La giornata
Putin a Trump: sì alla TREGUA ma stop invio armi all’Ucraina
- Meloni: “sostegno agli sforzi di Trump, no a rappresaglie sui dazi”
- Germania: via libera del Bundestag al maxi piano di investimenti
- Incontro Pichetto-Fitto, al centro le politiche energetiche e Pnrr
- Dazi, Orsini: “l’Europa sia unita e compatta per negoziare”
- Da Cdp 800 milioni a Unicredit per sostenere gli investimenti di Pmi e Mid-Cap
IN SINTESI
Dalla lunghissima telefonata, durata circa due ore e mezza, quella che si è svolta ieri pomeriggio (la mattina americana) tra il presidente Usa Donald Trump e quello russo Vladimir Putin, è arrivata una prima, parziale fumata bianca. Secondo quanto ha riferito la Casa Bianca, Trump e Putin hanno concorda un road map verso una “pace durevole” che comincerà con una tregua di 30 giorni dei raid sulle infrastrutture, a cominciare da quelle energetiche. Una “pace permanente” che dovrà, pero’, avverte Mosca, avere come condizione chiave l’interruzione di tutti gli aiuti militari a Kiev. “Oggi il mondo è diventato un posto molto più sicuro. Storico”, è il commento rilasciato, al termine del colloquio, dall’inviato speciale di Putin per la cooperazione economica e di investimento internazionale, Kirill Dmitriev. Trump e Putin hanno aperto anche al “miglioramento dei rapporti bilaterali – che porteranno “enormi accordi economici e alla stabilità geopolitica” – alla cooperazione contro i conflitti in Medio Oriente e contro la proliferazione delle armi strategiche, condividendo pure la visione che l’Iran non possa mai essere in grado “di distruggere Israele”. “Una telefonata molto buona e produttiva”, ha commentato Trump su Truth.
Meloni: “sostegno agli sforzi di Trump, no a rappresaglie sui dazi”
Sostegno agli “sforzi” di Donald Trump per una soluzione del conflitto in Ucraina; no a “rappresaglie” o reazioni “di istinto” sui dazi; sì a un aumento delle spese in difesa, ma senza “distogliere un solo euro dai fondi della coesione”. È la linea tenuta dalla premier Giorgia Meloni nelle comunicazioni nell’Aula del Senato in vista del Consiglio europeo di giovedì e venerdì prossimi. dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ribadisce anche il sostegno a Kiev. “Il sostegno al popolo ucraino non è mai stato in discussione”, ha detto. Ma linvio di truppe “non è mai stato all’ordine del giorno” e la proposta di Gran Bretagna e Francia è “molto complessa, rischiosa e poco efficace” perché è “ingenuo” se non “folle” pensare di fare a meno della Nato. Chi “ripete ossessivamente che l’Italia dovrebbe scegliere tra Europa e Usa, lo fa strumentalmente per ragioni di polemica domestica o perché non si è accorto che la campagna elettorale americana è finita”. L’Europa deve attrezzarsi per costruire il secondo “pilastro” della Nato e l’Italia farà la sua parte ma senza “tagliare i servizi, la scuola, le infrastrutture, la sanità o il welfare” o usare i fondi di coesione. Spetta all’Ue, dopo l’annuncio “roboante” di un piano da 800 miliardi che non prevede però “nuove risorse” di Bruxelles, trovare le modalità di finanziamento. Da parte sua l’Italia suggerisce “soluzioni alternative alla semplice creazione di nuovo debito ed è per questo che con il ministro Giorgetti abbiamo proposto un meccanismo di garanzie pubbliche europee”
Germania: via libera del Bundestag al maxi piano di investimenti
Il Bundestag, la camera bassa del parlamento tedesco, ha approvato il maxi piano di investimenti, con il via libera alle modifiche costituzionali per eliminare il freno al debito, proposto dal cancelliere in pectore Friedrich Merz. I conservatori della Cdu e i socialdemocratici – che sono in trattative per formare una coalizione centrista dopo le elezioni del mese scorso – mirano così a creare un maxi fondo da 500 miliardi per le infrastrutture e ad aumentare le spese per la sicurezza e la difesa della Germania. Il piano ora dovrà passare al vaglio della Camera alta del Bundesrat (che rappresenta i governi dei 16 Stati federali della Germania), dove anche i liberi elettori bavaresi, inizialmente reticenti, hanno accettato di sostenere la misura. I conservatori e la Spd hanno spinto per far approvare il piano dal parlamento uscente per paura che possa essere bloccato dai partiti di estrema destra e di estrema sinistra che comporranno il Bundestag dal 25 marzo. Merz ha giustificato i tempi stretti con la rapida evoluzione della situazione geopolitica. “Per almeno un decennio abbiamo provato un falso senso di sicurezza – ha detto il leader della Cdu – La decisione che prendiamo oggi sulla prontezza della difesa”.
Incontro Pichetto-Fitto, al centro le politiche energetiche e Pnrr
Il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha incontrato ieri a Bruxelles, il vicepresidente esecutivo per la coesione e le riforme della Commissione Europea, Raffaele Fitto. È stato un incontro molto cordiale, riferisce il Mase, con il commissario italiano presso la Commissione Europea su tutti i temi che interessano in questo momento il nostro Paese e in particolare sulle politiche energetiche italiane ed europee. Con il vicepresidente Fitto il ministro Pichetto Fratin ha affrontato in modo particolare il tema del PNRR: il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica infatti è titolare della parte più rilevante del PNRR, per un totale di circa 33,7 miliardi di euro, ripartiti in 50 misure.
