PROGETTO CORALE / 5
Progetto SPRINT! e Pesaro HUB: la mobilità dolce rivitalizza il “retro urbano” degradato (e la lezione di Carlo Aymonino) riconnettendolo ai contesti identitari circostanti
Pesaro è città spesso citata, negli ultimi anni, in abbinamento a iniziative di Rigenerazione Urbana. Lo stesso Diario DIAC l’ha nominata a dicembre scorso in un articolo (che si può leggere qui).
Eppure Pesaro appartiene a quelle città di dimensione media – ha poco più di 95.000 abitanti – della provincia italiana, lontane dai mega-progetti delle metropoli e dalle iniziative di reti rigenerative in territori rurali, che solitamente emergono nelle campagne mediatiche sulle trasformazioni urbane.

IN SINTESI
Come tale, Pesaro vive le stesse difficoltà e le opportunità delle città a lei affini, in tema di Rigenerazione: difficilmente questi contesti sono attrattivi per grandi investitori, il range e la dimensione di funzioni insediabili in aree dismesse è spesso limitata dai “numeri” del contesto locale, i fenomeni sociali ed economici sono comunque mitigati da una rete di relazioni sul territorio che ancora tiene e che può godere di distanze “accorciate” in termini di contatti e rapporti. Gli uffici comunali sono spesso ridotti per numero di personale e “affollati” per numero di pratiche che ogni funzionario deve seguire, tanto che, quando entra un progetto di ampio respiro e complessità, è facile leggere più preoccupazione che entusiasmo negli occhi dei referenti dell’amministrazione. Il passaggio, per esempio, nella gestione delle reti dagli originari enti pubblici a società partecipate o del tutto private spesso non è stato ancora metabolizzato bene, la capacità comunale di incidere sulle scelte di soggetti “robusti” come ministeri e grandi società parapubbliche è ancora piuttosto ridotta.
Tutte queste caratteristiche rendono l’applicazione in questi contesti di modelli rigenerativi milanesi, romani o stranieri alquanto improbabile, solitamente dilatano i tempi, parcellizzano la visione e, a volte, basta poco per bloccare un processo.
Ebbene, in questa cornice Pesaro sembra aver individuato da un decennio una sua via, discreta ma perseverante, che sta poco alla volta restituendo alla città luoghi importanti e prassi urbane efficaci e forse inattese.
In effetti, se si guarda alla storia urbanistica di Pesaro, tanto stupore risulta ingiustificato e, anzi, le trasformazioni attualmente in atto sembrano essere l’eredità di lungo respiro dell’impostazione strategica, estremamente innovativa e lungimirante, che Carlo Aymonino e il suo Gruppo Architettura dello IUAV portarono e svilupparono a Pesaro a partire dagli anni ’70, con il famoso Piano Particolareggiato del Centro Storico, che divenne rapidamente casus nazionale e internazionale di discussione sul fare città, sul ruolo del progetto urbano nella pianificazione, sulla capacità di fondere scale di lavoro diverse all’interno di una strategia condivisa che non si blocca ai limiti amministrativi e disciplinari.
Il Progetto SPRINT!
Non è dunque un caso che, nel candidare al bando PINQUA del 2016 alcune aree della città, il Comune di Pesaro abbia scelto proprio alcuni spazi aperti pubblici che già nei lavori dei docenti IUAV di 40 anni prima avevano avuto un ruolo essenziale nella visione di rinnovamento urbano pesarese. Il progetto SPRINT!, che poi i fondi PINQUA li ha vinti, prevedeva infatti la riqualificazione di una vasta porzione di città, che gravita attorno alla stazione dei treni, intercetta ferrovia, fiume, caserme parzialmente dismesse e acquedotti e che è sempre considerata una sorta di “retro urbano” di risulta in spazi lasciati a se stessi tra un contesto identitario e l’altro.
L’area si poneva dunque come elemento marginale in un luogo ricco di opportunità, il cui vantaggio della vicinanza con il centro storico era frenato dalla presenza di aree cuscinetto semiabbandonate, di ostacolo alla connessione e quindi anche alla fruizione, nascondendo questa piccola zona urbana all’occhio e alle attenzioni degli abitanti. La prossimità alla stazione e al centro storico, con il contemporaneo isolamento dalla città più dinamica, aveva portato nel tempo all’insediamento in loco di una serie di attività funzionali, ma di scarso pregio per un’area così centrale: un centro per il riciclaggio e un ampio parcheggio a servizio della stazione e dell’ospedale. Successivamente, altre attività spontanee avevano contribuito all’acuirsi del degrado fisico e sociale.
