Il Rapporto
Bankitalia: Italia VULNERABILE per alto debito e bassa crescita, rebus dazi
La Banca d’Italia, ancora una volta, mette in guardia sui rischi al ribasso legati all’incertezza globale. Pesano la guerra commerciale e le tensioni geopolitiche. In questo contesto, l’alto debito e la scarsa crescita sono fattori di vulnerabilità per l’Italia. Per il settore immobiliare, il Rapporto registra un miglioramento delle prospettive sulle condizioni del mercato nei primi mesi di quest’anno. In affanno le imprese, alle prese con un calo di redditività mentre peggiora la capacità di rimborso dei debiti. Pessimista anche Confindustria che indica segnali di peggioramento.
Sulla condizione macrofinanziaria dell’Italia rimane sempre alta l’allerta della Banca d’Italia. Pesa la “considerevole incertezza globale emersa a seguito delle politiche commerciali della nuova amministrazione statunitense, delle tensioni geopolitiche e del possibile nuovo orientamento espansivo delle politiche di bilancio in Europa. In questo contesto, l’alto debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia italiana rimangono fattori di vulnerabilità”. Dopo la pubblicazione dell’ultimo Bollettino economico a inizio aprile, che ha tagliato le stime di crescita dell’Italia, arriva così da Bankitalia, con il Rapporto sulla stabilità finanziaria, l’ulteriore conferma delle difficoltà e degli aumentati fattori di rischio per l’economia che pure beneficia della solidità del mercato del lavoro, di una bassa inflazione e del miglioramento della posizione netta sull’estero. Bankitalia evidenzia, comunque, come i rischi per il sistema finanziario italiano rimangano comunque moderati: il settore può contare sulla solidità del settore bancario, sia in termini di redditività sia di dotazione di capitale, e questo rappresenta un elemento di robustezza.
Tornando alle prospettive di crescita, dopo il +0,7% di aumento del Pil nel 2024, le ultime proiezioni macroeconomiche parlano di una crescita moderata nel triennio 2025-2027 (+0,6%, +0,8% e +0,7%) “con prospettive caratterizzate da elevata incertezza e da rischi prevalentemente orientati al ribasso, considerato il deterioramento del contesto internazionale”, torna ad avvertire Bankitalia. Questa mattina, tra l’altro, l’Istat comunicherà le prime stime sul Pil del primo trimestre e arriveranno anche i dati dalle principali economie europee, Francia e Germania, e dall’eurozona. Sempre secondo il Rapporto di Palazzo Koch, l’inflazione, all’1,1 per cento nel 2024, aumenterebbe nei prossimi anni, senza tuttavia superare il 2 per cento.
Bankitalia misura anche il polso del mercato immobiliare europeo. Nel quarto trimestre del 2024 i prezzi degli immobili residenziali nell’area dell’euro hanno continuato a salire in termini tendenziali (del 4,2 per cento). L’espansione è stata particolarmente sostenuta in Spagna, grazie all’elevata domanda, alla rigidità dell’offerta e all’aumento degli affitti turistici; i prezzi sono tornati a crescere in Germania, mentre il calo ha rallentato in Francia. Nel terzo trimestre dell’anno le quotazioni nel comparto commerciale sono scese nel complesso dell’area. Nell’ultimo trimestre del 2024 in Italia è proseguito l’incremento dei prezzi degli immobili residenziali (4,5 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023); le quotazioni sono salite anche in termini reali. La variazione tendenziale dei prezzi è positiva per tutte le aree del Paese e per le principali città. Il volume delle compravendite è aumentato ulteriormente. Anche gli indicatori basati sui dati raccolti dalla piattaforma Immobiliare.it e i giudizi degli agenti immobiliari intervistati tra gennaio e febbraio nell’ambito delle inchieste congiunturali mostrano un miglioramento delle prospettive sulle condizioni del mercato nei primi mesi di quest’anno. Secondo le stime di Bankitalia, la crescita dei prezzi delle abitazioni rimarrebbe robusta nel corso del 2025, per poi attenuarsi gradualmente nei due anni successivi. Considerando le tendenze di lungo periodo, gli indicatori che consentono di valutare le dinamiche del mercato residenziale, sebbene in aumento, continuano a non evidenziare rischi di sopravvalutazione. Nel comparto non residenziale le compravendite hanno ripreso a salire nella seconda metà del 2024, a fronte di una sostanziale stabilità dei prezzi.
Ci sono poi i capitoli relativi a famiglie e imprese. Per le prime, secondo Bankitalia, i rischi rimangono limitati, anche grazie all’espansione della ricchezza finanziaria nel 2024 e all’ulteriore riduzione dell’indebitamento in rapporto al reddito disponibile. In prospettiva la situazione finanziaria potrebbe tuttavia risentire di un indebolimento della congiuntura. Un quadro decisamente a tinte più fosche viene invece tratteggiato per le imprese. “La debolezza della congiuntura economica si è riflessa nel calo della redditività delle imprese. Sebbene il costo del credito stia beneficiando dell’allentamento della politica monetaria, la dinamica dei finanziamenti complessivi è rimasta debole. In prospettiva, la vulnerabilità del settore è esposta alle forti incertezze legate all’andamento della crescita e alle ripercussioni delle tensioni geopolitiche e commerciali sui prezzi delle materie prime e sulle esportazioni”, avverte il Rapporto. Nel 2024 il margine operativo lordo si è ridotto del 5,1 per cento (era cresciuto dell’8,3 per cento nel 2023); alla diminuzione ha contribuito prevalentemente il rallentamento del valore aggiunto. Nell’industria la contrazione della redditività è stata più marcata, risentendo della debolezza del ciclo manifatturiero dell’area. Le aziende incluse nel sondaggio condotto dalla BCE sulla situazione finanziaria e sull’accesso al credito delle imprese hanno segnalato un deterioramento dei ricavi − ad eccezione delle aziende più grandi – e dei profitti nei sei mesi terminanti a marzo del 2025. Sui profitti gravano effetti negativi legati alle pressioni sui costi, inclusi quelli dei materiali, dell’energia e del lavoro. Nonostante il calo dei tassi di interesse e dell’indebitamento, la capacità delle aziende di rimborsare i debiti registra qualche segnale di peggioramento, in special modo nel settore delle costruzioni e, in misura minore, in quello industriale.
A registrare i segnali di affanno delle imprese, ieri, non è stata solo Bankitalia. L’indagine rapida sulla produzione industriale del Centro Studi di Confindustria, tra le imprese di grandi dimensioni, “rileva aspettative in peggioramento rispetto al mese precedente. Il numero degli intervistati convinti che la produzione rimarrà stabile è pari a poco più della metà del campione (51,8%). Le imprese che credono in un aumento della produzione non superano un quarto degli intervistati (21,4%). Aumentano i pessimisti convinti che la diminuzione diminuirà (26,8%). Inoltre, l’indice della crescita i n tempo reale Rtt del Csc registra un moderato calo a marzo, -1,1%, che segue la forte flessione di febbraio. Viene rilevata una riduzione nei servizi e nell’industria mentre crescono le costruzioni. Nel primo trimestre la variazione del fatturato è -2,6%.
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