Dazi, Orsini: “l’Europa sia unita e compatta per negoziare”
‘Essendo il quarto Paese esportatore certamente siamo preoccupati per i dazi americani e per questo occorre negoziare accordi di libero scambio verso altri Paesi, dobbiamo stare attenti: ci sono i dazi e ci sono anche le norme che sono peggio dei dazi, impongono vincoli alle nostre produzioni: per questo la neutralita’ tecnologica e’ la risposta giusta per l’Europa’. Orsini ha aggiunto che la preoccupazione per una guerra dei dazi e’ dovuta al fatto che ‘esportiamo prodotti per 626 miliardi, e l’esportazione e’ calata di 4 miliardi e cio’ vuol dire che siamo campioni internazionali. Pero’ anche su questi temi l’Europa deve essere compatta e unita per poter negoziare”.
Da Cdp 800 milioni a Unicredit per sostenere gli investimenti di Pmi e Mid-Cap
Sostenere l’economia reale e la crescita delle aziende italiane di minori dimensioni, con un’attenzione particolare a quelle del Mezzogiorno e rafforzarne la competitività in Italia e all’estero. Sono questi gli obiettivi della nuova emissione obbligazionaria privata senior unsecured da 800 milioni di euro di UniCredit interamente sottoscritta da Cassa Depositi e Prestiti (CDP). Nel dettaglio, le risorse saranno integralmente impiegate dalla banca attraverso nuovi prestiti di importo fino a 20 milioni di euro e di durata non inferiore a 24 mesi per sostenere lo sviluppo e gli investimenti delle PMI e Mid-Cap italiane che rappresentano la spina dorsale del tessuto economico del Paese. La nuova finanza contribuirà a generare un impatto positivo sui territori in cui operano e dovrà essere destinata per almeno il 51% a favore delle sole piccole e medie imprese operanti su tutto il territorio nazionale; e per la stessa percentuale a favore di PMI e aziende a media capitalizzazione con sede legale e/o operativa in una delle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). L’operazione rientra nell’ambito della più ampia collaborazione tra le due istituzioni e segue la precedente emissione obbligazionaria da 750 milioni di euro perfezionata nel 2022 e rivolta alle aziende operanti in settori cruciali per l’economia italiana quali i beni di consumo, la meccanica e i metalli, la ristorazione e i servizi turistici. Negli ultimi cinque anni, la consolidata cooperazione tra CDP e UniCredit ha garantito l’accesso al credito a oltre 27.000 mila imprese italiane con più di 2,5 miliardi di euro di risorse mobilitate grazie alla sottoscrizione di prestiti obbligazionari in private placement. Andrea Nuzzi, Direttore Business di CDP, ha dichiarato: “Questa operazione rappresenta un’ulteriore conferma concreta dell’impegno di CDP nel promuovere la crescita e la competitività di PMI e Mid-Cap in piena coerenza con il Piano Strategico 2025-2027 che prevede un importante rafforzamento del supporto alle imprese di minori dimensioni. La fruttuosa collaborazione con UniCredit va proprio nella direzione di sostenere il motore pulsante dell’economia nazionale: grazie a tale sinergia, sono stati infatti finanziati negli ultimi anni i piani di crescita e gli investimenti di oltre 27mila PMI e Mid-Cap, con una particolare attenzione per le imprese del Mezzogiorno”. Dichiara Remo Taricani, Deputy Head of Italy di UniCredit: “UniCredit da sempre fornisce un costante supporto alle imprese e, in particolare, alle PMI che sono al centro della nostra crescita e di quella del nostro Paese. Un impegno che portiamo avanti con innovativi strumenti creditizi, di accesso al mercato dei capitali e di accompagnamento sui mercati internazionali. L’implementazione del nostro piano UniCredit Unlocked Acceleration ci condurrà verso una maggiore focalizzazione sulle piccole e medie imprese, anche tramite lo sviluppo di soluzioni digitali rese possibili dall’ottimizzazione dei processi creditizi e dall’utilizzo delle più avanzate tecnologie”.
Firmato il contratto di programma per l’aeroporto di Verona, piano di investimenti da 130 milioni
L’Enac e la società Valerio Catullo di Verona Villafranca, Alessandra hanno firmato ieri il contratto di programma relativo all’aeroporto di Verona, valido per il periodo regolatorio 2024-2027. Il presidente Enac Pierluigi Di Palma ha espresso la propria soddisfazione per il nuovo contratto sottoscritto con Verona, strumento importante per il processo di rilancio del settore nel contesto delle più ampie strategie di sviluppo economico e infrastrutturale del Paese. “Attraverso il contratto di programma – ha dichiarato il direttore generale facente funzioni di Enac Fabio Nicolai – si garantisce ai gestori la giusta remunerazione del capitale investito tramite la leva tariffaria e all’utenza infrastrutture e servizi di qualità, per una sempre migliore esperienza di volo”. Lo strumento contrattuale regola, infatti, la pianificazione sostenibile degli investimenti infrastrutturali in modo che garantiscano all’utenza l’implementazione dei livelli di sicurezza, l’efficientamento energetico e l’adeguamento agli standard prestazionali europei delle opere aeroportuali realizzate negli scali italiani.
Il contratto di programma Enac – Aeroporto di Verona, che fa parte del Polo Aeroportuale del Nord Est gestito dal Gruppo SAVE, è il primo sottoscritto nel 2025, settimo in ordine di tempo a essere stipulato dalla definitiva ripresa dei volumi di traffico pre-covid. Per l’aeroporto di Verona, il piano degli investimenti 2024-2027 posto alla base del contratto di programma firmato oggi, con oltre 130 milioni di euro di spesa complessiva programmata dalla società Valerio Catullo, prevede una serie di interventi volti all’ottimizzazione della capacità. L’adeguamento infrastrutturale interesserà sia la parte airside, con la manutenzione straordinaria della pavimentazione del piazzale aeromobili e l’installazione dell’alimentazione 400 Hz sugli stand di sosta, sia la parte landside, con la riqualifica e ampliamento del terminal passeggeri e la realizzazione di nuove aree commerciali e un BHS maggiormente performante. Il piano prevede anche importanti investimenti in ambito security per far fronte ai più recenti aggiornamenti normativi e alle nuove esigenze operative.