Il progetto SPRINT! ha dunque avuto l’efficace intuizione di fornire una serie di interventi coordinati per dare un nuovo rango urbano all’area, a partire da una sua apertura e integrazione con il contesto urbano e paesaggistico circostante.
Il raggruppamento di progettisti (AG&P, EM+, Geogroup, Ingegneri Riuniti, Politecnica Ingegneria ed Architettura, U-lab), che ha sviluppato l’idea posta a base di gara dal Comune, ha incentrato la vision su un’idea di fondo molto chiara: la connessione più efficace con il contesto viene affidata alla accessibilità “dolce”, che diventa così la principale modalità per raggiungere, attraversare e vivere l’area. Lo stesso sistema di mobilità riesce a instaurare nuove dinamiche di uso e di relazione non solo all’interno dell’area, ma anche con gli elementi urbani e naturalistici. Dunque passerella ciclopedonale sul fiume, sistema di piste ciclabili, riqualificazione dei sottopassi ferroviari e strutture di supporto alla mobilità ciclistica quali dorsali della Rigenerazione, che si arricchisce di nuove funzioni aggregative, come un parco attrezzato, una pista di pump-track, un’area multifunzionale a parcheggio/area per sport all’aperto, il tutto ricompreso in un “progetto della sicurezza” che dosa sistemi telematici di controllo e disegno urbano a favore di presidio spontaneo. Tutto finanziato con fondi pubblici, ma sviluppato progettualmente con i futuri possibili gestori e utilizzatori privati di questi luoghi, come le associazioni sportive e culturali già attive sul territorio.
Elaborato tra il 2018 e il 2019, il progetto SPRINT! è oggi ancora in fase di attuazione: sono state realizzate e inaugurate la passerella e la pista ciclabile, molto utilizzate e apprezzate dalla cittadinanza, e il pump track, riqualificato il sottopasso presso la stazione, quasi ultimato il recupero dell’hangar ferroviario da adibire a bike hub, mentre il parco XV Aprile, l’area pubblica antistante al teatro La Ribalta e il sottopassaggio verso il parco Miralfiore verranno attivati nel prossimo futuro. Tempi lunghi, obietterà qualcuno, soprattutto in relazione alla entità delle opere. Tempi che potrebbero rendere “vecchi” alcuni interventi quando gli ultimi saranno inaugurati. Tempi che potrebbero far mutare anche sostanzialmente le esigenze dal quadro iniziale, vanificando gli sforzi. Ma tempi che hanno attraversato il COVID, che devono scontrarsi con uffici tecnici pensati per l’ordinario ma che devono gestire anche lo straordinario e il complesso, che fanno i conti con la dimensione comunale che deve interagire, scuotere e trasformare i luoghi in sinergia, o almeno in accordo, con colossi come RFI, Difesa, Consorzi di Bonifica e simili.
In questo quadro di tempistiche disallineate e trascinate, in realtà da parte del Comune non c’è stata inerzia, non solo nell’ambito di attuazione del progetto SPRINT!, ma anche nella capacità di aggiungere altri tasselli al progetto iniziale, per arricchirlo e per cogliere e sviluppare nuove opportunità che nel frattempo sono emerse. E’ stato inserito il recupero di un edificio lungo la nuova pista ciclabile, per farne un centro di assistenza per persone in disagio sociale, è stata attivata la riqualificazione del parcheggio frontistante la stazione, è stato avviato il cosiddetto Anello Urbano di Condensazione, che passa anche nell’area SPRINT! e consiste in una soluzione di distribuzione dell’energia in chiave ecosostenibile, basata sullo scambio tra l’acqua di falda e l’acqua dell’anello di condensazione e che alimenterà le pompe di calore poste nelle centrali all’interno degli edifici del tessuto urbano del centro storico.
Se si va a visitare l’area, la percezione della Rigenerazione è ancora limitata, a causa dei tanti cantieri in corso e dei manufatti militari e ferroviari recintati e poco manutenuti, ma all’osservatore attento non sfuggirà il flusso continuo di bici e pedoni che attraversano il quadrante urbano, come non sfuggirà la mancanza di bivacchi, rifiuti abbandonati e vetri rotti, segni inequivocabili di brutte frequentazioni e abbandono, qui assenti a riprova che, almeno in parte, quanto avviato finora qualche germe di riqualificazione lo ha attivato.
