAC con la grave preoccupazione delle imprese del settore degli appalti pubblici per il prematuro esaurimento dei fondi 2024 (288 milioni in bilancio) per la compensazione degli extracosti del caro materiali degli anni scorsi sui lavori in corso e con la stima dell’Ance che sarebbero stati necessari nel corso dell’anno altri 1,5 miliardi per rispondere all’intero fabbisogno (si veda qui l’articolo). Apriamo ora il primo numero della ripresa post-estiva con la buona notizia che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, ha trovato, nelle pieghe del suo bilancio e senza fare alcuna pubblicità alla cosa, 1,8 miliardi da destinare a questo obiettivo. Il problema quindi, almeno per il 2024, sembra risolto; ora si apre semmai la partita in manovra per i fondi relativi al 2025 per cui al momento il bilancio assestato prevede soltanto 130 milioni.
L’operazione che ha portato alla chiusura della questione è stata duplice: da una parte sono stati dirottati sul capitolo 7007 del bilancio del Mit (fondi per la prosecuzione di opere pubbliche) risorse per oltre 1,4 miliardi in precedenza destinati ad altri capitoli; dall’altra, l’assestamento del bilancio effettuato dalla Ragioneria generale dello Stato (e approvato con legge pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 14 agosto scorso) ha suggellato l’operazione portando al capitolo 7007 altri 321,7 milioni di euro. Totale: 2.052 milioni da cui sono stati però sottratti, con il decreto legge omnibus approvato a inizio agosto, 290 milioni da destinare ai crediti di imposta per gli investimenti nella Zes unica. Ed ecco che il conto si stabilizza poco sotto gli 1,8 miliardi.
Si scongiura in questo modo il blocco di molti cantieri, Pnrr e non, nel corso di quest’anno. Possibile che l’intervento svolto soltanto nella seconda metà dell’anno abbia comportato qualche rallentamento che ora potrà essere assorbito soltanto se le procedure attuative saranno rapide. Il peggio comunque, sembra alle spalle. Una volta raschiato il fondo dei risparmi di gara, di una quota del 50% delle riserve e delle altre poste marginali che la legge consente di utilizzare per coprire i costi aggiuntivi, le amministrazioni avrebbero smesso di pagare i saldi di avanzamento lavori (Sal) e i lavori si sarebbero dovuti riprogrammare.
Si tratta di cantieri – prevalentemente non Pnrr – avviati prima dell’entrata in vigore del codice 36 che hanno già parecchi mesi o addirittura anni di durata. L’allarme dell’Ance era scattato ben prima dell’approvazione della legge di bilancio. La situazione che si era venuta a creare non poteva lasciare dubbi sull’insufficienza dei fondi per il 2024, visto che per il 2022 erano stati necessari 1.207 milioni e per il 2023 1.915 milioni (non tutti però sono stati ancora pagati, come vedremo più avanti).