Amministrazioni straordinarie, Urso: “riformiamo un sistema che ha penalizzato le imprese”
Razionalizzare la gestione delle procedure di Amministrazione Straordinaria più datate, in molti casi da oltre vent’anni, e velocizzare la conseguente liquidazione finale dei creditori: sono questi gli obiettivi del Piano presentato ieri dal dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, e dall’amministratore delegato e direttore generale di Fintecna, Antonino Turicchi. Il Piano prevede la nomina da parte del Mimit di Fintecna Spa, società del gruppo CDP specializzata nella gestione dei processi di liquidazione e nell’erogazione dei servizi immobiliari, quale Commissario straordinario per le procedure di anzianità superiore a 10 anni. “Abbiamo ereditato una situazione estremamente complessa: delle 170 procedure di Amministrazione Straordinaria avviate dal 2000 a oggi, ben 117 sono ancora in corso, sostanzialmente in liquidazione da diversi anni, spesso da decenni. Solo 9 di queste risultano ancora effettivamente attive. Per questo abbiamo deciso di introdurre maggiore trasparenza in tutto ciò che riguardava la gestione delle AS rilevando un intreccio che per anni ha penalizzato le imprese”, ha dichiarato il ministro Urso nel corso della conferenza stampa. “Per questo abbiamo scelto di intervenire – ha aggiunto il Ministro -, da un lato ponendo un limite agli incarichi e un tetto ai compensi dei commissari straordinari, che in alcuni casi hanno raggiunto cifre milionarie, dall’altro trasferendo le procedure più longeve a Fintecna”.
In prima applicazione, sono 12 le procedure di amministrazione straordinaria trasferite dal Mimit a Fintecna, tutte avviate tra il 2000 e il 2006. Le procedure trasferite, che raggruppano un totale di 62 società per un attivo disponibile complessivo che ammonta a circa 390 milioni di euro, di cui oltre 210 milioni di crediti: Gruppo Bongioanni, Fioroni, Istituto Di Vigilanza Partenopea, Ferrania, Ga. Ma., Gruppo Olcese, Iar Siltal, Gruppo Parmalat, Finmek, Volare, Gruppo Cit, Società Ittica Europea (S.I.E). Nei prossimi mesi, entro la fine del 2025, verranno progressivamente trasferite a Fintecna tutte le 66 procedure che ad oggi hanno maturato un’anzianità superiore ai dieci anni: si tratta di 34 procedure iniziate prima del 31 dicembre 2010 (per un totale di 96 società) e di 32 per il periodo compreso tra il 1° gennaio 2011 e il 31 dicembre 2015 (per un totale di 98 società).
“Il Gruppo Fintecna garantirà un approccio strutturato alle procedure di liquidazione con vantaggi nella gestione dei processi, anche per i creditori. La nostra attività consentirà infatti tracciabilità, trasparenza e tempi ragionevoli per la chiusura delle procedure. Il nostro obiettivo è quello di garantire uniformità di trattamento con la definizione di strategie replicabili e la massimizzazione del valore per i creditori”, ha invece dichiarato l’A.D. di Fintecna, Antonino Turicchi. Il ministro Urso ha infine illustrato i principali contenuti della riforma organica della disciplina delle amministrazioni straordinarie, di prossima approvazione da parte del Consiglio dei ministri. Il provvedimento ha l’obiettivo di riordinare e armonizzare la normativa vigente, introducendo la possibilità di includere nella procedura conservativa anche aziende strategiche con almeno 40 dipendenti, superando il precedente limite di 200. Prevede inoltre la possibilità di chiudere le procedure anche in presenza di contenziosi pendenti, di allineare i compensi dei commissari straordinari a quelli dei manager pubblici introducendo un tetto massimo e, infine, di far coincidere il termine dell’incarico del Commissario Straordinario con la cessazione dell’esercizio d’impresa, salvo la possibilità di conferma in qualità di Commissario liquidatore.
Trasporti, Salvini: “L’Europa riveda alcune scadenze, bene a partnership anche con gli Usa”
Il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini,è intervenuto al Consiglio informale dei Ministri dei Trasporti UE organizzato dalla Presidenza Polacca a Varsavia. “Dopo anni in cui il Consiglio è stato impegnato a discutere di temi lontani dalle esigenze reali di cittadini ed imprese come l’imposizione di vincoli su mobilità e trasporti ispirati dal green deal ideologico” ha sottolineato “finalmente si torna ad affrontare le grandi sfide come la sicurezza e la competitività dei trasporti”. Salvini ha quindi ricordato che “l’Italia sta facendo la sua parte grazie al piano di investimenti finalizzato a rafforzare le infrastrutture civili e militari: dalla TAV al Tunnel di Base del Brennero fino al Ponte sullo Stretto”. Facendo eco agli interventi di diversi colleghi, il Ministro Italiano ha toccato poi il nodo cruciale delle risorse finanziarie: “Serve scorporare gli investimenti della Difesa e della mobilità militare dal calcolo sul deficit. Così come occorre evitare di tagliare i fondi di coesione per comprare armi. Ma soprattutto” ha continuato Salvini “andranno coinvolti i privati e, superando le ideologie, incentivata la partnership tra i player europei e con gli Usa considerando l’impatto delle nuove tecnologie digitali sui trasporti”. Salvini ha quindi concluso: “Non bisogna poi commettere errori ideologici come su NextGen Eu che tolse strade e autostrade dal piano di finanziamento. Serve prorogare di almeno un anno la scadenza del NextGen EU, perché l’attualità ci permette di ragionare in tale direzione”.
