IL RAPPORTO ENERG-IA

In Italia 209 data center: richieste per 44 GW, dominano Milano, Roma e Torino. Mercato da 10 miliardi al 2030

I-Com: “Un’occasione da non perdere per il nostro Paese, anche per ottimizzare il sistema elettrico ed energetico”.

14 Nov 2025 di Mauro Giansante

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In Italia 209 data center: richieste per 44 GW, dominano Milano, Roma e Torino. Mercato da 10 miliardi al 2030

In Italia ci sono 209 strutture di data center attive a ottobre. Concentrate soprattutto al Centro e al Nord, vedono tre grandi città quali Milano (con 73), Roma (21) e Torino (11) spiccare sul resto del Paese. Numeri freschi e significativi, quelli presentati ieri dall’Istituto per la competitività (I-Com), diretto da Stefano da Empoli. Secondo cui entro fine decennio il valore di queste infrastrutture toccherà i dieci miliardi, mentre l’intelligenza artificiale raggiungerà i 28mld. Secondo Terna, spiega il rapporto, le richieste di connessione hanno raggiunto 44 GW, di cui il 60% solo in Lombardia. Tale concentrazione, pur riflettendo la disponibilità di competenze e infrastrutture, solleva sfide legate alla saturazione delle reti e alla distribuzione territoriale degli impianti.

“La situazione italiana è ovviamente diversa, sia per il minore sviluppo dell’Ia e dei suoi investimenti infrastrutturali che per prezzi dell’elettricità decisamente più elevati sia rispetto alla Cina che agli Usa. Ma questo non significa che la situazione sia statica o che non ce se ne debba occupare con l’intento di attrarre capitali privati su tecnologie cruciali, come quelle digitali e energetiche”, commenta il presidente di I-Com Stefano da Empoli. “Solo un Paese in grado di gestire le complessità, coniugando sviluppo economico e diritti individuali all’insegna dell’innovazione, può guardare con speranza a ciò che l’aspetta”. Ieri, per esempio, nell’aggiornamento del piano strategico A2a ha annunciato 1,6 miliardi di euro di investimenti per data center e rivoluzione digitale.

Il contesto, d’altronde, è quello in cui l’intelligenza artificiale è sempre più al centro dei discorsi e delle strategie innovative di governi, imprese e cittadini. Ma porta con sé anche il grande tema dei consumi energetici. Secondo I-Com, oggi i centri dati assorbono l’1,5% dell’elettricità mondiale (+12% medio annuo dal 2020)e al 2030 ne consumeranno fino al 127% in più. Passando dagli attuali 416 TWh a 946 TWh. In termini di potenze, gli Usa assorbono il 44% di questa energia, segue la Cina al 25% e l’Europa al 16%. Dove il fabbisogno dei data center copre il 3% di quello complessivo. A crescere, però sarà anche la capacità installata: da 97 a 226 gigawatt entro fine decennio.  Gli Usa e la Cina guideranno la crescita, con aumenti rispettivamente del +137% e +156%, mentre l’Europa si fermerà a +69%. Per un valore economico globale che attualmente è di 441 miliardi (+24% solo nel 2024) e che salirà del 7% ogni anno nei prossimi cinque anni. Gli Stati Uniti dominano con 141 miliardi di euro (32%), seguiti da Cina (88 miliardi, 20%) e Unione europea (71 miliardi, 16%). Quanto all’Ia, secondo le stime del rapporto, al 2035 potrebbe tagliare fino a 1,4 miliardi di tonnellate di CO₂. E garantire fino a 217 miliardi entro il 2030 di risparmi sia in gestione idrica che economia circolare. Due mercati che da qui ai prossimi cinque-dieci anni cresceranno rispettivamente di oltre 46mld (da 4,7 a 50,9) e fino a 217 miliardi di benefici con risparmi logistici del 15%.

Per Antonio Sileo, direttore Area sostenibilità di I-Com, “l’accelerazione nel consumo digitale è una tendenza consolidata, destinata a crescere ulteriormente con l’avvento dell’intelligenza artificiale porterà un’ulteriore spinta. Un’occasione da non perdere per il nostro Paese, anche per ottimizzare il sistema elettrico ed energetico”. Anche se, un nuovo studio di Cornell University su Nature ha sostenuto che “mantenendo l’attuale ritmo di crescita dell’IA, entro il 2030 le emissioni annuali raggiungerebbero tra i 24 e i 44 milioni di tonnellate metriche di anidride carbonica – l’equivalente di 5-10 milioni di automobili in più sulle strade statunitensi”. E il consumo d’acqua arriverebbe a 731-1.125 milioni di metri cubi all’anno. Tradotto: il net-zero così è irraggiungibile.

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