Pesaro Hub
Queste ricadute sociali positive sono rese possibili anche da una visione integrata della Rigenerazione, che, come già anticipato dal Piano Aymonino degli anni Settanta, non si ferma al fatto fisico e che in città sta trovando sempre più forza e credibilità anche grazie alla iniziativa “Pesaro HUB”.
Finanziato anch’esso dal Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare (PINQUA), promosso dal Comune di Pesaro in collaborazione con Labirinto Cooperativa Sociale, Cooss Marche, CSV Marche e Marche e Servizi, Pesaro Hub intende ridefinire il concetto stesso di rigenerazione urbana come un processo che mette al centro le persone e le relazioni. Attraverso la partecipazione attiva e l’innovazione digitale, si sta costruendo un ecosistema in cui la comunità diventa protagonista del cambiamento. Sorto attorno alla ristrutturazione e alla valorizzazione del complesso storico “Le Zoccolette”, Pesaro HUB è uno spazio al servizio della comunità del centro storico di Pesaro, pensato per favorire la co-progettazione di servizi di natura sociale, culturale, servizi educativi e per la partecipazione cittadina.
Nelle attività di Pesaro HUB la dimensione abitativa, che mira a creare un sistema di servizi che trasformi le abitazioni da semplici spazi fisici a luoghi arricchiti da servizi, promuovendo la vita associata e l’empowerment degli abitanti, si intreccia con Welfare e Cultura, offrendo spazi fisici e dispositivi digitali per attività socio-culturali ed educative, aumentando la fruibilità e stimolando la partecipazione, mentre la Dimensione Partecipativa e quella Economico-Imprenditoriale si appoggiano ai giovani talenti per trasformare il centro di Pesaro in un laboratorio aperto di sperimentazione creativa.
Attivato di recente, Pesaro HUB rappresenta dunque lo strumento “soft” per attivare e monitorare i processi di Rigenerazione Urbana del tessuto urbano storico, sviluppando in parallelo alle trasformazioni degli spazi anche la gestione delle loro dinamiche socio-economiche.
In particolare, Pesaro HUB è correlato a un’altra iniziativa di Rigenerazione Urbana che il Comune ha messo in campo: il progetto Decumano Carbon Free, un approccio pilota che si muove alla scala del tessuto urbano. Localizzato nel settore Nord del centro storico e finanziato sempre tramite fondi PINQUA, persegue due obiettivi principali: implementare la qualità dell’abitare principalmente tramite la Cultura e disegnare una strategia per la sostenibilità ambientale in linea con la tutela dei valori storico-paesaggistici della città vincolata. Il primo obiettivo del progetto, affidato allo studio STARTT, è sostenere l’abitare in centro storico attraverso il recupero e il riuso del patrimonio edilizio, da convertire in residenze (per l’edilizia pubblica e sociale), insieme con l’implementazione degli spazi per la cultura, degli spazi verdi e dei presidi per l’inclusione sociale, con il supporto e coinvolgimento delle grandi Istituzioni Culturali della città (il Rossini Opera Festival, Il Conservatorio etc.). L’obiettivo è rafforzare la città di prossimità, migliorando gli standard abitativi del centro storico “a mezzo cultura” per rendere più appetibile la città costruita e limitare quindi nuovo consumo di suolo. Il secondo obiettivo risiede nel coniugare le azioni reali di contrasto agli effetti del cambiamento climatico, insieme con la tutela dei valori storico-paesaggistici della città vincolata, a partire dal già citato anello urbano a condensazione.
Da quanto descritto, risulta dunque evidente che Pesaro ha identificato e tracciato una propria strada per la Rigenerazione: non roboanti trasformazioni o grandi investimenti privati, ma un sistema, coordinato almeno nelle aspettative, di interventi pubblici medi, piccoli e anche piccolissimi, che mirano a riattivare, come tanti elettrodi, diversi punti o elementi dei tessuti urbani maggiormente in difficoltà. Una “strada” fatta soprattutto per pedoni e ciclisti, pensata per sostenere la prossimità laddove essa ha davvero facilità e senso di esistere in modo equilibrato e per tutti. Una strada che punta al benessere ambientale, che connette e restituisce a tutti brani inediti di tessuto urbano. Una strada che, come primo gesto, simbolico e funzionale, varca il fiume che per secoli ha separato comunità e modi di vivere ridisegnando in chiave propositiva quella “geografia dei fatti e delle strutture” tanto cara ad Aymonino.
I precedenti articoli di Maria Cristina Fregni in Progetto corale