Rinnovabili, Sardegna impugna decreti Mase: No a impianti Fer in aree non idonee
La Regione Sardegna ribadisce “con determinazione” la propria opposizione alla realizzazione di impianti a fonti rinnovabili in aree non idonee, nel rispetto della Legge Regionale 20/2024. Dopo aver avviato il ricorso contro il progetto di Siamaggiore, la Regione annuncia l’impugnazione anche dei decreti del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica riguardanti gli impianti ‘Fattoria Solare Soliu’, previsti nei comuni di Solarussa e Zerfaliu, e ‘Fattoria Solare Tramatza’, che coinvolge i comuni di Tramatza, Siamaggiore, Solarussa e Zeddiani, tutti situati in provincia di Oristano. Tali progetti, si legge in una nota della Regione, “non rispettano le disposizioni della normativa regionale e risultano in contrasto con i criteri stabiliti per la tutela del territorio e del paesaggio”. Inoltre, “entrambi i progetti hanno ricevuto un parere negativo dalla Soprintendenza Speciale per il PNRR del Ministero della Cultura, che ha evidenziato significative criticità in relazione all’impatto paesaggistico e ambientale delle installazioni previste”. “Non siamo contrari allo sviluppo delle energie rinnovabili, ma pretendiamo che avvenga nel rispetto delle regole, della pianificazione territoriale e della volontà delle comunità locali”, dichiara l’assessora regionale della Difesa dell’Ambiente, Rosanna Laconi. “Abbiamo adottato norme chiare, stabilendo quali siano le aree idonee per tali impianti. Questi progetti non rientrano in quelle aree e, di conseguenza, non saranno autorizzati.”
Arera: trasloco rigassificatore Piombino in Liguria troppo costoso
“La rilocazione nell’alto Tirreno della FSRU attualmente presso Piombino comporta effettivamente costi addizionali per il sistema e presenta potenziali profili di inefficienza rispetto a un suo mantenimento nella sua posizione attuale; la società segnala inoltre che lo spostamento del terminale ne comporterebbe l’indisponibilità per circa un anno, con possibili effetti pregiudizievoli sulla sicurezza del sistema e più in generale sulla continuità di flussi di approvvigionamento, anche nel medio lungo periodo, in considerazione di una possibile maggiore esposizione dell’infrastruttura ad eventi meteomarini avversi”
E’ quanto scrive Arera nella delibera 88/2025 sul piano energetico di Snam. Specificando che “La rilocazione della FSRU in alto Tirreno, sulla base di quanto rappresentato nel Piano, comporta rilevanti costi sia di allacciamento che di adeguamento della rete di trasporto e, di conseguenza, presenta profili di inefficienza in quanto diseconomica rispetto all’utilità marginale dell’investimento”.
Ancora, l’Autorità scrive poi riguardo la nave di Ravenna che opererà a partire da aprile: “L’intervento “Allacciamento Ravenna” risulta avere costi di sviluppo superiori a quelli medi di infrastrutture analoghe, ma motivati dalle condizioni di urgenza in cui sono realizzate le opere”.
Rentri, Omnisyst-Assoambiente: il 35% delle aziende non sa come trasmettere i dati
A un mese dalla prima scadenza di iscrizione al nuovo registro digitale per la tracciabilità dei rifiuti, secondo un sondaggio di Omnisyst – il 35% delle aziende non sa come trasmettere i dati. Su un campione di oltre cento soggetti, il 7,2% non sa ancora come procedere all’accreditamento, il 2,4% non l’ha ancora effettuato e il 25,3% ha avuto “qualche difficoltà”. Tra queste, problemi tecnici nel portale, compilazione dei registri digitali, mancanza di formazione e complicazioni procedurali/incertezze normative. Sulla trasmissione dati, il 25,3% non sa ancora come effettuarla; il 21,7% ha avuto errori da correggere e il 9,6% ha ancora problemi. Di contro, il 43,4% trasmette già regolarmente e il 65,1% si è accreditato “senza problemi”. Per Assoambiente, presente al webinar Omnisyst, serve “concedere a tutti i soggetti del primo scaglione 4 mesi in più per risolvere le questioni di carattere normativo, procedurale e tecnico informatico ancora aperte per favorire partenza ordinata e operativamente percorribile (Dl Ambiente – emendamento non accolto); nei primi mesi di efficacia dei Rentri: meccanismo temporaneo di desanzionamento per gli operatori che si interfacciano con il Rentri per il tramite di sistemi gestionali (Dl Proroga termini – emendamento non accolto). Ad oggi, dice l’associazione presieduta da Chicco Testa, c’è stato uno sforzo significativo delle imprese per essere operative al 13 febbraio. L’inizio è stato faticoso ma le aziende hanno risposto bene alla partenza del sistema (grandi aziende più strutturate e che operano con interoperabilità). Però, mancano chiarimenti normativi (anche per singole filiere) e persistono criticità su alcuni campi di compilazione.Inoltre, alcune software house ancora problemi a interagire con il Rentri. Intanto, ricorda Assoambiente, il pagamento per l’anno 2025 (per chi si è iscritto nel 2024) non è ancora possibile; a breve inizierà fase sperimentale del Fir digitale (filiera completa) e sono già disponibili app per Fir in mobilità.
Confindustria Cisambiente in Ue sul ruolo del Rentri e della valorizzazione rifiuti per la circular economy
Confindustria Cisambiente continua l’attività a Bruxelles per il confronto con le istituzioni europee sulle politiche di gestione ambientale in relazione all’impatto sui sistemi economico-produttivi. Con la partecipazione al Loop Forward – Building a Circular Economy for a sustainable and competitive Europe, che si è tenuto questa mattina presso la sede del Parlamento Europeo, l’Associazione degli Industriali Italiani dell’Ambiente ha portato direttamente al centro dell’Europa il tema della gestione produttiva dei rifiuti come fattore cruciale per consolidare le pratiche di tutela dell’ambiente, rafforzando al contempo le crescita del paese con la spinta al modello economico circolare, e ha individuato nella tracciabilità dell’intero ciclo uno degli elementi chiave del processo. L’approfondimento è inserito nel rapporto annuale di Confindustria sull’Economia Circolare, presentato nell’occasione alla presenza di rappresentanti istituzionali europei e nazionali.
