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Riciclo, Italia al top ma nei Comuni ancora poca differenziata

“Ci sono ancora delle resistenze, dovute anche purtroppo ad interessi: ci sono alcune zone del nostro Paese in cui la discarica è ancora lo strumento dove conferire, e questo perché ci sono degli interessi nel voler difendere questo modello”, ha spiegato Massimo Milani, segretario della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, intervenendo al convegno “Riciclo: una sfida di valore”.

23 Lug 2025 di Mauro Giansante

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Una sfida di valore che l’Italia sta già giocando e in parte vincendo. Quella del riciclo. Se n’è parlato ieri alla Camera, dove sono intervenute le aziende di Confindustria Cisambiente (“oggi abbiamo oltre 1500 associati, siamo abituati alle sfide”, ha ricordato il dg Lucia Leonessi), i consorzi, gli esperti e anche il mondo politico. La base sono stati i numeri positivi, quelli di Ispra raccontati tre giorni fa su questo giornale  hanno confermato le buone tendenze sul recupero ma anche sul calo di smaltimento nelle discariche. “Ma occorre ridurre ulteriormente il conferimento in discarica, che viaggia ancora su cifre importanti, il 15,8%, per allinearsi all’obiettivo del 10% previsto nel 2035. Nonostante un tasso di riciclo del 50,8%, esistono infatti ancora significativi divari territoriali e criticità nella gestione di frazioni come l’organico e l’indifferenziato”, ha ricordato il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli.

Massimo Milani

“Adesso, l’obiettivo è puntare all’aumento delle percentuali, continuando a dare valore a quello che fino a ieri sembrava possibile solo conferire in discarica o termovalorizzare”. Il monito da valutare in proiezione è stato di Massimo Milani, segretario della Commissione Ambiente a Montecitorio. “In Italia siamo bravi, stiamo raggiungendo degli obiettivi molto sfidanti che l’Europa si è data, e non tutti i Paesi stanno facendo questo, anzi. Noi possiamo dire che, se cumuliamo la raccolta differenziata del domestico e gli speciali provenienti dall’industria, l’Italia sicuramente è campione d’Europa”. Ma? “Ma abbiamo ancora problemi sulla raccolta differenziata a livello dei Comuni – ha proseguito Milani -, dove comunque il lavoro svolto da tutto il sistema consortile è stato un lavoro importantissimo. Ciononostante, ci sono ancora delle resistenze, dovute anche purtroppo ad interessi: ci sono alcune zone del nostro Paese in cui la discarica è ancora lo strumento dove conferire, e questo perché ci sono degli interessi nel voler difendere questo modello. Allora, il nostro compito è quello invece di implementare il sistema della raccolta differenziata e favorire il fatto che la discarica sia proprio l’ultima delle possibilità, questo sarebbe il sistema ideale”.

Secondo Massimo Centemero, dg del Consorzio Italiano Compostatori, una strada potrà essere sempre più quella della valorizzazione dei prodotti generati come il compost, “risorsa strategica per la salute dei suoli e la lotta al cambiamento climatico. In quest’ottica, il Consorzio Italiano Compostatori ha lanciato l’iniziativa Urban Carbon Farming, con l’obiettivo di promuovere pratiche agronomiche rigenerative nelle aree verdi urbane, contribuendo così alla transizione ecologica e alla decarbonizzazione delle nostre città”. La plastica biocompostabile è una delle tipologie di materiali gestite dai consorzi “e sul fine vita ormai l’Italia è leader grazie a un efficiente sistema di raccolta e riciclo insieme al resto della frazione organica”, ha fatto presente Carmine Pagnozzi, dg del Consorzio Biorepack.

Un’altra via è quella dell’ecodesign. Secondo Patty L’Abbate, membro della Commissione Ambiente della Camera, solo così “avremo un rifiuto più facile da separare e con percentuali migliori”. Anche per Andrea Lanz, Ispra, occorre incentivare il riciclo dei rifiuti tessili, ma anche dei Raee e la frazione organica. “Guarda caso – ha aggiunto – la Commissione europea proprio in questi giorni ha avanzato la proposta di inserire una risorsa propria sulla raccolta differenziata dei RAEE. Una risorsa propria significa che meno raccogliamo, più paghiamo. C’è una risorsa propria sulla plastica per lo stesso motivo, per cui meno ricicliamo e più paghiamo, è un modo per stimolare gli Stati membri a migliorare il riciclo, perché è quello l’obiettivo che dobbiamo raggiungere. I rifiuti tessili sono un’altra tematica molto importante: noi raccogliamo 170.000 tonnellate di post consumo, ne produciamo circa 900.000 all’anno, quindi c’è sicuramente una differenza. Bisognerebbe introdurre un’EPR (responsabilità estesa del produttore) sui rifiuti tessi. Anche su questo la Commissione europea ha detto agli Stati membri ‘noi ci stiamo lavorando, voi intanto fatelo, anticipate, fate un EPR sui rifiuti tessili. Il Ministero dell’Ambiente sta lavorando a questa tematica”.

Sulla frazione organica, invece, “è una frazione sicuramente strategica e su cui noi come Paese siamo sempre stati molto avanti, sia come raccolta che come recupero, e anche su questo l’Europa ha detto che la frazione organica e i fanghi sono anch’essi materie prime critiche. Noi importiamo i fertilizzanti minerali da Paesi terzi perché non li abbiamo, mentre dovremmo cercare di incentivare il recupero di quello che abbiamo”. Sul tema ha aggiunto Erica Mazzetti, Forza Italia: “Dobbiamo anche far conto di come sono le peculiarità del nostro Paese, cioè le piccole e medie imprese, che non possiamo permetterci di perdere. Se infatti le perdessimo, anche il grande marchio che realizza e vende il prodotto crolla. Questo è il nostro impegno e il nostro obiettivo, al di là delle norme europee, che non sempre condividiamo. In questi anni, come governo di centrodestra, abbiamo fatto molto su molte norme europee, che erano indirizzate in una certa maniera, per indirizzarle in un’altra maniera”. La sfida, insomma, continua.

 

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