All’indomani dell’avvio alla piena operatività del Rentri – Registro Elettronico Nazionale di Tracciabilità dei Rifiuti, lo scorso 13 febbraio, il documento elaborato da Cisambiente, che ha partecipato alla costruzione del decreto costituente la normativa sussidiaria del Rentri e alla formulazione dei decreti direttoriali che a livello operativo stabiliscono la disciplina del sistema informatico digitale basato sul Registro, rileva il valore della Tracciabilità per una gestione efficiente dei rifiuti. Il Rentri, che consente il monitoraggio in tempo reale del percorso dei rifiuti, dalla produzione fino al trattamento finale, si candida ad essere uno strumento di prevenzione degli illeciti e conseguenti danni ambientali, oltre che efficace per l’ottimizzazione dei processi grazie alla registrazione dei dati totalmente in digitale, con un impatto considerevole in termini di semplificazione delle procedure e contenimento dei costi per le imprese.
In evidenza, nelle considerazioni che Cisambiente fa arrivare in Europa nell’ambito delle relazioni istituzionali, anche il lavoro svolto dall’industria ambientale italiana per lo sviluppo di impianti di valorizzazione dei rifiuti e degli scarti industriali, che consentono di reinserire materia nel ciclo produttivo e favoriscono lo sviluppo di un mercato di materie prime seconde.
“Continua la nostra attività a Bruxelles, non solo per creare armonia normativa e strategie comuni a livello europeo, ma anche per portare alla luce le eccellenze italiane in ambito ambientale. ”– ha sottolineato il Presidente di Confindustria Cisambiente Donato Notarangelo – I contributi riportati dalla nostra associazione nel report sull’Economia Circolare riguardano casi di innovazione e best practices di aziende che possono essere un riferimento a livello internazionale per il settore. Un’economia che voglia definirsi circolare non può che partire dal Know How delle aziende del recupero e del riciclo”.
“L’Industria italiana dell’Ambiente, che rappresentiamo con oltre 1400 aziende presenti in tutto il territorio nazionale, investe in tecnologie e progettualità per un uso intelligente delle risorse. – ha dichiarato il Direttore Generale di Cisambiente Confindustria Lucia Leonessi – Recentemente una nostra azienda associata ha inaugurato uno stabilimento per la valorizzazione del cartongesso. Lo scorso novembre abbiamo avviato un’area dedicata alla filiera della gomma, con particolare riferimento al pneumatico fuori uso, da cui si può ricavare materiale che può essere impiegato in diversi ambiti, da quello sportivo all’edilizia. Queste attività di recupero sono strettamente legate alla fine della qualifica di rifiuto, che smette di essere tale e può essere utilizzato come risorsa. Il lavoro che stiamo portando avanti in Europa è dedicato a criteri armonizzati, per ridurre incertezze interpretative e rafforzare la competitività” – ha concluso il Dg Leonessi.
Legambiente: Italia indietro su mobilità sostenibile e automotive. Pesano i fondi dirottati sul Ponte sullo Stretto e ritardi infrastrutturali
La mobilità sostenibile viaggia a rilento. A pesare in primis il taglio delle risorse destinate al settore. I dati parlano chiaro: nessun fondo previsto nella legge di bilancio 2024 per il trasporto rapido di massa, per la ciclabilità e la mobilità dolce, l’87% delle risorse infrastrutturali è stato destinato al Ponte sullo Stretto fino al 2038, mentre per il Fondo Automotive le risorse sono state dimezzate passando dagli 8,7 miliardi inizialmente previsti entro il 2030 a soli 450 milioni nel 2025 e 200 milioni annui per gli anni successivi. La Penisola, inoltre, continua a detenere il primato per il più alto tasso di motorizzazione dell’Ue: 694 autovetture per 1.000 abitanti (571 la media Ue), con città dove l’emergenza smog è cronica, e a restare indietro rispetto alle capitali europee in fatto di km di linee metropolitane, tram e ferrovie. Buone notizie riguardano, invece, le colonnine elettriche – il Paese vanta 64.391 punti di ricarica, più di UK, Francia e Germania – e merita una menzione l’impegno di diverse città italiane che, pur tra mille difficoltà, optano per soluzioni più sicure, accessibili e a basso impatto ambientale come accade ad esempio a Milano, Roma e Messina.
A scattare questa fotografia è Legambiente con la I edizione del Forum Nazionale Mobilità “Dalle politiche urbane a quelle industriali. Quale futuro per la mobilità in Italia?”, che ha organizzato ieri a Roma in partnership con Enel. Obiettivo del Forum fare un punto sul futuro della mobilità sostenibile e dell’industria automotive. Quest’ultima, una volta fiore all’occhiello dell’industria nazionale, oggi si trova schiacciato tra la necessità di una transizione ecologica e l’assenza di una strategia industriale adeguata. Per questo Legambiente chiede al governo Meloni un cambio di rotta immediato: in primis con il ripristino del Fondo Automotive, risorse adeguate al TPL, piano di elettrificazione del trasporto pubblico, non abbondonare i progetti di gigafactory sul territorio nazionale e un piano dedicato alla mobilità nel Social Climate Fund.Bilancio. Per Città2030, luci e ombre della mobilità urbana. Nessuna delle città esaminate – tutti capoluoghi di regione e provincia, tranne Olbia – rispetta i futuri limiti della direttiva europea sulla qualità dell’aria prevista per il 2030. Nei prossimi cinque anni, ciascuna dovrà impegnarsi per ridurre le concentrazioni di PM10 (dal 3% al 35%) e di NO2 (dal 5% al 40%). Il tasso di motorizzazione rimane molto elevato, con un picco di 78 auto per 100 abitanti a Olbia e un minimo di 48 a Genova, passando per Roma (66), Milano (52,5) e Napoli (61); valori decisamente superiori agli standard delle città europee come Barcellona (41), Londra (36), Amsterdam (25,7) e Parigi (25). Questo alto tasso coincide con una mobilità fortemente sbilanciata verso l’auto privata, utilizzata almeno dal 30% della popolazione, con picchi dell’81,3% a Olbia, 65% a Reggio Calabria e 59,3% a Roma. Percentuali ben lontane da città come Parigi, dove solo il 4,3% dei cittadini sceglie l’auto per i propri spostamenti. Restano alti i dati sugli incidenti stradali: la maggioranza di questi avviene su strade urbane (sulle strade del territorio provinciale, 86% a Prato, 85% a Genova, 82% a Milano), con un rapporto morti e feriti per 1.000 abitanti che raggiunge picchi di 8,4 a Firenze e Genova, mentre a Roma si attesta a 6,1, a Milano a 7,3 e a Napoli a 3,4. Se il trend attuale di riduzione non accelererà, nessuna città raggiungerà l’obiettivo previsto dal Piano Nazionale Sicurezza Stradale (PNSS), ovvero dimezzare il numero di decessi dei feriti gravi sulle strade entro il 2030.
Derchi (Snam): “Inverno superato con stoccaggi quasi al 46%, ma l’equilibrio è ancora fragile”
“L’inverno è stato più rigido rispetto agli ultimi anni e in Europa come in Italia il termoelettrico ha anche dovuto compensare un contributo eolico inferiore alle attese, ma nonostante questo gli stoccaggi italiani sono pieni di gas fin quasi al 46% della loro capacità, oltre 10 punti sopra la media europea.” Così Massimo Derchi, Chief Operations Officer di Snam, che oggi ha preso parte all’evento “A&F Live – L’Europa al bivio tra Usa e Cina”, tenutosi presso l’Università Bocconi di Milano. “Nei primi due mesi del 2025 la domanda nazionale di metano è tornata a salire dell’8%, un dato da prendere molto sul serio, soprattutto alla luce della fragilità dell’equilibrio energetico raggiunto. Quindi – ha spiegato Derchi – per mettere in sicurezza Italia ed Europa il lavoro non è affatto finito, ma è anche vero che molto è stato fatto, dalla gestione del ribaltamento dei flussi di gas via tubo (che oggi – rispetto a quanto accadeva prima dell’invasione dell’Ucraina – vanno soprattutto da sud a nord) fino all’acquisto di due nuove navi rigassificatrici, l’ultima delle quali entrerà in esercizio al largo di Ravenna nelle prossime settimane consolidando la diversificazione degli approvvigionamenti e portando la capacità complessiva di rigassificazione del Paese a 28 miliardi di metri cubi l’anno, dato che corrisponde al 45% della domanda nazionale e ai volumi importati dalla Russia prima del conflitto.” Intervenendo al panel “La sfida energetica: le grandi reti europee”, il Chief Operations Officer di Snam ha ricordato anche quanto fatto dal TSO per potenziare gli stoccaggi, con il loro esercizio in sovrapressione e la recente acquisizione dei tre siti di Edison Stoccaggio, nonché i progetti in corso per la realizzazione di nuove pipeline, dalla Linea Adriatica al SoutH2 Corridor, “tutto – ha precisato ancora Derchi – in una logica di lungo periodo che guarda anche alla transizione. Gli asset del gas, infatti, possono gestire molecole verdi come biometano e idrogeno, senza dimenticare la CO2 catturata (che i gasdotti possono trasportare fino ai siti in cui viene stoccata). Questo ci fa capire – ha concluso il manager di Snam – che anche in vista del 2050 molecole ed elettroni dovranno continuare a fare squadra e che il gas, il più sostenibile fra i combustibili di origine fossile, può abilitare la transizione su più fronti, per esempio bilanciando il sistema elettrico e, in particolare, mitigando la crescente esposizione dello stesso a fonti energetiche non programmabili come eolico e solare, il cui sviluppo può così essere accompagnato in sicurezza”.
Rinnovabili, Sardegna impugna decreti Mase: No a impianti Fer in aree non idonee
Ambiente, presentata la pdl per la giornata nazionale del riciclo della carta
Oggi (ieri, ndr), presso la Camera dei Deputati, è stata presentata la Proposta di Legge per istituire il 18 settembre, la Giornata Nazionale del Riciclo della Carta. Alla conferenza stampa hanno partecipato l’Onorevole Massimo Milani (FdI), Segretario VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici; Giulio Cesareo, Direttore Ufficio comunicazione Sacro Convento di Assisi; Massimo Medugno, Direttore Generale Assocarta – Federazione Carta e Grafica; Carlo Montalbetti, Direttore Generale Comieco; Luca Proietti, Direttore Generale Economia Circolare e Bonifiche Mase.
L’iniziativa nasce con l’obiettivo di sensibilizzare cittadini, imprese e istituzioni sull’importanza della raccolta differenziata e del riciclo della carta, sulla possibilità di massimizzare la valorizzazione di un materiale rinnovabile, riciclabile e già ampiamente riciclato con la conseguente riduzione dell’impatto ambientale.
“La proposta di legge che ho depositato in Commissione Ambiente per istituire il 18 settembre la Giornata Nazionale del Riciclo della Carta ha un valore altamente simbolico nella sfida della raccolta differenziata” – commenta Massimo Milani, Segretario della Commissione Ambiente di Fratelli d’Italia e promotore della pdl. “L’intento è quello di aumentare la circolarità di una filiera già virtuosa del riciclo, soprattutto in considerazione dell’entrata in vigore del nuovo Regolamento europeo che alzerà ulteriormente l’asticella della sostenibilità degli imballaggi, anche per la fase della progettazione (ecodesign)”.
Comieco collaborerà insieme alle Istituzioni, le associazioni di categoria e gli enti locali affinché la giornata possa essere un’importante occasione per promuovere la cultura del riciclo della carta ed anche un importante riconoscimento per i cittadini che con impegno quotidiano nella raccolta differenziata hanno contribuito a rendere l’Italia un Paese tra i più virtuosi d’Europa.
“Nel 2023 il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici in Italia ha raggiunto il 92,3%, superando l’obiettivo UE dell’85% al 2030 e la raccolta differenziata di carta e cartone fatta dai Comuni ha sfiorato i 3,7 milioni di tonnellate” – commenta Carlo Montalbetti, Direttore generale di Comieco. “I dati confermano una diffusa sensibilità ambientale, che va incentivata con iniziative concrete come la Giornata Nazionale del Riciclo della Carta. Questo appuntamento annuale sarà un’occasione per rafforzare l’impegno di tutti verso un’economia sempre più circolare”.
Proprio il tema della “cultura ambientale” è uno di quelli che anima il festival «Cortile di Francesco» organizzato dai frati del Sacro Convento di Assisi che con conferenze, tavole rotonde, testimonianze si è affermato nel corso degli anni come un momento di accoglienza e di confronto reciproco tra intellettuali, persone comuni, esperti e artisti, e può rappresentare dunque un importante contributo nell’ambito della Giornata Nazionale del riciclo per lo sviluppo di un approccio il più possibile organico e globale al tema della sostenibilità.
Cna: 100 semplificazioni per liberare le energie delle piccole imprese e tagliare 7 miliardi di costi della burocrazia
La CNA presenta un pacchetto di 100 proposte di semplificazioni per liberare le energie delle piccole imprese. Una robusta e ampia opera di semplificazione amministrativa e normativa continua a rappresentare una priorità per il Paese, per favorire la competitività, rafforzare la produttività e dare vigore alla crescita. Le 100 proposte sono contenute nel VI Rapporto dell’Osservatorio CNA Burocrazia presentato oggi a Roma, alla presenza del giudice emerito della Corte Costituzionale, Sabino Cassese, del presidente nazionale della CNA, Dario Costantini, e con un videomessaggio del ministro per la pubblica amministrazione Paolo Zangrillo. Sono state numerose le semplificazioni realizzate nel corso degli anni ma imprese e cittadini non avvertono il necessario cambio di marcia, la cattiva burocrazia rimane una foresta pietrificata che penalizza e frena il dinamismo delle imprese. Le 100 semplificazioni contenute nell’Osservatorio non si limitano a segnalare lacci e ostacoli, offrono la soluzione operativa senza pregiudicare le necessarie tutele o abbassare il livello dei controlli puntando a migliorare il rapporto tra imprese e pubblica amministrazione. Molte delle semplificazioni proposte sono accompagnate da un’analisi dell’impatto economico.
Alcune semplificazioni contenute nell’Osservatorio sono di sistema e riguardano l’intera platea imprenditoriale, le altre si concentrano su 29 settori (dal tessile alle costruzioni, dalla meccatronica all’oreficeria) che esprimono circa 830mila imprese e 3,6 milioni di lavoratori. In termini percentuali l’impatto interessa poco meno del 18% delle imprese attive e del 20% degli addetti. Il Centro studi della CNA ha stimato in modo prudenziale che la messa a terra delle 100 proposte può contribuire a ridurre da 313 a 263 ore l’anno il tempo dedicato alle pratiche burocratiche con un risparmio netto di quasi 1.500 euro a impresa e un taglio da 7 miliardi di costi della burocrazia che pesano oltre 43 miliardi l’anno. Oltre a ridurre i costi della burocrazia, le 100 proposte della CNA non comportano oneri per le finanze statali, snelliscono il lavoro della Pubblica amministrazione e migliorano l’efficienza del sistema economico. “La semplificazione amministrativa e normativa è la principale riforma che serve al Paese, alle imprese, ai cittadini e alla stessa pubblica amministrazione. Semplificare non significa ridurre controlli e tutele, al contrario rendere più trasparente il rapporto con il sistema burocratico a tutti i livelli assicura una maggiore efficacia delle norme”, afferma Costantini. “CNA con l’Osservatorio Burocrazia – sottolinea – offre un contributo al decisore politico nella consapevolezza che il processo di semplificazione è un motore che non si deve mai arrestare. Le 100 proposte che presentiamo oggi si possono realizzare rapidamente senza pesare sui conti pubblici, con consistenti benefici per l’intero sistema economico italiano”.
Queste alcune semplificazioni contenute nell’Osservatorio:
Oltre 50 piattaforme appalti – Per partecipare al mercato degli appalti una piccola imprese si registra in media a 25 piattaforme con una spesa di 5mila euro (200 euro a piattaforma), dedicandovi 5 giorni di lavoro e altrettanti di formazione per replicare gli stessi documenti. Un registro nazionale dei fornitori accreditati e un’unica piattaforma farebbero scendere i costi del 70%.
Super Suap – Lo sportello unico attività produttive (Suap), quello per l’edilizia (Sue) e quello ambientale dovevano semplificare il rapporto tra imprese e Pubblica Amministrazione, ma i procedimenti sono ancora frammentati e articolati (per aprire un forno occorre rivolgersi a sei enti diversi). Con l’accorpamento digitale degli sportelli unici (Super Suap) i tempi di rilascio delle autorizzazioni si dimezzerebbero a 30-45 giorni.
Autorizzazione nei porti – Un’impresa che ripara le vele delle imbarcazioni deve essere autorizzata dall’Autorità portuale e inserita in un registro con regole. Ad esempio per lavorare in sei porti dell’Alto Tirreno occorrono le autorizzazioni di 4 autorità portuali con documenti (fino a 20), durata e regole diversi tra loro. Noi proponiamo un’unica autorizzazione valida su tutto il territorio nazionale per almeno due anni.
Classificazione rifiuto tessile – La mancanza di una chiara definizione di rifiuto tessile spinge le imprese a portare gli scarti in discarica per evitare le sanzioni. Soluzione: con una chiara classificazione invece gli scarti potrebbero essere avviati a riciclo. Per un distretto di 15 piccole imprese significa un beneficio economico fino a 430mila euro l’anno tra costi di smaltimento, risparmio energetico e vendita dei materiali. A livello nazionale uno spreco da oltre 2 miliardi di euro.
Industria insalubre – Anche se da 20 anni esiste il codice ambientale, è ancora in vigore un decreto del 1934 che obbliga l’imprenditore a inviare al sindaco, 15 giorni prima di avviare l’attività, una dichiarazione di industria insalubre, che si sostanzia nella presentazione di un modulo e dei relativi allegati che attestino la salubrità dell’ambiente. In caso di abrogazione della dichiarazione, i costi per preparare la documentazione, in media oltre 3mila euro, si ridurrebbero di oltre il 50%.
Insegne di esercizio – Posizionare un’insegna può diventare un incubo. Fino a 9 enti coinvolti (Comune, Soprintendenza se l’edificio è storico, ANAS se è vicino a una strada statale, e in alcuni casi anche della Regione), moduli e istruttorie diverse da comune a comune e in base alla zona di insediamento. Il risultato? Un’attesa di 90/120 giorni e costi che possono superare i 1.500 euro. Un’impresa deve poter installare un’insegna senza dover aspettare mesi, semplicemente attraverso una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) al Suap (Sportello unico attività produttive).
L’Agenzia delle Dogane risponde a Confetra: la riforma rafforza i presidi territoriali
La riorganizzazione degli uffici dell’Agenzia delle Dogane ha “l’obiettivo di rafforzare i presidi territoriali, razionalizzare e ottimizzare i processi amministrativi e migliorare la qualità dei servizi” e le preoccupazioni manifestate “non trovano riscontro perché l’unificazione dell’Agenzia delle Dogane e quella dei Monopoli costituisce un passaggio imprescindibile nell’evoluzione strategica dell’Agenzia medesima”. E’ questa la risposta giunta alla Confetra dal direttore dell’Adm, Roberto Alesse ai chiarimenti e rassicurazioni chiesti dalla confederazione sulle criticità e gli eventuali effetti negativi del processo di riforma. “Il processo di riorganizzazione non comporterà alcun
ridimensionamento delle attività degli Uffici e la riorganizzazione territoriale trae origine dall’accorpamento delle Dogane con i Monopoli e dovrebbe garantire una maggiore omogeneità operativa. Sarà anche attuato un incremento di risorse con l’assunzione di oltre 1.200 unità”, si legge nel testo di una circolare di Confetra. “Nella risposta vengono esposti alcuni dati che chiariscono che non ci sarà alcuna contrazione dell’attività amministrativa tanto che nel 2024 si è osservato un miglioramento in termini di “accuratezza e affidabilità” del servizio”. Confetra ricorda che con l’insediamento di Alesse “già dal 2023 è iniziata una riorganizzazione degli Uffici dell’Agenzia anche a seguito dell’incorporazione dei Monopoli di Stato all’interno dell’ADM stessa. Le fasi che hanno interessato la riorganizzazione hanno riguardato dapprima gli Uffici centrali e poi quelli territoriali e locali. Nel corso del 2025 dovrebbe essere portato a termine tutto il piano di riorganizzazione. Tuttavia, questa recente riorganizzazione dell’ADM ha acceso nei settori della logistica, trasporto e spedizione un forte dibattito. Infatti, si ha il timore di vedere alcuni Uffici depotenziati con conseguenti impatti negativi sull’operatività, l’efficienza e la rapidità delle operazioni doganali non solo nei porti ma in tutto il mondo delle spedizioni che interagisce quotidianamente con gli Uffici delle Dogane a danno della competitività delle imprese”.
Trasporti, T&E: nel 2025 l’Ue risparmierà 20 mton di CO2 grazie ad auto elettriche
Il settore dei trasporti europeo nel 2024 ha rilasciato 1,05 miliardi di tonnellate di CO2, segnando un calo di circa il 5% rispetto alle emissioni del 2019, che erano pari a 1,1 miliardi di tonnellate. Parte del merito di questa riduzione è da ascriversi anche alla mobilità elettrica. Il numero di veicoli elettrici a batteria, nel parco auto dell’UE, è infatti in forte aumento e T&E prevede che entro la fine dell’anno, sulle strade europee, ne circoleranno quasi 9 milioni con una riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera di 20 milioni di tonnellate; una riduzione pari a quanto emettono – in media a livello europeo- sette centrali elettriche alimentate a carbone in un anno.
Nonostante i progressi, i consumi energetici dell’Europa sono ancora fortemente dipendenti dalle importazioni: il 96% del greggio e il 90% del gas naturale consumati provengono da oltreoceano. La dipendenza dalle importazioni vale anche per i materiali chiave per la produzione di batterie, come il litio (100%), il nichel (75%) e l’alluminio (58%), con una grande differenza: gli idrocarburi vengono estratti e bruciati in modo irreversibile, mentre questi metalli – una volta estratti – possono essere riciclati in un’ottica di circolarità.
Mentre le emissioni delle automobili sono destinate progressivamente a diminuire, quelle del trasporto aereo continuano ad aumentare. L’anno scorso le compagnie aeree europee hanno emesso 143 Mt di CO2, con un incremento di quasi il 10% rispetto al 2023. Anche le emissioni del trasporto marittimo europeo rimangono ostinatamente alte, con 195 Mt di CO2e, poiché entrambi i settori dipendono fortemente dai combustibili fossili (tra l’altro esentasse). Ma con l’ingresso del trasporto marittimo nel sistema ETS, la tassazione del carbonio per entrambi i settori ha generato 5 miliardi di euro nel 2024, secondo le stime di T&E. Questa cifra potrebbe salire a 30 miliardi di euro all’anno entro la fine del decennio. Secondo T&E, questi fondi possono e dovrebbero essere utilizzati per colmare il divario di prezzo tra i carburanti elettronici verdi e i carburanti fossili tradizionali.
Maria Cristina Carlini